Sono
passate solo due settimane da quando sono tornato dal viaggio in
Turchia. La voglia di perdermi nella storia romana, dopo
l'indigestione archeologica sfiorata in Anatolia, non mi è ancora
passata.
Per
soddisfare questo bruciante desiderio di storia, salto sul primo
treno per Roma e vado a trovare Cassandra.
E'
l'alba di una nuova via da percorrere?
Il
cambiamento che sta cercando di lasciare il segno nella mia vita sta
continuando ad avanzare, proprio come il sole che sorge ogni mattina.
L'alba è solo l'inizio del giorno.
Il
tempo a disposizione non è molto, solo un weekend, ma ce lo faremo
bastare.
Da
brava profetessa quale è, Cassandra mi porta in una zona di Roma che
non è molto frequentata dai turisti. Non per questo è meno
affascinante, anzi, forse dal mio punto di vista lo è ancora di più.
Sulla
via Appia nuova c'è un museo a cielo aperto che risponde al nome di
Villa dei Quintili. E' una grande villa dell'antica Roma, o almeno
quello che ne resta. E' comunque sufficiente per testimoniarne la
sontuosità e la grandezza che doveva avere una volta. Decine di
stanze, alcune ricche di marmi colorati, altre con mosaici. C'erano
perfino le terme, ancor d'oggi un lusso estremo da possedere in casa
propria.
La
villa è immersa in un parco verde e tranquillo, lontano dal caos
della città che la circonda. Sembra un oasi di pace rimasta ancorata
al passato da cui proviene.
Esplorando
l'esterno della villa, Cassandra mi conduce nel parco fino a farmi
sbucare su una porta del tempo: la via Appia Antica.
La
strada che una volta era esterna alla città, è ancora lì, con il
suo selciato originale, vecchio di chissà quanti secoli. Benché in
alcuni punti sia gibboso per le deformazioni che ha subito, sembra
ancora perfettamente in grado di resistere molto a lungo. Strade così
non le fanno proprio più.
Camminando
sulla storia di Roma, ci dirigiamo verso l'interno della città,
passando dal selciato ai sentieri che lo costeggia, all'ombra degli
altissimi pini marittimi e, di tanto in tanto, di grandi mausolei.
Chissà quanti personaggi importanti sono seppelliti lungo questa
strada.
Uomini
che hanno fatto la storia di Roma, uomini che in vita erano
grandissime personalità. Oggi ormai quasi dimenticati, se non per
una delle poche cose che riesce ancora a tenere in vita il loro
ricordo. La loro tomba.
Come
comprese Gilgamesh alla fine della sua ricerca, l'unica vera cosa in
grado di dare l'eternità ad un essere mortale, è ciò che ci si
lascia alle spalle. Qualcosa di magnifico e duraturo nel tempo,
qualche cosa di grande e dall'elevato significato. Le piramidi ne
sono un altro magnifico esempio.
La
via appia antica, costellata di mausolei, ha un fascino completamente
differente, ma è capace anch'essa di lasciarti a bocca aperta.
Io
e Cassandra camminiamo fino ad arrivare ad una delle parti più
antiche della strada, dove il selciato è talmente gibboso che si
possono riconoscere i solchi lasciati dai carri che arrivavano e
uscivano dalla città.
Arriveremo
fino al mausoleo di Cecilia Metella, poco prima del Circo di
Massenzio. Dopo la visita al mausoleo, durante i secoli trasformato
in fortino militare, non ci rimane molto tempo, così ritorniamo sui
nostri passi per riprendere la strada per il parco di Villa dei
Quintili. Purtroppo quando ci arriveremo, coi piedi già doloranti,
lo troveremo chiuso, per tanto dovremo ritornare fino alla strada
trafficata di auto e cercare l'imbocco della via Appia Nuova,
brulicante di vetture.
Per
chiudere in bellezza questa splendida giornata, Cassandra mi porta a
Frascati, sulle colline appena fuori Roma.
Anche
questa è una piacevolissima sorpresa. La cittadina è molto carina e
dalle terrazze affollate, che ne compongono una parte del paesaggio,
si può vedere tutta la valle sottostante, fino alle pittoresche luci
della città eterna.
Nonostante
i piedi che chiedono pietà, Cassandra vuole andare a cercare una
Fraschetta, il tipico locale di Frascati dove si beve solamente il
vino locale. Il cibo ce lo si può portare da fuori, perfino da casa
se si è organizzati.
Purtroppo
di Fraschette originali sembra non ne siano rimaste, così camminiamo
e camminiamo, fino a che i piedi non mi sostengono più. Solo quando
zoppico ormai vistosamente, incrociamo un cartello che indica la
cantina di Santino.
Lo
seguiamo fino in cima alle tre lunghe rampe di scale e la troviamo,
finalmente, la Fraschetta.
Santino
ci accoglie così:
“Oh,
qui nun se magna eh! Qui se beve il vino mio eh! L'ho fatto io!”
Contenti
per la scoperta scappiamo alla ricerca di qualche cosa da mangiare.
Inizia un'altra ricerca che inizialmente pare disperata. Infatti,
anche Cassandra è vegetariana, anche se mangia formaggi e uova.
Per
fortuna ci imbattiamo in una pizzeria al taglio e finalmente ci
andiamo a sedere nella fraschetta.
Quando
ordiniamo Santino ci chiede:
“Che
bevete?”
Cassandra
che è del posto, ma è una donna, e quindi per questo motivo non
accetta le parole degli uomini, chiede:
“Vino
rosso?”
Santino
si adombra un pochetto
“Il
frascati è bianco, c'è solo bianco. Se volete il rosso lo faccio in
un altro periodo. Adesso ciò questo, finché non lo finisco, poi
chiudo finché non ce'nno dell'altro.”
Per
fortuna Cassandra è si una donna, ma anche intelligente.
“Va
benissimo il bianco”
Santino
si rasserena ed in un attimo ci porta una caraffa di ottimo vino.
Mangiamo
tranquilli, in questa cantina zeppa di famiglie che si sono portati
teglie e marmitte di cibo cucinato a casa propria.
E'
una bella atmosfera, molto calda e simpatica.
Dopo
mangiato torniamo, io purtroppo zoppico ancora vistosamente, ma sono
così contento che quasi non sento il dolore.
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