Dopo un'abbondante colazione, andiamo a caccia del cibo. Lo troviamo in una gioielleria a pochi passi dalla Piazzetta. Pomodori, pane e mozzarelle, pagati come oro e per giunta nemmeno i migliori tra quelli provati finora. Del resto, siamo a Capri...
La
prima meta di oggi è il giro in barca dell'isola. Prendiamo la teleferica e
scendiamo a Marina Grande per vedere quale scegliere.
Su
internet ci sono diverse possibilità, ma qualcosa mi dice che prima sarebbe
meglio vedere di persona la barca. Difatti quella che volevamo provare (la più
economica), sembra sia introvabile. C'è un ufficio al porto, chiuso. Come noi
ci sono diverse altre persone che aspettano lì davanti, alcune hanno anche già
acquistato il biglietto on line, ma degli organizzatori non vi è traccia.
Ci vengono in soccorso persone del luogo che avvisano quest'agenzia è effettivamente chiusa e se vogliamo fare un giro in barca con loro, esclusivo e senza altri turisti, ci possono fare un buon prezzo: 150 euro.
Optiamo
per il giro collettivo da 18 euro, lo stesso che ci aveva proposto Angelo a
Sorrento.
Il giro si rivela simpatico, soprattutto per il comandante che spiega quello che vediamo di volta in volta. Forse è un po’ troppo veloce e un pochino superficiale.
Essendo
piuttosto grande, la barca non può infilarsi nelle varie grotte attorno a
Capri. Per lo meno ce le indicano tutte, da lontano. Raccontano la storia dell'imperatore
Tiberio, delle ville di Marina Piccola, del Faro, e della Grotta Azzurra (chiusa
ovviamente fino a giugno, che sarebbe dopodomani!).
In ogni caso con la barca non ci si sarebbe potuti entrare: si devono usare delle piccolissime imbarcazioni con cui i pescatori del luogo vengono a prenderti e, per una cifra attorno ai 14/15 euro a testa più mancia, si viene portati dentro.
Il nostro giro dura circa un'ora e alla fine non rimpiango la scelta, più che altro perché non avremmo sfruttato a pieno la potenzialità del giro in solitaria: non è ancora stagione per fare il bagno, l'acqua è piuttosto fredda.
La
seconda meta è Anacapri, l'altro centro abitato dall'altra parte dell'isola.
Per arrivarci si prende il piccolo bus che parte dal centro di Capri. Essendo
mezzi piccoli, dobbiamo attendere in fila un paio di turni. Sentendo i commenti
degli abitanti del luogo, sembra che questo tempo di attesa sia niente in
confronto a quello che si deve scontare durante i mesi più caldi dell'anno.
Partiti
sulla strada "Mamma mia", esclamazione dei turisti quando vedono lo
strapiombo lambito con il piccolo autobus, in pochi minuti arriviamo alla
piazza principale di Anacapri.
Qui
abbiamo diverse possibilità di scelta e noi optiamo per la più succulenta: Villa
San Michele.
Intraprendiamo
la strada verso est, passando accanto a diverse botteghe e boutique, fino alla
villa costruita dal medico svedese Axel Munthe nel XX secolo sui resti di un’antica
cappella del X secolo, dedicata proprio a San Michele.
Il
restauro e la costruzione durò molti anni e viene raccontata assieme alla vita
del medico svedese nella sua autobiografia, che divenne in seguito uno dei
libri più letti del '900.
Nella villa sono esposte molte opere greche, romane e anche egizie. Attraversando le sale e i portici ricchi di opere si ha la netta sensazione di essere in un museo ovviamente. Ma questa era anche la sua casa, benché non ebbe molte occasioni di abitarla a causa delle sue vicissitudini lavorative.
Bellissimo, tutto fantastico, camminare in questo posto è rilassante.
Arriviamo fino alla Sfinge a guardia della villa, di cui non si può vedere
il volto perché riposta sul bordo esterno della terrazza e rivolta verso la
costa sorrentina. Risale al regno di Ramsete II, ovvero al XIII secolo a.C.
Terminiamo
di visitare la villa e pranziamo in centro ad Anacapri. Decidiamo di prendere
la seggiovia per il Monte Solaro, il punto più alto dell'isola.
In cima c'è una luce accecante che dona dei colori incredibili al mare. Dovremmo scendere con la seggiovia però prima andiamo a piedi verso l'Eremo di Santa Maria a Cetrella. Scendiamo in un boschetto di pini e non sembra proprio di essere su un'isola, tanto meno a Capri.
Una passeggiata piacevole verso l'eremo, ovviamente chiuso, e un bel panorama rivolto verso i Faraglioni che da qui sembrano così piccoli, anche se molto belli comunque.
Invece
di scendere a piedi torniamo su a prendere la seggiovia, non tanto perché
abbiamo pagato il biglietto di ritorno, quanto per farci altri due passi nella
natura incontaminata di un’isola che ormai è stata disseminata di case e ville
di lusso in quasi ogni suo angolo.
Mentre
siamo comodamente seduti rivolgo lo sguardo verso Anacapri e vedo subito la Casa
Rossa, nostra prossima tappa.
Appena in tempo perché siamo quasi all’orario di chiusura. Costruita a fine '800 dal colonnello americano MacKowen, l'ha riempita di diversi reperti archeologici reperiti durante i suoi viaggi per il mondo.
Al
momento è gestita da un'associazione di volontariato che fa lavorare ragazzi speciali. Due di loro ci accompagnano litigandosi le
spiegazioni di un paio di sale.
La
prima sala ospita addirittura le statue ritrovate sul fondo della Grotta
Azzurra che la ornavano ai tempi dell'imperatore Tiberio. Benché provate
dal tempo, sono un ritrovamento eccezionale mostrato per la prima volta in un
museo.
Saliamo nelle altre sale dove sono esposti anche diversi quadri. Ci viene data un'audioguida, poi la visita continua fino al tetto da dove si vede tutta Anacapri.
Fuori della Casa Rossa andiamo a cercare di vedere quello che possiamo. Finiamo alla Chiesa di Santa Sofia e poi alla Chiesa di San Michele Arcangelo, dove c'è un pavimento maiolicato su cui è rappresentato in un unico grandissimo disegno il Paradiso terrestre e il peccato originale. Per vederlo ci sono delle passerelle che girano attorno a tutto il pavimento, ma anche una scala a chiocciola che porta all'organo e da cui si può ammirare interamente il disegno dall'alto.
È
quasi sera, non siamo ancora sazi. Ci dirigiamo verso l'altra estremità
dell'isola, dove ci sono i resti della Villa romana Damecuta.
Dovremo camminare un pochino. Scopriamo che in questa parte dell'isola le strade sono quasi normali e le automobili ci sono eccome. Ne troviamo diverse che circolano e un po’ ci sembra strano.
Arriviamo
alla villa romana con un leggero affanno perché temevamo chiudesse. In realtà
si trova dentro un parco pubblico, e non è che ci sia rimasto molto da vedere.
Gironzoliamo per i pochi resti quasi completamente coperti dall'erba alta. In compenso godiamo della vista dall'altro capo dell'isola, rivolta verso il sole che lentamente si avvicina al momento del tramonto. Sotto di noi si vedono anche alcuni fortini risalenti ai tempi della repubblica marinara di Amalfi.
Tornati
al centro di Anacapri aspettiamo l'autobus. Siamo vestiti come sempre, da
escursionisti. Per la prima volta mi sento un pochino fuori posto. Siamo quasi
all'orario dell'aperitivo e poco a poco arrivano persone vestite da sera, con
abiti leggeri e colorati che sembrano usciti da una boutique di alta moda.
Il
numero aumenta sempre di più e sorrido sotto i baffi immaginando di vederli
salire su un comune autobus di linea.
Non succederà. Fanno gruppo e prendono tre taxi. La cosa mi diverte comunque perché ricorda la scena di Fantozzi quando con Calboni vanno al night club e prendono cinque taxi in tre. Cosa non si fa per l'immagine.
Scendiamo
a Capri e Cassandra vuole andare al supermercato. Ci mettiamo un po’ a
trovarlo. Quasi mi fa tornare indietro ad Anacapri. Alla fine facciamo la spesa
per la serata e con calma torniamo a casa.
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