Stamattina ci aspetta un trail
decisamente più impegnativo, il Triple Lake. Quando il giorno prima abbiamo
chiesto informazioni al visitor center, la vecchia guida, che somigliava un po’
a Babbo Natale, ha drizzato la schiena, ci ha guardato negli occhi col suo
azzurro sguardo ammonitore e ci ha detto:
-Triple Lake trail? It is nine, point, five miles! 9,5 miles!
Noi abbiamo risposto con un
sorriso incosciente e lui ha replicato con un’alzata di spalle come a dire “mo
so cacchi vostri”.
Dato che 9,5 miglia sono 15
km, ovviamente non in piano, fare andata e ritorno, quindi 30 chilometri, potrebbe
essere davvero troppo anche per noi.
Anche considerando che non
siamo tutti veloci in egual modo, decidiamo di andare con l’auto nel punto più
vicino ai tre laghi, ovvero un campeggio sul fiume Nenana. Il Pier ha già
deciso che vedrà i tre laghi e poi tornerà a prendere la macchina.
La giornata promette bene come
clima, poche nuvole e un sole gentile. Mentre ammiriamo il paesaggio lungo il
tragitto, passiamo accanto ad un laghetto in cui stanno facendo il bagno due
alci. Non possiamo non fermarci a fare qualche foto.
Giocano e si rincorrono
tranquille come se fossero nella piscina gonfiabile in giardino, tenendo sempre
un occhio sui curiosi come noi, che però sono abbondantemente a distanza di
sicurezza.
Portiamo l'auto al punto di
partenza e imbocchiamo il sentiero che attraversa i binari del treno e sale
verso il primo lago che ci appare dopo una ventina di minuti, molto bello.
Il secondo lago è ancora
meglio, addirittura meraviglioso. Una cartolina, da film, da documentario.
Ci
affacciamo scendendo a riva proprio nel mezzo. Un paradiso di tranquillità
baciato da un sole per niente fastidioso. La temperatura è primaverile e con
una lieve brezza. Non si vedono animali, ma si ha la sensazione che possa
spuntare qualunque cosa da un momento all'altro. Probabilmente non succede solo
perché questi ci hanno sentito e aspettano solo che ce ne andiamo.
Qui salutiamo Pier che decide
di tornare indietro, così risaliamo sul sentiero per raggiungere Alessandro che
con la scusa della lentezza era andato avanti.
Ripreso il sentiero abbiamo la
prova che è passato da lì e ci ha preceduto.
Da qui scendiamo verso il
terzo lago, bello ma meno degli altri.
Ora ci aspetta solo la lunga camminata
verso il visitor center, dieci chilometri più a valle. O così pensavamo.
Infatti invece che scendere iniziamo a salire. Come se non bastasse, per terra
compaiono delle tracce di alce, piuttosto grandi.
Poteva andare peggio, poteva
piovere.
È andata
peggio. Inizia a piovere.
Forse sarà stata l’acqua, ma
l’enorme impronta di alce si fa sempre più visibile e grande. Non è che giriamo
l’angolo e ci troviamo davanti una famiglia di alci con il padre che ci punta
le corna?
Per evitare di allarmare inutilmente
Cassandra non le dico niente, magari ne usciamo indenni anche questa volta,
inutile metterla in apprensione per delle mie paranoie.
Tenendo orecchie e occhi
aperti, saliamo fino alla cima della montagna, dove gli alberi si aprono quasi
in una radura e diventano più bassi e radi.
Per lo meno è finita la salita
e anche la pioggia ha quasi smesso di cadere.
Dopo circa un’ora di cammino
ritroviamo anche Alessandro. Alla faccia del passo lento.
Facciamo un po’ di strada
assieme e poi il percorso inizia a digradare verso il basso. Cassandra passa
allora in prima posizione e con il suo passetto trucc trucc trucc viaggia
spedita, trucc trucc trucc e seminiamo Alessandro, trucc trucc trucc e quasi
semina anche a me.
Saranno i chilometri di oggi e
il fatto che sono ancora un po’ arrugginito, ma faccio un po’ fatica a starle
dietro. Quando poi la discesa si fa più ripida è Cassandra che deve tirare il
freno a mano e allora non devo più correre.
Il trail di oggi è davvero
lungo, circa 15 chilometri, ma almeno gli ultimi tre sono tranquilli, prima
nella foresta e poi lungo il fiume Nenana. A neanche un chilometro dalla
destinazione attraversiamo il ponte sospeso sul fiume, quindi eccoci arrivati. Siamo
soddisfatti, ma un anche po’ sfatti dalla stanchezza, per questa bella
“passeggiata”. Nine, point, five, miles.
Dopo pranzo ci dedichiamo allo
shopping e andiamo a vedere il famoso Magic bus parcheggiato alla birreria 49
di Healy.
Nel giardino di questa
birreria infatti c’è la replica del famoso Magic bus usata per le riprese del
film "Into the Wild", dove si racconta la storia di Christopher
McCandles, alias Alex. In questo bus ha trascorso gli ultimi 113 giorni della
sua vita. Non sto qui a raccontare tutto, basta vedere il film che qualche anno
fa ha fatto molto successo e parlare di sé. Come dicevo, il bus non è
l’originale, il quale sta ancora là, ad 80 chilometri da Healy, nel cuore
selvaggio del Denali.
Dopo un po’ di foto al bus
entriamo a bere una birra. Alessandro tra un assaggio e l’altro, oltre ad una pinta
tenta di farsi dare anche il numero di telefono della barista.
Io mi accontento di una
buonissima pinta di Prospector. Mentre inizio a sorseggiarla una signora del
posto sulla sessantina cerca di attaccare bottone. Gli americani sono molto
socievoli. Scambiamo due chiacchiere e gli dico che siamo in vacanza e vengo da
Roma, lei annuisce, poi dice che ci è stata, ma alle Cinque Terre. Io annuisco
e cerco di dirle che non è proprio a Roma, quindi lei si gira dall'altra parte.
Gli americani sono molto
socievoli, ma perdono facilmente interesse nella conversazione.
Healy comunque è tutta qui:
c'è la birreria, un benzinaio, un supermercato e due o tre case. Ed è pure
segnata sulle mappe.
Prima di tornarcene a casa ci
affacciamo sull'inizio di Stampede road, la strada verso cui lo sfortunato
Christofer ha camminato fino a raggiungere il Magic bus.
Noi invece facciamo
inversione e torniamo alla nostra piccola stanza, dove per fare i bagagli
sembrerà di giocare a Twister. Ma va bene così, domani salperemo per nuovi
lidi. Speriamo però che siano più spaziosi della classica isoletta monoposto
con palma incorporata per fare ombra.
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