giovedì 19 febbraio 2015

LA VILLA DEI QUINTILI

Sono passate solo due settimane da quando sono tornato dal viaggio in Turchia. La voglia di perdermi nella storia romana, dopo l'indigestione archeologica sfiorata in Anatolia, non mi è ancora passata.
Per soddisfare questo bruciante desiderio di storia, salto sul primo treno per Roma e vado a trovare Cassandra.
E' l'alba di una nuova via da percorrere?
Il cambiamento che sta cercando di lasciare il segno nella mia vita sta continuando ad avanzare, proprio come il sole che sorge ogni mattina. L'alba è solo l'inizio del giorno.
Il tempo a disposizione non è molto, solo un weekend, ma ce lo faremo bastare.
Da brava profetessa quale è, Cassandra mi porta in una zona di Roma che non è molto frequentata dai turisti. Non per questo è meno affascinante, anzi, forse dal mio punto di vista lo è ancora di più.

Sulla via Appia nuova c'è un museo a cielo aperto che risponde al nome di Villa dei Quintili. E' una grande villa dell'antica Roma, o almeno quello che ne resta. E' comunque sufficiente per testimoniarne la sontuosità e la grandezza che doveva avere una volta. Decine di stanze, alcune ricche di marmi colorati, altre con mosaici. C'erano perfino le terme, ancor d'oggi un lusso estremo da possedere in casa propria.




La villa è immersa in un parco verde e tranquillo, lontano dal caos della città che la circonda. Sembra un oasi di pace rimasta ancorata al passato da cui proviene.
Esplorando l'esterno della villa, Cassandra mi conduce nel parco fino a farmi sbucare su una porta del tempo: la via Appia Antica.




La strada che una volta era esterna alla città, è ancora lì, con il suo selciato originale, vecchio di chissà quanti secoli. Benché in alcuni punti sia gibboso per le deformazioni che ha subito, sembra ancora perfettamente in grado di resistere molto a lungo. Strade così non le fanno proprio più.
Camminando sulla storia di Roma, ci dirigiamo verso l'interno della città, passando dal selciato ai sentieri che lo costeggia, all'ombra degli altissimi pini marittimi e, di tanto in tanto, di grandi mausolei. Chissà quanti personaggi importanti sono seppelliti lungo questa strada.
Uomini che hanno fatto la storia di Roma, uomini che in vita erano grandissime personalità. Oggi ormai quasi dimenticati, se non per una delle poche cose che riesce ancora a tenere in vita il loro ricordo. La loro tomba.
Come comprese Gilgamesh alla fine della sua ricerca, l'unica vera cosa in grado di dare l'eternità ad un essere mortale, è ciò che ci si lascia alle spalle. Qualcosa di magnifico e duraturo nel tempo, qualche cosa di grande e dall'elevato significato. Le piramidi ne sono un altro magnifico esempio.




La via appia antica, costellata di mausolei, ha un fascino completamente differente, ma è capace anch'essa di lasciarti a bocca aperta.
Io e Cassandra camminiamo fino ad arrivare ad una delle parti più antiche della strada, dove il selciato è talmente gibboso che si possono riconoscere i solchi lasciati dai carri che arrivavano e uscivano dalla città.
Arriveremo fino al mausoleo di Cecilia Metella, poco prima del Circo di Massenzio. Dopo la visita al mausoleo, durante i secoli trasformato in fortino militare, non ci rimane molto tempo, così ritorniamo sui nostri passi per riprendere la strada per il parco di Villa dei Quintili. Purtroppo quando ci arriveremo, coi piedi già doloranti, lo troveremo chiuso, per tanto dovremo ritornare fino alla strada trafficata di auto e cercare l'imbocco della via Appia Nuova, brulicante di vetture.




Per chiudere in bellezza questa splendida giornata, Cassandra mi porta a Frascati, sulle colline appena fuori Roma.
Anche questa è una piacevolissima sorpresa. La cittadina è molto carina e dalle terrazze affollate, che ne compongono una parte del paesaggio, si può vedere tutta la valle sottostante, fino alle pittoresche luci della città eterna.
Nonostante i piedi che chiedono pietà, Cassandra vuole andare a cercare una Fraschetta, il tipico locale di Frascati dove si beve solamente il vino locale. Il cibo ce lo si può portare da fuori, perfino da casa se si è organizzati.
Purtroppo di Fraschette originali sembra non ne siano rimaste, così camminiamo e camminiamo, fino a che i piedi non mi sostengono più. Solo quando zoppico ormai vistosamente, incrociamo un cartello che indica la cantina di Santino.
Lo seguiamo fino in cima alle tre lunghe rampe di scale e la troviamo, finalmente, la Fraschetta.
Santino ci accoglie così:
Oh, qui nun se magna eh! Qui se beve il vino mio eh! L'ho fatto io!”
Contenti per la scoperta scappiamo alla ricerca di qualche cosa da mangiare. Inizia un'altra ricerca che inizialmente pare disperata. Infatti, anche Cassandra è vegetariana, anche se mangia formaggi e uova.
Per fortuna ci imbattiamo in una pizzeria al taglio e finalmente ci andiamo a sedere nella fraschetta.
Quando ordiniamo Santino ci chiede:
Che bevete?”
Cassandra che è del posto, ma è una donna, e quindi per questo motivo non accetta le parole degli uomini, chiede:
Vino rosso?”
Santino si adombra un pochetto
Il frascati è bianco, c'è solo bianco. Se volete il rosso lo faccio in un altro periodo. Adesso ciò questo, finché non lo finisco, poi chiudo finché non ce'nno dell'altro.”
Per fortuna Cassandra è si una donna, ma anche intelligente.
Va benissimo il bianco”
Santino si rasserena ed in un attimo ci porta una caraffa di ottimo vino.
Mangiamo tranquilli, in questa cantina zeppa di famiglie che si sono portati teglie e marmitte di cibo cucinato a casa propria.
E' una bella atmosfera, molto calda e simpatica.
Dopo mangiato torniamo, io purtroppo zoppico ancora vistosamente, ma sono così contento che quasi non sento il dolore.

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