Sveglia!
Oggi si corre! Il parco degli acquedotti mi aspetta per la tappa più
lunga della settimana: almeno venti chilometri da fare tra i campi.
Siamo
a Febbraio ma nonostante abbia piovuto ed il cielo sia ancora
plumbeo, non fa affatto freddo.
Voglio
il freddo, ne ho bisogno per correre.
Fra
quattro settimane da oggi dovrò correre la maratona qui a Roma e
temo che il clima non mi aiuterà. Spero di non soffrire come alla
maratona di Firenze...
In
ogni caso prima di tornare a Mediolanum stamattina io e Cassandra
corriamo assieme, lei mi accompagna per i primi cinque chilometri, io
concludo i restanti quindici in compagnia della musica.
Alla
fine la missione è compiuta senza strafare ne stare male. Ora
possiamo tornare a completare questo intenso giro culturale.
L'ultimo
tassello del museo nazionale romano, Palazzo Massimo ci aspetta con i
suoi quattro piani di reperti. Questo trittico culturale si chiude in
bellezza con il palazzo che si affaccia al piazzale della stazione
Termini, sempre nelle vicinanze delle mastodontiche terme di
Diocliziano.
Il museo
è diviso in quattro piani: al piano -2 c'è la numismatica. Una
collezione di monete che sarebbe il sogno di qualunque cercatore di
tesori. Si parte da quelle grossolane di bronzo, grandi quasi quanto
un pugno, e si passa a quelle di rame, argento e oro. Specialmente
quelle d'oro risplendono ancora come se fossero state fatte ieri, sia
che fossero dell'800, sia che arrivino dai primi secoli dell'impero.
Dopo la
lustratina di occhi, allo stesso piano c'è qualcosa di ancora più
raro: l'unica mummia romana intatta mai ritrovata, la più conservata
per lo meno. Un ritrovamento eccezionale, se si pensa che i romani
non usavano mummificare i loro defunti. Si tratta della mummia di una
bambina di Grotta rossa scoperta con alcuni gioielli ed una bambola
di legno dalle giunture snodabili. Facile dedurre che fosse
economicamente benestante. Nonostante l'età, dagli esami del Dna,
pare che avesse diversi problemi fisici e non si ha la certezza su
cosa possa averle dato il colpo di grazia. Testimonianza, se ce ne
era bisogno, del fatto che solo i più forti, e soprattutto
fortunati, vivevano a lungo.
Saliamo
fino alla seconda tappa, dove al secondo piano troviamo affreschi
mozzafiato. C'è perfino un'intera stanza, molto grande, raffigurante
un giardino fiorito. E' la stanza di Livia, la consorte
dell'imperatore Augusto. Tutto l'affresco fu staccato dall'interno di
una villa romana ritrovato sulla Cassia, una via consolare, e
riportato qui al museo. Ci si può sedere in mezzo sui divani come se
fossero triclini e godere della pace. L'unica cosa che mi lascia un
po' perplesso che doveva essere una stanza buia, in quanto non aveva
finestre. Forse con delle lanterne o dei braceri l'effetto era ancora
più realistico. Proseguiamo la visita e oltre a delle magnifiche
statue di cui ormai riconosco perfettamente Marco Aurelio, Commodo,
Adriano, Antinoo e Ercole. Arriviamo poi al complesso di stanze di
un'altra villa: Qui le stanze affrescate sono state riportate quasi
interamente e i colori ed i disegni sono ancora bellissimi. Anche i
mosaici che riempiono un'intera alla di questo piano sono uno più
bello e grande dell'altro. Due opere in particolare, che non sono
mosaici, mi colpiscono per la loro bellezza ed i colori. Sono gli
Opus Sectile: una
delle tecniche di ornamentazione marmorea più raffinate e
prestigiose, fatta di marmi rari e costosi, molto difficile da
lavorare e da tagliare.
Scendiamo
un altro piano e veniamo circondati da un esercito di statue. Sono
talmente fatte bene che sembra scontato pensare, anche se hanno più
di duemila anni, che i modelli fossero proprio identici.
Qui ci
sono statue particolari, come quella dell'ermafrodito, la prima che
vedo in vita mia, e del famosissimo Discobolo, riproduzione di una
statua greca, ma pur sempre di quasi duemila anni.
Oltre a
queste ci sono anche i bronzi delle navi appartenute all'imperatore
Caligola e ritrovate nel lago di nemi. I bronzi sono bellissimi, ci
sono perfino delle balaustre. Quello che invece non troviamo scritto
nelle didascalie, ma che Cassandra mi racconta, è che le navi fino
alla seconda guerra mondiale era integre. Un reperto a dir poco
eccezionale. Purtroppo quando l'occupazione tedesca finì i soldati
pensarono bene di dar loro fuoco... Perché? L'abisso di stupidità
che si raggiunge durante le guerre, purtroppo non ha spiegazioni
comprensibili.
Scendiamo
al piano zero e finalmente torniamo con i piedi per terra, ma solo
per poco perché come dei segugi fiutiamo subito il profumo di
capolavoro.
Io non ho
mai visto di persona i bronzi di Riace, lo ammetto, ma queste due
statue di bronzo sono a dir poco splendide.
Il
principe ellenico è molto alto e fisicamente perfetto, appoggiato
alla sua lancia non si direbbe proprio che risalga al terzo o quarto
secolo avanti cristo. Ma quello che più mi ha colpito è il
Pugilatore a riposo.
Questo
colosso ritratto seduto e con lo sguardo rivolto verso l'alto alla
sua destra, è stato scoperto proprio così: dagli scavi delle terme
di Costantino, è emerso questo volto che sembrava guardare gli
archeologi come se si fosse accorto di loro e avesse girato la testa
a vedere chi stesse disturbando il suo riposo millenario.
Con le
mani ed i polsi ancora protetti da dei rudimentali guantoni, si
capisce che è un pugilatore soprattutto dalle ferite che ha in volto
e dal naso rotto.
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