venerdì 26 luglio 2019

Giorno 9 - Valdez - Anchorage – Seward

Si parte da Valdez. Non siamo tanto dispiaciuti di lasciare questa piccola cittadina, quanto incupiti dal fatto che ci aspetta un viaggio lunghissimo: circa dieci ore di auto per ritornare ad Anchorage e proseguire verso Seward.
Sarà una giornata trascorsa completamente in auto per cui non abbiamo orari da rispettare.

Rifacciamo un pezzo di costa e poi rimaniamo nell'entroterra per un pochino.

Per l'ora di pranzo decidiamo di fermarci in un'area di sosta accanto ad un piccolo locale che in giardino espone vecchie macchine agricole di svariate epoche locali. Quasi tutte arrugginite, ma ancora con un certo fascino.

Dopo pranzo andiamo in perlustrazione del locale, in cerca di un caffè, un bagno, un wifi.

Alberto si precipita ai servizi, seguito da Cassandra, mentre io do un’occhiata ai dolci fatti in casa, mi gusterei volentieri i loro cookies con le gocce di cioccolato. Trovo invece solo dei panetti gialli o marroni, avvolti nella pellicola. Sembra siano fatti di burro di noccioline. La signora a cui chiedo notizie sui cookies mi risponde prontamente, non si capisce molto, anzi, ha una parlata così strana che non capisco proprio. Ha chiare discendenze statunitensi, ma forse è stata allevata da gente del luogo che ha uno slang particolare...

Incuriosito rivolgo lo sguardo agli scaffali, dove fanno bella mostra di sé alcuni snack, sia dolci che salati. Sono piuttosto datati, a giudicare dalle confezioni sbiadite. Chissà da quanti anni aspettano che qualcuno le colga. Ne riconosco qualcuno che non vedo in circolazione da parecchio tempo e, dopo un rapido calcolo mentale, mi rendo conto che potrebbero addirittura essere maggiorenni.

La signora intanto è andata a prendere le ordinazioni di alcuni sventurati turisti che si sono accomodati per ordinare degli hamburgher. La signora è chiara nell'esporre che c'è solo quello.

Nel retro ci sono anche alcuni scaffali con dvd, ancora più sbiaditi degli snack, e una lavanderia. Probabilmente questo potrebbe essere il centro di riferimento per le persone che vivono nei dintorni, anche a decine e decine e decine di chilometri. 

Mi saltano subito all'occhio due cartelli che traduco nel miglior modo possibile:

Qui non c'è il wifi, internet non mi serve: mia moglie sa già tutto di me.

L'altro invece esprime il diritto di negare qualsiasi tipo di servizio a qualunque tipo di cliente.

Appena Cassandra uscita dal bagno, la signora ha iniziato a guardarci con uno sguardo strano e ce ne usciamo di corsa per evitare di diventare saponette. L'abbiamo scampata anche stavolta.

Quando più tardi arriviamo ad Anchorage, troviamo la città molto più movimentata e caotica di quello che ricordavamo. Il traffico non è certo paragonabile a quello che sperimento ogni giorno a Roma, però rispetto al resto dell'Alaska è il peggiore incontrato finora, soprattutto a causa di lavori stradali dove ci sono delle simpatiche signore che fanno da semaforo e non appena ci vedono arrivare girano il cartello sullo stop.

Usciti dall'impasse, ci ritroviamo sul mare, seguendo una ferrovia panoramica che praticamente corre lungo la costa per tutto il fiordo in cui ci stiamo per infilare. Non so quanto sia lunga, ma dopo una buona mezz'ora non ne vediamo ancora la fine.

C'è un punto però dove si sono fermate diverse macchine e così, andiamo a sgranchirci le gambe e curiosiamo.

Siamo davanti ad un piccolo promontorio con spiaggia dove si dovrebbero avvistare i Beluga, simpatici cetacei bianchi. Praticamente dei delfini con la testa rigonfia.

Altri turisti ci guardano mentre leggiamo i cartelli esplicativi e rivolgiamo lo sguardo al mare. Dalla loro espressione capiamo subito il messaggio "Qui ci sono i beluga! Quelli che stanno leggendo il cartello. Quelli originali invece non li troverete oggi, ovviamente."

Forse la loro assenza è dovuta alla bassa marea che ha ritirato molta dell'acqua del fiordo. La spiaggia infatti, a giudicare dai mitili che contiamo sulle rocce ad almeno due metri d'altezza, dovrebbe essere sommersa.

Sconsolati e infreddoliti dal forte vento che sferza la costa, rientriamo in auto e seguiamo la ferrovia che scende nel ventre del fiordo. Solo dopo la sua metà notiamo che ci sono altri punti di osservazione, ma lì il mare è ancora più asciutto. Cosa stanno aspettando?

Eccola! 

L'alta marea!

Come un piccolo tsunami l'acqua rientra calma nel fiordo e qualche surfista ne approfitta per farsi trascinare.

Finalmente arriviamo alla fine e ci lasciamo alle spalle mare e ferrovia. Da questo punto iniziamo a salire un pochino nell'entroterra per poter passare sulle montagne che ci separano dall'altra costa.

Siamo abbastanza stanchi quando il paesaggio inizia a cambiare diventando sempre più verde ed i laghetti che costeggiano la strada sono sempre più numerosi. 

Poi arriviamo al Passo dell'Alce. Un piccolo centro abitato che segna la fine della salita dove si sta svolgendo una festa!

Non possiamo non fermarci.

Ci sono alcune bancarelle e una attira immediatamente la mia attenzione: pannocchie arrostite! Oltre le bancarelle c'è anche una band che suona, neanche male, ma io ora ho improvvisamente fame.

Pago la mia pannocchia, la cospargo di burro salato ed inizio a divorarla. Fantastica. Ora ho sete. Mi trascino Cassandra che vorrebbe dare un'occhiata alle bancarelle e arriviamo quasi sotto il palco. Per prendere una birra devo passare un controllo documenti. Non importa quanti anni dimostri, loro vogliono vedere i documenti. Anche Alessandro che di anni ne ha 72 non fa eccezione. Evidentemente la vita qui deve essere davvero dura, per scambiarci per minorenni chissà qual è la loro aspettativa di vita media… 

Dopo aver preso una birra Blue Moose raggiungo Cassandra che nel frattempo ha già visto quasi tutte le bancarelle, giudicandole però non abbastanza degne, fatta eccezione per quella che vende sapone.

In Alaska il sapone del turista va per la maggiore.

Ascoltiamo un po' il gruppo finché questi non si prendono una pausa ristoro. Ormai ho finito la pannocchia. Ora ci vorrebbe proprio un bel dolcetto. Le mie narici di solito non funzionano benissimo, ma per i dolci hanno un fiuto particolare. Seguendo una certa fragranza ci ritroviamo in un edificio pieno di dolci fatti in casa. Torte di ogni genere e dalle evidenti qualità ipercaloriche. Ci sono anche diversi biscotti, tra cui i miei tanto desiderati cookies al cioccolato. Ne prendo un paio così e altri due alle noci di macadamia. I cookies al cioccolato sono strabuoni e con un pizzico di cannella, gli altri lasciamo perdere. Perfino Cassandra che non va pazza per i dolci ne rimane colpita positivamente. Sono costretto a prenderne altri due prima di ripartire.

Ormai non ci manca molto ma la stanchezza per il viaggio sembra essere svanita nell'ultima sosta.

Nemmeno un'ora e siamo finalmente a Seward, una cittadina che sembra subito più turistica e viva rispetto a Valdez.

Non facciamo fatica a trovare la casa dove dormiremo, un appartamento con due stanze e mezza, una bella cucina e un bagno. Molto carino, ma non è come la casa dello zio Nicolai.

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