martedì 6 novembre 2018

Giorno 10 - Il volo di rientro - più veloci del vento



Stamattina si riparte per casa. Non c'è stato tempo di salutare gli altri perché alle 5:30 eravamo già in reception ad aspettare un Uber, per cui l'abbiamo fatto ieri sera dopo la passeggiata post cena.

Ci imbarchiamo senza problemi, almeno finché non scopriamo che durante il primo volo per Sao Paulo io e Cassandra non saremo vicini ma uno davanti all'altra. La tizia della compagnia aerea ha fatto casino.

Poco male, il volo non durerà molto, anche qui gli alisei faranno la magia di diminuirne la durata di un'ora.

Quando però ci imbarchiamo per Roma e controllo i posti mi salta la mosca al naso: siamo ancora lontani? Cassandra è su un corridoio mentre io sull'altro.





Inizio ad inveire contro la tizia che ci ha fatto i biglietti. Lo faccio a voce alta e in italiano, tanto sull'aereo parlano tutti portoghese o spagnolo, chi vuoi che mi capisca?

Proprio mentre sto dicendo a Cassandra:


-Ma ti rendi conto? C'è l'aereo mezzo vuoto e sta figlia “dell'antica città greca assediata ed espugnata per mezzo di un cavallo di legno” ci ha messo lontani!!!;

Appena pronuncio il nome dell'antica città greca, sbuca da un sedile occupato il volto velato di una suora.

Spaventata alza subito lo sguardo per vedere se ce l'avevo con lei.

Mi sa che conosce l'italiano.

Per fortuna quando troviamo i posti scopriamo che anche se su due corridoi differenti siamo entrambi nei sedili centrali, quindi vicini.

Mentre cerco di addormentarmi sugli scomodi sedili dell'aereo, ripenso al viaggio che si è appena concluso. È stato strano per essere di Avventure nel Mondo. Di solito i suoi piani di volo sono pessimi, in più quasi ogni giorno è caratterizzato da molte ore di viaggio da un luogo all'altro, a volte perfino dodici. In questi momenti però ho sempre trovato il tempo per scrivere le mie impressioni, i miei pensieri e quello che è successo nel viaggio. Va da sé che alla fine della vacanza di solito ho già scritto il novanta per cento del mio diario, che in certi casi ha superato perfino le ottanta pagine.

Ora mi rendo conto che non ho scritto quasi nulla.

Stavolta mi riporto il lavoro a casa, chissà quando finirò di scrivere e di pensare a Rapa Nui, già mi manca.




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