Mancano pochissimi giorni alla maratona di Firenze. Dati i miei trascorsi mi guardo in giro chiedendomi quando arriverà a colpirmi la solita maledizione pre-gara. Abitualmente si presenta nelle settimane che precedono la maratona, condizionandole e facendomele vivere con ansia e agitazione, come se non fossi già abbastanza preoccupato...
Temo che se continua a temporeggiare così finirà per raggiungermi durante la gara, probabilmente il momento peggiore. L'unica soluzione sarebbe quella di correre più veloce della sfiga: una bella impresa per un polentone come me.
Questa sarà la mia ottava maratona. Se mi guardo indietro faccio fatica a ricordare quando è iniziato tutto questo. Per lo meno sono certo che nel momento in cui decisi di cominciare a correre, non avrei mai immaginato che un giorno mi ci sarei impegnato così tanto.
Certo i risultati sono quelli che sono, come il fisico e l'età, ma si fa quel che si può, cercando di non mollare, cercando di alzare un pochino alla volta l'asticella per vedere se ce la faccio, per vedere se...
Ora che ci penso non so veramente perché lo faccio. Forse, in fondo, in fondo, sogno sempre di fare qualcosa che ho sempre anelato di riuscire a portare a termine, ma in cui non credevo nemmeno io veramente. Del resto che cos'è un sognatore se non qualcuno che vive di fantasie, rincorrendo la felicità pur sapendo che a volte è irraggiungibile?
A furia di rincorrere i miei sogni tre anni fa sono arrivato a Roma. Avevo già fatto tre maratone, ma tutte con una preparazione del tipo "io speriamo che me la cavo". In pratica ero come i primi astronauti: sapevo che sarei partito, ma non se sarei arrivato...
Il mio personale era di 4 ore e 12 minuti. Tra i compagni milanesi non ero il peggiore, anzi, lo consideravo un tempo di tutto rispetto. Conoscevo già gente che chiudeva i 42 km con tempi più o meno variabili attorno alle 3 ore e 30 minuti, ma li consideravo quasi dei pazzi che correvano per stare male, non per stare bene.
A Roma ho dovuto ricominciare tutto da capo. Da solo. Però mi consolavo con il parco più bello che ci sia per correre.
Poi una domenica mattina mi sono presentato al parco, alle sette passate, dove c'era un gruppetto di ragazzi che stava per iniziare a correre. Dopo qualche momento di esitazione sono partiti, lasciandomi lì da solo. Mi son guardato in giro e li ho rincorsi, chiedendo se potevo unirmi a loro.
Ho iniziato così a conoscere Aldo, poi Federico, poi Luciano, Flavio e pian piano tutti gli altri.
Domenica dopo domenica sono tornato, quando potevo, poi anche quando non potevo.
A sentire i tempi del gruppo mi son detto che se correvo con loro avrei potuto migliorare un pochino, per lo meno avrei potuto continuare a sognare di farlo.
Diciamo che non ho smesso di sognare. Inoltre il divertimento è aumentato.
Domenica farò per la quarta volta Firenze. Cercherò di alzare ancora un pochino l'asticella, tentando di avvicinarmi un pochino a quelle 3 ore 30 che un tempo vedevo come un traguardo irraggiungibile, un sogno.
Sarà, ma da quando sono arrivato a Roma di sogni ne ho realizzati tanti, chissà che prima o poi non possa aggiungerne un altro alla lista...
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