Finito il diario, non mi rimane che postare in anteprima anche il raccontino per il giornale di Avventure:
18 persone, non sono poche per un viaggio di Avventure. Confesso che quando ho visto questo numero mi sono un pochino spaventato. Ho subito pensato "chissà con chi farò il viaggio". In fondo però se parti con Avventure devi essere preparato a tutto, ma sai che troverai sempre persone fantastiche. Così è stato: tutti disponibili a dividersi i compiti, gli autisti a darsi il cambio alla guida, chi era in cucina litigarsi le cipolle da tagliare o a strapparsi dalle mani i piatti da lavare. Insomma ce la siamo cavata.
Il solo pensiero della nostra destinazione mi ha sempre fatto sognare ad occhi aperti. L'Islanda non rientra nella tipologia di viaggio che ho cercato di fare negli ultimi anni, è qualcosa di più selvaggio, più naturalistico, insomma, una meta che ha sempre solleticato le corde della mia sensibilità per la natura.
Dormiremo in ostelli, scuole e dove capiterà di trovare posto.
Guideremo per più di tremila chilometri su strade non sempre asfaltate.
Mangeremo quello che ci porteremo e che troveremo.
Però vedremo l'Islanda.
Poca storia umana, ma molta di quella geologica.
Uno dei luoghi meno popolati del pianeta che dovrebbe aver conservato il fascino quasi incontaminato del nord.
Altro che Milano.
Uno dei luoghi meno popolati del pianeta che dovrebbe aver conservato il fascino quasi incontaminato del nord.
Altro che Milano.
Il primo impatto con i paesaggi islandesi dà l'impressione di essere finiti su un altro pianeta. Quasi fossimo atterrati su un cugino di Marte o della Luna, dove però il terreno è bruno, a volte nero, a volte grigio, il tutto sempre macchiato di verde, azzurro, giallo, mentre il cielo è blu, quando si vede.
Distese di rocce vulcaniche si stendono a perdita d'occhio per decine di chilometri e, quando si intravede la capitale da lontano, è facile distinguere le sue case, specie la cattedrale a forma di missile che sembra immensa, ma che in realtà non è più grande di una grossa chiesa.
Molto più verdi sono le zone verso l'interno, alle spalle di Reykjavik, verso il parco nazionale di Thingvellir. Anche se non siamo in Irlanda, appaiono dei pratoni tra una spianata di roccia vulcanica e l'altra. In certe zone si vedono delle montagnole a cupola spaccate da grandi crepe, un po' come quando sulla spiaggia si facevano lo formine con la sabbia bagnata, le si lasciava al sole e, quando si asciugavano, si spaccavano e crollavano.
Di alberi per ora neanche l'ombra, mentre invece non manca l'acqua. Sulle cime delle vicine montagne, montagnole e colline, il bianco della neve le ricopre e nei canaloni resiste quasi fino a valle. Cascatelle e ruscelli formano corsi d'acqua in quantità incredibile. Si ha quasi la sensazione che tutta l'acqua del mondo nasca da questa piccola terra.
Percezione che aumenta al cospetto dei Geyser, dove l'acqua bolle fino a esplodere in aria sotto forma di vapore caldissimo.
Ruscelli, ruscelletti, torrenti, cascate, cascatelle, fiumi impetuosi, laghetti, pozze, grandi laghi. Tutto qui è stato sporcato dal grigio o dal nero delle colate laviche. In alto domina il bianco della neve, in basso il giallo dei licheni e dell'erba, il verde dei muschi i colori dei fiori. Anche se rare scoviamo finalmente delle pianticelle e qualche timido alberello. Il blu del cielo e dell'acqua completa l'opera di madre natura, quasi come se stessimo osservano il mondo ai suoi albori.
Quando abbandoniamo la costa e finalmente entriamo nella vera Islanda, l'entroterra, abbiamo la possibilità di ammirare da vicino chilometri e chilometri quadrati di colate di lava solidificata.
Deserti di cenere coprono fuligginosamente qualunque cosa.
I ghiacciai che scendono dalle montagne sono così grandi e smisurati che si intravede solo l'inizio. La nostra vista perde la percezione della quantità di crepacci perché salgono così in alto che vengono nascosti dalle nuvole.
La prima sera che vediamo il sole di mezzanotte è talmente bello che sembra di guardare un film. Siamo in una casa sulla riva di un fiordo, a filo sul mare, e il sole sta cercando di nascondersi all'orizzonte dietro un basso promontorio, ma il suo riflesso lo fa riaffiorare sull'acqua, come se stesse per sorgere al di sotto di essa.
I chilometri che facciamo sono tanti, ma anche la varietà di paesaggi non smette di cambiare. Quando arriviamo ai primi fiordi li troviamo affascinanti, certo non siamo in Norvegia, ma hanno una loro cruda e irresistibile bellezza.
Di tanto in tanto li attraversiamo con delle tenebrose gallerie ad una sola corsia in cui, a seconda del senso di marcia, si deve sempre dare la precedenza in piazzole scavate ogni 200 o 300 metri. Le gallerie sono molto lunghe e quindi anche emozionanti da percorrere.
L'Islanda è ancora così selvaggia che nonostante abbia un’unica grande strada che la percorre ad anello, ci sono ancora zone, villaggi perfino, dove non ci si arriva se non con sentieri per cavalli o addirittura a piedi.
Essendo la nazione che produce più energia da fonti rinnovabili al mondo, non ha problemi di riscaldamento nonostante i suoi inverni polari. I vulcani non mancano, anzi abbondano. L'interno ne è pieno, come la zona del lago Myvatn, ovvero lago “moscerino”. Qui se il vento non soffia è quasi impossibile passeggiare tranquilli senza essere assaliti da migliaia di moscerini, innocui, ma estremamente fastidiosi.
Il lago è circondato da diversi vulcani, alcuni più attivi altri meno. C'è una centrale geotermica e sopra di essa campi di lava nera. Le montagne qui attorno fumano ancora perennemente, colorando di giallo, verde, arancione e rosso la terra, ma anche odorando l'aria di uova sode.
Lo specchio azzurro del lago è costellato di strane formazioni vulcaniche e soprattutto pseudo crateri verdi: questi non si sono formati per delle eruzioni, ma per l'impatto di oggetti scagliati dal vulcano a chilometri di distanza. Dei meteoriti fatti in casa.
Attorno al lago si possono percorrere intere giornate di trekking. Il nostro parte da Grotaja per poi salire in cima a vulcano Hverfjall, e scendere fino al lago dove strane e fantasiose formazioni vulcaniche spuntano da un bassa e limpida laguna.
Riattraversando i deserti di lava torniamo verso il mare, dove ci sono i fiordi orientali, i più freddi perché fuori della portata della corrente del golfo. Allo stesso tempo sono anche i più spettacolari e belli.
Le montagne qui sono le più alte d'Islanda e a causa delle nuvole quasi mai riusciamo a vederne la cima.
Durante il percorso ci imbattiamo in una incredibile colonia di pulcinelle di mare, strani ma bellissimi uccelli che sembrano un incrocio tra un pinguino ed un tucano. Uno spettacolo assolutamente da provare, nonostante il freddo polare.
Abbiamo anche la fortuna di incrociare la strada con qualche Renna selvatica, un pochino da lontano ma le vediamo molto bene.
Scendiamo verso sud dove ci aspetta il ghiaccio: la ramponata risulta bella, pochi brividi, ma comunque emozionante, soprattutto perché alla fine riconosco i luoghi dove hanno girato Interstellar e Batman.
Il vero spettacolo ghiacciato però sono gli Iceberg galleggianti in una laguna. Questi palazzi galleggianti, staccatisi dal ghiacciaio vengono a riempire la laguna in attesa che l'acqua salata del mare li sciolga quel tanto che permetta loro di uscire a navigare in mare aperto.
Ad aspettarci, adagiata su un piccolo iceberg, come fosse sul lettino di una rilassante e calda beauty farm, troviamo una foca che sembra salutarci. Sulla barca che naviga tra gli iceberg rischiamo il congelamento, ma non ce ne accorgiamo tanto siamo distratti dallo spettacolo.
La strada dell'anello ci porta ancora più a Sud, sulle tracce di altri panorami incredibili: distese di sabbia nera, circondate da montagne verdi, vallate e canyon mozzafiato dove sporgendosi sul piccolo passaggio tra una cima e l'altra persino a me torna un pochino di vertigine.
In queste zone hanno girato Oblivion e Noah. Osservando tutto in prima persone devo dire che li preferisco ancora di più dal vivo.
E le cascate? Ci siamo dimenticati?
Come potremmo, sono ovunque! Le più famose sono spettacolari, ma poi si fa una strada sterrata e ne spunta una che non è segnalata da nessuna parte, e alcune sono davvero belle.
L'ultimo giorno, anche se pareva dovesse saltare, riusciamo a vedere anche il Landamannalauger, le montagne colorate.
Correndo sulle strade sterrate, attraverso chilometri di cenere nera e grigia arriviamo in questa valle di acqua con pozze calde colme di alghe coloratissime di un vivido verde e circondate da chiazze rosse, fiori gialli e bianchi.
Salendo il nevaio si arriva al sito delle solfatare dove i monti sono castani e diventano rossi, chiazzandosi di verde e giallo delle bocche fumanti.
Il viaggio finisce a Reykjavik, dove un tramonto di mezzanotte colora il cielo di blu e rosa, mentre il mare si tinge d'oro.
E' stato un viaggio bellissimo, indimenticabile per la quantità di spettacoli a cui abbiamo assistito, uno dietro l'altro, senza avere quasi il tempo di riprendere fiato per le meraviglie provate.
Le montagne qui sono le più alte d'Islanda e a causa delle nuvole quasi mai riusciamo a vederne la cima.
Durante il percorso ci imbattiamo in una incredibile colonia di pulcinelle di mare, strani ma bellissimi uccelli che sembrano un incrocio tra un pinguino ed un tucano. Uno spettacolo assolutamente da provare, nonostante il freddo polare.
Abbiamo anche la fortuna di incrociare la strada con qualche Renna selvatica, un pochino da lontano ma le vediamo molto bene.
Scendiamo verso sud dove ci aspetta il ghiaccio: la ramponata risulta bella, pochi brividi, ma comunque emozionante, soprattutto perché alla fine riconosco i luoghi dove hanno girato Interstellar e Batman.
Il vero spettacolo ghiacciato però sono gli Iceberg galleggianti in una laguna. Questi palazzi galleggianti, staccatisi dal ghiacciaio vengono a riempire la laguna in attesa che l'acqua salata del mare li sciolga quel tanto che permetta loro di uscire a navigare in mare aperto.
Ad aspettarci, adagiata su un piccolo iceberg, come fosse sul lettino di una rilassante e calda beauty farm, troviamo una foca che sembra salutarci. Sulla barca che naviga tra gli iceberg rischiamo il congelamento, ma non ce ne accorgiamo tanto siamo distratti dallo spettacolo.
La strada dell'anello ci porta ancora più a Sud, sulle tracce di altri panorami incredibili: distese di sabbia nera, circondate da montagne verdi, vallate e canyon mozzafiato dove sporgendosi sul piccolo passaggio tra una cima e l'altra persino a me torna un pochino di vertigine.
In queste zone hanno girato Oblivion e Noah. Osservando tutto in prima persone devo dire che li preferisco ancora di più dal vivo.
E le cascate? Ci siamo dimenticati?
Come potremmo, sono ovunque! Le più famose sono spettacolari, ma poi si fa una strada sterrata e ne spunta una che non è segnalata da nessuna parte, e alcune sono davvero belle.
L'ultimo giorno, anche se pareva dovesse saltare, riusciamo a vedere anche il Landamannalauger, le montagne colorate.
Correndo sulle strade sterrate, attraverso chilometri di cenere nera e grigia arriviamo in questa valle di acqua con pozze calde colme di alghe coloratissime di un vivido verde e circondate da chiazze rosse, fiori gialli e bianchi.
Salendo il nevaio si arriva al sito delle solfatare dove i monti sono castani e diventano rossi, chiazzandosi di verde e giallo delle bocche fumanti.
Il viaggio finisce a Reykjavik, dove un tramonto di mezzanotte colora il cielo di blu e rosa, mentre il mare si tinge d'oro.
E' stato un viaggio bellissimo, indimenticabile per la quantità di spettacoli a cui abbiamo assistito, uno dietro l'altro, senza avere quasi il tempo di riprendere fiato per le meraviglie provate.