Si riparte. Oggi sgranchiamo
un pochino le gambe con un paio di trekking facili, facili, ma meglio di
niente.
La prima destinazione è vicina
a Seward: l'Exit Glacier. Prendiamo l'auto e facciamo giusto dieci minuti di
strada fuori Seward prima di arrivare al centro visitatori da dove si parte, e
dove troviamo ad accoglierci tante e simpatiche zanzare. Certo non sono le zanzare
tigre, qui sono rosse, ma comunque danno fastidio. Ci sono diversi trekking tra
cui scegliere, uno dei quali è piuttosto impegnativo, noi optiamo per il più
semplice. Per arrivare al ghiacciaio infatti non dobbiamo camminare molto,
anzi, è proprio una passeggiatina.
Ci affacciamo dove c'è un
cartello con scritto sopra 2005, la data in cui il ghiacciaio arrivava fino lì.
Ora è distante e non poco. Scendiamo allora sul greto del fiume che ne
scaturisce dalle viscere gelate e cerchiamo di arrivare il più vicino possibile
alla bocca del ghiacciaio. Nonostante la pioggia e il terreno impervio
arriviamo abbastanza avanti, ma non tanto da poter entrare nella caverna
ghiacciata.
Tornando indietro attraversiamo l'intricata foresta che si è
formata qualche decina di anni fa dove c'era il ghiacciaio, quindi riprendiamo
l'auto e andiamo a cercare un altro sentiero, ovvero l'inizio del famoso
Iditarod Trail. In realtà la famosa gara da slitta trainata dai cani parte a
Knik, sopra Anchorage, ma ricalca il vero sentiero che unisce proprio Seward,
sulla sponda sud dell'Alaska, con la città di Nome sulla sponda nord.
Purtroppo questo sentiero non
riusciamo a trovarlo, forse non è più così utilizzato.
Dato che la meta del
pomeriggio sarebbe un altro trekking a cui Alessandro e Alberto non sono
interessati partecipare, torniamo a casa e pranziamo comodamente seduti al
tavolo. Quindi io, Cassandra e Pier, ci rechiamo al Bear Lake. Alessandro e
Alberto rimangono in città per fare shopping.
Prima però io e Cassandra
andiamo a prenotare un'altra crociera per vedere le orche. Grazie a Pier
otteniamo pure uno sconto. Speriamo che sia la volta buona!
Sarà che ieri abbiamo fatto
talmente tanta strada in auto che oggi ci mettiamo a chiacchierare e non
vediamo il cartello del lago. Ce ne accorgiamo solo circa 15 chilometri più
tardi... Se non ce ne fossimo accorti in tempo in un quarto d'ora saremmo
ritornati al Passo dell'Alce, che magari mi mangiavo un'altra pannocchia, ma
pure qualche cookies.
Facciamo una inversione di
marcia fuorilegge, nel senso che negli States se c'è la doppia linea continua
non si può, nemmeno se non c'è nessuno a guardare. Per stare tranquilli noi
aspettiamo proprio quando la strada diventa deserta per chilometri e
chilometri, quindi ritorniamo indietro, quasi fino a Seward, dove c'è un
piccolo cartello che indica la nostra destinazione: il Lago degli orsi.
Attraversiamo la ferrovia e ci
infiliamo in un bosco fitto e disseminato di case di un certo lusso. Deve
essere una località per sciuri.
Poco prima di arrivare
troviamo uno spiazzo con un capannello di persone attorno ad una casupola. Lo
ignoriamo pensando che ci siano dei lavori di qualche genere con pensionati
annessi che guardano. Non vogliamo disturbare quindi arriviamo fino alla fine
della strada, dove parcheggiamo e inizia il sentiero attorno al lago.
Ovviamente non lo faremo
tutto, girare attorno al lago prenderebbe almeno tre ore e non abbiamo tutto
questo tempo.
Con nostra sorpresa scopriamo
che il giro attorno al lago è parte proprio della famosa Iditarod originale.
Alla fine l'abbiamo trovata lo stesso.
Il bosco in cui ci addentriamo
ha un che di magico. Noi camminiamo chiacchierando per far sentire agli orsi
che siamo in zona e quindi evitare che si prendano un brutto spavento, cosa che
a nostra volta ci prenderemmo anche a noi, ma notevolmente amplificata.
In realtà questo bosco
meriterebbe di essere attraversato in silenzio. C'è un’atmosfera così verde e
ovattata che sembra di essere capitati in una storia di qualche racconto
fantasy. Gli alberi qui non vengono toccati e quando muoiono si adagiano l'uno
sopra l'altro, oppure se troppo pesanti si spezzano per poi essere
ricoperti da uno spesso muschio, come fosse un manto protettivo.
Camminiamo per meno di
mezz'ora quando incontriamo un ruscello che ha invaso e allagato completamente
il sentiero. Anche se riuscissimo ad attraversarlo non vediamo se il percorso
continua o è stato cancellato.
Torniamo allora indietro per
cercare uno sbocco sul lago e finalmente vederlo.
Trovare una strada agevole non
è facile, dobbiamo fare alcune deviazioni, ma alla fine ci arriviamo, non prima
di scoprire delle tracce di alci, molto grandi, che ci hanno preceduto.
Sembrano freschissime.
Lo specchio d'acqua calmissimo
non è proprio piccolo, forse per girarci attorno ci vogliono più di tre ore,
anche considerando quanto ci abbiamo messo per arrivare solo fino a lì.
Riprendiamo la strada verso
casa e, arrivati allo spiazzo dove prima c'era gente, notiamo dei cartelli
sugli alberi:
Attenzione agli orsi.
Certo, siamo al Lago degli
orsi, che ovvietà.
Poi ce n'è un altro:
Vietata la pesca del salmone.
Mi si accende una lampadina.
Vuoi vedere che...
Mi getto al volo dall'auto
come uno stuntman e corro a dare un'occhiata. C'è un ruscello! Un ruscello
pieno di salmoni che risalgono la corrente!
Chiamo gli altri e assieme
andiamo alla casupola di prima, dove una grata di metallo ostruisce la corsa
dei salmoni. Questi, imperterriti, continuano a saltare sopra e, alla fine,
vengono ributtati indietro dalla corrente.
Qui vengono fatti passare
oltre solo per mezzo di un piccolo elevatore che li lascia in un'altra vasca
dove vengono contati e poi lasciati liberi di arrivare al lago.
Quando però sono troppi, per
preservare il lago vengono presi e venduti.
La struttura ora è chiusa,
probabilmente il lago è sold out. Purtroppo i salmoni non lo sanno. A guardarli
dall'alto che saltano sembra che siano in coda al casello per tornare a casa
dopo le vacanze. Ce ne sono diversi malconci e qualcuno è anche morto.
Forse l'ora è tarda, oppure
il periodo è ancora acerbo, ma di orsi qui non ne vediamo. Molto più
probabilmente sono più a valle, dove non ci sono i soliti ficcanaso come noi.
Li capisco. Provate a pensare di andare al ristorante, o in pizzeria. Ordinate
e poi fuori in vetrina c'è della gente che vi fissa divertita per come mangiamo
e ci comportiamo, scattandoci foto in continuazione, magari pure dei selfie
mentre addentiamo una fetta di pizza. 'n se pò ffà.
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