Ultimo giorno a Santiago. Come prima tappa ci aspetta il
palazzo de La Moneda con il cambio della guardia. È la residenza del presidente
della repubblica, il palazzo da cui Salvador Allende tentò l'ultimo discorso
prima che venisse bombardato sia da terra che dal cielo, e dove si suicidò per
non farsi prendere vivo dal golpe di Pinochet.
Dopo la classica cerimonia ci dirigiamo verso una delle
case di Pablo Neruda. Diventata museo da non molto, venne fatta costruire dal
poeta a partire dagli anni 50 e dove visse con l'amante Matilde
Urrutia. Chiamò questa La
Chascona proprio in riferimento ai capelli dell'amata, che erano sempre
spettinati.
La casa è carina, con molte stanze costruite in modo e
stile particolare, nonché molto lussuose per l'epoca. C'era perfino un
passaggio segreto simpatico.
Subito dopo il golpe di Pinochet, essendo Neruda era molto
vicino al presidente Allende, la casa venne assaltata e vandalizzata dai
sostenitori del nuovo regime.
Solo dopo diversi anni Matilde riuscì a restaurarla come doveva essere
un tempo, fino a farla diventare museo.
Dalla Chascona la prossima tappa non è molto distante,
basta fare qualche centinaio di metri verso la collina di San Cristobal,
praticamente una montagnetta al centro della città.
Anche qui c'è un bell'ascensore/funivia che sale fino in
cima, da dove si può ammirare il panorama e l'avanguardia della Cordigliera,
con le zone più alte ancora lievemente imbiancate dalla neve.
Purtroppo c'è molta foschia e non riusciamo a godere a
pieno del panorama. Poco male, io e Cassandra ci guardiamo negli occhi:
andranno meglio le prossime volte. Già sappiamo che torneremo in Cile,
probabilmente proprio in questa città: direzione Patagonia e Atacama.
Dopo un altro po' di shopping ed esplorazione sulla
montagnola, che volendo necessiterebbe una buona mezza giornata, ridiscendiamo
con la teleferica e riattraversiamo il Barrio per tornare a casa.
Questa sera mi aspetta l'ultima corsa per Santiago, un
po' mi dispiace, ma d'altro canto non vedo l'ora di tornare a calcare le strade
ed i sentieri del Parco degli Acquedotti.
Per continuare con la tradizione che se c'è un cane
stronzo in tutta Santiago lo dovevo pur incontrare, presto detto e presto
fatto. Sto per ultimare la corsa nel parco, così per cambiare un po' il giro mi
addentro nella parte dove il sentiero diventa più sinuoso e le panchine sono
numerose, ma quasi tutte occupate da gente che chiacchiera o pomicia.
Con più gente ci sono anche più cani liberi in cerca di
qualcosa. Venti metri avanti a me c'è un ciclista. Non faccio in tempo a
pensare ai cani della Bolivia che abbaiavano ed inseguivano qualunque cosa
avesse le ruote, che ne arriva uno e si avventa sul ciclista.
Questo rallenta ma poi riesce a seminarlo, lasciandomi in
consegna il quadrupede che, vedendomi sopraggiungere di corsa forse pensa che
sia un suo compagno. Inizia ad abbaiarmi e minacciosamente si dirige a testa
bassa verso di me. Su una panchina lì accanto c'è un tizio che non fa mezzo
fiato e si gode lo spettacolo sgranocchiando noccioline.
Memore dei miei trascorsi incontri ravvicinati con canidi
del terzo tipo, abbasso le mani mostrando i palmi e mi fermo. Il cane abbaia
ancora un paio di volte, poi mi viene vicino incuriosito e invece di prendere
le mie mani per salsicce le annusa, inizia a scodinzolare e poi ci infila sotto
la testa in cerca di qualche carezza. Io non mi faccio pregare e lo accontento
deludendo lo spettatore che in un gesto di disappunto strizza le noccioline
facendone schizzare qualcuna, attirando però l'attenzione del mio nuovo amico
quadrupede.
La sera a cena usciamo per provare la pizza cilena,
giusto per stare assieme almeno quest'ultima volta.
Più che pizza era una piadina, ma almeno ci ho fatto
mettere dell'avocado buonissimo sopra che le ha regalato un gusto particolare e
fresco. Un sueño.
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