martedì 17 marzo 2015

IL SALTO NEL BUIO, GALLERIA DORIA PANPHILJ



Salutiamo Tancredi che per pranzo ci lascia e andiamo alla ricerca di un posticino tranquillo dove mangiare. Troviamo Universo Vegano, un fastfood vegano niente male. Io prendo uno spezzatino di soia con patate e delle polpettine di soia, Cassandra invece prova una piadina completamente vegana. Certo non è un ristorante, ma per chi come noi è in giro tutto il giorno è davvero una salvezza dai soliti panini.
Siamo ad appena un terzo della giornata e già si avvera la prima profezia di Cassandra: il telefono sguscia dalla mia tasca e cadendo il vetro va in frantumi. Ecco disintegrata ciò che ormai è diventata una mia appendice Cassandra è proprio in giornata profetica.
Dopo esserci rifocillati per bene partiamo per la seconda disciplina della giornata: il salto nel buio.
Non contenti delle solite tappe fuori dai classici itinerari del turismo di massa, ci azzardiamo a provare qualcosa di ancora più estremo: un museo d'arte privato. La scelta cade sul Doria Panphilj.

Come contenuti è molto ricco di opere d'arte, essendo stata la galleria privata di un Papa lo deve essere per forza. Ciò che lo caratterizza rispetto agli altri musei è che i quadri sono esposti così come lo furono dagli antichi proprietari che li commissionarono. Insolito e inizialmente divertente, diventa dispersivo e troppo aleatorio. I quadri infatti non hanno quasi indicazioni, solo l'autore. Il palazzo Doria Panphilj poi è talmente ricco di tavoli, sedie, e arredamenti d'epoca che nonostante la ricchezza dopo pochi minuti quasi non si notano più.
La galleria è molto bella, ma anche con l'ausilio della audio guida se ne assorbe un pò poco. Forse ci siamo abituati troppo bene della sapiente presenza di Tancredi? Non so, ma ho la netta impressione che questo sia un luogo da cultori dell'arte, molto più esperti di noi e che non hanno bisogno di alcuna guida, indicazione o cartellino esplicativo. Insomma la galleria non è tutta per tutti. Soprattutto le diverse stanze colme di quadri che ritraggono solo paesaggi.


Una cosa interessante che scopro sui papi era che i nipoti di questo avevano l'usanza di spendere e spandere ricchezze costruendo palazzi sontuosi per tutta Roma. Da qui nasce il termine nepotismo.
L'ironia della sorte voleva però che dopo la morte del Papa che proteggeva tutte le proprietà di famiglia, se saliva al potere una famiglia nemica, questa la costringeva a vendergli tutte le loro proprietà e a volte perfino ad abbandonare la città.
Qualcosa di simile succedeva anche agli artisti preferiti da un Papa che venivano messi da parte dal successivo, nonostante fossero dei maestri, come il Bernini.
In ogni caso ci sono dei capolavori indiscussi di Tiziano, Guercino, Diego Velazquez (il ritratto di Innocenzo X è spettacolare tanto è reale), Filippo Lippi, Domenichino, Carracci, Tintoretto e Guido Reni.
Nota biografica su Filippo Lippi rivelataci da Tancredi: era un frate che si è innamorato di una suora, scappò con lei ed ebbe un figlio, Filippino Lippi, anche lui pittore.
Di Caravaggio invece troviamo la Maddalena penitente ed il Riposo durante la fuga in Egitto. Pare che Caravaggio abbia usato la stessa modella per i due quadri. Il problema era che forse, come spesso gli capitava, era una donna comune, se non peggio, una prostituta. Il pittore era un noto frequentatore di bordelli e in alcuni quadri i suoi contemporanei riconobbero le vesti delle prostitute di Roma nei soggetti femminili dei suoi quadri.
Un po' delusi, ma ancora tutti interi dopo il salto nel buio, ci ripuliamo i vestiti dalla sabbia e ci dirigiamo verso l'ultima tappa.

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