mercoledì 25 febbraio 2015

LE TANCREDIADI

Cassandra ha un amico, si chiama Tancredi e fa la guida turistica. Quale migliore occasione ci potrebbe essere se non quella di farsi accompagnare da Tancredi alla scoperta dei monumenti più famosi e visitati?
Ed è così che inizia questo tour de force: le Tancrediadi.
Ci troviamo alle nove di mattina davanti al Colosseo, freschi e pronti per entrare in un anfiteatro Flavio ancora poco gremito di turisti.
Quello che vediamo oggi del Colosseo forse non è neanche la metà della costruzione originale. Infatti oltre alle due più alte strutture esterne, di cui rimane solo metà, anche quella più interna è stata ridotta letteralmente all'osso dai vari “saccheggi” durante i secoli. Ma questi saccheggi non li fecero i barbari, bensì i romani stessi.
È da quando l'ho conosciuta in Turchia, che Cassandra mi ripete un famoso detto: quello che non hanno fatto i barbari, l'hanno fatto i Barberini. I Barberini erano una ricca ed importante famiglia romana che ha fatto di tutto a Roma.
Era molto più conveniente recuperare il tufo, il marmo e il travertino dagli stadi, dai circhi e dai teatri, piuttosto che farli arrivare dalle cave. All'interno del Colosseo c'erano perfino delle botteghe dei marmisti che ne vendevano i pezzi a chi servivano. Se oggi vediamo la struttura più interna pressoché intera, lo dobbiamo alla ristrutturazione di Papa Clemente decimo. Il saccheggio di queste cattedrali del passato era uso comune, non solo a Roma, a Milano la basilica di San Lorenzo, da cui venne divulgato l'editto di Costantino sul riconoscimento della religione cristiana, sembra sia stata costruita con le parti del vicinissimo anfiteatro.

Quindi a Roma si riciclava tutto, quasi fosse un primo esperimento di differenziata.
Il Colosseo stesso è nato sui resti di qualcos'altro: la domus aura di Nerone.
L'imperatore meno amato dai romani viveva infatti in una villa immensa e di uno sfarzo mai visto. Per cancellarne il ricordo i romani decisero di costruirvi sopra qualcosa di grandioso. La dinastia Flavia, decise per un grande anfiteatro che fecero sorgere nei pressi del ninfeo della villa di Nerone. Avendo la possibilità di sfruttare il laghetto del ninfeo lo prosciugarono e lo utilizzarono per metterci le fondamenta dell'anfiteatro.
Il nome Colosseo deriva invece da un enorme statua di bronzo alta circa trentacinque/trentotto metri. Per cercare di immaginare le sue dimensioni reali fate conto che la parte più alta del teatro è sui 42/45 metri. Davvero un colosso.
All'interno ci combattevano i gladiatori tra loro o contro le fiere, gli animali feroci. Questi ultimi però non sempre avevano una gran voglia di combattere e poteva capitare che una volta entrati sulla rena, la sabbia che era usata perché assorbiva facilmente il sangue, si sedevano ad osservare quello spettacolo di gente urlante, un po' come allo Zoo. Tra l'altro gli animali arrivavano a Roma con l'unico scopo di essere massacrati e così non se ne aveva molta cura. La maggior parte moriva durante il viaggio. Capitava sovente quindi che le fiere, immobili, venissero semplicemente usate come bersagli.
I gladiatori invece erano degli idoli. Più o meno erano i calciatori dei giorni nostri. Venivano addestrati in varie palestre, a seconda della nazionalità di provenienza, e scendevano nell'arena una o al massimo due volte l'anno, se sopravvivevano.
I giochi però non venivano fatti ogni domenica come da noi succede con il campionato di calcio. Essendo un evento molto dispendioso, si organizzavano solo in occasioni importanti, come delle elezioni. Chi organizzava i giochi lo faceva per ottenere il favore del popolo. Panem et circenses. Non è cambiato molto.
In media capitava una volta l'anno.
Anche le morti non erano così frequenti, ma capitavano momenti in cui ce ne erano veramente molte, come in occasione dell'inaugurazione dell'anfiteatro Flavio, quando i giochi durarono cento giorni e morirono circa 4000 persone, tra gladiatori, ma soprattutto schiavi.
Un falso mito è quello dei cristiani che venivano massacrati al Colosseo. Falso. O meglio, nonostante qualche cristiano ci sia morto veramente, non è mai avvenuta una strage. Pare che le morti accertate di cristiani siano veramente poche.
Scendendo verso l'arena, Tancredi ci mostra quello che doveva essere l'ingresso dell'imperatore. Pare che Commodo, come nel film del Gladiatore, abbia veramente combattuto nell'arena, non ci è morto. Qualcuno però cercò di ucciderlo davvero mentre era nei corridoio per entrare nell'area. Tentativo ovviamente fallito.
Più si era vicini al terreno, più si occupava un ruolo importante nella società. Anche se l'ingresso era libero, non si pagava il biglietto, ognuno aveva già una sola zona da cui poteva assistere allo spettacolo.



In cima, dove stavano gli schiavi, c'era la parte da cui si stendevano le vele per coprire gli spalti dal sole e dalla pioggia. Erano comandati da un'intera squadra della marina di Ostia.
Scesi dal Colosseo ci rechiamo al Palatino, il colle su cui sorgeva la villa residenza degli imperatori. Prima però ci imbattiamo nell'arco di Costantino e veniamo a sapere una cosa che non avrei mai immaginato: l'arco è stato fatto con parti di altri monumenti! A guardarlo bene certe sculture, specie quelle sotto l'arco, hanno uno stile del tutto diverso da quelle sulle facciate. Sono più antichi di un paio di secoli ma sembrano fatti meglio. Tancredi ci spiega che col tempo l'arte e le tecniche avevano subito un impoverimento tale da non consentire più agli scultori di raggiungere la bravura dei loro antenati.
Salendo sul Palatino Tancredi ci racconta che qui ci avevano costruito la propria residenza diversi imperatori e personaggi di una certa importanza.
Il Palatino è anche il luogo su cui sono state trovate tracce di un insediamento di capanne molto antico che pare risalga ai tempi di Romolo e Remo, i mitici fondatori di Roma. Sul colle sarebbe anche situata la linea che Romolo tracciò come confine e Remo oltrepassò, dando così inizio alla storia di Roma.
Dal Palatino, si può anche vedere il circo massimo, o quel che ne resta, nonché una splendida vista della città. La villa, anche se ne è rimasto ben poco, rende l'idea su quanto grandiosa ed immensa potesse essere. Ci sarebbero anche da visitare gli appartamenti privati di Augusto e di Livia, la consorte.
Da qui si può andare direttamente verso il foro attraverso una galleria antica, molto grande e spoglia, ma non per questo meno affascinante.
Giunti alle porte del Foro, il luogo nevralgico della vita cittadina di Roma, dove ci si incontrava, dove si facevano affari, dove si andava a pregare nei vari templi e dove si veniva giudicati, come nel tribunale della immensa basilica subito sopra il foro. L'ingresso del foro è un arco realizzato da Tito che testimonia la vittoria dei romani su Gerusalemme. Tancredi ci racconta, mostrandoci i rilievi sulle facciate dell'arco, che probabilmente il foro è stato costruito con il tesoro preso a Gerusalemme.
Passato l'arco scendiamo sul lastricato originale e passiamo sulla destra dalla Basilica di Massenzio, immenso tribunale, mentre più avanti, sulla sinistra, vediamo la casa delle vestali ed il tempio di Vesta. Sulla destra ce ne sono un altro paio che sono stati trasformati in chiese, credo di Antonino qualcosa e forse anche di Cesara...
Inizia a girarmi la testa..
Mi sento quasi ubriaco...
Oste? Il conto per favore.
Ho bisogno di una pausa.
Dopo una veloce sosta ai pit stop, ripartiamo di slancio per completare il Foro con la Basilica Giulia, il tempio di Saturno, la Curia Julia, dove si riunivano i politici, ed infine l'arco di Settimio Severo.
Nota importante: Giulio Cesare non è stato ucciso nel foro. Tancredi infatti ci informa che nel periodo in cui fu assassinato, i politici si riunivano non nella Curia Julia, ma in piazza Argentina.


Usciti dal foro saliamo la scalinata che passa sotto il balconcino del sindaco e arriviamo al campidoglio. Poi entriamo in una chiesetta nascosta sulla destra della piazza che in realtà è la Basilica di Santa Maria in Ara coeli. Da qui si spunta proprio davanti all'altare della patria, simpaticamente detto dai romani: la macchina da scrivere.
Scendiamo la scalinata e ci troviamo in piazza Venezia. E' ora di pranzo, ma le Tancrediadi non sono ancora finite.
Senza sentire la fame ci dirigiamo verso piazza Argentina e poi da lì, prendiamo un autobus che ci condurrà al Pantheon.
Questo è un monumento che non ero mai riuscito a vedere all'interno, lo avevo sempre trovato chiuso. La gigantesca cupola, ha la particolarità di avere un foro, nemmeno troppo piccolo, sulla sua sommità. Difatti ci piove dentro. E' costruito in modo che possa contenere una sfera perfetta grande come la cupola. Al suo interno ci sono delle tombe di personaggi tra cui Raffaello ed un Re d'Italia.
L'ora di pranzo è passata, ed io non ci vedo più dalla fame. Cerchiamo un posticino tranquillo ma poi finiamo in un micro locale dove fanno una pizza abbastanza ma in cui non si respira.
Come tappa finale delle Tancrediadi andiamo a vedere la Basilica di Santa Maria Maggiore, che pare sia stata costruita nel punto in cui il 5 Agosto del 352 DC ha nevicato.
La chiesa è davvero molto grande, tra le più belle che ho visto finora a Roma. In questa Basilica sono sepolti importanti personaggi come: Sisto V, San Pio V, il Bernini e Paolina Borghese Bonaparte, sorella di Napoleone.
La Tomba del Bernini, che era molto legato a questa chiesa, è davvero molto semplice e spoglia, un po' in contrapposizione con la sua figura che lo dipinge come tra i protagonisti assoluti della cultura figurativa barocca.
Finiscono così le prime Tancrediadi, con un ultimo, lento e defaticante passeggio per il centro di Roma, prima di prendere il treno che mi riporterà ancora una volta a Mediolanum.



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