Per
questa seconda edizione delle Tancrediadi sono state scelte tre
discipline, la ricerca, il salto nel buio e infine la resistenza.
La prima
è una vera e propria caccia ai tesori di Caravaggio sparsi nelle
varie chiese della città. Roma infatti ha il primato di opere del
Caravaggio esposte liberamente, che non siano custodite all'interno
in un museo.
Partiamo
presto, anche se la giornata è lunga Cassandra ha profetizzato che
ci sarebbe voluto molto tempo per fare tutto. Ha pure previsto che
una sciagura si sarebbe abbattuta su di me, mandando in frantumi una
mia appendice.
Speriamo
bene.
La prima
tappa di oggi è piazza del popolo, dove ci sono le chiese gemelle,
una delle quali famosa per ospitare i funerali degli artisti.
Il nostro
anfitrione, che però si chiama Tancredi, ci aspetta alle porte della
piazza per condurci alla prima chiesa, la basilica di santa maria del
popolo. A vederla da fuori non sembra granché, ma una volta
all'interno si cambia subito idea.
Qui si
trovano diverse statue scolpite in marmo dal Bernini, che tra l'altro
completò la basilica con diverse altre statue sparse sopra le
navate, anche se di stucco.
La
basilica, che fu ristrutturata anche dal Bramante, conserva un vero e
proprio tesoro: opere di Raffaello, Pinturicchio, Mazzoni, Sansovino,
Salviati e Bregno.
Il
culmine si raggiunge con la cappella Cerasi, dove c'è un magnifico
Carracci e ben due, dico, due, dipinti del Caravaggio.
Ora io
non sono un esperto d'arte, anzi, anche se mi piace, sono un profano
tra i più infimi in materia di arte.
Per
fortuna sono in compagnia di Tancredi e Cassandra che mi rivelano
aspetti, dettagli e aneddoti in grado di rendere la visione delle
opere d'arte qualcosa di più bello e comprensibile, per me almeno.
I due
dipinti di Caravaggio sono la conversione di San Paolo e la
crocifissione di San Pietro. Tancredi ci racconta che questi
dovrebbero essere i primi due lavori che gli furono commissionati a
Roma, dove era giunto su invito di alcuni cardinali suoi amici.
La prima
versione della conversione fu rifiutata. Ufficialmente non se ne
conosce il motivo, si può solo intuire che il tema fosse ancora più
estremo di quello che fu poi accettato, già molto fuori dai soliti
canoni. Infatti il soggetto principale qui è il cavallo da cui San
Paolo è caduto. Caravaggio oltre ad essere un maestro della luce,
voleva raggiungere un certo realismo e questo non a tutti andava
bene.
La
crocifissione di San Pietro ne è un altro esempio: il santo è quasi
in secondo piano, nel dipinto risaltano particolari talmente
realistici che anche in questo caso la prima versione fu rifiutata.
Sono rimasti però ben visibili il piede nero e il fondo schiena
dell'aguzzino con la corda in tensione. San Pietro è lì, che fa
quasi da spettatore di questo capolavoro.
Dopo aver
ammirato le statue del Bernini, usciamo e ci dirigiamo verso la
chiesa di Sant'Agostino in campo Marzio.
Prima di
entrare Tancredi ci indica una porticina sul lato destro della
scalinata e ci racconta che quella è la prima biblioteca pubblica
del mondo. Tra l'altro qui ci hanno girato “Angeli e demoni”
perché il vaticano non ha dato il permesso di filmare la biblioteca
vaticana.
Entriamo
nella chiesa la cui facciata in travertino è stata costruita usando
le pietre del Colosseo. Aridanghete! Ecco dov'era finito!
Qui
troviamo un lavoro del Guercino, chiamato così per il suo strabismo,
il famoso affresco del profeta Isaia di Raffaello, che Cassandra in
quanto profetessa vede un po' come un quadro di famiglia, e poi c'è
il Caravaggio. La madonna dei pellegrini che pare sia stato dipinto
quando il pittore si rifugiò nella chiesa per sfuggire alla legge.
Tancredi e Cassandra mi raccontano che, al contrario dei soggetti dei
suoi quadri, non era per niente un santo.
La fuga
nella chiesa avvenne in seguito all'assassinio di un uomo durante una
rissa. A Cassandra piace sempre ricordarmi che Caravaggio era un tipo
fumantino.
Stiamo
per andarcene quando appena prima di imboccare l'uscita ci troviamo
davanti alla statua della madonna del parto di Sansovino. Mi soffermo
a studiarla e subito affiora in me l'ignoranza del profano. La
madonna ha un collo lunghissimo o sbaglio?
Torniamo
alla luce del sole e ci spostiamo di poche decine di metri per
arrivare alla chiesa di san Luigi dei francesi.
Esaltazione
dell'arte e dei santi francesi. Uffa, come direbbe la Mondaini: che
noi e che barba, che barba e che noia, questi francesi. Eh si non mi
stanno molto simpatici quelli che si credono meglio degli altri.
Comunque
qui ci sono anche dei capolavori italiani, ma che dico, dei
capolavori e basta.
Guido
Reni e soprattutto tre, dico, ben tre quadri del Caravaggio.
Il
martirio di san Matteo, san Matteo e l'angelo, la vocazione di san
Matteo.
San
Matteo e l'angelo fu oggetto di discussione per secoli perché
secondo altri pittori contemporanei fu rifiutato ben tre volte perché
troppo realistico e perché sminuiva la figura del santo rendendolo
troppo umile ed umano. In realtà queste cronache pare fossero
scaturite solo per invidia ed antipatia nei confronti di Caravaggio,
non solo perché era bravo, ma anche un personaggio "antipatico"
che, oltre ad essere un noto donnaiolo, rissaiolo e quant'altro,
dipingeva con un realismo che probabilmente spaventava.
Rappresentando gli episodi dei santi come se avvenissero ai suoi
tempi, il Caravaggio sembra che se ne sentisse parte, tant'è che a
volte vi si auto ritraeva come a testimoniare questo aspetto.
Da quando
ho conosciuto Cassandra, ovvero settembre, il mio amico Lucio, detto
Cornelio Scipione Scapula Barbato, compagno di squadra a pallone, mi
ha raccomandato di andare a bere il caffè in piazza Sant'Eustachio.
Finalmente oggi ne ho avuto l'occasione perché il ristoro delle
seconde Tancrediadi è stato piazzato proprio qui.
Ci
fermiamo a gustare il caffè più buono di Roma, ma che dico di Roma,
forse il migliore che abbia mai bevuto. E' anche caratteristico
perché se non gli si dice nulla al barista quello vi dà il caffè
già zuccherato con una cremina che dicono sia squisita. Io però non
assumo latte e quindi gli ho dovuto specificare di non metterla. In
ogni caso era buonissimo ugualmente.
All'esterno
c'è la piazza di Sant'Eustachio con il simbolo del santo sopra la
chiesa: delle corna di cervo sormontate da una croce. La storia
infatti narra del cacciatore che al momento di sparare ad un cervo
vede una croce sopra la sua testa e invece di sparare interpreta il
segno, e si converte.
Proseguiamo
la ricerca verso la Basilica di Santa Maria sopra Minerva, detta così
perché costruita dove una volta c'era il tempio della dea Minerva.
La facciata è per me piuttosto anonima e non mi aspettavo di trovare
tutto quello che c'è dentro: E' infatti considerato l'unico esempio
di gotico romano della città, molto differente quindi da tutte le
altre chiese di Roma. Sotto le arcate a tutto sesto troviamo opere di
Giulio Romano, Barocci, Filippino Lippi, Carafa, Raffaellino del
Garbo e la lastra funeraria di Beato Angelico, ma non so se si trovi
qui davvero.
Ci sono
inoltre sculture del Bernini e il Cristo portacroce, di un certo
Michelangelo.
All'uscita
non si può non notare la scultura di un elefantino che trasporta un
vero obelisco egizio. La scultura è del Bernini ed è rivolta in
modo che rivolga le terga dove un tempo c'era un convento di
benedettini. Questo perché il Bernini aveva litigato con i frati.
Simpatico,
oltre che bravo, il Bernini.
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