giovedì 29 agosto 2024

Polemica finale

In genere lascio fuori le polemiche dai resoconti, sebbene ogni volta ci sarebbe sempre qualche appunto… Poi la positività donatami dal viaggio in sé mi fa tacere.

Questa volta però non ce la faccio.

Il viaggio in modalità “express” non mi è piaciuto.

Sapevo a cosa andavo incontro. Avendo pochi giorni a disposizione per partire, era un prendere o lasciare.

Assieme alle cose belle vissute mi sono reso conto anche di aver preso una mezza fregatura da Avventure. Parliamo di piano volo, una delle loro “specialità”.

Quando ci siamo iscritti il piano volo non era ovviamente ancora disponibile. I dati necessari nella scelta di un viaggio sono innanzi tutto il giorno della partenza (prevista in questo caso il 4 maggio) e ritorno (12 maggio), ovvero 9 giorni. Il viaggio aveva il suo prezzo assegnato. L’iscrizione l’abbiamo fatta il 16 aprile mentre eravamo all’aeroporto di Seul, in attesa del volo per Tokyo. Al nostro ritorno, il 1° maggio, dopo aver pagato il saldo come da loro richiesto, ci siamo resi conto avevano spostato la partenza alla sera del 5 maggio, in più il rientro a Roma era previsto alle h14 del 12 maggio.


In pratica il viaggio si era ridotto da 9 a 7 giorni: il tutto pagato la stessa cifra richiesta per 9 giorni… La cosa più grave è stata non avvisare i viaggiatori dei cambiamenti imposti. Della serie Codice del Turismo, questo sconosciuto.

Aver negato la possibilità di scelta nei confronti di chi sta pagando un tour operator che non è nato ieri, oltre alla grave mancanza di chiarezza e trasparenza.

Già si tratta di un viaggio “express”, in cui si ha poco tempo a disposizione, soluzione che a me non piace molto perché si vedono e fanno pochissime cose. Riducendo i giorni di viaggio così tanto senza equiparazione sul costo, è stata una presa in giro.

Cassandra si è accorta dal mio diario che non mi è piaciuta questa esperienza. Io me ne sono reso conto mentre lo scrivevo. È stato quasi un viaggio mancato, un’occasione persa, una scommessa andata male.

Ancora colmo di positività per il viaggio in Giappone ne sono stato consapevole molto dopo…  Cosa posso farci? Sotto certi aspetti è stato un brutto viaggio, per pochi altri un bel viaggio e tanto basta per non farmi smettere di viaggiare.



Chiudo qui questa piccola polemica con Avventure, mettendoci una bella pietra sopra, per lo meno la metto sopra i loro viaggi “express”.

mercoledì 28 agosto 2024

Medina di Marrakech

Oggi è già l'ultimo giorno di questo viaggio.  L’ultima colazione poteva essere la migliore di tutte, se non fosse stata per la totale disorganizzazione dell’hotel.

Sarà una giornata intensa come il caldo che ci accoglie in piazza mentre siamo in attesa della nostra guida, Faisal.

Con il tipico ritardo marocchino, che va da mezzora a due ore, si presenta con il minimo sindacale di un’ora dopo l'appuntamento. Un signore...

Sembra simpatico, tra l'altro è sposato con un'italiana e vive qui da anni assieme a lei, per cui parla molto bene la nostra lingua.

Racconta un sacco di cose, devo ammettere qualcuna me la sono persa, per cui cercherò di riprendere il discorso della definizione del luogo in cui stiamo per entrare: la medina, significa centro storico. Marrakech venne fondata nell’undicesimo secolo, prima era solo un luogo di transito dove le carovane passavano per andare verso il mare.

Marra, passare, kech, via.

La gente si fermava qui per il baratto approfittando del riparo dei caravanserragli.

In realtà Faisal afferma che in principio era tutto il Marocco a chiamarsi mareakech. Oggi conosciamo l'area del nord Africa, quindi Marocco, Algeria, Libia e Tunisia, come Maghreb, che significa tramonto.

Quando gli arabi hanno iniziato ad espandersi, la parte est del Maghreb la chiamarono Mashreb, noi Medioriente.

È facile rendersi conto che della storia di questa parte di Africa non ne so quasi nulla perché per Faisal sono tutte informazioni base sparate a raffica una dopo l'altra, come se le stesse ripetendo ad un bambino delle elementari. Per me sono completamente nuove e alcune inevitabilmente me le perdo.

Fino al 1800 il Marocco era grandissimo, arrivava addirittura fino al Sudan.

Col tempo si è andato rimpicciolendo e perfino ora anche la parte del Sahara Occidentale è contestata dall’Algeria. È un territorio grandissimo che faceva parte delle conquiste imperiali della Spagna di Franco, poi venne liberato. Ora i due terzi del Sahara occidentale sono sotto il controllo del Marocco, mentre un terzo è occupato dal Fronte Polisario che, grazie agli aiuti militari dell'Algeria lotta contro il Marocco per il diritto di autodeterminazione del territorio.

In realtà in questa fascia di deserto abbandonata ci sono importanti giacimenti che entrambe le parti vorrebbero sfruttare...

E per Maroc TG 24 è tutto, a voi studio.

Il Marocco era meta delle carovane che arrivavano da Timbuktu e andavano a Zagora. Tutto questo movimento commerciale lo mantenne importante soprattutto per la sua vicinanza con l'Europa.

Quando finisce la lezione di storia siamo ancora nella Piazza degli impiccati e il caldo sta aumentando sensibilmente. È ora di spostarci nel suk delle olive e della menta, nella medina. Mentre si prosegue Faisal tiene a ricordare che il famoso the alla menta è stato inventato qui in Marocco.

Subito dopo il suk delle olive incontriamo una piazzetta dove ci sono tanti carretti, ognuno con una persona che aspetta il lavoro.


Effettivamente nella medina ne abbiamo visti tanti di quei carretti.

Riprendiamo a camminare, ci chiede se sappiamo cosa significa riad.

Hotel?

No, paradiso.

Be’, quello dove abbiamo dormito a Meknes era più il purgatorio...

In ogni caso in un riad tutte le stanze sono rivolte all’interno e hanno finestre affacciate all’interno, un po' come le domus romane. 


Faisal a questo punto espone un bel concetto:

“Ci sono tanti pregiudizi sui paesi maghrebini specialmente sul Marocco. Vi svelo il segreto per sgretolare non solo i preconcetti su di noi, ma su qualunque cosa: l’unico modo per eliminarli è viaggiare.”

Sono d'accordo, bisogna viaggiare e non credere a ciò che raccontano in televisione, sui giornali, su internet.

“Per poterlo comprendere si deve vedere con i propri occhi in che mondo viviamo.”

Parole sante.


Usciamo un attimo dalla medina ed entriamo in un museo nuovissimo, fatto all'interno di una antica casa lussuosissima, quella di un Visir. Entrati nel grande cortile ci sono sempre le stanze che si affacciano sul giardino centrale.

 

Trattandosi di un Visir le stanze sono di un livello decisamente elevato. Questo sì che poteva essere definito un riad, ovvero paradiso. Le decorazioni geometriche che adornano ogni parete, colonna, porta, soffitto, sono coloratissime e molto varie.

C'è da perdersi ore a cercare di scattare la fotografia perfetta. Effettivamente non so quanto rimaniamo nel museo, il tempo sembra volare.


Dopo questo bellissimo sito torniamo a perlustrare la medina. Vediamo alcune moschee, da fuori, arriviamo al quartiere degli artigiani di metallo che abbiamo intravisto ieri sera io e Cassandra.

Mentre siamo fermi in una piazzetta ascoltando da Faisal il resoconto del recente terremoto, una signora marocchina che sta trasportando due sacchi di lattine e barattoli, ci vede e li sbatte sonoramente a terra.

Mi giro pensando che sia inciampata. Mentre stiamo per andarcene per non ingolfare la piazzetta, questa inizia a urlare qualcosa contro di noi.

Ossignur... na matta!

Faisal interviene e dice che qualcuno del gruppo le ha scattato una foto.

Sapendo che ho sempre la fotocamera in mano, in diversi mi guardano con disapprovazione, fortunatamente in quel frangente avevo riposto l'attrezzo nella fondina, difatti la sciura punta il dito contro Franchina. Lei ovviamente nega.

Tra le urla di indignazione della sciura marocchina, Faisal con calma si fa dare il telefono da Franchina per mostrare alla sciura che non ci sono foto sue. Per fortuna è così.

Incidente diplomatico rientrato.

Concludiamo la visita con il richiestissimo giro al negozio di cosmetici, dove Cassandra si trasforma in miss carta di credito 2024.

Ad ognuno viene dato un cestino in cui potrà mettere uno dei prodotti che i negozianti ci mostrano.

Neanche a dirlo, Cassandra avrà il cestino pieno e, come sospettavamo, l'olio di Argan che abbiamo visto nella piazza del mercato aveva un colore del tutto diverso da questo perché tagliato almeno al 70% con olio di girasole.

Che girasola! 

Mentre ci salutiamo, la moglie di Faisal che nel frattempo ha raggiunto il consorte, raccomanda vivamente di fare attenzione a dove andiamo a mangiare. Non c'è problema, rido sotto i baffi, non mi prenderanno vivo.

C'era poco da ridere... Solo quando siamo tornati a Roma abbiamo saputo che quel giorno erano morte 8 persone e altre ventotto intossicate, sempre per il cibo...

Subito dopo pranzo abbiamo prenotato la visita ad uno dei posti segnalati come assolutamente da vedere a Marrakesh: i Giardini di Majorelle.

Dopo essere tornati di corsa in hotel dove Yussef ci aspettava per farci da taxi, scopriamo che manca Daniela, che si era addormentata in camera che abbiamo dovuto andare a svegliare…

Durante il percorso di andata, qualcuno leggendo una Lonely l’ha definito uno dei luoghi più instagrammati di Marrakech.

Già qui mi è suonato un campanello d’allarme.

Ammiraglio Akbar, che dice?

Ancora non si esprime.

Per chiarire a chi non mi conosce, sono appassionato della trilogia originale di Guerre stellari. Quando mi accorgo che sto per fare una cavolata, come entrare in un museo o un ristorante che non fanno per me, risuonano nella mia testa le parole di un personaggio del film “Il ritorno dello Jedi”, l’ammiraglio Akbar che, con la sua parlata ciancicata da uomo calamaro, rivela a tutta la flotta spaziale ribelle che sono caduti in un tranello.

Il quartiere dove arriviamo è lussuoso, europeo oserei dire. Del resto era la casa di Yves Sant Laurent.

Ci mettiamo in fila e alle 16:30 entriamo speranzosi di vedere chissà quali meraviglie architettoniche e botaniche. Già di botanica non capisco molto, difatti Akbar inizia ad agitarsi sulla sedia dell'ammiraglia… 

Al primo punto “instagrammabile”, un portico affacciato su una terrazza sopra una parte di giardino, con tutte le parte in muratura di colore blu, Akbar sembra voglia aprire bocca, ma poi ci ripensa. Non è ancora sicuro.

Quando però entriamo nel giardino segreto, che mi ricorda molto un minigolf ben fatto, eccolo che si desta:

“È una chtrappola!”

Eh, grazie al'...alla Forza! Come sempre il suo tempismo è pessimo.

Il giardino segreto è molto ben curato, comunque sembra un minigolf, anzi peggio perché mancano le palline e le buche.

Cerchiamo di scrutare quello che di bello c’è... Anche impegnandoci non troviamo granché.

Pure il resto del gruppo non apprezza questa visita, me ne accorgo dal fatto che prima della metà del giro sono rimasto tra i pochissimi ancora in cerca di qualche scorcio instagr.... decente.

Verso la fine del giro c’è però un ponte blu cobalto che porta ad un laghetto e all’edificio del Museo berbero. La casa è bella, difatti chiunque abbia una macchina fotografica o un telefono ci gira attorno come un nugolo di api attirate dal miele. Qualche foto in grazia riesco a farla ma c'è davvero troppa gente, così cerco rifugio nel museo che, sebbene piccolo, è molto bello e vi si respira un’atmosfera berbera. Oggetti, utensili, gioielli e vestiti. Purtroppo le spiegazioni sono quasi tutte in francese. Lingua che non conosco e non riesco a leggere, è più forte di me, il francese mi è ostico... Come quando Fonzie non riusciva a pronunciare la frase “ho sbagliato”. Il francese mi blocca…

Comunque fuori dal museo giro attorno all’edificio e trovo altri angoli e scorci molto belli. C’è da picchiarsi per avere lo spazio giusto, alla fine dopo tre knock-out con delle turiste indiane trovo anche io il mio angolo.

Con calma esco, devo ammettere che la spesa per questo giardino non è giustificabile.

Sarà che ormai ho viaggiato un pochino e inizio ad avere un livello di “meraviglia” un pochino sopra la media. In Italia ci sono almeno quattro o cinque giardini botanici che sono moooolto meglio, per citarne un paio vicino Roma i giardini di Ninfa e Villa d’Este. Poi il parco Sigurtà sul lago di Garda, e molti altri.

In serata, non ancora paga dello shopping, Cassandra mi fa scarpinare per un chilometro e mezzo sotto il sole per arrivare ad un Carrefour in cerca di cosmetici a buon prezzo.

Non si scomodi ammiraglio, già lo sapevo prima di mettermi in marcia che era una chtrappola, ma ci vado lo stesso.

Va be’, almeno lei riuscirà a portare a casa qualcosa di utile da questo viaggio.

Per quanto mi riguarda non ho trovato nulla di veramente irrinunciabile.

C’era una specie di felpa con cappuccio, ma era invernale e con questo caldo mi mancava l’aria solo a guardarla.

Che dire, bello il Marocco, ne abbiamo visto troppo poco e tutto di corsa. Toccherà tornare, magari in una stagione più fresca e con più tempo a disposizione... Prima però vorrei visitare un posto più fresco, magari isolato... Ah no, la prossima tappa è già definita, mi devo solo preparare fisicamente.

martedì 27 agosto 2024

Orzate di sopra - Marrakech

Oggi andiamo a vedere un’altra kasbah, o meglio una collina dove ci sono ancora molte kasbah, di cui sette abitate. È un luogo famoso per il cinema, vi sono stati girati e vengono ancora girati molti film come: il Gladiatore, Game of Thrones, Lawrence d’Arabia, Indiana Jones 4, Prince of Persia, il Gladiatore due, e molti altri.

Sfortunatamente non siamo riusciti a trovare la guida che volevamo, ci tocca pescare nel mare dei locali sperando bene.

Gira la ruota ed esce il doppio zero... Non ci è andata bene, non tanto perché il tizio non parlava italiano, in qualche modo si faceva capire... Il problema era che come guida era molto improvvisata.

Inizia raccontandoci di aver fatto la comparsa in almeno dieci dei film girati qui, e a parte la storia delle riprese non sembra molto ferrato sulla vera storia del luogo che stiamo visitando.

Il cielo è cupo. Il sole, anche se non si vede, c’è e si sente. Fa caldo. Chissà che sudata avremmo fatto se ci fosse stato pure il sole e fossimo venuti nelle ore più calde come quando siamo andati a Volubilis. Non oso immaginare...

In ogni caso il luogo è molto bello, sebbene inquinato dai troppi venditori per turisti, compresa la guida stessa che nella salita fa un pit stop presso la sua attività per venderci il suo artigianato. Le stradine si arrampicano tra le case e tra le kasbah fino a raggiungere le mura che circondano la cima. Oltre non c'è praticamente nulla se non una piccola torre di guardia, ormai inaccessibile dopo l’ultimo terremoto.


Gli scorci però sono molto belli e fotogenici, per cui nonostante avessimo capito poco del tour, ci accontentiamo.

Oggi finalmente si va a Marrakech, questa fantomatica e decantata città. 

Attraversiamo per l'ultima volta i monti dell'Atlante, la famosa catena montuosa marocchina. Mentre lo facciamo ci viene naturale pensare alla bandiera marocchina i cui colori sono il rosso e il verde. La terra delle montagne è proprio di un rosso intenso, a volte più scuro a volte meno, quasi come la bandiera quando si muove nel vento e le parti in ombra sembrano più scure. Per di più queste montagne sono in parte colorate anche del verde dei rari cespugli d’erba, dei pini quasi solitari e degli alberi che popolano il fondovalle. Rosso e verde.

Bello il Marocco.

Ci fermiamo per un pranzo veloce poco dopo un passo di circa 2000 metri, in pieno alto Atlante. Spira un venticello che farebbe decollare senza problemi un deltaplano…

Altre tre ore e siamo a Marrakech.

Un viaggio lungo e da “Avventure”, ma che qui in Marocco scopriamo non essere molto affine alle leggi locali. Poco prima del nostro arrivo infatti veniamo fermati dalla polizia per un semplice controllo di routine.

Io non ho assistito al fatto, ma pare che Yussef in quell’occasione abbia lasciato una piccola mancia per non farsi “contestare” le troppe ore di lavoro/guida. In pratica con noi ci sarebbero dovuti essere due autisti per darsi il cambio nelle tante ore consecutive di guida. Non che Yussef abbia mai manifestato problemi, anzi è sempre stato bravissimo, ma questo è altro un risvolto per cui non mi piace la modalità “express” del viaggio.

Arriviamo nel tardo pomeriggio. Si sente subito il clima completamente differente, molto più caldo.

Prendiamo possesso delle camere, non senza problemi perché la maggior parte sono ancora da pulire e mancano di lenzuola e asciugamani, quindi andiamo verso la famosa Piazza degli impiccati.

Il caldo è ancora ben presente, mettendosi all’ombra non si sta male.

Purtroppo per arrivare alla piazza passiamo attraverso strade trafficate colme di smog e odori sgradevoli.

Anche la piazza, rinomata per le sue bancarelle di cibo da strada non è proprio questo esempio di pulizia, diciamo che ricorda l’aggettivo per definire una signora dell'Anatolia...

Il gruppo sta cercando una terrazza dove ci si possa sedere a godere il tramonto. Io e Cassandra li accompagniamo, manca ancora più di un'ora e non abbiamo intenzione di perdere troppo tempo. Decidiamo di andare a farci un giro. Salutiamo tutti e ci infiliamo alla cieca nella medina.

Dire che è caotico sarebbe un eufemismo simile al dire ad un tarantolato che lo vedo tranquillo.

Se però non contiamo lo smog dei motorini che passano tra la gente, doverli evitare all'ultimo secondo, le migliaia di turisti che camminano con il naso all'insù senza guardare dove mettono i piedi, se non si conta quello che c'è da evitare per terra per non portare a casa un souvernir gratuito e poco gradito... Allora la medina ha il suo fascino.

Effettivamente ci sono centinaia di negozietti colorati che vendono di tutto. Personalmente non ho visto nulla che attirasse la mia attenzione, a parte qualche pasticceria.

Negozi di scarpe, vestiti, borse, generi alimentari di qualunque tipo... Un po' me lo ero immaginato così, un caleidoscopio commerciale che continua a girare all'infinito, per cui continuiamo a girare a caso, seguendo l'istinto del turista che prima o poi si imbatte nell'affare della vita e quasi sicuramente si ritrova vittima della fregatura del secolo.

Quando ne abbiamo abbastanza torniamo indietro e andiamo in piazza dove ci sono moltissimi venditori ambulanti di Olio di Argan. Cassandra è tentata di strappare un bottiglione ad un ottimo prezzo. Nella contrattazione il prezzo si abbassa troppo velocemente… La profezia sembra manifestarsi, molla il colpo. C'è sotto qualcosa... Meglio aspettare domani e chiedere alla guida se ne vale la pena.

Ci infiliamo in un altro ramo della medina. Stavolta finiamo in una zona di artigiani di un altro tipo. Oltre a tutto il resto già visto, c'è anche una zona buia dove lavorano il metallo e creano oggetti con martelli e fiamma ossidrica.

Si potrebbe girare per ore, ma non vorremmo rischiare di ritrovarci venduti come schiavi in qualche mercato illegale.

No, qui non succede. Appena manifestiamo sul volto un accenno di incertezza, la gente del luogo capisce subito e senza aspettare la nostra domanda ci indica la direzione per tornare alla piazza.

E noi seguiamo il consiglio. Ritroviamo il gruppo che si era stancato di aspettare il tramonto ed è sceso a perlustrare le bancarelle di succhi di frutta e gli incantatori di serpenti. È quasi ora di cena e si apprestano a cercare un ristorante.

I pessimi odori della piazza sembrano accentuarsi con la sera, o forse sono io che inizio a non tollerarli più...

Ovviamente non parlo delle bancarelle... dell'eau de turcà emanato da tutto il selciato della piazza...

Mai stato più felice di essere vegetariano e dover rifiutare l'invito a cena.

lunedì 26 agosto 2024

Dune in jeep - Pizza di Rissani - Gole di Todra - Skoura

 

Sveglia alle 6:30, c’è l’alba da vedere, il sole è effettivamente già sorto, non ha ancora fatto capolino da dietro le dune, per cui sono in tempo e riesco a filmare il momento in cui si affaccia sul nostro campo tendato.

Dopo una rapida colazione, accompagnata sempre dal pane sabbioso, alle 8 partiamo per una gita in jeep sulle dune.

Il giro inizia fermandoci in cima a un belvedere, sopra quello che probabilmente era un mare perché l’altura su cui poggiamo i piedi si rivela essere un giacimento di fossili: sulle rocce nere che calpestiamo emergono decine di fossili che visti così assomigliano a dei “cannolicchi”, in realtà sono Orthoceras, dei molluschi nautiloidi. Ce ne sono di ogni dimensione alcuni perfino grandi come una mazza da baseball.

Purtroppo la sosta è molto breve, prossima tappa le dune. Con un po’ di scossoni, niente di traumatico, arriviamo alla base di due grandi dune su cui si arrampicano delle moto e poi ridiscendono, sempre che riescano a mantenere l’equilibrio.

Considerando che sono dune di sola sabbia, già difficili da scalare a piedi, per salire e scendere in moto si deve comunque essere molto bravi.

Proseguiamo e gli scossoni da dune aumentano, quasi non ce ne accorgiamo perché di tanto in tanto sbucano delle macchine da rally. Sono troppo lontane per capire se stiano facendo una gara o meno, però il numero sulle portiere potrebbe essere indice di qualcosa di organizzato.

Ultima sosta: villaggio berbero.

Mentre il gruppo si fa offrire il the caldo nella tenda berbera, io continuo a cercare fossili ovunque senza successo. Mi consolo osservando dall’altura su cui sorge il villaggio, il rally di Peugeot 205 che sfilano nella sabbia sotto di noi. Sono tutte 205, probabilmente un raduno rally, forse a tappe. Ne passano tantissime e a velocità moderata.

Appena il rally finisce ci accodiamo anche noi alla carovana, facciamo le ultime evoluzioni ed arriviamo ad una stazione di servizio dove ci attende Yussef con il pulmino.

Anche oggi la strada sarà molto lunga e calda.

Ci fermeremo solo per pranzo in un bar, dove mangeremo la famosa pizza di Rissani, che non è un famosissimo chef marocchino, bensì una località berbera dove fanno questa “pizza” berbera. Sei pizze giganti vegetariane. In realtà la ricetta originale prevede molta carne, Lucia ha preferito optare per la linea vegetariana.

Prendo subito una fetta e già vedo che è fatta come una focaccia ripiena. Solo dal tanfo intuisco che hanno abbondato tantissimo con le spezie, in particolar modo cumino e coriandolo.

Cassandra neanche ci prova, io ne mangio una fetta e prendo la seconda dopo che tutti hanno avuto il loro primo e unico assaggio. Nemmeno Yussef riesce a mangiarla talmente è speziata, il che è tutto dire.

Io però ne prendo una terza fetta, tanto per fare la parte di Cassandra. Ora mi sento un pochino appesantito e la birra analcolica presa per mandare giù la pizza non basta più. Allora faccio una cosa che non facevo da bambino: prendo una lattina di Coca-Cola, e sai cosa digerisci.

Ci metterò comunque tutto il giorno a smaltire la sensazione di sazietà e soprattutto di cuminità, alla fine la coca ha funzionato.

Sotto un sole caldo ci rimettiamo in marcia e attraversiamo il deserto rosso. Ci fermiamo un paio di volte una delle quali sopra un paio di canyon spettacolari.

I luoghi sono deserti, almeno così all’inizio sembra, e invece... Puntualmente ovunque ci fermiamo, spuntano da non so dove venditori di qualcosa. Compaiono dal nulla, non si capisce come abbiamo fatto a non vederli prima. Le spiegazioni sono due: o i berberi hanno inventato il teletrasporto, oppure erano d’accordo con il buon Yussef e sanno quali sono le strade più battute dai turisti?

Mmm, effettivamente non ho visto in giro molti vulcaniani…

Lungo la strada di tanto in tanto spuntano piccole città di fango pressoché crollate. Alcune sembrano quasi fortezze medievali, con torri e merlature in stile marocchino. Solo più tardi scopriremo cosa sono veramente, per cui non anticipo nulla.

A volte si vedono villaggi di case che sembrano palazzine basse degli anni sessanta, costruite come in Italia.

Non so quanti anni abbiano queste case, ci passiamo accanto velocemente con il pulmino, poi mi viene in mente che l’Italia è sempre stata riccamente popolata di muratori marocchini. Quando facevo servizio civile a Varese c’era Majoub che si vantava di essere in Italia da trent’anni e di essere il muratore più bravo d’Italia.

Era il ‘96. Togli 30 diventa 66.

Se uno come Majuob fosse tornato a casa qualche anno dopo, e avesse messo su un’impresa di costruzioni? Magari mettendo in pratica quello che hanno imparato in Italia negli anni 60? Case basse...

I conti tornerebbero...

Forse il caldo sta avendo la meglio... Oggi è una giornata rovente e faccio strani pensieri… Almeno finché non arriviamo alle gole di Todra.


Questa oasi di fresco è un piccolo passaggio asfaltato lungo un torrente ai piedi di alte montagne rosse. Mi ricorda un pochino il siq di Petra, o meglio ancora i serrai di Sottoguda, più in grande e più corto.

 


La parte finale è quella più spettacolare: circa seicento metri in cui i turisti vengono a cercare un po’ di fresco e ad aspettarli trovano anche molti venditori e altri turisti.

Il posto è bello, lo testimoniano anche molti marocchini che passeggiano in acqua, alcuni campeggiano addirittura sull’altro lato del torrente.

 

Forse per apprezzarlo meglio si dovrebbe venire la mattina presto, quando c’è poca gente, ma anche così va bene.

Ci sarebbero molti sentieri e vie di arrampicata da fare. A parte il fatto che non abbiamo tempo, solo Giorgio credo riuscirebbe a farne qualcuna. Io mi limiterei ai sentieri. Devo ammettere che mi spiace molto non poterne percorrere qualcuno.

 


L’express del nostro viaggio corre verso la prossima tappa, si rivela essere molto più interessante di quel che pensavo.

 



Ci fermiamo infatti a Skoura, dove c’è la Kasbah Amridil. La visita guidata viene fatta da una guida locale in italiano di nome Reza. Lucia si era premurata di prenotarlo in anticipo, pare sia molto bravo.

Effettivamente ha spiegato tutto molto bene aggiungendo anche diverse battute di comicità marocchina, rendendo così la visita molto più godibile.

La kasbah è molto bella e recentemente ristrutturata dalla famiglia che la possiede sin dalla sua costruzione nel diciassettesimo secolo.

Sostanzialmente è fatta di mattoni di fango e paglia lasciati fermentare in modo che siano più resistenti.

Appena dentro c’è il giardino interno con le palme e alcune stanze che vi si affacciano. C’è un ufficio particolare, ovvero quello di un giudice. Prima di passar a miglior vita stabilì il suo ufficio all’interno di questa fortezza.

Da fuori sembra una fortezza, quasi un castello medievale, una volta dentro è tutt'altro, anzi sembra molto accogliente, per essere del diciassettesimo secolo.

La struttura ha diversi livelli e ogni piano è costruito sui giunchi, flessibili e resistenti, oltre che più facili da utilizzare per costruire. Sono così leggeri da essere perfetti per non gravare sulle strutture che, pur se resistenti, restano pur sempre fatte di fango e paglia.

Nel cortile sono esposti i vari attrezzi e utensili che la famiglia della kasbah utilizzava tutti i giorni, ma quindi cos’era una kasbah? Una casa, sì, ma fortificata. Ecco perché l'aspetto intricato e medievale.


Entriamo a vedere la zona delle cucine con i vari forni per i diversi tipi di pane. Ce ne è poi uno molto più grande dove il montone veniva cotto per intero.

Usciamo in un altro piccolo cortile a vedere l’esterno dove sono locate una macina manuale e una idraulica scoperta di recente solo durante il restauro.

In pratica l’acqua del fiume che passava all’esterno dove erano le palme, veniva fatta entrare sotto le mura e arrivava a una turbina idraulica di legno che girava e, collegata a una macina, produceva la farina. Poi l’acqua usciva dall’altra parte della Kasbah e tornava nel fiume.

In questo cortile ci fanno vedere come venivano costruite le mura: un grande cassero alto 80 cm veniva riempito di pietre terra umida e paglia e lasciato riposare. Se il contenuto del cassero diventava impermeabile, verificandolo versandoci sopra un po’ di acqua, allora si poteva usare, altrimenti dovevano rifare tutto da capo.

Le parti superiori, quelle decorate, specie dove ci sono le torri, venivano costruite con mattoni piccoli, sempre di fango e paglia fermentati ovviamente.

Passiamo al prossimo ambiente esterno, separato da mura e porta stretta e bassa. In alto sopra di noi ci sono sempre le torri che ci guardano.

In questo altro ambiente c’erano gli animali che di giorno uscivano all’esterno a pascolare fino a sera. Questo in estate, in inverno invece gli animali entravano in un locale chiuso qui accanto, in questo modo contribuivano al riscaldamento interno della kasbah.


Tutti questi ambienti erano piccoli e intricati per un motivo: la difesa da attacchi esterni. Ed ecco su questo argomento della difesa da attacchi esterni, l’anima comica della guida prende il sopravvento.

La prima linea di difesa era creare un labirinto, con dei falsi accessi ai piani superiori.

Ce l’abbiamo?

Sì, bravo!

Poi il buio: se entravi e non vedevi nulla potevi cadere ed essere facilmente sopraffatto.

Ce l’abbiamo? Sì, bravo!

Se i primi due espedienti venivano meno e trovavano le scale per accedere davvero ai piani superiori? Ecco i gradini volutamente costruiti irregolarmente, con altezze completamente diverse tra loro, così da disorientare e impedire agli invasori di correre.

Ce l’abbiamo? Sì, bravo!

Se le scale non erano un problema, tutti gli accessi e le porte erano così strette che ci passava una sola persona alla volta. In questo modo, anche se gli invasori fossero stati tantissimi, si poteva affrontare un invasore alla volta.

Ce l’abbiamo anche questo? Sì, bravo!

Infine l'altezza delle porte davvero ridotta in modo tale che per varcarle ci si doveva chinare.

La racconto come la guida:

L'invasore entra inchinandosi, anche per rispetto al padrone di casa che lo accoglie gentilmente.

“Ciao, come stai? Tutto bene? Vuoi una tazza di the? Chomp.”

L'ultimo suono era quello di una mazzata in testa o nel caso peggiore di una decapitazione.

Abbiamo anche questo? Sì, bravissimo!

Insomma, i padroni di casa ne avevano pensate una più del Jinn, (demoni mediorientali anche detti geni della lampada). Ma come è andata veramente?

In realtà questa kasbah non è mai stata attaccata.

Tutta fatica sprecata? Non direi perché ci stiamo divertendo moltissimo.

Mentre siamo in visita nella moschea della kasbah, Reza ha esposto una intelligentissima riflessione sui numeri delle religioni:

5 il numero dell’Islam. Ha come simbolo la stella a 5 punte, 5 sono i loro precetti: unica fede la loro, pregare 5 volte al giorno, fare l’elemosina, il Ramadan, fare pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita. Il loro giorno festivo cade venerdì, quinto giorno della settimana.

6 il numero dell’ebraismo, la loro stella a sei punte, il loro giorno sacro cade al sesto giorno della settimana, sabato. Anche i multipli del 6 vedono largo uso. Per citarne un esempio, le 12 tribù di Israele.

7 il numero cristiano. La forma di come è scritto ricorda una croce; il giorno sacro il settimo della settimana, domenica. I multipli di 7 si usano nel Vangelo, esempio perdona settanta volte sette...

Ora comincia la riflessione della guida sulle religioni orientali il cui simbolo dell’infinito altro non è che un 8 rovesciato, la cui simbologia non fa che ripetere il ciclo della vita. Non a caso credono nella reincarnazione.

Ma 8 è numero che va oltre quelli della settimana, quindi al di là della vita.

Wow.

Reza è molto orgoglioso della sua scoperta.

Continuiamo la visita dalle terrazze della kasbah, da cui osserviamo le altre strutture che ci circondano e il fiume ormai è asciutto da un paio di anni.

Mentre parla del fiume un'ombra attraversa il suo volto, un ragazzo che non so se arriva a quarant'anni. In realtà non svolge questo lavoro in modo esclusivo, lui sarebbe un contadino, ma se il fiume è asciutto...

Tra le altre cose qui hanno girato diversi film tra cui Lawrence d’Arabia, la serie Hanna e molto altro, a noi sconosciuto.

Salutiamo il simpaticissimo comico contadino, un po' dispiace andare via, anche se non vedo l'ora di arrivare in hotel.

Non ci mettiamo molto, giusto 5 minuti, giriamo in una strada sterrata che si infila in un villaggio di fango, con muri e case di fango.

E qui mi ritorna in mente Maria, capogruppo nel viaggio in Kazakistan. Ci dovevano portare sul mar Caspio e siamo finiti in una discarica accanto ad una raffineria petrolifera. In quell’occasione esclamò circa queste parole: “Mandocazzo ce sta’apporta’???”

Il dubbio atroce per fortuna dura poco e arriviamo in un hotel fatto a forma di kasbah con piscina e dove ceneremo e avremo la miglior colazione di tutto il viaggio.