venerdì 28 luglio 2017

Va a ciapà i Rand! - Giorno 3

Table Mountain- Passeggiata in centro - Waterfront- Recital

Questa mattina ce la prendiamo comoda. Purtroppo, come temevo, la visita a Robben Island non si può fare perché non ci sono posti disponibili, avremmo dovuto prenotarla per tempo. In alternativa andiamo tutti alla Table Mountain salendo con la funivia rotante fino ad un altezza di 1067 metri. La vista da sopra la montagna è davvero bella e a 360 gradi. Seguendo un sentiero in mezzo a rocce dalle strane forme modellate dall'acqua e dal vento, si può ammirare il mare, oltre che di Cape town, anche dalla parte opposta, dove c'è Cape Point e Capo di Buona Speranza. La giornata è molto bella e limpida per cui la vista riesce a spingersi lontanissimo. Tra una roccia e l'altra incontriamo ancora il piccolo cugino dell'elefante. Il topofante è il re della cima e non ha paura di avvicinarsi all'uomo pur di guadagnare qualche boccone gratis.
Percorriamo il sentiero che costeggia tutta la sommità, un leggero trekking fino ad incrociare il sentiero che scende in una gola verso la base della funivia. Dandogli un occhiata sembra fattibile anche per Cassandra, a cui non mancano coraggio e tenacia. La profetessa però pecca in velocità. Facendo due conti a mente mi rendo conto che probabilmente ci metteremmo troppo tempo e sforeremmo l'orario dell'appuntamento, per cui riprendiamo la strada per la funivia rotante.
Al nostro ritorno scopriamo che Pier ha già fatto tutta la spesa per i primi giorni di viaggio assieme a Cobus, il quale ha avuto anche il tempo di far sistemare una noia alla frizione della Jeep.
Saltata la visita a Robben Island la giornata è diventata un po' vuota, così torniamo a casa per iniziare a preparare la valigia visto che domani ci dovremo svegliare prestissimo. Mangiamo rapidamente un boccone e usciamo per una passeggiata sulle due strade più caratteristiche del centro, dove troviamo un'atmosfera diversa da Waterfront. La prima strada è ricca di locali notturni e gente bianca, la seconda più pittoresca è più variegatamente popolata, con negozietti e persone di tutti i tipi.

Dagli sguardi che riceviamo inizio a sentire una chiara differenza nei nostri confronti, non tanto di ostilità, quanto di occasione. Ho la netta sensazione che siamo seguiti. Un ragazzino di colore mal vestito, passeggia accanto a noi studiandoci con aria disinteressata. A lui si unisce un uomo bianco e molto magro e poi altri, che però vengono distratti da altre prede e li seminiamo.

Quando arriviamo ad una piazzetta dove c'è il mercatino, sarà la suggestione, ma io non mi sono divertito molto a vedere le bancarelle: per molti degli astanti sembrava che fossimo noi il banco più interessante da cui pescare.
Gironzoliamo per una ventina di minuti cercando di schivare alcuni che cercano di attaccare bottone, poi riprendiamo la strada per il porto. Una volta arrivati ci rilassiamo, tranquilli e sicuri di poterci godere il resto della giornata.

Sgranocchiando una merenda chiacchieriamo spensieratamente iniziando a conoscerci. Il gruppo sembra molto promettente e il capo ancora di più. Speriamo di continuare su questa strada.
Dopo cena usciamo per cercare una navetta o un autobus che ci riportino in hotel, ma non troviamo nulla. A parte Noemi e Daniele che prendono un taxi, si decide di tornare a piedi sfidando la sorte. È buio ma forse è ancora presto per correre rischi.
Ridendo e scherzando arriviamo a poco più di un chilometro, forse meno, dall'hotel, quando ecco che arriva l'imprevisto: un paio di ragazzi di colore ci fermano avvisandoci che la strada è chiusa e non si può proseguire. Guardo oltre ma non si vede nulla. Non è che c'è sotto qualcosa?
Siamo in tanti e forse basterebbe tirare avanti come sempre per vedere se la strada è veramente chiusa, ma poi spuntano altre due persone avvisandoci della stessa cosa. Qualcuno di noi si ferma a parlarci per capire cosa vogliono veramente: in poche parole dicono che per continuare è necessario ritirare un lascia passare.
Ma de che?
Sopra "l'ufficio" del lasciapassare c'è chiaramente scritto Atm, ovvero Bancomat.
In pratica ci stanno mandando “A ciapà i rand!”.
Cerco di allontanarmi pensando che anche gli altri abbiano mangiato la foglia e mi seguano, ma le persone aumentano di numero pareggiando il nostro e poi superandolo.
Al recital si aggiunge anche una donna che entra nel bancomat e ne esce sventolando uno scontrino annunciando: "Finalmente anche io posso passare da questa strada grazie al lasciapassare!"
È sempre più chiaro che vogliono che qualcuno tiri fuori una carta di credito e digiti il codice per “andà a ciapà i rand”, dopo di che non so cosa potrebbe succedere, anche se posso immaginarlo.
Nonostante la loro forte insistenza, il livello della discussione rimane sempre lo stesso, anche quando Pier cerca di spiegargli che non abbiamo carte di credito, che sono in hotel, che non gireremmo MAI con soldi e carte di credito, di notte, a Cape Town.
Nooooooo.
Io e Cassandra abbiamo tutti i nostri averi con noi, macchina fotografica compresa, ma non credo fossimo gli unici del gruppo.
Chiediamo allora se accettano quei pochi contanti che abbiamo, ma loro non li vogliono, l'unica cosa che gli interessa è il codice della carta di credito.
Il numero degli estorsori cresce, ma per fortuna la loro furbizia no. Ci mostriamo convinti della loro recita e prendiamo parte alla messinscena. Spiazzandoli, li salutiamo ringraziando e torniamo indietro dirigendoci verso il porto. Li lasciamo disorientati. Non ci seguono nemmeno.
Forse si aspettavano che facessimo il giro del palazzo e di ritrovarci al varco, magari più numerosi e agguerriti, ma noi al primo incrocio saltiamo su un taxi.
Quando ripassiamo di lì, non c'è più nessuno. Probabilmente sono andati davvero ad aspettarci dall'altra parte.
Poco male, ci abbiamo perso solo 50 rand di taxi in sette, praticamente 3 euro.
Adesso che sono al sicuro sul taxi posso anche dire, senza correre il rischio di essere frainteso:
Ma va a ciapà i ratt!

Nessun commento:

Posta un commento