Cassandra
ha un amico, si chiama Tancredi e fa la guida turistica. Quale
migliore occasione ci potrebbe essere se non quella di farsi
accompagnare da Tancredi alla scoperta dei monumenti più famosi e
visitati?
Ed
è così che inizia questo tour de force: le Tancrediadi.
Ci
troviamo alle nove di mattina davanti al Colosseo, freschi e pronti
per entrare in un anfiteatro Flavio ancora poco gremito di turisti.
Quello
che vediamo oggi del Colosseo forse non è neanche la metà della
costruzione originale. Infatti oltre alle due più alte strutture
esterne, di cui rimane solo metà, anche quella più interna è stata
ridotta letteralmente all'osso dai vari “saccheggi” durante i
secoli. Ma questi saccheggi non li fecero i barbari, bensì i romani
stessi.
È
da quando l'ho conosciuta in Turchia, che Cassandra mi ripete un
famoso detto:
quello che non hanno fatto i barbari, l'hanno fatto i Barberini. I
Barberini erano una ricca ed importante famiglia romana che ha fatto
di tutto a Roma.
Era
molto più conveniente recuperare il tufo, il marmo e il travertino
dagli stadi, dai circhi e dai teatri, piuttosto che farli arrivare
dalle cave. All'interno del Colosseo c'erano perfino delle botteghe
dei marmisti che ne vendevano i pezzi a chi servivano. Se oggi
vediamo la struttura più interna pressoché intera, lo dobbiamo alla
ristrutturazione di Papa Clemente decimo. Il saccheggio di queste
cattedrali del passato era uso comune, non solo a Roma, a Milano la
basilica di San Lorenzo, da cui venne divulgato l'editto di
Costantino sul riconoscimento della religione cristiana, sembra sia
stata costruita con le parti del vicinissimo anfiteatro.
Quindi
a Roma si riciclava tutto, quasi fosse un primo esperimento di
differenziata.
Il
Colosseo stesso è nato sui resti di qualcos'altro: la domus aura di
Nerone.
L'imperatore
meno amato dai romani viveva infatti in una villa immensa e di uno
sfarzo mai visto. Per cancellarne il ricordo i romani decisero di
costruirvi sopra qualcosa di grandioso. La dinastia Flavia, decise
per un grande anfiteatro che fecero sorgere nei pressi del ninfeo
della villa di Nerone. Avendo la possibilità di sfruttare il
laghetto del ninfeo lo prosciugarono e lo utilizzarono per metterci
le fondamenta dell'anfiteatro.
Il
nome Colosseo deriva invece da un enorme statua di bronzo alta circa
trentacinque/trentotto metri. Per cercare di immaginare le sue
dimensioni reali fate conto che la parte più alta del teatro è sui
42/45 metri. Davvero un colosso.
All'interno
ci combattevano i gladiatori tra loro o contro le fiere, gli animali
feroci. Questi ultimi però non sempre avevano una gran voglia di
combattere e poteva capitare che una volta entrati sulla rena, la
sabbia che era usata perché assorbiva facilmente il sangue, si
sedevano ad osservare quello spettacolo di gente urlante, un po' come
allo Zoo. Tra l'altro gli animali arrivavano a Roma con l'unico scopo
di essere massacrati e così non se ne aveva molta cura. La maggior
parte moriva durante il viaggio. Capitava sovente quindi che le
fiere, immobili, venissero semplicemente usate come bersagli.
I
gladiatori invece erano degli idoli. Più o meno erano i calciatori
dei giorni nostri. Venivano addestrati in varie palestre, a seconda
della nazionalità di provenienza, e scendevano nell'arena una o al
massimo due volte l'anno, se sopravvivevano.
I
giochi però non venivano fatti ogni domenica come da noi succede con
il campionato di calcio. Essendo un evento molto dispendioso, si
organizzavano solo in occasioni importanti, come delle elezioni. Chi
organizzava i giochi lo faceva per ottenere il favore del popolo.
Panem et circenses. Non è cambiato molto.
In
media capitava una volta l'anno.
Anche
le morti non erano così frequenti, ma capitavano momenti in cui ce
ne erano veramente molte, come in occasione dell'inaugurazione
dell'anfiteatro Flavio, quando i giochi durarono cento giorni e
morirono circa 4000 persone, tra gladiatori, ma soprattutto schiavi.
Un
falso mito è quello dei cristiani che venivano massacrati al
Colosseo. Falso. O meglio, nonostante qualche cristiano ci sia morto
veramente, non è mai avvenuta una strage. Pare che le morti
accertate di cristiani siano veramente poche.
Scendendo
verso l'arena, Tancredi ci mostra quello che doveva essere l'ingresso
dell'imperatore. Pare che Commodo, come nel film del Gladiatore,
abbia veramente combattuto nell'arena, non ci è morto. Qualcuno però
cercò di ucciderlo davvero mentre era nei corridoio per entrare
nell'area. Tentativo ovviamente fallito.
Più
si era vicini al terreno, più si occupava un ruolo importante nella
società. Anche se l'ingresso era libero, non si pagava il biglietto,
ognuno aveva già una sola zona da cui poteva assistere allo
spettacolo.
In
cima, dove stavano gli schiavi, c'era la parte da cui si stendevano
le vele per coprire gli spalti dal sole e dalla pioggia. Erano
comandati da un'intera squadra della marina di Ostia.
Scesi
dal Colosseo ci rechiamo al Palatino, il colle su cui sorgeva la
villa residenza degli imperatori. Prima però ci imbattiamo nell'arco
di Costantino e veniamo a sapere una cosa che non avrei mai
immaginato: l'arco è stato fatto con parti di altri monumenti! A
guardarlo bene certe sculture, specie quelle sotto l'arco, hanno uno
stile del tutto diverso da quelle sulle facciate. Sono più antichi
di un paio di secoli ma sembrano fatti meglio. Tancredi ci spiega che
col tempo l'arte e le tecniche avevano subito un impoverimento tale
da non consentire più agli scultori di raggiungere la bravura dei
loro antenati.
Salendo
sul Palatino Tancredi ci racconta che qui ci avevano costruito la
propria residenza diversi imperatori e personaggi di una certa
importanza.
Il
Palatino è anche il luogo su cui sono state trovate tracce di un
insediamento di capanne molto antico che pare risalga ai tempi di
Romolo e Remo, i mitici fondatori di Roma. Sul colle sarebbe anche
situata la linea che Romolo tracciò come confine e Remo oltrepassò,
dando così inizio alla storia di Roma.
Dal
Palatino, si può anche vedere il circo massimo, o quel che ne resta,
nonché una splendida vista della città. La villa, anche se ne è
rimasto ben poco, rende l'idea su quanto grandiosa ed immensa potesse
essere. Ci sarebbero anche da visitare gli appartamenti privati di
Augusto e di Livia, la consorte.
Da
qui si può andare direttamente verso il foro attraverso una galleria
antica, molto grande e spoglia, ma non per questo meno affascinante.
Giunti
alle porte del Foro, il luogo nevralgico della vita cittadina di
Roma, dove ci si incontrava, dove si facevano affari, dove si andava
a pregare nei vari templi e dove si veniva giudicati, come nel
tribunale della immensa basilica subito sopra il foro. L'ingresso del
foro è un arco realizzato da Tito che testimonia la vittoria dei
romani su Gerusalemme. Tancredi ci racconta, mostrandoci i rilievi
sulle facciate dell'arco, che probabilmente il foro è stato
costruito con il tesoro preso a Gerusalemme.
Passato
l'arco scendiamo sul lastricato originale e passiamo sulla destra
dalla Basilica di Massenzio, immenso tribunale, mentre più avanti,
sulla sinistra, vediamo la casa delle vestali ed il tempio di Vesta.
Sulla destra ce ne sono un altro paio che sono stati trasformati in
chiese, credo di Antonino qualcosa e forse anche di Cesara...
Inizia
a girarmi la testa..
Mi
sento quasi ubriaco...
Oste?
Il conto per favore.
Ho
bisogno di una pausa.
Dopo
una veloce sosta ai pit stop, ripartiamo di slancio per completare il
Foro con la Basilica Giulia, il tempio di Saturno, la Curia Julia,
dove si riunivano i politici, ed infine l'arco di Settimio Severo.
Nota
importante: Giulio Cesare non è stato ucciso nel foro. Tancredi
infatti ci informa che nel periodo in cui fu assassinato, i politici
si riunivano non nella Curia Julia, ma in piazza Argentina.
Usciti
dal foro saliamo la scalinata che passa sotto il balconcino del
sindaco e arriviamo al campidoglio. Poi entriamo in una chiesetta
nascosta sulla destra della piazza che in realtà è la Basilica di
Santa Maria in Ara coeli. Da qui si spunta proprio davanti all'altare
della patria, simpaticamente detto dai romani: la macchina da
scrivere.
Scendiamo
la scalinata e ci troviamo in piazza Venezia. E' ora di pranzo, ma le
Tancrediadi non sono ancora finite.
Senza
sentire la fame ci dirigiamo verso piazza Argentina e poi da lì,
prendiamo un autobus che ci condurrà al Pantheon.
Questo
è un monumento che non ero mai riuscito a vedere all'interno, lo
avevo sempre trovato chiuso. La gigantesca cupola, ha la
particolarità di avere un foro, nemmeno troppo piccolo, sulla sua
sommità. Difatti ci piove dentro. E' costruito in modo che possa
contenere una sfera perfetta grande come la cupola. Al suo interno ci
sono delle tombe di personaggi tra cui Raffaello ed un Re d'Italia.
L'ora
di pranzo è passata, ed io non ci vedo più dalla fame. Cerchiamo un
posticino tranquillo ma poi finiamo in un micro locale dove fanno una
pizza abbastanza ma in cui non si respira.
Come
tappa finale delle Tancrediadi andiamo a vedere la Basilica di Santa
Maria Maggiore, che pare sia stata costruita nel punto in cui il 5
Agosto del 352 DC ha nevicato.
La
chiesa è davvero molto grande, tra le più belle che ho visto finora
a Roma. In questa Basilica sono sepolti importanti personaggi come:
Sisto V, San Pio V, il Bernini e Paolina
Borghese Bonaparte, sorella di Napoleone.
La
Tomba del Bernini, che era molto legato a questa chiesa, è davvero
molto semplice e spoglia, un po' in contrapposizione con la sua
figura che lo dipinge come tra i protagonisti assoluti della cultura
figurativa barocca.
Finiscono
così le prime Tancrediadi, con un ultimo, lento e defaticante
passeggio per il centro di Roma, prima di prendere il treno che mi
riporterà ancora una volta a Mediolanum.