Cape Town - Signal Hill - Hout bay - Cape Good Hope - Cape Point
- Boulders Beach - Cape Town
La
sveglia è incredibilmente dura. Nonostante la sera prima la finale
di champions della Juve sia finita bene e mi sia addormentato subito,
ci svegliamo distrutti.
Il
primo giorno in terra sudafricana
sarà
ricco di cose da fare e dopo colazione partiamo subito per Signal
Hill.
Si tratta di una collina in mezzo alla città su cui i giovani, nelle
serate estive
si ritrovano
per ammirare il tramonto, sorseggiando un bicchiere di vino.
Alle
8:30 di mattina sulla collina non c'è nessuno a parte noi.
Possiamo
ammirare il panorama e il tramonto tranquillamente.
Un
momento! È mattina, quindi è l'alba! Qui il sole sorge dalla parte
sbagliata? Per come è disposta la città sembra quasi che il sole
sorga ad Ovest, ma dopo aver controllato la bussola ci rendiamo conto
dell'errore.
Oltre
al panorama ammiriamo anche la “testa di leone”, un'altra collina
che assomiglia al profilo del Re degli animali. Finalmente oggi la
Table Mountain è libera dalle nuvole. Dopo una prima raffica di foto
ci muoviamo verso Hout Bay, dove veniamo imbarcati alla volta
dell'isola delle foche.
Nessuno
ha fatto colazione e fino
a
quando siamo saliti sul battello,
io e Cassandra ci sentivamo dei privilegiati per averla fatta in
camera con le nostre scorte.
Poi
le onde hanno iniziato a farci ondeggiare e la paura di essere invece
condannati è cresciuta.
Per
fortuna il viaggio dura poco.
La
colonia di foche è comodamente adagiata su un grosso scoglio in
mezzo al mare sporco e schiumoso. Sembrano in attesa del sole quindi
non si spostano dal lì.
Pochi
minuti per le foto e si ritorna indietro.
L'escursione
dura davvero poco, ma le foche sono simpatiche e poi il biglietto non
è costato molto.
Ci
dirigiamo ora verso il Capo di Buona Speranza che assieme a Cape
Point, fa parte di un parco naturale protetto.
Cobus
ci scarica in riva al mare, dove possiamo fare un po' di trekking
assaporando qualche salita e una bellissima vista sull'oceano.
Ci
sono diversi punti panoramici che cadono a strapiombo sul mare e una
grande spiaggia bianca su cui la forza dell'oceano scarica i suoi
ultimi respiri.
Tra
una gola e l'altra incontriamo il Dacie,
un piccolo mammifero che ricorda un po' una marmotta, insomma un
grosso topo. In realtà, anche se risulta difficile crederlo, è un
cugino dell'elefante. Un topofante. Ce ne sono molti e non sembra
abbiano paura dell'uomo, anzi sono abbastanza disinteressati.
Il
percorso sale fino a
una stazioncina da cui parte una cremagliera per la cima, dove c'è
il faro di Cape Point.
In
cima dovrebbero esserci anche i temuti babbuini. Temuti perché
contrariamente a quanto sembrano simpatici nei documentari, pare
siano molto aggressivi e attratti dal cibo. Saliamo a piedi, ma con
circospezione, stando attenti a scorgere ogni minimo segno di
movimento. Quando arriviamo alla fine della salita invece dei
babbuini nemmeno l'ombra. Forse c'era troppa gente.
Ci
sono però dei piccoli uccelli coloratissimi e un bellissimo
panorama. Pier ci spiega che questo, contrariamente a quanto pensavo,
non è il punto più a sud dell'Africa: non è qui dove gli oceani si
incontrano, bensì a quattrocento chilometri più in là, a Capo
Agulhas. In ogni caso, complice la prospettiva, lo trovo ugualmente
suggestivo.
Riprendiamo
la strada e andiamo a vedere i pinguini. In realtà saremmo dovuti
andare a Boulders
Beach, dove si paga il biglietto d'ingresso per vedere una colonia di
questi animaletti, ma Cobus ci accompagna in un'altra spiaggia
libera, in cui secondo lui a volte si possono vedere liberamente.
Difatti
c'è una piccola colonia transennata all'interno della quale i
pinguini hanno fatto il nido e a volte nuotano e passeggiano sulla
spiaggia oltre le transenne. Hai capito l'autista che dritta ha
estratto dal cilindro?
In
un primo momento mi fanno uno strano effetto. Sarà che sono troppo
vicini, ma finché stanno fermi a prendere il sole non sono così
simpatici come uno potrebbe pensare. Poi però basta che si alzino,
sbattano le ali e provino goffamente a camminare, oppure a saltare da
un sasso all'altro, ed ecco che viene restituita loro giustizia.
Chiedo
venia.
In
serata torniamo al Waterfront, tutti assieme stavolta, per fare
shopping e poi cenare.
Per
venire incontro
a me e Cassandra si sceglie un ristorante che possa fare anche dei
piatti vegetariani. Ne troviamo uno e ordiniamo entrambi penne
primavera, ma senza formaggio.
I
piatti arrivano in modo abbastanza rapido e tutti sono soddisfatti.
Io un po' meno: il formaggio non c'era, ma in compenso il cuoco ha
ben pensato di immergere le penne in un lago di panna.
La
fame è una brutta bestia, e poi domani saremo ancora a città del
capo, così rischio e mangio. Buona, per essere in Sudafrica, ma a me
sembra buona.
Per
fortuna l'indomani non ci sono state conseguenze, che fosse panna di
soia?
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