Questa volta siamo da soli. Niente gruppo, niente voli disperati ad orari impossibili con scali terrificanti stile Avventure nel Mondo. In tutti questi anni di viaggi sono stato infettato dal morbo delle profezie funeste che si manifestano immancabilmente in queste occasioni:
vedevo
scendere me e Cassandra dall’aereo stravolti, senza i
bagagli perché smarriti, sbagliando metropolitana che ci avrebbe portato a
destinazione non prima di tre ore... Saremmo finiti a
dormire in mezzo alla strada fra gli scatoloni come i due miliardari di Una
poltrona per due… I Duke.
Mentre siamo
in attesa di imbarcarci, per distogliermi da
queste angosce comincio a pensare alla nostra destinazione e, seduto sulle
poltrone davanti all’imbarco, scrivo quanto segue:
Non sono mai
stato a New York, eppure è una di quelle città che tutti hanno già visto
moltissime volte, senza quasi rendersene conto, nei tanti film che la
ritraggono.
Io
ci vado per fare il Maratoneta.
Molti
la ricordano perché qui si sono presentati Harry e Sally o per
cercare dove Micheal Corleone ha fatto fuori Sollozzo, oppure
vedere dove Audrey ha consumato la colazione più salata della
storia, sebbene in realtà ci sono pure locali in cui agli angeli servono
fagioli.
Vedrò New
York in autumn, correndo, non sarò famoso, nemmeno un highlander,
mi basterà fare come i guerrieri della notte che attraversando la città
cercheranno di Staying Alive...
Malgrado le
buone intenzioni, temo che dopo la maratona crederò di essere John Malkovich
o perfino Serpico.
A proposito
di New York, molte cose le abbiamo già viste tutti. I
soliti sospetti sono che quei bravi ragazzi ci abbiano spoilerato il
viaggio, ma in fondo Basta che funzioni. Del resto non sono un Dittatore
e se a China Town finissi in un grosso guaio, come quando piovvero pallottole su Broadway, che cosa farei? Chi
chiamerei? I Ghostbusters? Forse meglio gli Avengers.
È una città
da favola, proprio come quelle dove le storie iniziano con C'era una volta a
New York la leggenda di Carabaggio, che non ha il quinto potere
di Mr Crocodile Dundee... Ma se passeggeremo sulle strade scoprendo
la Forrester di Central Park, alla fine del viaggio torneremo felici
realizzando che C'è posta per te.
Il tempo di
finire di scrivere, ci chiamano per imbarcarci.
Speriamo che le profezie funeste siano partite con un altro aereo…
E
sembra proprio così! Arriviamo in orario, troviamo subito i
mezzi e con pochi dollari e un’ora di tempo
trascorso a cambiare metropolitane siamo già in hotel. Abbiamo messo meno del
tempo che avremmo impiegato a Roma per arrivare dall’aeroporto a casa. L'unico
vero inconveniente lo sperimentiamo alla fermata Columbus Circus: un circo di
stazione in cui si incrociano diverse linee. Per trovare la direzione giusta dobbiamo scorrazzare dieci minuti su e giù
per le scale strette, sobbarcandoci i trolley ovviamente.
Il problema
delle metropolitane di New York lo individuiamo subito:
la rarità di scale mobili e/o la presenza di scale strette, indicazioni poche e
di non facile interpretazione. Per il momento niente di traumatico.
In hotel
conosciamo Daniele di Ovunque Running, che dà a tutti
appuntamento a domani mattina per una corsetta a Centrak Park.
Prima di cena
usciamo a fare un giro per il quartiere perché è presto, per di più oggi è Halloween: tutti sono in giro travestiti a
raccogliere dolci. Genitori che portano figli, figli che trascinano genitori, ognuno sul piede di guerra all'assalto di
qualunque porta si affacci sulla strada: candy, candy, candy!!! Non è la
canzone del cartone animato degli anni ‘80,
non è nemmeno una richiesta, è una pretesa, un annuncio, un comandamento
minaccioso. Vedendoli aggirarsi con quegli occhi famelici e minacciosi,
sospetto che la maggior parte dei bambini ne abbiano già mangiati abbastanza. Sono così su di giri che sembrano sotto
l'effetto di droghe pesanti.
I negozi, le
pizzerie, i pub, i fruttivendoli, le lavanderie, gli hotel e portieri dei
condomini sono prede troppo ghiotte per questa orda impazzita di lemmings che
migrano da una portale all'altro.
E i genitori?
Stanno a debita distanza, controllano, comunque fuori
dalla portata della frenesia.
Dopo cena
torniamo fuori, fa molto caldo, ci saranno circa ventotto gradi nonostante sia
buio. Mi prende l'ansia per domenica. Se farà così caldo… Temo, non solo di non
finire la gara, ma di stare male, cosa che qui a New York non mi posso
permettere, in tutti i sensi.
Gironzoliamo
fino a trovare una strada chiusa al traffico dove le case sono state addobbate
a dovere con luci, zucche, pupazzi, scheletri, ragnatele. I padroni di casa
fanno da distributori di dolci. Alcune case hanno anche
piccoli trucchi per spaventare i bambini come luci, fantasmi che si muovono
avanti e indietro tra una finestra e l'altra, fumo che scende tra le
luci colorate creando una nebbia da film horror e un ragno gigante, tipo un
gatto, accoccolato sul marciapiede: ogni tanto gli si accendono gli occhi di
rosso e fa un balzo in avanti tra le urla terrorizzate dei bambini e le risate
dei genitori.
Ci sono
perfino i sosia della copertina del libro Antologia di Spoon River.
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