Appena arrivati ci rendiamo conto che la sistemazione per la notte non è il solito B&B. Questa volta siamo in un ex convento da pochissimi anni ha aperto al pubblico. La struttura è grande e probabilmente nei periodi di alta stagione deve essere molto frequentata perché, al contrario di dove abbiamo dormito in questi ultimi vagabondaggi, qui non siamo gli unici ospiti.
Iniziamo subito a esplorare la città arrampicandoci verso il centro. La salita per arrivarci è davvero ripida. Todi infatti è costruita su un cucuzzolo. A parte la grande piazza del centro, il resto è praticamente in pendenza.
Sebbene fuori dall'itinerario della Tuscia, abbiamo scelto di venirci per le previsioni climatiche più favorevoli e le diverse cose da fare e da vedere.
In realtà quello che bramavo di vedere a Todi, erano le Cisterne Romane ma, come veniamo a sapere dall'ufficio turistico che si affaccia sulla piazza del centro, sono chiuse causa Covid e non si sa quando riapriranno.
Giusto per non farle sentire discriminate, hanno chiuso anche la Casa Dipinta e il Museo Lapidario.
Quando poi provo a chiedere di Todi Sotterranea, la gentilissima signora assume una strana espressione: ci tiene infatti a chiarire bene che l'associazione Todi Sotterranea non ha nulla a che fare con le Cisterne Romane.
Poi ci va giù un po’ più pesante: secondo lei si tratta di un gruppo di pazzi che ti fanno scendere in cunicoli sotto la città in condizioni non proprio in sicurezza. Convengo con lei che non è una cosa da prendere in considerazione (in realtà mi sono già messo d'accordo ieri con uno di questi "pazzi" per esplorare i sotterranei di Todi).
Appena usciamo ne parlo con Cassandra, pronto a cercare di convincerla che infilarsi in qualche galleria buia potrebbe essere comunque divertente e interessante...
Già mi sento al telefono per rinunciare all'escursione...
E invece Cassandra dice che gli dèi si sono espressi favorevolmente.
Secondo me non c'è campo.
L'appuntamento con la speleologia però è alle 18, così andiamo ad esplorare il resto della città, in particolare la Chiesa di San Fortunato, dove saliamo anche sul campanile.
Quindi torniamo per vedere la piccola ma affrescatissima Chiesa della Nunziatina. Tanto per far capire la sua ricchezza, posso aggiungere che viene definita “cappella sistina di Todi”.
Si è fatto tardi!
Todi Sotterranea ci aspetta!
Parcheggiamo davanti al cancello di un condominio un po’ fuori e in basso rispetto a Todi medioevale, ma sempre sulla collina. Valerio, il ragazzo che ci accompagna e farà da guida sembra essere un pochino più giovane di noi. Per prima cosa ci dà un casco. Poi chiede se soffriamo di claustrofobia o di vertigini. Nessuno dei due.
Imbocchiamo un piccolo sentiero e dopo neanche cento metri ci troviamo di fronte ad un fontanone in stile decisamente contemporaneo e ad un tombino aperto.
Racconta che quando lui e il suo socio erano ragazzini venivano a giocare qui, ma del fontanone non vi era traccia: era completamente sepolto! Solo dalla nonna seppe che quando era bambina, veniva qui con la sua nonna a lavare i panni.
Col passare del tempo i due ragazzi sono cresciuti e, studiando la storia di Todi, gli è venuta la bizzarra idea di iniziare a scavare per trovare il fontanone. L'hanno trovato. Sembra sia sempre stato lì, con l'acqua che riempie il vascone.
Poi ci indica il tombino, e chiede se siamo pronti ad entrarci: io guardo dentro e non vedo quasi il fondo, solo una scaletta di metallo attaccata alla parete. Pronti!
Senza imbragature o sostegni di sicurezza inizio a scendere, come se fossi uno di quelli che si calano nelle fogne. Queste però non sono fogne, bensì gallerie scavate appositamente sotto tutta Todi per far defluire l'acqua in modo da evitare che la città crolli.
In che senso crolli?
Una volta scesi nella prima galleria vediamo che lo spazio è sufficiente per una persona in fila indiana con casco in testa e luce accesa. Iniziamo ad esplorare accompagnati dal racconto di Valerio che spiega dove siamo e perché sono state fatte le gallerie.
La città, o meglio la collina su cui è sorta, è nata in seguito ad una grande eruzione vulcanica che ha lasciato dietro di sé metri e metri di cenere. Col passare del tempo questa si è depositata su quello che un tempo era il fondo argilloso del mare, in pratica sabbia. Il problema dell'argilla è che con l'acqua si scioglie. Sopra c’è il tufo che drena... Gli abitanti hanno scavato le loro case e cantine nel tufo. Nei secoli man mano che l'acqua penetrava attraverso tufo arrivando al fondo argilloso, questo sciogliendosi, faceva crollare quello che c'era sopra, ovvero Todi.
Lo stesso problema lo ha Orvieto, Orte, Civita di Bagnoregio, Celleno. Insomma, le città della zona che sono state costruite allo stesso modo nel tufo sopra l'argilla.
Come? Scavando delle gallerie sotto la città, in modo da intercettare l'acqua prima che arrivasse all'argilla e farla così defluire in fontanoni come quello visto poco fa.
La Fabbrica diede vita ad un lavoro monumentale che durò secoli, divenendo poi all’inizio del 1800 la Fabbrica della Piana. Si andò anche a incrociare con le gallerie che già i romani, e forse prima gli etruschi (anche se Valerio sostiene che qui a Todi gli etruschi non ci sono mai stati), avevano scavato nel tufo sotto la città proprio per questo motivo.
Le prime gallerie in cui camminiamo sono quelle poco costruite poco dopo il 1800 e sono abbastanza spaziose, mentre più ci si addentra sotto la città, più sono vecchie e, di conseguenza, si rimpiccioliscono. A lato delle gallerie e sul fondo c'è quasi sempre un canale per far defluire l'acqua che esce da numerosi buchi fatti di proposito un po’ ovunque sulle pareti delle gallerie.
Dopo qualche minuto di cammino arriviamo fino al punto in cui si incontra l'argilla su cui è depositata la città. A vederla così sembra sabbia. Si vedono ancora i segni lasciati dai lavoratori che sembrano quelli lasciati da palette da spiaggia. Si tratta di sabbia, è vero, ma è fossile e molto dura. Ciò non toglie che con l'acqua la sabbia, anche se fossile, alla lunga si scioglie.
La rete di gallerie in realtà si stenderebbe sotto tutta la città, anzi, le più interne e vecchie sono quelle romane, più piccole e ovviamente inaccessibili. Anche queste gallerie che stiamo percorrendo da circa un'ora erano totalmente ostruite dai detriti. Sono state scavate e ripulite dai due ragazzi di questa associazione, riportando alla luce così una struttura grandissima e di vitale importanza per la città, tanto che già si vedono i segni del tempo: dai buchi creati per far defluire l'acqua si sono accumulati infatti delle formazioni calcaree che in un processo simile a quello delle stalattiti/stalagmiti hanno quasi del tutto ostruito questi fori di scolo.
Più ci addentriamo sotto la città, più le gallerie invecchiano e maggiori sono anche i segni del tempo: il pavimento stesso diventa di travertino, poi le pareti ed infine le scale che facciamo per arrivare all'ultimo ambiente visitabile. Qui c'è un grande pozzo che trenta metri più su si apre alla luce del sole, quasi in centro città. Nel mezzo del pozzo ci sarebbero altre due gallerie intermedie da percorrere, solo che non si possono raggiungere a meno di calarsi con le imbragature dall'alto. Io sono prontissimo a farlo, ma purtroppo il giro si conclude qui.
C’è il progetto di mettere una grande scala a chiocciola nel pozzo per poter portare la gente in sicurezza nelle altre gallerie. Sfortunatamente stanno incontrando qualche difficoltà nel farselo approvare. Speriamo riescano, perché tornerei molto volentieri per completare il giro.
Il secondo giorno a Todi torniamo in centro per vedere il Museo civico e Pinacoteca. Poi giriamo per il centro e arriviamo fino alla Chiesa di San Nicolò. Torniamo indietro e ad andare alla Chiesa del Santissimo Crocifisso, ma arriviamo troppo tardi...
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