giovedì 31 maggio 2012

L'Oca di Trevi - Chiusi








Il giorno della partenza all'Oca di Trevi c'è un bel sole caldo, speriamo che il bel tempo ci segua fino in Toscana, il viaggio non é poi così corto...
Passiamo attraverso la Lombardia e la povera Emilia Romagna, martoriata in questi giorni dal terremoto. Finalmente arriviamo nella verde e collinosa Toscana. Uno spettacolo per gli occhi viaggiare in mezzo ad una regione così bella.
Tra una cosa e l'altra, prendendocela comoda, arriviamo a Cetona verso le quattro del pomeriggio e scopriamo che il nostro alloggio è veramente fantastico: un vecchio casolare fatto di pietre coperto da qualche chiazza di gelsomino, il tutto immerso nel verde in cima ad una collina da cui si domina tutta la valle sottostante. La nostra camera ha anche un piccolo ma splendido terrazzo in cotto con due ulivi che ci fanno ombra.
Anche se un pò stanchi del viaggio usciamo subito per andare a visitare la vicina Chiusi, antica dimora del Re Etrusco Porsenna.
Chiusi è un paesino molto carino, se si sta nel centro storico dove le stradine che salgono e scendono dal centro e le case hanno mantenuto il loro aspetto toscano, sembra infatti in certi casi di camminare nelle strade di Siena, ma senza la folla che si reca a piazza del Campo.
Se ci si allontana un pochino dal centro storico invece cominciano a spuntare case brutte e contemporanee che fanno letteralmente a cazzotti non solo con Chiusi, ma con tutta la Toscana...
E' ora di cena e dopo aver attentamente esaminato i menù di tutti i ristorantini del paese ci infiliamo al Bucchero dove il simpatico Pino ci racconta un pò di se, del ristorante, della moglie, dei suoi recenti ospiti famosi, Caparezza e Solarino, e poi ci stende con una tagliata e due spiedini fantastici, il tutto condito con delle patatine che invece di essere fritte sono state cotte a lampada, decisamente buone e più leggere.
Dopo cena ci facciamo un altro giretto per il paese e poi a casa per riposarci in attesa del gran giorno di domani...
Il conto alla rovescia è iniziato!

mercoledì 30 maggio 2012

Toscana in 500




Gino e Lucetta
gironzolano sulle colline senesi con un'auto d'epoca




Ho sempre avuto una passione per la vecchia Fiat 500 e qualche volta mi è anche capitato di guidarne una per brevi tratti. Ho fantasticato tante volte su come sarebbe stato vivere negli anni '60 e '70 uscendo il sabato sera con il mio cinquino o magari per una gita domenicale con il tettuccio aperto e gli occhiali da sole con le lenti verdi scure.
Non so da cosa mi sia nata questa passione ma non sono l'unico "malato"... Solo per citerne alcune altri preferiscono la Due cavalli, la Vespa o la Lambretta, oppure la Mini, la Bianchina, il Maggiolino del wolkswagen e in qualche raro caso la Topolino.
Nel mio caso gli indizi sparsi nel passato sono molti, a partire dal fatto che mio nonno ne possedeva una e che la prima auto di mio padre fu proprio una 500. Oppure ricordo la 500 rossa del signor Clerici che ci accompagnava alle partite di campionato il sabato pomeriggio. Come dimenticare poi la 500 gialla del film di Miyazaki su Lupin, il Castello di Cagliostro?
Dopo la guerra la 500 è stato uno dei simboli del boom economico e il primo passo verso l'indipendenza dalla bicicletta o dai mezzi pubblici, credo che ci volessero circa cinquecento mila lire per poterne avere una.
Forse però il vero motivo per cui la passione per questa piccola vettura è cresciuto negli anni sia semplicemente il desiderio. Quando ho fatto la patente la 500 era fuori produzione già da molti anni, perfino la 126 credo lo fosse... Non essendo così riuscito a guidarla, e non potendo più farlo il desiderio è cresciuta nel tempo.
Fiat è una parola che significa "sia fatto". Erroneamente però io l'ho sempre associato al "Movimento". Ebbene di tutte le auto di questa casa automobilistica che ho avuto il piacere di guidare, nonostante sia un'auto molto lenta, credo che la 500 sia quella che incarna meglio il significato di movimento. Quando viaggi nell'abitacolo rumoroso e tutto vibra, ogni parte dell'auto, allora tutto è movimento.
Da ragazzo ci ho fantasticato così tanto che a un certo punto mi son detto: un giorno, quando saro' un signore di mezz'eta' me ne comprero' una da rimettere a nuovo e poi la usero' nel fine settimana per farci un giro con tutta la famigliola. Ora non sono ancora un signore di mezz'eta', anche se almeno la meta' della gente con cui gioco a pallone lo pensa appena mi vede entrare in campo con tutti i miei acciacchi. I quaranta sono comunque pericolosamente vicini e purtroppo non vedo ancora le possibilita' economiche di acquistare una vecchia auto come questa, dovrei ripiegare su una vecchia bici...
A tutto c'e' una soluzione e questa volta ci ha pensato Lucetta che ha voluto regalarmi l'opportunita' di guidare per un intera giornata una vecchia 500 rossa che sia chiama Betty.
Il viaggio e' organizzato da mesi ormai, ciononostante man mano che si avvicina la data della partenza divento sempre piu' apprensivo.
Se qualcuno se lo sta chiedendo chiarisco subito che non sono molto preoccupato per il cambio con la 'doppietta', che non vuol dire che per passare da una marcia all'altra il pilota deve prima avere fatto due goal, altrimenti io farei il viaggio tutto in prima. Anche se al momento della consegna dovrò fare un rapido ripasso non sono preoccupato per quello... Sto pensando al clima che troverò.
Ogni volta che controllo le previsioni per quel giorno predestinato le condizioni climatiche cambiano. Un giorno indicano sole, il giorno dopo pioggia, poi ancora sole, poi temporali, poi solo nuvole, poi ancora pioggia...
Il tempo in se non dovrebbe essere tanto un problema se non fosse che non vorrei inzuppare troppo una vecchia signora come la Betty.
Insomma sembra che l'incertezza la faccia da padrona...
In ogni caso ho deciso di partire e o la va lo la spacca...

venerdì 18 maggio 2012

Settimo giorno Odissea del rientro – storia della scalatrice





E’ arrivato l’ultimo giorno. Senza più il sole a salutarci non ci dispiace nemmeno tanto dover abbandonare le vette della val Gardena.
Partiamo verso le nove di mattina ma non è troppo presto, sembra che tutti abbiano rinviato di una settimana il loro rientro, forse per tenerci compagnia lungo l’autostrada e non lasciarci soli...
Fatto sta che la partenza intelligente di massa riesce in pieno e ci troviamo tutti fermi in coda per un paio d’ore a festeggiare un rave party esclusivo sull’asfalto dell’autostrada.
La festa va avanti per un paio d’ore e poi il tempo la rovina guastandosi e rovesciandoci addosso un violento acquazzone. Solo allora la coda inizia a muoversi e ci viene il dubbio che si fosse formata solo per farci una sorpresa e festeggiare il nostro rientro...
Il movimento del serpentone continua ad essere fin troppo lento e così tra un rallentamento e l’altro arriviamo ad un area di servizio dove come diversivo assistiamo ad un litigio internazionale tra italiani, inglesi e tedeschi, sembra quasi una barzelletta, che si contendono un posteggio, non in prima, non in seconda, non in terza ma bensì in quarta fila!!!
Ripartiamo e la fila è ancora la, ad aspettarci. Appena dopo Bolzano ritroviamo un simpatico animatore tedesco che intrattiene gli automobilisti parlando dal sedile posteriore del suo furgone con un megafono, in un italiano un pò stentato, ma comunque molto divertente.
La fila procede e prima ancora di arrivare a Trento esce il sole e dato che la strada è ancora bloccata ci viene l’idea di scrivere una storia.
Io però sono impegnato alla guida, e poi non sono bravo e poetico come Lucetta, così lei prende il computer e comincia a scriverne l’Incipit.
Ecco che cosa è scaturito dalla sua fervida immaginazione:



ASIA

Asia è una giovane ragazza di venticinque anni. I suoi mossi capelli rossicci cercavano di liberarsi dalla morsa del nastro con cui erano stati legati. Non c'erano alternative.
Asia si stava arrampicando per arrivare in tempo al Rifugio Bolzano. Era partita dai laghetti di Fiè, dove il pullman l'aveva scaricata, e purtroppo aveva ancora molta strada da fare. Fortunatamente era una splendida giornata di sole.
Erano passate ormai tre settimana da quando Asia era partita dal Rifugio Firenze, ed ora continuava a vagare di rifugio in rifugio, cercando di non pensare a quello che aveva lasciato a casa.
Perché continuava a camminare verso l'alto?
Si era presa una pausa dalla vita.
Le sue tante amiche le avevano sconsigliato di mollare tutto e partire, ma le sue tre migliori amiche, Teresa, Viviana e Stefania, l'avevano incoraggiata da subito.
Non era la prima volta che si perdeva in pensieri sulle cime delle Dolomiti. Fin da piccola aveva trascorso molte vacanza in montagna e ultimamente ci era tornata sola, a volte con il fratello più piccolo di due anni, ma solo per delle toccate e fughe.
Doveva fare in fretta se voleva vedere il tramonto.
Quanto mancava?
A occhio rimaneva molta strada, mentre a giudicare dall'angolazione del sole erano già passate le quattro.
La sua famiglia l'aspettava a Monzambano, in provincia di Mantova, ma non le aveva messo nessuna pressiona. Lei era libera di tornare a Milano per finire l'università quando voleva.
Sapevano meglio di lei quanto potesse servirle ed esserle utile quel viaggio.
Lo sapeva anche la nonna, che l'ultima sera prima di partire le aveva preparato il suo piatto preferito, i caponsei.
Quando ci pensava sentiva sempre una fitta di nostalgia che la trafiggeva.
Anche quella notte aveva fatto un sogno e come spesso le accadeva se lo era ricordato perfettamente.
Doveva chiedere alle sue amiche che cosa significava ricordare i sogni.
Quanto manca ancora?

mercoledì 16 maggio 2012

Sesto giorno Mercatini di Ortisei






E' arrivato l'ultimo giorno.
Fuori c'è il sole, ma nel pomeriggio si prevede che arriverà un bel temporale. Non è bello camminare tutta mattina per poi farsi pescare allo scoperto da un acquazzone improvviso.
Non sfidiamo la fortuna, per come la vediamo noi una settimana di così bel tempo in montagna non la vedevamo da quasi vent'anni, per cui saliamo in pullman ed andiamo ad Ortisei dove è giorno di mercatino.
E’ l’ultimo giorno e lo trascorriamo con calma senza camminare, bighellonando soltanto, tra bancarelle, negozi e vetrine di Ortisei prima e di Selva poi, in cerca degli ultimi acquisti e di qualche regalino da riportare a L’Oca di Trevi.
Rientriamo in albergo e dopo aver mangiato il tempo puntuale come un orologio a Cucù, si guasta per la prima volta da che siamo in montagna.
E’ proprio giunta la fine dell’estate?

martedì 15 maggio 2012

Quinto giorno Val Lunga – Castello Wolkenstein – Terza fontanella





Memori della fatica, solo psicologica, manifestata il giorno prima, ci dirigiamo verso la tranquilla Val Lunga, un oasi naturale che sta proprio alle spalle di Selva.
E' una piccola valle naturale di circa sei chilometri in chi si possono incontrare facilmente diversi animali selvatici tra cui scoiattoli, caprioli, stambecchi e una volta anche una vipera... E se si è fortunati si possono vedere anche delle Acquile.
All'inizio della Valle, proprio abbarbicato sulla parete dietro la caserma dei Carabiniere, ci sono le rovine di Castel Wolkenstein, un rudere di un castello del tredicesimo secolo, molto pittoresco.
Senza indugio, entriamo nella valle, un immenso spiazzo percorso da sentieri, ruscelli, persone e mucche al pascolo. Ci fermiamo alla prima fontanella per riempire le borracce con la fresca e buonissima acqua che sgorga giù dalla montagna.
Lucetta fa tappa nella chiesetta.
Riprendiamo il cammino e la valle inizia a restringersi un pochino, tanto che la maggior parte del cammino è in ombra. Arriviamo dopo circa venti minuti alla seconda fontanella che è incastrata in una piccola radura costellata da enormi massi all'ombra dei quali ci sono diverse persone appostate a rifocillarsi o riposarsi.
Per noi però è ancora poco così riprendiamo il cammino. Lucetta non è molto contenta e un pochino si lamenta, non tanto però. Cerco di distrarla facendole apprezzare il panorama e indicandole dove una volta c'erano dei laghetti, ora asciutti.
Quando arriviamo alla terza fontanella la fame si è impossessata ormai di Lucetta e di me così aggiriamo la capanna del cacciatore che fa la guardia alla sorgente e alle mucche che pascolano nello sconfinato pianoro che arriva quasi fino in fondo alla valle dove il sentiero passa sotto una cascata e poi sale verso il rifugio puez.
Troviamo un posticino comodo a metà tra l'ombra degli alberi ed il sole di mezzogiorno e pranziamo felici.
Passiamo un paio d'ore di riposo leggendo e giocando poi rimettiamo gli scarponi e scendiamo verso valle.
Anche stavolta gli acciacchi di Lucetta non si fanno sentire, la pigrizia e la stanchezza invece si sentono anche troppo...

lunedì 14 maggio 2012

Quarto giorno Ciampinoi -Rif Comici – Rif Ciavaz – Plan de Gralba – Selva


Lucetta sembra guarita!
Il miracolo della montagna si è compiuto ancora una volta.
Per festeggiare la porto fino in cima al Ciampinoi con la funivia.
Da oggi saremo da soli però, infatti i miei genitori se ne tornano a casa, sperando che il caldo abbia sfogato tutta la sua afa prima del loro rientro.
Ricordo la prima volta che andai al Ciampinoi, punto di partenza del mondiale di discesa libera. Era Agosto e io, mia sorella, Calderino e Alex avevamo la giacca a vento.
Oggi invece c'è il sole e fa quasi caldo, nonostante gli oltre duemila metri.
Con la dovuta calma iniziamo la discesa verso il rifugio comici. Prima di partire ho avvertito Lucetta che la camminata che l'aspetta sarà lunga, ma tutta in discesa, lei memore dell'impresa compiuta il giorno prima, è molto fiduciosa e risponde con uno dei suoi splendidi sorrisi.
A fine giornata, non avrà la stessa espressione.
Giunti al rifugio Comici, proprio ai piedi del Sasso Lungo, decido di fare uno strappo alla regola, non mi fermo a bere la solita birretta e tiriamo dritto verso un nuovo rifugio segnalatomi da mio padre, il Ciavaz.
Camminiamo in piano, ma camminiamo e costeggiamo la base del Sasso Lungo fin quasi alla città dei Sassi, poi da li scendiamo verso il fondo valle.
Lucetta non ne può già più di camminare, è stanca e ha fame.
Di dolori nemmeno un'accenno.
Quindi è solo pigra!
Camminiamo sui prati per ancora una mezzoretta e poi ci inoltriamo in un boschetto dove sono stati scolpiti diversi animali negli alberi che costeggiano il setiero. Un invito insolito ma gradito a scendere ancora un pochino per arrivare alla radura in cui c'è il rifugio Ciavaz.
Ci accomodiamo sui tavoloni all'aperto e ordiniamo due piatti di uova, patate e speck e due birre. Ottimi davvero.
Prima di andare via sento di avere spazio per qualcos'altro, ma visto che la loro birra l'ho già assaggiata mi accontento di uno yogurt con i frutti di bosco. Eccezionale!
Salutati i padroni della baita scendiamo ancora un pochino e poi ci stendiamo a riposare in un grande prato all'ombra degli alberi.
Rimarremo qui per un paio d'ore e poi scenderemo, lentamente, verso Selva.
Lucetta non ha idea di quanto si debba camminare per cui dopo circa un'oretta di passeggiata in discesa si innervosisce un pò nonostante fossimo circondati da un panorama fiabesco a cui facevano da cornice il Sella ed il Sasso Lungo.
Arriviamo a Plan de Gralba e qui la situazione si complica ancora un pò. Manca ancora un'oretta di cammino e anche se Lucetta non accusi alcun problema fisico, il suo umore è pessimo.
Solo quando arriviamo a Selva, sull'asfalto, torna a sorridere come se niente fosse successo...

giovedì 10 maggio 2012

Terzo giorno Passo Rolle – Baita Segantini – Monte Castellazzo – Cristo pensante





Ci svegliamo presto.
Oggi è il momento di Lucetta.
Dopo aver cercato di temprare il fisico nei primi giorni è arrivata l'ora di superare l'ultima prova, il vero motivo per cui è venuta in montagna:
Il Cristo pensante!
Partiamo in auto abbastanza di buon ora, anche forse avremmo dovuto muoverci prima per evitare tutto il traffico che potremmo trovare lungo la strada. Dovremo fare circa settanta chilometri, che non sono molti, il problema è che per arrivare a destinazione passeremo nella val di Fassa, conosciuta da tutti come il buco nero del traffico alto atesino. Se si rimane invischiati l'infinita coda che da Canazei attraversa tutta la Valle per l'unica strada esistente, si rischia di perdere l'occasione di arrivare a destinazione ad un orario decente. Inoltre prima si deve attraversare il passo Sella e scendere fino a Canazei.
Come dicevo partiamo preso e arriviamo senza problemi a Canazei. Dopo solo quindici minuti ne usciamo e senza dire una parola scaramantica proseguiamo. Nel senso di marcia opposto lo spettacolo che incontriamo ci fa ghiacciare il sangue nelle vene: chilometri e chilometri di code che si muovono quasi a passo d'uomo.
Il nostro percorso invece incontra solo in un paio di occasioni qualche rallentamento, finché, sempre silenziosamente per non attirare l'attenzione, usciamo dalla valle e passata Moena, iniziamo a salire verso passo Rolle.
Quasi giunti a destinazione ci ritroviamo a passare nella splendida foresta del Paneveggio in cui crescono alberi altissimi e dritti come dei pali della luce. Proprio per questo per secoli sono stati presi qui gli alberi che hanno fatto da fondamenta per le case della laguna di Venezia.
Ma il legno di questa foresta forse è più conosciuto per altre sue pregiate qualità, infatti veniva utilizzato per la costruzione dei violini Stradivari.
Finalmente, dopo solo un'ora e mezza di auto, arriviamo a passo rolle. Qui c'è una navetta che porta le persone fino alla Baita Segantini, punto di partenza per la scalata del Monte Castellazzo, in cima al quale è stata portata la statua del Cristo Pensante.
Io non ce la faccio.
Infilo lo zaino e parto verso la Baita Segantini, lasciando Lucetta ed i miei genitori in attesa della prossima navetta.
E' una bella passeggiata in salita con un dislivello di nemmeno trecento metri. In circa venti minuti/mezzora sono già seduto sulle panche della Baita con una birra in mano e il panorama mozzafiato delle Pale di San Martino proprio davanti.
Finisco la birra e sto per ordinarne un'altra quando arrivano Lucetta ed i miei genitori con la navetta.
Passiamo dunque all'azione e ci incamminiamo verso il Monte Castellazzo.
Il sentiero è molto scorrevole e arriviamo alla base della salita in mezzora circa, forse quarantacinque minuti. Lucetta non vuole ancora forzare.
Quando ci troviamo di fronte il susseguirsi di tornanti che si arrampicano a zig zag sul fianco della montagna è proprio un bello spettacolo. Con calma ci apprestiamo a salire, Lucetta, anche se lentamente viene su che è un piacere, mio padre pure, mia mamma un pò meno. Con calma però arriva pian piano anche lei. Lei arriva ovunque.
Ci mettiamo un'oretta per scalare il Monte Castellazzo ma poi siamo sulla cima, tra le trince della prima guerra mondiale, a testimoniare qualcosa che per fortuna oggi in quei luoghi è solo un lontano ricordo.
Sulla grande vetta ci sono tantissime persone e tutte vogliono farsi fotografare con la grande croce e la statua del Cristo pensante.
Lucetta non è da meno.
Si mette in posa per mio padre che con macchina fotografica alla mano aspetta, e aspetta, e aspetta. Ma il momento e il turno di Lucetta sembra non arrivare mai così spazientito si mette a dirigere il traffico fotografico dicendo.
"Eh no! Adesso tocca a lei!"
Messo in riga tutti con l'autorità di un austriaco, scatta circa centocinquanta foto con la sola Lucetta e la Statua del Cristo senza nessun'altro che ne rovini la cornice.
Quando se ne va un ragazzino lo insegue con la fotocamera alla mano dicendo:
"Insegnami, Maestro!"
E gli acciacchi di Lucetta?
Svaniti nel nulla.
Possibile che il Cristo pensante abbia fatto il miracolo?
Comunque Lucetta è raggiante e così dopo aver mangiato e fatto un pò di foto ci riposiamo al sole.
Anche qui la giornata è fantanstica ed il panorama bellissimo. Per immortalarlo meglio salgo su una piccola cima che sta ancora più in alto rispetto al Cristo pensante.
Sono solo tre o quattro metri quadrati di spazio per cui attendo che non ci sia nessuno, salgo, mi siedo e comincio a scattare con l'ipod le fotopanoramiche che poi verranno messe assieme per creare un unica sontuosa fotografia.
Quando sto per scendere incrocio un signore che mi dice:
"Bello fare le foto col telefono?"
Mi sta chiaramente prendendo in giro e lo capisco quando estrae dallo zaino un cavalletto da un metro ed una macchina fotografica con un grand'angolo grosso quanto la sua testa.
Finite le foto iniziamo la lunga discesa, anzi lunghissima. Infatti Lucetta riesce ad andare incredibilmente più lenta in discesa che in salita.
Arriviamo a metà strada con la macchina ed incrociamo un'altro rifugio...
E l'ora della Merenda!
Per me è una birra è sempre sufficiente.
Il rientro a casa in auto è ancora tranquillo, per fortuna. Sempre nell'altro senso di marcia incrociamo le stesse macchine che avevamo visto in mattinata, chissà per quanto tempo sono riusciti a scendere da esse prima di risalirvi...

mercoledì 9 maggio 2012

Secondo giorno Malga sotto lo Sciliar






Ci svegliamo ancora affamati. Per fortuna il nostro appetito viene prontamente sedato e così non ci rimane altro da fare che decidere la meta.
I miei genitori sono rimasti ancora... a L'Oca di Trevi fa troppo caldo...
Nonostante ieri fossimo un pò bloccati psicologicamente a causa dei problemini fisici di Lucetta, abbiamo si camminato quasi sempre in piano, ma in fondo non ci siamo risparmiati poi tanto. Risultato? Lucetta sta benissimo e non sente alcun problema alle gambe, all'anca, all'ernia o al ginocchio.
Che la montagna faccia bene anche a lei?
Per non rischiare si decide di fare un'altra cosetta leggera e ci dirigiamo verso i laghetti di Fiè. Da li si potrebbe risalire il crinale dello Sciliar ed arrivare perfino al rifugio Bolzano, ma sarebbe molto dura perfino per me, lo ammetto.
Per ciò passiamo i laghetti e saliamo solo fino alla Malga Tuff, una simpatica baita attorno alla quale ci sono solo prati e prati. Per trovare l'ombra ci dobbiamo spostare di qualche centinaio di metri verso il bosco...
Anche qui arriviamo giusti per l'ora ci pranzo così consumiamo il solito panino e poi a turni andiamo alla baita a prendere, chi un dolce, chi uno yogurt, chi un caffè, chi una birra.
Il sole oggi è molto caldo e quasi non ci sembra di essere in montagna, infatti per arrivare ai laghetti siamo dovuti scendere molto con l'auto e siamo arrivati praticamente a mille metri. Solitamente a questa altezza si sta ancora bene, ma non durante la settimana più calda dell'anno.
Quando torniamo verso le auto ci fermiamo ad ammirare il laghetto e un gruppo di ragazzi che sulle rive stavano pescando delle trote. Mi ha ricordato quando da ragazzi io, Calderino e Alex pescavamo allo stesso modo su queste stesse rive e sui torrenti della Val Gardena...

martedì 8 maggio 2012

Primo giorno Corvara – La Villa – Piz la Ila – Corvara


Il primo giorno di vacanza sulle Dolomiti ci svegliamo avvolti da un caldo piumone invernale. Nonostante a L'Oca di Trevi si stia sperimentando la settimana più calda in assoluto degli ultimi anni, qui la temperatura, specialmente di sera, non supera i ventidue gradi.
Dopo un'abbondante colazione alla tedesca, Prosciutto, formaggio, pane, caffè, latte, marmellata, nutella, yogurt tempestato di pezzettoni di frutta e succo di frutta, ci sentiamo finalmente sazi. La montagna mette appetito...
Non avendo fatto ancora alcun piano per le mete da visitare ci consultiamo con i miei genitori, il Signor Remo e la Signora Maria.
Dato che Lucetta non può camminare molto a causa delle numerose ferite subite in battaglia che le hanno lasciato degli acciacchi permanenti come quello all'anca dovuto ad un incornata di Catoblepa o quello al ginocchio causatogli dal colpo di frusta della coda di un subdolo drago, femmina ovviamente, per non parlare poi dell'ultima ernia procuratasi cercando di domare un ippogrifo selvaggio. Fatto sta che Lucetta, cosí per come si lamenta, non potrebbe fare più di una breve e semplice passeggiata in montagna.
Ci dirigiamo allora, in compagnia dei miei genitori, a Corvara, una località al di là della valle, proprio sotto passo Gardena. Da qui parte un sentiero quasi in discesa che, costeggiando un torrente, attraversa il bosco e rimanendo quasi sempre all'ombra ci porta a La Villa, un altro paesino che non avevo mai visitato.
Appena prima di arrivarci però ci fermiamo a mangiare un panino all'ombra di un boschetto, non eravamo ancora del tutto sazi dopo la colazione...
In montagna l'aria è buona...
Da qui scorgiamo una funivia che sale sulla montagna di fronte a noi, nessuno di noi ci è mai stato e dopo aver esaminato la cartina e verificato che non ci siano troppi chilometri e soprattutto troppe pendenze da percorrere ci saliamo tutti e quattro.
Giunti in Cima alla quota di duemila metri ci troviamo davanti un panorama fantastico, grazie anche alla totale assenza di nuvole: davanti a noi spicca la Marmolada con il suo ghiacciaio che sfoggia una forma migliore di quanto pensassi. A sinistra invece ci sono le Tofane, sotto cui si adagia Cortina. A destra domina il panorama con il suo massiccio il gruppo del Sella e poi, dopo Passo Gardena spunta il Sasso piatto, il gruppo del Cir ed in ultimo il Sassongher. 
Dopo aver scattato una fantastica foto panoramica con l'ipod ci incamminiamo lungo il sentiero che dal rifugio della funivia si dipana verso tutto l'alto piano e i suoi rifugi.
Camminando in tranquillità ci basta poco per arrivare alla prima baita. Ricordo che una volta ad ogni tappa che facevamo mio padre vestiva i panni del critico culinario ed assaggiava il dolce della casa, di solito era lo strudel.
Io per un pò ci ho provato ad imitarlo, ma non sono goloso quanto lui. Il vizio però mi è rimasto, anche se ho sostituito lo strudel con una più dissetante birra gelata.
Ci stendiamo poi su un grande prato all'ombra di un boschetto di pini per il resto del pomeriggio quando arriva l'ora del rientro, così ci incamminiamo verso un altro rifugio più a valle da dove parte un'altra funivia che invece di tornare a La Villa ci porterà dritti a Corvara. Meglio di così non poteva andare per le gambe di Lucetta.

 

lunedì 7 maggio 2012

Partenza e arrivo L'Oca di Trevi – Selva di Val Gardena






Torniamo in montagna, alla buon ora.
Io e Lucetta ci eravamo già stati ben cinque anni fa, ma per pochissimi giorni e per di più non aveva fatto nemmeno bel tempo.
Stavolta invece il sole splende forte come non mai e anche durante il viaggio di andata si fa sentire per tutto il Brennero tanto che senza aria condizionata non si può viaggiare... L'unica sosta che facciamo ad un autogrill nei pressi di Trento è da tempo di record meccanici Ferrari talmente fa caldo... quaranta gradi misurati nonostante l'aria condizionata...
Ripreso il viaggio, con un pò di sussulti da traffico intenso, finalmente torniamo a Selva di Val Gardena e quindi al Garni Rubens, un simpatico Bed & Breakfast che rapportati a qualunque altro esercizio del genere è un resort a cinque stelle.
Ad aspettarci al Garni ci sono i miei genitori: mio padre Remo e mia madre Maria, che hanno quasi finito le loro vacanze e dovrebbero ritornare all'Oca di Trevi fra un paio di giorni.
Selva è a circa 1600 metri e si sente subito la differenza con la pianura: Nonostante sia il venti Agosto e sia iniziata la settimana più calda dell'anno, di sera si deve andare in giro almeno con una felpa.
Di notte invece ci faremo coccolare da un soffice e caldo piumone, come se fossimo a casa nostra, solo traslati nel tempo di tre mesi buoni, quando l'estate sarà ormai evaporata.

venerdì 4 maggio 2012

Le Dolomiti...


Pubblico solo ora questo viaggio fatto l'estate scorsa, pensavo di averlo già fatto ma evidentemente durante il trasloco dal vecchio Blog me lo devo essere perso in qualche scatolone che è rimasto accantonato e chiuso fino a questa mattina...



Gino e Lucetta
in viaggio dal
20/07/11 al 27/07/11



Erano ben cinque anni che non ci tornavo...
Nonostante ci abbia trascorso molte estati scorrazzando su qualche cima, in compagnia o in solitaria, credo sia la prima volta che scrivo qualcosa in merito, anche perché quando ancora camminavo da solo non avevo la mania di parlare dei miei viaggi, ne tantomento di scriverne.
Va da se che non ho potuto raccontare a nessuno di quando mi sono attardato sulla cima di un monte a tremila metri e al ritorno, colto da un violentissimo attacco di diarrea su un sentiero a strapiombo dove non c'era nemmeno un albero per potersi nascondere, ho dovuto correre zaino in spalla e scarponi ai piedi fino al primo rifugio impiegando quaranta minuti invece delle due ore e mezza impiegate all'andata e quando sono arrivato ho perso i sensi sulla tazza e quindi anche l'ultimo pullman che partiva dal Passo Sella e mi son dovuto fare altri dodici chilometri a piedi, in condizioni a dir poco pietose.
Non vi racconterò nemmeno di quando volevo fare in sequenza nella stessa giornata le tre ferrate del Piccolo Cir, Grande Cir e Sassongher e dopo essere arrivato in cima a quest'ultima mi sono reso conto che avrei avuto bisogno di quasi un altro giorno intero per fare le altre cime e sono tornato indietro, mi sono perso su un altra cima, da cui ho ammirato il tramonto e sono finalmente sceso quasi al buio tra stambecchie e caprioli che mi fissavano quasi come se fosse ricomparso l’uomo di Neanderthal.
Non parlerò di cosa vuol dire fare parapendio in un giorno senza sole ma con molto vento, e nemmeno di quando ho fatto la ferrata della Marmolada, cresta ovest, che siamo arrivati in cima così in fretta che mi girava la testa e la guida dice

"Urca, ci abbiamo messo solo un ora e un quarto!"

Non dirò che quel giorno, in discesa sul ghiacciaio, si è aperta sotto i nostri piedi una voragine di circa sessanta metri... che se non eravamo in cordata il nostro compagno Herbert l'austriaco sarebbe diventato Herbert l'ex austriaco congelato...
Non parlerò della volta che con Giancarlo siamo saliti a piedi fino al Rifugio Demetz, tra il Sasso Lungo e il Sasso Piatto e poi siamo scesi sul ghiaione che sembravamo su sciatori estremi tanto venivamo giù in fretta scivolando e saltando.
Non racconterò di quando con mio Zio Antonio giunti a metà di una lunghissima e ripida discesa siamo dovuti tornare indietro perché il ginocchio mi faceva malissimo a potevo andare solo in salita... Mio Zio non la prese tanto bene...
Non posso nemmeno pensare ai violenti ed improvvisi temporali che mi hanno sorpreso infradiciandomi come solo sul Cammino di Santiago ho sperimentato, o di quella volta che ha nevicato a Ferragosto mentre eravamo in un rifugio a mangiare!
Indipendentemente da tutto questo e molto altro ancora per me queste montagne rappresentano da sempre un oasi impareggiabile di benessere in grado di rigenerarmi sotto ogni aspetto, molto più di qualunque altro paradiso in terra.
Anche questa seconda parte di vacanza del 2011, come la prima del resto, è stata molto più tranquilla rispetto a i miei trascorsi alpini. In linea con la direttiva estiva abbiamo lasciato stare il brivido ed inseguito solo il relax, il riposo, la birra e il buon cibo.
Alla fine del viaggio direi che la missione è stata conclusa con pieno successo.