domenica 28 luglio 2019

Giorno 10 - Seward - Exit Glacier - Bear Lake – Salmon creek


Si riparte. Oggi sgranchiamo un pochino le gambe con un paio di trekking facili, facili, ma meglio di niente.


La prima destinazione è vicina a Seward: l'Exit Glacier. Prendiamo l'auto e facciamo giusto dieci minuti di strada fuori Seward prima di arrivare al centro visitatori da dove si parte, e dove troviamo ad accoglierci tante e simpatiche zanzare. Certo non sono le zanzare tigre, qui sono rosse, ma comunque danno fastidio. Ci sono diversi trekking tra cui scegliere, uno dei quali è piuttosto impegnativo, noi optiamo per il più semplice. Per arrivare al ghiacciaio infatti non dobbiamo camminare molto, anzi, è proprio una passeggiatina.
Ci affacciamo dove c'è un cartello con scritto sopra 2005, la data in cui il ghiacciaio arrivava fino lì. Ora è distante e non poco. Scendiamo allora sul greto del fiume che ne scaturisce dalle viscere gelate e cerchiamo di arrivare il più vicino possibile alla bocca del ghiacciaio. Nonostante la pioggia e il terreno impervio arriviamo abbastanza avanti, ma non tanto da poter entrare nella caverna ghiacciata.
Tornando indietro attraversiamo l'intricata foresta che si è formata qualche decina di anni fa dove c'era il ghiacciaio, quindi riprendiamo l'auto e andiamo a cercare un altro sentiero, ovvero l'inizio del famoso Iditarod Trail. In realtà la famosa gara da slitta trainata dai cani parte a Knik, sopra Anchorage, ma ricalca il vero sentiero che unisce proprio Seward, sulla sponda sud dell'Alaska, con la città di Nome sulla sponda nord.


Purtroppo questo sentiero non riusciamo a trovarlo, forse non è più così utilizzato.

Dato che la meta del pomeriggio sarebbe un altro trekking a cui Alessandro e Alberto non sono interessati partecipare, torniamo a casa e pranziamo comodamente seduti al tavolo. Quindi io, Cassandra e Pier, ci rechiamo al Bear Lake. Alessandro e Alberto rimangono in città per fare shopping.

Prima però io e Cassandra andiamo a prenotare un'altra crociera per vedere le orche. Grazie a Pier otteniamo pure uno sconto. Speriamo che sia la volta buona!

Sarà che ieri abbiamo fatto talmente tanta strada in auto che oggi ci mettiamo a chiacchierare e non vediamo il cartello del lago. Ce ne accorgiamo solo circa 15 chilometri più tardi... Se non ce ne fossimo accorti in tempo in un quarto d'ora saremmo ritornati al Passo dell'Alce, che magari mi mangiavo un'altra pannocchia, ma pure qualche cookies.

Facciamo una inversione di marcia fuorilegge, nel senso che negli States se c'è la doppia linea continua non si può, nemmeno se non c'è nessuno a guardare. Per stare tranquilli noi aspettiamo proprio quando la strada diventa deserta per chilometri e chilometri, quindi ritorniamo indietro, quasi fino a Seward, dove c'è un piccolo cartello che indica la nostra destinazione: il Lago degli orsi.

Attraversiamo la ferrovia e ci infiliamo in un bosco fitto e disseminato di case di un certo lusso. Deve essere una località per sciuri.

Poco prima di arrivare troviamo uno spiazzo con un capannello di persone attorno ad una casupola. Lo ignoriamo pensando che ci siano dei lavori di qualche genere con pensionati annessi che guardano. Non vogliamo disturbare quindi arriviamo fino alla fine della strada, dove parcheggiamo e inizia il sentiero attorno al lago.

Ovviamente non lo faremo tutto, girare attorno al lago prenderebbe almeno tre ore e non abbiamo tutto questo tempo.

Con nostra sorpresa scopriamo che il giro attorno al lago è parte proprio della famosa Iditarod originale. Alla fine l'abbiamo trovata lo stesso.

Il bosco in cui ci addentriamo ha un che di magico. Noi camminiamo chiacchierando per far sentire agli orsi che siamo in zona e quindi evitare che si prendano un brutto spavento, cosa che a nostra volta ci prenderemmo anche a noi, ma notevolmente amplificata.

In realtà questo bosco meriterebbe di essere attraversato in silenzio. C'è un’atmosfera così verde e ovattata che sembra di essere capitati in una storia di qualche racconto fantasy. Gli alberi qui non vengono toccati e quando muoiono si adagiano l'uno sopra l'altro, oppure se troppo pesanti si spezzano per poi essere ricoperti da uno spesso muschio, come fosse un manto protettivo.

Camminiamo per meno di mezz'ora quando incontriamo un ruscello che ha invaso e allagato completamente il sentiero. Anche se riuscissimo ad attraversarlo non vediamo se il percorso continua o è stato cancellato.

Torniamo allora indietro per cercare uno sbocco sul lago e finalmente vederlo.

Trovare una strada agevole non è facile, dobbiamo fare alcune deviazioni, ma alla fine ci arriviamo, non prima di scoprire delle tracce di alci, molto grandi, che ci hanno preceduto. Sembrano freschissime.


Lo specchio d'acqua calmissimo non è proprio piccolo, forse per girarci attorno ci vogliono più di tre ore, anche considerando quanto ci abbiamo messo per arrivare solo fino a lì.

Riprendiamo la strada verso casa e, arrivati allo spiazzo dove prima c'era gente, notiamo dei cartelli sugli alberi:

Attenzione agli orsi.

Certo, siamo al Lago degli orsi, che ovvietà.

Poi ce n'è un altro:

Vietata la pesca del salmone.

Mi si accende una lampadina. Vuoi vedere che...

Mi getto al volo dall'auto come uno stuntman e corro a dare un'occhiata. C'è un ruscello! Un ruscello pieno di salmoni che risalgono la corrente!

Chiamo gli altri e assieme andiamo alla casupola di prima, dove una grata di metallo ostruisce la corsa dei salmoni. Questi, imperterriti, continuano a saltare sopra e, alla fine, vengono ributtati indietro dalla corrente.

Qui vengono fatti passare oltre solo per mezzo di un piccolo elevatore che li lascia in un'altra vasca dove vengono contati e poi lasciati liberi di arrivare al lago.

Quando però sono troppi, per preservare il lago vengono presi e venduti.

La struttura ora è chiusa, probabilmente il lago è sold out. Purtroppo i salmoni non lo sanno. A guardarli dall'alto che saltano sembra che siano in coda al casello per tornare a casa dopo le vacanze. Ce ne sono diversi malconci e qualcuno è anche morto.
Forse l'ora è tarda, oppure il periodo è ancora acerbo, ma di orsi qui non ne vediamo. Molto più probabilmente sono più a valle, dove non ci sono i soliti ficcanaso come noi. Li capisco. Provate a pensare di andare al ristorante, o in pizzeria. Ordinate e poi fuori in vetrina c'è della gente che vi fissa divertita per come mangiamo e ci comportiamo, scattandoci foto in continuazione, magari pure dei selfie mentre addentiamo una fetta di pizza. 'n se pò ffà.

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