venerdì 6 marzo 2015

PALAZZO MASSIMO


Sveglia! Oggi si corre! Il parco degli acquedotti mi aspetta per la tappa più lunga della settimana: almeno venti chilometri da fare tra i campi.
Siamo a Febbraio ma nonostante abbia piovuto ed il cielo sia ancora plumbeo, non fa affatto freddo.
Voglio il freddo, ne ho bisogno per correre.
Fra quattro settimane da oggi dovrò correre la maratona qui a Roma e temo che il clima non mi aiuterà. Spero di non soffrire come alla maratona di Firenze...
In ogni caso prima di tornare a Mediolanum stamattina io e Cassandra corriamo assieme, lei mi accompagna per i primi cinque chilometri, io concludo i restanti quindici in compagnia della musica.
Alla fine la missione è compiuta senza strafare ne stare male. Ora possiamo tornare a completare questo intenso giro culturale.


L'ultimo tassello del museo nazionale romano, Palazzo Massimo ci aspetta con i suoi quattro piani di reperti. Questo trittico culturale si chiude in bellezza con il palazzo che si affaccia al piazzale della stazione Termini, sempre nelle vicinanze delle mastodontiche terme di Diocliziano.
Il museo è diviso in quattro piani: al piano -2 c'è la numismatica. Una collezione di monete che sarebbe il sogno di qualunque cercatore di tesori. Si parte da quelle grossolane di bronzo, grandi quasi quanto un pugno, e si passa a quelle di rame, argento e oro. Specialmente quelle d'oro risplendono ancora come se fossero state fatte ieri, sia che fossero dell'800, sia che arrivino dai primi secoli dell'impero.
Dopo la lustratina di occhi, allo stesso piano c'è qualcosa di ancora più raro: l'unica mummia romana intatta mai ritrovata, la più conservata per lo meno. Un ritrovamento eccezionale, se si pensa che i romani non usavano mummificare i loro defunti. Si tratta della mummia di una bambina di Grotta rossa scoperta con alcuni gioielli ed una bambola di legno dalle giunture snodabili. Facile dedurre che fosse economicamente benestante. Nonostante l'età, dagli esami del Dna, pare che avesse diversi problemi fisici e non si ha la certezza su cosa possa averle dato il colpo di grazia. Testimonianza, se ce ne era bisogno, del fatto che solo i più forti, e soprattutto fortunati, vivevano a lungo.


Saliamo fino alla seconda tappa, dove al secondo piano troviamo affreschi mozzafiato. C'è perfino un'intera stanza, molto grande, raffigurante un giardino fiorito. E' la stanza di Livia, la consorte dell'imperatore Augusto. Tutto l'affresco fu staccato dall'interno di una villa romana ritrovato sulla Cassia, una via consolare, e riportato qui al museo. Ci si può sedere in mezzo sui divani come se fossero triclini e godere della pace. L'unica cosa che mi lascia un po' perplesso che doveva essere una stanza buia, in quanto non aveva finestre. Forse con delle lanterne o dei braceri l'effetto era ancora più realistico. Proseguiamo la visita e oltre a delle magnifiche statue di cui ormai riconosco perfettamente Marco Aurelio, Commodo, Adriano, Antinoo e Ercole. Arriviamo poi al complesso di stanze di un'altra villa: Qui le stanze affrescate sono state riportate quasi interamente e i colori ed i disegni sono ancora bellissimi. Anche i mosaici che riempiono un'intera alla di questo piano sono uno più bello e grande dell'altro. Due opere in particolare, che non sono mosaici, mi colpiscono per la loro bellezza ed i colori. Sono gli Opus Sectile: una delle tecniche di ornamentazione marmorea più raffinate e prestigiose, fatta di marmi rari e costosi, molto difficile da lavorare e da tagliare.


Scendiamo un altro piano e veniamo circondati da un esercito di statue. Sono talmente fatte bene che sembra scontato pensare, anche se hanno più di duemila anni, che i modelli fossero proprio identici.
Qui ci sono statue particolari, come quella dell'ermafrodito, la prima che vedo in vita mia, e del famosissimo Discobolo, riproduzione di una statua greca, ma pur sempre di quasi duemila anni.


Oltre a queste ci sono anche i bronzi delle navi appartenute all'imperatore Caligola e ritrovate nel lago di nemi. I bronzi sono bellissimi, ci sono perfino delle balaustre. Quello che invece non troviamo scritto nelle didascalie, ma che Cassandra mi racconta, è che le navi fino alla seconda guerra mondiale era integre. Un reperto a dir poco eccezionale. Purtroppo quando l'occupazione tedesca finì i soldati pensarono bene di dar loro fuoco... Perché? L'abisso di stupidità che si raggiunge durante le guerre, purtroppo non ha spiegazioni comprensibili.
Scendiamo al piano zero e finalmente torniamo con i piedi per terra, ma solo per poco perché come dei segugi fiutiamo subito il profumo di capolavoro.
Io non ho mai visto di persona i bronzi di Riace, lo ammetto, ma queste due statue di bronzo sono a dir poco splendide.


Il principe ellenico è molto alto e fisicamente perfetto, appoggiato alla sua lancia non si direbbe proprio che risalga al terzo o quarto secolo avanti cristo. Ma quello che più mi ha colpito è il Pugilatore a riposo.


Questo colosso ritratto seduto e con lo sguardo rivolto verso l'alto alla sua destra, è stato scoperto proprio così: dagli scavi delle terme di Costantino, è emerso questo volto che sembrava guardare gli archeologi come se si fosse accorto di loro e avesse girato la testa a vedere chi stesse disturbando il suo riposo millenario.
Con le mani ed i polsi ancora protetti da dei rudimentali guantoni, si capisce che è un pugilatore soprattutto dalle ferite che ha in volto e dal naso rotto.

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