Prima, subito dopo colazione, andiamo a perderci per un’oretta nei vicoli della città, questa volta deserti.
Non abbiamo molto tempo ma la città è talmente piccola da riuscire a perlustrarla in gran parte oltre che a perderci nei suoi vicoli. Ogni angolo è una finestra che fa sognare di intravedere un mondo blu, con porte disegnate da un artista che portano verso chissà quale cielo.
Il viaggio di oggi è molto lungo, alla fine mi è sembrato meno traumatico di quello ieri. Per lo meno sembra fare meno caldo.
Arriviamo a Fes intorno alle 15 e iniziamo subito il giro della medina saltando a piè pari il pranzo. Per fortuna io e Cassandra avevamo pensato a tutto e ci siamo premuniti con la piadina preparata la sera prima mentre eravamo in hotel. San Cassandra ha avuto un’ottima intuizione, altrimenti non so sarei uscito vivo dalla medina.
Di questa visita ricordo solo la
terribile puzza che non proveniva dalle pelli, come temevo, bensì dal guano di
piccione usato per ammorbidire la pelle. Il rametto di menta che ci hanno dato
come rimedio purtroppo non serve a nulla.
Usciti dal negozio, dove credo solo Giorgio abbia comprato qualcosa, un piccolo cappello stile cowboy, ci inoltriamo in un dedalo di viuzze e vicoli che in confronto a quelli visti a Meknes sono trafficati come un’autostrada ad inizio agosto.
Passiamo davanti all’Università di al-Qarawiyyin, quella che dovrebbe essere la più antica università del mondo:
fondata nell’859 d.C., è tutt’oggi funzionante. Non si può entrare perché ci sono gli studenti di teologia, ne vediamo da fuori un paio di ingressi.
Andiamo a vedere un’antica madrasa del
1300. La scuola coranica oggi è stata restaurata e musealizzata per essere
aperta al pubblico, non ci sono studenti qui, studiano in un’altra struttura
più moderna.
Ci guardiamo intorno per ritrovarci e
scopriamo effettivamente che Alessandra si è fatta prendere la mano dalle
emozioni del mercato ed ha tirato dritto.
Che si fa? Tagliamo la testa al toro,
torno indietro e con un paio di messaggi e una chiamata su whatsapp la ritrovo
riconducendola al gruppo, anche se credo si stesse comunque divertendo.
Gatti, gatti e gatti, ovunque.
Rispetto a Chefchaouen sono un po’ più sofferenti e magri. Niente cani qui, per fortuna loro.
In teoria qui si potrebbe usare anche la
piscina, ma siamo arrivati troppo tardi ed è già chiusa… Mi consolo con una
birra e una pizza, ordinate al bar dell’hotel assieme agli altri prima che
vadano a cena.
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