Prima
decido di uscire a corricchiare, giusto una sgambatina per vedere l’altra parte
di Central Park che non abbiamo visto ieri. Il ritrovo è sempre alle 7. Oggi è
molto più fresco e ci sono meno persone rispetto a ieri.
Ci dirigiamo verso l’ingresso del parco. Una volta arrivati invece di andare a destra ci muoviamo verso il centro e poi a sinistra. La destinazione è il Central Park Reservoir, oggi laghetto Jacqueline Kennedy Onassis, sia per il suo contributo alla città sia perché ci veniva a correre quasi tutti i giorni.
È un bel
laghetto e fino a pochi anni fa, il 1993, riserva
idrica di Manhattan. Ci affacciamo meravigliati e iniziamo a girarci attorno.
Daniele ci consiglia l’altro lato per fermarci a fare le foto, ed
effettivamente quando ci arriviamo gli dobbiamo dare ragione: lo specchio
d’acqua riflette gli alberi e lo skyline dei grattacieli che iniziano a
illuminarsi per l’alba. Fantastico.
Concluso il giro si torna indietro ma sono ancora troppo carico e faccio un altro pezzo di lago per poi tornare da un’altra strada del parco, in ogni caso ritroverò il gruppo all’uscita. Ora possiamo iniziare la giornata.
Con la metro
1 andiamo verso Downtown, siamo vicini a Time Square, giusto qualche centinaio
di metri e arriviamo al MOMA, apre alle 10,30. Pur con un pochino di anticipo
la fanno entrare ugualmente.
Bene ora ho
la città tutta per me, sì, lallero. Sarà che
sono rimasto solo, sarà che forse stamattina ho corso troppo, sarà che
l’effetto delle medicine starà svanendo, inizio a sentire le gambe molli e cedenti.
Riprendo la
metro 1 per Uptown e ritornare verso l’hotel,
forse riposandomi un pochino mi riprenderò. Sfortunatamente non avevo fatto i
conti con i trabocchetti della Subway!
Anche se ho preso la direzione giusta, invece del Local sono salito su
un Express. Dovevo scendere alla 79° ma me ne rendo conto solo quando il
treno non si ferma a nessuna stazione intermedia. Stavolta sono davvero caduto
in una chtrappola.
81°, 83°,
85°… 101°, 105°…. 121°… 125°! Ecco che finalmente si aprono le porte!
Scendo e
aspetto il treno giusto, che ci metterà molto
di più. Devo rifare tutte le fermate.
Questo
scherzo mi è costato la mattinata.
Pranzo e
inizio a pianificare il pomeriggio, vorrei noleggiare una bicicletta e girarmi
con calma Central Park. Chissà quanti angoli
suggestivi da fotografare troverò… Gli imprevisti non finiscono qui.
Mi sento
ancora male e la biciclettata salta.
Non è un paese per vegetariani.
Chiuso in
hotel mi vengono in mente le scende dei film in cui si sentono le sirene della
polizia. Le sento anche io proprio ora e mi rendo conto che ce ne sono
tantissime e molto diverse tra loro: della polizia,
delle ambulanze e dei pompieri. Solo ora ci faccio caso ma sono davvero strane
e allo stesso tempo famigliari. Alcune sembrano uscite da dei videogiochi degli
anni ’80. Affacciandomi alla finestra a volte mi aspetto di vedere un Pacman
gigante che passa a mangiarsi le auto in sosta, magari potrebbero arrivare un
paio di astronavi di Galaga che si inseguono. Non ci avevo mai fatto caso
perché nei film pensi sempre che siano parte degli effetti speciali, invece
sono proprio reali.
Quando inizio a sentirmi un po' meglio è già ora di andare a recuperare Cassandra. Ovviamente la trovo imbronciata, per non dire contrariata. Non è riuscita a vedere tutto quello che c’era da vedere nel museo. Me l’aspettavo eh, però almeno sono riuscito a tenerla impegnata tutto il giorno senza che perdesse tempo con un moribondo come me.
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