Considerando
quanto ci ha messo Cassandra l’altro giorno al Moma,
sento già le Parche inneggiare un canto disperato: la prima tesse il filo da
seguire lungo il museo, la seconda dispensa quanto tempo si potrà avere in ogni
sala, mentre la terza, l’inesorabile, è pronta a tagliare il filo prima che si
abbia il tempo di vedere quello che vi interessa davvero. Le loro decisioni
sono immutabili, neppure gli dei possono cambiarle, ma gli dei non hanno corso
la maratona, io sì!
La profetessa
però è Cassandra e io non proferisco parola, anche se di fronte alla maestosa
entrata del museo odo ben chiaro quel canto triste.
Tanto per farci sentire a casa, il filo delle Parche ci conduce subito al settore greco romano. Sorrido incoscientemente: cosa vuoi che abbiano di così imperdibile rispetto ai musei di Roma? Attraverserò quest’ala con la velocità di Achille!
Invece le
parche hanno steso un filo lunghissimo che si snoda tra i reperti in un
intricato labirinto. Quando mi trovo di fronte ai reperti non posso fare a meno
di esclamare: alla faccia della bocca della verità!
Un letto in osso e avorio, intarsiato, intero, compreso il piccolo poggiapiedi. Statue bellissime che, anche se su questo possiamo ancora primeggiare, non posso non ammirarle. Urne con ancora del colore. Come se non bastasse, intere stanze affrescate di una villa di Boscotrecase, gioielli e alcune piccole statue notevoli… Non riesco, non posso… Devo fermarmi ad ogni teca…
Le
Parche ridono sotto i baffi…
Salgo
a vedere la zona etrusca….
Non c’è molto
eh, ma quello che c’è… Non c’è più in Italia.
Un
intero carro da guerra in bronzo, quasi del tutto integro. Già questo è
eccezionale, poi noto le decorazioni: un cinghiale, un rapace… Mai visto nulla
di simile!
Poco più in là c’è un'altra scultura in bronzo di Cibele… Ci rinuncio… Ho capito che stasera mi toccherà consolare Cassandra per quello che si sarà persa.
Parto allora all’esplorazione del mondo arabo, tanto l’arte araba è
bella, poco varia, sicuramente non ci sarà molto da….
Le
sale sono grandi, ci sono tappeti e altre cose trascurabili, in piccole teche
sono esposti gioielli e armi ingioiellate che ti tengono incollato al vetro
finché vogliono loro!
Ora di
pranzo!!!
Solo la fame
poteva spezzare l’incantesimo!
Chiediamo dove andare a mangiare e una ragazza del museo ci indica l’altra ala del museo: dobbiamo superare il tempio e arrivare fino ad una piazza con molte statue dove ci sono delle panchine.
Ci
incamminiamo e quando vediamo il tempio mi cedono le gambe. Un piccolo, ma
intero, tempio egizio davanti a cui c’è anche una piscina con sculture egizie
ai suoi lati, due coccodrilli per la precisione. Sullo sfondo una grandissima
vetrata da cui si vedono gli alberi del parco in foliage.
Voglio stare
qui!
Cassandra però è un caterpillar e mi trascina alla piazza delle statue: bellissima! Prima mangiamo e poi vediamo le statue.
Siamo a metà
panino quando una sciura del museo arriva a cacciarci.
Provo a dire
che ci ha detto una sua collega di venire qui, ma la signora è inflessibile.
Ci
manda alla mensa sotterranea, praticamente dove ci sono i cessi, va be’, io e
Cassandra abbiamo fatto di peggio…
Vedo
le tre Parche ridere e darsi il cinque con la sciura che ci
ha cacciato…
Parche
miserie!
Dopo pranzo è
la volta del secondo piano, quello dei dipinti! Un mondo infinito dove solo i
più coraggiosi entrano speranzosi di uscire sani di mente.
Io
sono coraggioso, molto, le parche non lo sanno e stanno già impugnando le
forbici per tagliare il filo… Evidentemente sono convinte che la visita si
concluderà qui. Sfortunatamente per loro io sono già sparito in un’altra sala.
Coraggioso sì, scemo no. Consapevole del fatto che non potrei mai vedere tutti
i dipinti che hanno in esposizione, vado al sodo. Anche nell’altra sala c’è
un’altra Parca che mi aspetta, la semino e mi dirigo sui soli dipinti che mi
interessano.
Le Parche
sono contrariate perché non seguo il filo,
anzi lo ingarbuglio. Si mettono a litigare tra loro per chi deve sbrogliarlo e
io ne approfitto per dileguarmi ancora e far perdere le mie tracce finché
arrivo alla sala del Caravaggio.
Tre
dipinti isolati apparentemente anonimi che i turisti non degnano di troppa
attenzione.
Ci
sono anche Artemisia Gentileschi ed il padre Orazio. Non capisco, la gente è
troppo poca.
Non
perdo tempo ad indignarmi e me li godo senza la folla che in Italia li
circonderebbe.
Tra l’altro
quella folla che in Italia per la maggior parte è composta da turisti
stranieri! Non capisco.
Qui me la
sono presa un po’ comoda, lo ammetto, ma quando mi ricapita? Ricomincio a girovagare e mi imbatto in diverse altre opere
degne di nota, oblitero velocemente la stanza di Chagall e Gauguin. Vedo delle
forbici cadere a terra e il triste canto delle Parche diventa un pianto
disperato. Se ne vanno a cercare Cassandra. Peccato per loro perché quando la
profetessa si trova in un museo non guarda faccia e non sente nessuno.
Ho
così il tempo di vedere con calma Filippo Lippi, il Ghirlandaio, Lorenzo di
Credi, Paolo Uccello, Antonello da Messina, Botticelli, Andrea del Verrocchio,
Luca Signorelli, Lucas Cranach il vecchio, Lorenzo Lotto, Tiziano, il Mantegna,
Perin del Vaga, Andrea del Sarto, Correggio, il
Perugino, Pietro Lorenzetti, Simone Martini e Raffaello. Già qui potrei andare
a casa passeggiando sulle nuvole... Visto che ci siamo, andiamo avanti con
Monet, Van Gogh, Cezanne e completare tutta l’ala dei dipinti europei e andare
al medioevo con le armature europee e quelle giapponesi con le loro magnifiche
spade. Solo allora mi rendo conto che il tempo rimasto è poco. Posso ancora
farcela, se mi gioco bene le mie carte posso ancora vedere l’ala delle statue,
dell’Egitto e forse mi avanza altro.
Ma
le Parche ne sanno una più del dio dell’inganno Hermes, così fanno
chiudere mezzo museo con la scusa di una cena ambientata nella sale delle
statue.
In realtà gli
invitati sono chiaramente divinità greche chiamate a raccolta dalle Parche, ma riesco imbucarmi nell’ala egiziana e vedere
almeno il tempio.
Ma
che ci fa qui un tempio egiziano? Sembra che quando in
Egitto si sono messi a costruire una grande diga, per salvare molti monumenti
antichi che sarebbero stati sommersi, gli americani abbiano offerto il loro
aiuto e in cambio hanno ricevuto un intero tempio, come ringraziamento.
Ormai
è giunta l’ora della chiusura. Mi dirigo
all’uscita per attendere Cassandra… Chissà dove è arrivata…
La ritroverò
dieci minuti più tardi fuori dal museo, ovviamente
contrariata per non aver visto tutto, consapevole che bisogna tornare.
C’amma’ffa’
Torneremo.
Ho un conto in sospeso con le Parche!
Consoliamoci
con l’aglietto, anzi, con la pasta! Dall’Italia ci siamo portati la pasta e le
buatte di pomodoro! Un po' come Totò e Peppino quando arrivano a Milano: aprono
la valigia e oltre alle caciotte e le galline vive, hanno portato:
“Tre
chili di pasta bianca, basteranno?”
A
due passi da Times Square c'è l'appartamento con cucina che abbiamo prenotato
fino a sabato. La stanza non è grandissima, però con cucina e frigorifero. Va
benissimo.
Usciamo
subito a fare la spesa facendoci indicare il supermercato più vicino. Devo dire
rispetto a quelli che abbiamo provato fin ora è il migliore. I prezzi sono
sempre quelli, forse leggermente più alti.
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