Si parte da Valdez. Non siamo
tanto dispiaciuti di lasciare questa piccola cittadina, quanto incupiti dal
fatto che ci aspetta un viaggio lunghissimo: circa dieci ore di auto per
ritornare ad Anchorage e proseguire verso Seward.
Sarà una giornata trascorsa
completamente in auto per cui non abbiamo orari da rispettare.
Rifacciamo un pezzo di costa e
poi rimaniamo nell'entroterra per un pochino.
Per l'ora di pranzo decidiamo
di fermarci in un'area di sosta accanto ad un piccolo locale che in giardino
espone vecchie macchine agricole di svariate epoche locali. Quasi tutte
arrugginite, ma ancora con un certo fascino.
Dopo pranzo andiamo in
perlustrazione del locale, in cerca di un caffè, un bagno, un wifi.
Alberto si precipita ai
servizi, seguito da Cassandra, mentre io do un’occhiata ai dolci fatti in casa,
mi gusterei volentieri i loro cookies con le gocce di cioccolato. Trovo invece
solo dei panetti gialli o marroni, avvolti nella pellicola. Sembra siano fatti
di burro di noccioline. La signora a cui chiedo notizie sui cookies mi risponde
prontamente, non si capisce molto, anzi, ha una parlata così strana che non
capisco proprio. Ha chiare discendenze statunitensi, ma forse è stata allevata
da gente del luogo che ha uno slang particolare...
Incuriosito rivolgo lo sguardo
agli scaffali, dove fanno bella mostra di sé alcuni snack, sia dolci che
salati. Sono piuttosto datati, a giudicare dalle confezioni sbiadite. Chissà da
quanti anni aspettano che qualcuno le colga. Ne riconosco qualcuno che non vedo
in circolazione da parecchio tempo e, dopo un rapido calcolo mentale, mi rendo
conto che potrebbero addirittura essere maggiorenni.
La signora intanto è andata a
prendere le ordinazioni di alcuni sventurati turisti che si sono accomodati per
ordinare degli hamburgher. La signora è chiara nell'esporre che c'è solo
quello.
Nel retro ci sono anche alcuni
scaffali con dvd, ancora più sbiaditi degli snack, e una lavanderia.
Probabilmente questo potrebbe essere il centro di riferimento per le persone
che vivono nei dintorni, anche a decine e decine e decine di chilometri.
Mi saltano subito all'occhio
due cartelli che traduco nel miglior modo possibile:
Qui non c'è il wifi, internet
non mi serve: mia moglie sa già tutto di me.
L'altro invece esprime il
diritto di negare qualsiasi tipo di servizio a qualunque tipo di cliente.
Appena Cassandra uscita dal
bagno, la signora ha iniziato a guardarci con uno sguardo strano e ce ne
usciamo di corsa per evitare di diventare saponette. L'abbiamo scampata anche
stavolta.
Quando più tardi arriviamo ad
Anchorage, troviamo la città molto più movimentata e caotica di quello che
ricordavamo. Il traffico non è certo paragonabile a quello che sperimento ogni
giorno a Roma, però rispetto al resto dell'Alaska è il peggiore incontrato
finora, soprattutto a causa di lavori stradali dove ci sono delle simpatiche
signore che fanno da semaforo e non appena ci vedono arrivare girano il
cartello sullo stop.
Usciti dall'impasse, ci
ritroviamo sul mare, seguendo una ferrovia panoramica che praticamente corre
lungo la costa per tutto il fiordo in cui ci stiamo per infilare. Non so quanto
sia lunga, ma dopo una buona mezz'ora non ne vediamo ancora la fine.
C'è un punto però dove si sono
fermate diverse macchine e così, andiamo a sgranchirci le gambe e curiosiamo.
Siamo davanti ad un piccolo
promontorio con spiaggia dove si dovrebbero avvistare i Beluga, simpatici
cetacei bianchi. Praticamente dei delfini con la testa rigonfia.
Altri turisti ci guardano
mentre leggiamo i cartelli esplicativi e rivolgiamo lo sguardo al mare. Dalla
loro espressione capiamo subito il messaggio "Qui ci sono i beluga! Quelli
che stanno leggendo il cartello. Quelli originali invece non li troverete oggi,
ovviamente."
Forse la loro assenza è dovuta
alla bassa marea che ha ritirato molta dell'acqua del fiordo. La spiaggia
infatti, a giudicare dai mitili che contiamo sulle rocce ad almeno due metri
d'altezza, dovrebbe essere sommersa.
Sconsolati e infreddoliti dal
forte vento che sferza la costa, rientriamo in auto e seguiamo la ferrovia che
scende nel ventre del fiordo. Solo dopo la sua metà notiamo che ci sono altri
punti di osservazione, ma lì il mare è ancora più asciutto. Cosa stanno
aspettando?
Eccola!
L'alta marea!
Come un piccolo tsunami
l'acqua rientra calma nel fiordo e qualche surfista ne approfitta per farsi
trascinare.
Finalmente arriviamo alla fine
e ci lasciamo alle spalle mare e ferrovia. Da questo punto iniziamo a salire un
pochino nell'entroterra per poter passare sulle montagne che ci separano
dall'altra costa.
Siamo abbastanza stanchi
quando il paesaggio inizia a cambiare diventando sempre più verde ed i laghetti
che costeggiano la strada sono sempre più numerosi.
Poi arriviamo al Passo
dell'Alce. Un piccolo centro abitato che segna la fine della salita dove si sta
svolgendo una festa!
Non possiamo non fermarci.
Ci sono alcune bancarelle e
una attira immediatamente la mia attenzione: pannocchie arrostite! Oltre le
bancarelle c'è anche una band che suona, neanche male, ma io ora ho
improvvisamente fame.
Pago la mia pannocchia, la
cospargo di burro salato ed inizio a divorarla. Fantastica. Ora ho sete. Mi
trascino Cassandra che vorrebbe dare un'occhiata alle bancarelle e arriviamo
quasi sotto il palco. Per prendere una birra devo passare un controllo
documenti. Non importa quanti anni dimostri, loro vogliono vedere i documenti.
Anche Alessandro che di anni ne ha 72 non fa eccezione. Evidentemente la vita
qui deve essere davvero dura, per scambiarci per minorenni chissà qual è la
loro aspettativa di vita media…
Dopo aver preso una birra Blue
Moose raggiungo Cassandra che nel frattempo ha già visto quasi tutte le
bancarelle, giudicandole però non abbastanza degne, fatta eccezione per quella
che vende sapone.
In Alaska il sapone del
turista va per la maggiore.
Ascoltiamo un po' il gruppo
finché questi non si prendono una pausa ristoro. Ormai ho finito la pannocchia.
Ora ci vorrebbe proprio un bel dolcetto. Le mie narici di solito non funzionano
benissimo, ma per i dolci hanno un fiuto particolare. Seguendo una certa
fragranza ci ritroviamo in un edificio pieno di dolci fatti in casa. Torte di
ogni genere e dalle evidenti qualità ipercaloriche. Ci sono anche diversi
biscotti, tra cui i miei tanto desiderati cookies al cioccolato. Ne prendo un
paio così e altri due alle noci di macadamia. I cookies al cioccolato sono
strabuoni e con un pizzico di cannella, gli altri lasciamo perdere. Perfino
Cassandra che non va pazza per i dolci ne rimane colpita positivamente. Sono
costretto a prenderne altri due prima di ripartire.
Ormai non ci manca molto ma la
stanchezza per il viaggio sembra essere svanita nell'ultima sosta.
Nemmeno un'ora e siamo
finalmente a Seward, una cittadina che sembra subito più turistica e viva
rispetto a Valdez.
Non facciamo fatica a trovare
la casa dove dormiremo, un appartamento con due stanze e mezza, una bella cucina
e un bagno. Molto carino, ma non è come la casa dello zio Nicolai.
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