Già
duemila anni fa, Roma era soffocata dai palazzi, dai templi, ma
soprattutto dalle insulae, dei grandi complessi di case popolari alte
fino a cinque o sei piani.
Al
giorno d'oggi, specialmente in centro, è difficile pensare che ci
siano ancora delle Insulae visibili, invece non è così, solo che
nessuno sa dove cercarle.
Un
esempio molto evidente, ma che passa inosservato, sono quelle
dell'Ara Coeli, alla destra dell'altare della patria. Un altro invece
sono le case sotto il colle Celio, di fronte al Palatino.
Salendo
il clivo di scauro, una strada antichissima che doveva collegare il
circo massimo con il Colosseo, si arriva alla basilica dei santissimi
Giovanni e Paolo. Questi non erano gli apostoli, ma due ufficiali
dell'esercito di Costantino, martirizzati proprio in questo luogo per
ordine dell'imperatore Giuliano l'apostata.
Sotto
la basilica infatti, intorno al secondo secolo dopo cristo c'era un
insulae con le sue botteghe. Accanto ad essa sorgeva una piccola
domus. Successivamente tutto il complesso fu acquistato da un unico
proprietario che lo unificò in una sola struttura, facendoci
pervenire fino ai giorni nostri delle stanze affrescate in maniera
spettacolare.
Ciò
fu possibile proprio perché sopra di essa venne costruita la
basilica, interrando così la insulae e la domus. Ma perché la
costruirono?
Per
via di Giovanni e Paolo: i due ufficiali dell'esercito di Costantino,
che vivevano proprio in questa domus quando Giuliano divenne
imperatore. Esso cercò di eliminare alla radice il problema dei
cristiani e, dato che si conosceva l'orientamento religioso dei due
ufficiali, questi vennero prima arrestati, poi incarcerati e quindi
uccisi.
Essendo
stati assassinati in questa casa, i cristiani iniziarono a venire qui
in pellegrinaggio per pregare sulle tombe dei martiri. Col passare
del tempo fu eretta una basilica a loro dedicata.
Uscendo
dal museo abbiamo giusto il tempo di ammirare uno dei pochi campanili
medievali sopravvissuti di Roma, con i suoi piatti colorati
incastonati tra i mattoni. Sotto di esso si possono vedere
chiaramente le enormi pietre di travertino che un tempo componevano
la base del tempio di Claudio. Chissà che un giorno non lo si possa
visitare, per il momento non ci rimane che aspettare, e sognare ad
occhi aperti.
Che
male c'è a sognare?
Da
quando ho iniziato a visitare Roma in compagnia di Cassandra io lo
faccio tutti i giorni, ad occhi aperti, vivendo in due dimensioni
parallele.
Ammirando
dall'alto il Clivo di Scauro, ci addentriamo in un parco, altro
angolo segreto, fiscalmente custodito da questa città, questa diva,
tanto orgogliosa del suo passato, quanto gelosa dei suoi tesori
ancora da scoprire. Tesori che neanche a dirlo, per il momento
possiamo solo sognare.
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