mercoledì 25 agosto 2021

Il Vesuvio


Dopo questa settimana in giro per siti archeologici, la maggior parte confezionati e conservati nella cenere dell'eruzione vulcanica del 79 d.C., lasciamo per ultimo proprio il responsabile: il Vesuvio.
Saliamo in auto fino ad un certo punto, ovvero un parcheggio da dove una navetta carica i turisti e li porta fino all'inizio del sentiero turistico per la modifica cifra di due euro a persona. Sono solo due chilometri da percorrere e io e Cassandra decidiamo di camminare, giusto per scaldarci le gambe in vista della salita.

Arrivati al cancello con tanto di tornello per verificare il pagamento del biglietto di accesso (come il 90% dei biglietti in area vesuviana, da fare rigorosamente on line!), ci avvisano che da qui in poi non ci saranno bagni (ma perché prima dove erano? Forse c’era il “fai da te”?). L’unico bagno chimico che si intravede è solo per i lavoratori locali. Quindi sul Vesuvio è tassativamente vietato sentirsi male da quel punto in poi! Stiamo tutti bene? Perfetto, allora per la modica cifra di quasi 12 euro a testa, e senza possibilità di usufruire di servizi igienici, entriamo praticamente con la testa tra le nuvole basse che circondano la cima del vulcano.

Il sentiero è ampio e tranquillo, si sale senza problemi immersi nelle nuvole e arriviamo al primo avamposto delle guide. Breve sosta in attesa che si formi un gruppo, quindi inizia la visita guidata.
Ci si affaccia alla bocca del vulcano e la guida spiega la storia del sito. Anche se al momento è tranquillissimo, essendo una giornata umida, le fumarole sono ben visibili, anzi, sembra che il vulcano sia in procinto di fare qualcosa di più eclatante. In realtà viene spiegato che la camera magmatica non è al livello di eruzione, difatti il Vesuvio oggi è considerato come livello di attenzione “verde” nonostante le ultime eruzioni siano state puntuali con un periodo di tregua tra una e l'altra di circa quarant'anni. L'ultima è stata nel 1944, direi che siamo un po' in ritardo... La guida invece sostiene che non dovrebbe essere imminente. È sicuro che avverrà, ma non si sa quando.

Il problema è un altro: in tutto questo tempo l'uomo si è abituato ad un vulcano tranquillo e apparentemente spento. Quindi ha cominciato a costruire abusivamente edifici sulle sue pendici, cosa che in passato non era mai avvenuta. Se il Vesuvio eruttasse oggi, non potremmo nemmeno immaginare il disastro che provocherebbe.
In ogni caso è più probabile che eruttino prima i Campi Flegrei, che sono a livello “giallo”. Per tranquillizzare tutti, sembra che anche lì ci vorrà ancora un po' di tempo.
Mentre osserviamo la bocca, notiamo sul fondo diverse centinaia di metri sotto di noi, che ci sono cresciute delle piante, a riprova della calma apparente.

Ci spostiamo, sempre immersi tra le nuvole, un pochino più in là sul ciglio del vulcano dove c'è un'altra casupola e delle grandi basi di cemento. Qui, fino agli inizi del secolo scorso c'era una funicolare e proprio da qui nasce la famosa canzone Funiculì funiculà. Qualcuno del gruppo fa notare che la canzone potrebbe essere riferita alla funicolare di Capri, la guida replica che era la canzone di inaugurazione della funicolare che portava i turisti a questo livello: camminando si entrava nella bocca del Vesuvio, molto più in alto rispetto ad oggi, e si arrivava fino ad una piccola bocca dove usciva un costante rivolo di lava. Ci indica il bordo del cono interno, dove c'è un deciso cambiamento nel colore e nella composizione. Si trova poco sotto al livello di calpestio ed è dove arrivava agli inizi del ‘900, quando con la Funiculì funiculà si andava a passeggiare sulla bocca del vulcano.

Continuiamo a camminare lungo il ciglio e si arriva ad una sorta di rifugio, verso cui scende dall'altro versante un gruppo di turisti che ha fatto un’escursione guidata ad anello. Per curiosità chiedo quanto ci hanno messo e pagato: un'ora per circa 29 euro a testa. Mi sembra un po' troppo, ma effettivamente io non l'ho fatta, magari merita, anche se non credo che lo scoprirò.
Finisce qui questa prima settimana di ferie post Covid, tra impreviste chiusure e incazzature, ma anche siti semi deserti e molto più fruibili di quando ci sono le masse.
 
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martedì 24 agosto 2021

Villa Regina a Boscoreale

Tornando da Paestum ci rendiamo conto che è ancora presto, così andiamo a vedere la Villa Regina a Boscoreale. In realtà il proprietario del B&B ce l’aveva segnalata, con una postilla: si trova in un posto veramente brutto. Difatti ci consigliava, anche se raggiungibile con pochi minuti di macchina, di andarci con il treno della Circumvesuviana.
Ma cosa vuoi che sia per noi? Del resto la mamma di Cassandra è nata a Boscoreale, in un certo senso per lei è come un viaggio introspettivo delle proprie origini.

Tra l'altro oltre la villa c'è anche l'Antiquarium con un sacco di cose trovate a Pompei, non possiamo perdercelo.
Dopo esserci persi un paio di volte per colpa del navigatore, finalmente troviamo il museo. Effettivamente il quartiere in cui è immerso non è bellissimo: circondato da diversi condomini non proprio all'ultimo grido, o meglio, l'ultimo grido potrebbe essere l'ultima cosa che dite se ci passate nel momento sbagliato. Parcheggiamo nei pochissimi posti a disposizione dentro il museo, per cui non avremo problemi.

Il custode ci avverte che mancano pochi minuti alla chiusura e che l'Antiquarium è chiuso per disposizioni del ministero. Possiamo vedere solo la villa e una piccola parte del museo che parla di altri siti archeologici della zona. Accettiamo ugualmente. Anche qui biglietto rigorosamente on line.  Entriamo, o meglio scendiamo. La villa infatti è scavata proprio al centro della zona del museo e girandovi attorno scendiamo negli strati di cenere che l'hanno ricoperta.
Si tratta di una piccola villa rurale, anche se probabilmente appartenuta ad una famiglia abbastanza facoltosa considerando gli affreschi e i mosaici rinvenuti. Il suo aspetto unico però è che qui ci sono anche dei calchi di alberi che stavano dentro e fuori la villa.
Risaliamo, vediamo la piccola parte del museo aperta e ce ne andiamo di corsa, annoverando l'Antiquarium come ennesima vittima del Covid (o della disorganizzazione del ministero?).

lunedì 23 agosto 2021

Paestum


Inizialmente avevo cancellato questa tappa perché pensavo fosse troppo lontana e ci avrebbe portato via tempo prezioso per la visita di Pompei. Data la delusione di ieri, abbiamo cambiato programma e oggi si va a vedere Paestum.

Siamo fortunati ad avere beccato l’orario in cui c’è anche la visita guidata e cogliamo l’occasione.
Il sito in sé riguarda la città greca, diventata poi romana, di cui è rimasto pochissimo. Gli archeologi sono ancora al lavoro per riportare alla luce nuove aree della città, però quello che c'è da vedere è proprio il minimo sindacale: fondazioni, una bella strada romana, un anfiteatro tagliato volutamente a metà dai Borboni per far passare la strada che univa i loro possedimenti.

Insomma tutti questi chilometri (bisogna andare ben oltre Salerno), per vedere questi poveri resti?
Ci sono i templi.
E che templi! Sono ben tre, di epoca greca. Non si sa nemmeno da quanto tempo stiano lì, ancora in piedi come le piramidi.

Nonostante siano passati millenni, guerre, terremoti, ecco le colonne imponenti ancora perfettamente al loro posto. Sono talmente vecchi che non si è nemmeno certi a quali dèi fossero dedicati.

Oggi vengono identificati come tempio di Hera, di Nettuno e l'ultimo di Atena o Cerere. Si sono salvati perché col passare del tempo sono stati trasformati in chiese, altrimenti nemmeno queste meraviglie sarebbero giunte fino a noi. Delle chiese sono state poi epurate le tracce per far ritornare evidente lo splendore iniziale.
 

Sono davvero magnifici, mi perdo a fare decine e decine di fotografie.
Anche mentre la guida parla sono rapito da questi colossi, che purtroppo non sono visitabili dall'interno, nonostante ci siano passerelle per attraversarli in sicurezza. Capisco il tempio di Atena, ma almeno in quello di Hera dove non c'è più nemmeno il tetto e le passerelle sembrano nuove potevano farci entrare…
 

Mentre continuo il giro da solo ascoltando l'audio della guida gratuita scaricata, continuo a venir calamitato dalla forza di attrazione che i templi esercitano su di me. Cassandra invece si è già stufata ed è uscita per andare al museo.

Paestum infatti è dove è stata trovata la famosissima tomba del tuffatore, poi scomposta ed esposta appunto al museo.
Magnifica, unica e superbamente greca.

Questo è un sito unico, oltre che per i templi, anche per la necropoli greca. Come gli etruschi e i romani, i più ricchi seppellivano i loro morti in tombe che adornavano come opere d’arte. I greci lo facevano in tombe a forma di casetta, e la cosa straordinaria è che ogni parete interna era affrescata in modo magistrale.

Sembra superfluo pensare che gli etruschi abbiano preso da loro questa usanza, sebbene al contrario dei greci scavavano le tombe nel tufo.
Nel museo, oltre la tomba del tuffatore, davvero eccezionale, ci sono moltissimi altri reperti e tombe greche. Essendo in gran parte in ristrutturazione non è molto lo spazio espositivo che possiamo visitare, ma nonostante tutto è davvero ricchissimo.
Che fame!

Tutto il giorno in giro per necropoli e non ci vedo più dalla fame...
Prima di rifocillarci cerchiamo di visitare un altro museo qui vicino, però lo troviamo in ristrutturazione.
Quindi dirigiamo verso i numerosi caseifici di bufale che popolano la zona. Puntiamo su “Granato” consigliatoci dal padrone del B&B di Pompei. La bufala è buona, forse non eccezionale come quella mangiata il primo giorno ad Ercolano. La cosa particolare è che qui fanno lo yogurt di bufala. Sono tentato, ma conoscendo la mia tendenza a non gestire questo genere di derivati freschi, non mi azzardo a prenderlo. Mi bastano le mozzarelle e la focaccia.

domenica 22 agosto 2021

Pompei


Finalmente sono qui. Non so quante volte ho sognato di visitare questa antica città.
Come previsto il biglietto si fa solo on line. Per evitare di imprecare davanti ai cancelli, lo facciamo la sera prima scegliendo come orario d'ingresso le 9 di mattina.
Essendo il B&B a duecento metri dai cancelli, ci presentiamo un po’ in anticipo. Non ci fanno entrare. Non c’è nessuno, ma non possiamo entrare. E se fossimo arrivati in ritardo? Lo stesso non ci avrebbero fatto entrare... 16 euro di biglietto valido un solo giorno...Chi ben comincia…
Nell’attesa veniamo avvicinati da una giovane guida che, mostrandoci il solito distintivo della regione (rigorosamente senza foto né dati personali) come se fosse il simbolo dello shogunato, ci propone il suo giro. Ovviamente applica gli stessi prezzi fissi come ad Herculaneum. Nemmeno un trust/cartello americano avrebbe fatto meglio!

Come l’altro giorno potremmo essere interessati alla visita guidata, ma non da soli. Restiamo d’accordo che quando trova altre persone ci richiama, e noi torneremo indietro per la visita assieme al gruppo.
Nel frattempo entriamo. Prima di arrivare all’anfiteatro veniamo nuovamente abbordati, stavolta da una guida abusiva che butta lì un prezzo decisamente migliore (tipo venti euro a testa). È sempre più dell’intero biglietto d’ingresso, meno della guida “ufficiale”. Noi però ci siamo messi d’accordo con la ragazza “ufficiale” che difatti sembra aver subodorato qualcosa e viene in nostro soccorso salutando il noto abusivo:
- Buongiorno Anto’!
Il tizio si dilegua.
Ingenuamente pensiamo allora che la ragazza abbia racimolato il gruppo. Ancora non ci è riuscita, voleva solo "salvarci" da Antò.

Speranzosi andiamo allora a vedere l’Anfiteatro che purtroppo è visitabile solo nell'arena dove si battevano i gladiatori. Né gli spalti né altre zone come i criptoportici sono accessibili. Se i Pink Floyd lo potessero vedere...Tornerebbero a suonare qui Careful with that axe, Eugene a tutto volume!
Tra l'altro, proprio sotto gli spalti sbarrati, si intravedono degli espositori della mostra fotografica (anche questa non accessibile) della visita dei Pink Floyd al sito, quando negli anni settanta vennero qui e suonarono Live at Pompeii.

Passiamo quindi al portico della Palestra Grande dove troviamo un’esposizione temporanea sui gioielli e intere pareti di affreschi strappati. Gioielli mozzafiato per Cassandra. Io mi accontento di alcuni affreschi incredibili che sembrano essere stati fatti nel Rinascimento.
Fuori di lì iniziamo a chiederci se la guida non si sia scordata di noi...
Va be’, non c'è problema. Ci scordiamo anche noi di lei e andiamo avanti con l’audio guida gratuita scaricata la sera prima. Non è la stessa cosa ovviamente, ma almeno non dobbiamo aspettarla all'infinito...
Non si farà più sentire per tutto il giorno.

Credo che la tattica di farci richiamare quando trova un gruppo non funzioni molto bene…
Finalmente entriamo nella prima domus: la Praedia di Giulia Felice. Vediamo cose notevoli, anche se il percorso non permette di esplorare tutti gli ambienti della casa.
Notiamo infatti che c’è un itinerario obbligato da seguire causa Covid e va in una sola direzione.
Per fortuna non c'è quasi nessuno. Quindi se mi fermo a fare foto non rischiamo di incrociare qualcuno o fare assembramenti.
 

Circolare, circolare, che le domus sono tante e voglio vederle tutte. E quando dico tutte, intendo tutte!!
Essendo Pompeii molto grande, ma la mia fame di archeologia ancora più grande, abbiamo prenotato ben due giorni il B&B, così oggi vedremo il grosso, domani finiremo con calma quello che manca. In ogni caso dovranno buttarmi fuori a calci all’orario di chiusura sia oggi che domani.

Passeggiamo quasi da soli per le vie lastricate, sembra di essere in una puntata di Quark.
In giro pochissimi turisti. Non è difficile affacciarci su lunghissime strade senza vedere nessuno all'orizzonte.
 
Il percorso obbligato è un po’ labirintico.

Quando usciamo da una domus troviamo spesso delle vie sbarrate da transenne. Seguiamo i punti principali segnati sulla mappa dell’applicazione, almeno per oggi. Abbiamo tantissimo da vedere e siamo solo all’inizio:

la Casa di Octavius Quartio, la Casa del Menandro con il suo portico, la Casa della nave Europa, la Casa degli Amanti, la Casa del Criptoportico dove scendiamo al livello sotterraneo e poi saliamo a quello superiore (unica domus visitabile per intero, tutte le altre lo saranno solo parzialmente).
 

Quando arriviamo al Teatro Piccolo e al Teatro Grande però li troviamo entrambi chiusi.
Anche durante il tragitto fatto per arrivare fin lì abbiamo incrociato diverse strade sbarrate e domus chiuse. Alcune lo erano per restauri, altre non si potevano vedere a causa di transenne che bloccavano l’accesso alla loro via.
 

Tutte queste deviazioni e sbarramenti a questo punto avrebbero dovuto farmi suonare un campanello d’allarme, ma infatuato dall’idea di moltissimi punti ancora da vedere, rimango sordo all'avviso.
Il Foro Triangolare, il Tempio Dorico, la Casa dei Cornelii e l’Orto Botanico. Li attraversiamo praticamente in solitaria perché i turisti presenti non sembra si siano addentrati fino a qui.
Iniziamo a sentire fame... Sono le due e mezza!

Andiamo a cercare un posto tranquillo dove mangiare il nostro pranzo tipico di questa settimana: bufala, pomodori e pane.
Troviamo quello che doveva essere un bar, chiuso ovviamente. Almeno ci sono posti a sedere e bagni.

Mangiamo comodamente e con calma, tanto è presto. Fino alle diciannove potremo vedere tutto, soprattutto considerando che non ci sono file per entrare nelle domus.
 

Mentre mangiamo incrocio un tizio che lavora chiaramente nel sito e gli chiedo un paio di indicazioni su dove andare prima. Lui mi guarda un pochino sorpreso e mi dice: “Le domus. Quelle che sono aperte, rimangono visitabili fino alle 16:20. Vi si può accedere solo fino alle 16.”
Guardo l’orologio. Sono le 15!

Non ho neanche il tempo di bestemmiare perché non voglio perdere tempo. Partiamo a razzo verso tutte le domus che riusciamo a vedere, Antiquarium compreso, in un'ora.
Il Tempio di Apollo, la Casa di Championnet, la Casa dei Mosaici Geometrici, le Terme Stabiane.
Fatte di corsa ma viste, poi ci perdiamo un po’ cercando il Lupanare. Lo troviamo ma è chiuso nonostante fosse indicato come aperto fino alle 16. Qui un’imprecazione sana a Giove mi parte.
 

Per fortuna c’è l’obiettivo finale della Villa dei Misteri verso cui ci dirigiamo.
Non riusciamo nemmeno ad arrivarci perché hanno chiuso l’intera Regio da cui si passa per accedervi.
Ora non mi trattengo più. Inizio a sbraitare una sfilza di improperi che potrebbero essere paragonati alle dodici fatiche di Ercole, talmente sono gli dèi chiamati in causa.
 

Ma come si fa a tenere chiuse le principali attrazioni di Pompeii???
Capisco il Covid, capisco qualche domus chiusa e il percorso obbligato per evitare assembramenti, ma questo no! Altro che Quark! Così mi sembra di essere finito nel cartone animato di Asterix, quando gli chiedono di procurarsi il lascia passare A38.
 

Tanto per non finire il tempo utile a imprecare, scappiamo a vedere le ultime domus aperte prima che chiudano. Inutile dire che, dovendo fare le cose di corsa, perdo quasi tutto l’entusiasmo che mi aveva animato. L'idea di tornare domani per vedere il resto della città evapora completamente dai miei pensieri.

Con la mappa in mano per non perderci ci concentriamo e riusciamo a vedere per un soffio la Casa degli Amorini Dorati, le Terme Suburbane e la Casa di Marco Lucrezio.
Per fortuna nella zona del Foro, la maggior parte degli edifici che vi si affacciano sarà visitabile anche dopo le 16, così mi anestetizzo per mezzo della macchina fotografica cercando di scattare la migliore foto della storia mai fatta a Pompeii.

Ovviamente non ci riesco, ma per lo meno dopo le 16 il sito si svuota e rimaniamo solo noi e pochissimi altri irriducibili. Siamo talmente pochi che a volte abbiamo l'illusione di essere soli in tutta la città.

Tra le domus più belle che non riusciremo a visitare, perché completamente chiuse, vanno segnalate Cave Canem, Casa del Fauno, il Thermopolium, i Granai del Foro e la Casa dell'Orso Ferito.
Le altre case non le voglio nemmeno elencare talmente sono arrabbiato, anche perché non ci siamo potuti passare nemmeno davanti.

Non rimane altro che andare verso l'uscita, sperando che l'Orto dei Fuggiaschi sia visitabile.
Per fortuna lo è.
Qui sono in mostra alcuni dei calchi più famosi della città che hanno contribuito a renderla mitologica.
Ritorniamo sui nostri passi con il sole che ormai ha calato il colore del tramonto sulle strade.

Dovevo farmi cacciare all'orario di chiusura… Invece non sono nemmeno le 18 e stiamo andando verso l'uscita, delusi e arrabbiati.
Non può finire così.
Mi guardo attorno, sebbene sia inutile. Non ci sono né turisti né addetti alla sicurezza (saranno usciti alle 16). Sposto una transenna ed entro in una zona tagliata completamente fuori dalla visita.
 

Sarà una mia mera impressione, ma in nemmeno un centinaio di metri incrociamo quattro o cinque domus, ovviamente sbarrate, che meriterebbero di essere viste.
Non ci entro. Non per ripicca, ma in questo momento ho deciso che ritornerò a Pompeii solo quando tutto sarà aperto. Adesso sarebbe inutile entrare in queste domus. Le voglio vedere con calma e senza fretta.
 

Continuiamo a scendere verso l'esterno della città e arriviamo a Porta Nocera, anch'essa sbarrata.
Al di là della transenna c'è la Necropoli dove scorgo qualche turista che si attarda come noi.




Superiamo le transenne per vedere le tombe: una piccola via Appia, con molte tombe ancora abbastanza integre.
Anche ad Ostia Antica c'è la Necropoli subito fuori le mura, ma non è paragonabile a questa per stato di conservazione, pur essendo molto piccola.

Alla fine rimaniamo il più possibile a Pompeii, ma usciamo comunque prima, consapevoli di essere stati in un posto fantastico. Nonostante il biglietto salato, ci ha lasciato quell’amara sensazione che si ha quando si vede un film meraviglioso al cinema, magari un film di circa tre ore, che quando arrivi alla fine scopri che è solo l'inizio di una trilogia...

Varcando le porte per uscire dal sito mi faccio una promessa e lancio una minaccia: torneremo!
 

sabato 21 agosto 2021

Stabiae - Castello di Lettere


Come tappa finale della giornata saliamo a Lettere, dove spicca un castello che si vede bene anche dalla piana sottostante.
Per arrivare dobbiamo fare una stradina molto stretta e ripida che la mia 500, a dispetto dei suoi tanti anni di servizio, scala ancora bene.
Dopo una mezz’ora di arrampicata arriviamo finalmente alle porte del castello. Stavolta non siamo costretti a fare il biglietto su internet, bastano due euro (solo cash) a testa da pagare al tizio che aspetta fuori nel suo ufficio, cioè in auto (qui lo Smart working è allo stadio 2.0).

Prima di entrare visitiamo i resti della cattedrale lì accanto. Molto bella e con decorazioni del campanile particolari che ritroveremo tra due settimane anche nella zona tra Salerno e Amalfi. Difatti era un sito del ducato di Amalfi, posto a difesa dei propri confini.
Il castello è molto grande, di visitabile ci sono le piccole torri delle mura e la grande torre che si affaccia sulla valle sottostante. Salendo le scale che entrano nel torrione si può godere di una vista spettacolare con il Vesuvio che chiude la cornice.

Usciti dal castello visitiamo anche i resti dell’abitato medievale che sporgono dall’erba a fianco della cattedrale. Mentre scorrazziamo tra un muretto e l’altro, probabilmente veniamo inquadrati da un rumoroso drone che sta facendo riprese per un qualche documentario.

Ci facciamo riconoscere subito salutandolo con la mano. Malauguratamente, mentre porgiamo il nostro omaggio, un improvviso crampo ci fa chiudere tutte le dita della mano, tranne il medio. Chissà se hanno capito.
La giornata si chiude così, mentre scendiamo verso la prossima destinazione: Pompei.