Oggi fa abbastanza caldo. Se tutto va bene riusciremo a fare il bagno. Prima di lasciare Amalfi proviamo a visitare il famoso museo dell'Antico Arsenale. Guarda caso è chiuso.
Mah, sembra tutto così surreale... Del resto in un anno pandemico ci si dovrebbe aspettare di tutto...
E così quando ci mettiamo in auto e per giungere alla famosa Grotta dello Smeraldo, non ci meravigliamo di trovare chiusa anche questa...
Furore infatti è un borgo ben più in alto. Soprannominato “il paese che non c'è” a causa della sua conformazione geologica, ma soprattutto perché non esiste un centro vero e proprio e le case sono disseminate qua e là per tutto il suo territorio.
A conferma di ciò, quando andiamo a cercarlo non lo troviamo! Probabilmente ci siamo passati avanti e indietro un paio di volte, senza vederlo proprio.
Quindi per arrivarci le soluzioni sono due: lasciare l'auto in qualche località come Amalfi prima o Praiano dopo, prendere un autobus fino alla fermata proprio sul ponte accanto alle scale che scendono al fiordo. L'altra è quella di percorrere uno dei tanti sentieri che costeggiano la montagna, tra cui il più famoso Sentiero degli Dei. Noi però troviamo il Sentiero della Volpe Pescatrice e ci va bene uguale. Parcheggiamo vicino a quello che sembra un depuratore di acqua e sotto un sole cocente iniziamo a scendere gli scalini che ci portano al fiordo in circa mezz'ora.
Giunti poco sopra al fiordo troviamo un bivio: da una parte si va verso il ponte con la strada dove passano gli autobus, dall'altra invece si scende verso il fondo del fiordo.
Propendo per questa seconda via e arriviamo a passare proprio vicino alla celebre Villa della Storta (ovviamente chiusa) appartenuta alla Magnani, che altro non è che un piccolo appartamentino, battezzato “villa” da lei.
Sbuchiamo proprio nel fiordo, o meglio un pochino più in alto, sopra una piattaforma che sovrasta una serie di barchette di legno. Queste barchette sono però circondate, assieme ad un certo numero di ombrelloni e lettini ripiegati, da nastri bianchi e rossi, a delimitarne l'accesso. Sarà qualche esercizio commerciale, ovviamente chiuso perché fuori stagione.
Noi però non dobbiamo prendere né barca e né ombrellone, così cerco di scavalcare. Appena ci provo un gruppo di persone discuteva accanto alle barche mi grida contro intimandomi di non scendere. Dicono che non si può passare di lì perché le barche sono sotto sequestro.
Provo a spiegare che voglio solo scendere, le barche non le sfioro neanche, ma questi sono irremovibili. Tra loro inizio a intravedere anche qualche distintivo appeso al collo e alcuni indossano dei gilet blu.
Per fortuna c'è un'altra strada e così dobbiamo risalire solo per un breve tratto.
Il fiordo è davvero piccolo come larghezza, difatti è in ombra per la maggior parte della giornata e solo a mezzogiorno viene illuminato completamente. Sulla piccola spiaggia di sassi ci sono forse dieci persone, noi compresi.
Mi avvicino speranzoso all'acqua illuminata dal sole. Forse è arrivato finalmente il momento di fare il bagno? Mi sa di no perché c'è un problema. L'acqua è sporchissima. La superficie è piena di una poltiglia marrone che galleggiando entra nel fiordo dall'esterno. Non so se si tratta di alghe, o altro... Non mi sento di rischiare come i due tedeschi che entrano in acqua senza timore.
Sconsolati non ci resta che goderci il silenzio del luogo, interrotto solo dal frusciare dell'acqua e qualche sporadica auto che passa sopra il ponte. Queste si fermano velocemente per fare qualche foto e ripartono subito. Noi salutiamo dal basso sorridenti. Anche oggi le mani vengono colpite dai crampi e rimane alzato solo il medio.
La sindrome del medio.
Passato qualche minuto di tranquillità, decidiamo di rivolgere la nostra sete di esplorazione verso altri lidi. Riprendiamo il cammino e risalendo il Sentiero della Volpe Pescatrice, sempre sotto il sole cocente.
Anche qui troviamo un piccolo fiordo, non bello come quello di Furore e molto più frequentato, anche a causa di bar e ristorantini. Purtroppo l'acqua è sempre sporchetta, così a malincuore imbocchiamo il sentiero pedonale che costeggia il mare, troviamo un angolino all'ombra e ci mettiamo a mangiare. Continuiamo a esplorare il sentiero fino a quando svoltiamo il promontorio e scopriamo che questo termina in una struttura che sembra una discoteca all'aperto, chiusa da chissà quanto tempo.
Stavolta scendiamo per la destinazione finale della costiera: Positano, la perla della Costiera.
L'atmosfera infatti ha qualcosa di particolare che mi fa drizzare le orecchie. Non so come spiegarlo... Ho percepito subito un disallineamento con l'ambiente. Tutte queste casette colorate che riempiono la montagna sopra la piccola spiaggia sono davvero un bel colpo d'occhio, caratteristico e pittoresco, con qualcosa che non quadra.
Lasciamo la macchina in uno dei tanti parcheggi che si trovano lungo l'anello che fa il giro a senso unico di Positano. Inutile dire che il posteggio si paga a peso d'oro, anche più di Amalfi.
Sono i soldi.
Per sentirsi a proprio agio qui, bisogna avere un sacco di soldi.
La cosa mi stupisce perché pensavo che questa sensazione di essere fuori posto l'avrei assaporata a Capri, invece qui la percepisco fortissimamente.
Arriviamo alla via principale dello struscio e mi imbatto nella “Zagara”, una pasticceria che il mio amico Stefano mi aveva consigliato per la specialità locale: la delizia al limone.
Buona, anche se non è il mio dolce preferito, forse perché leggero e finisce subito...
Scendiamo la strada sotto la bouganville, tra boutique e botteghe di ceramica a cui Cassandra non osa nemmeno avvicinarsi per curiosare... La pressione dell'atmosfera lussuosa deve essere molto forte anche su di lei per non farle venire voglia di shopping.
Comunque abbiamo ancora una cosa o due da fare qui: arriviamo alla chiesa di Santa Maria Assunta, chiusa, così come il museo con la Villa Romana.
Ecco, le due cose che ci rimanevano: restare un'altra volta a bocca asciutta.
Ristorante "Elamadona", specialità il conto.
A dir la verità pensavo che proseguisse lungo la costa. Cassandra mi dice che la strada prosegue, ma le località turistiche sono solo quelle che abbiamo visto noi.
Da Positano a Sorrento quindi non si fa più la stretta, affollata e pericolosa strada costiera. Attraversiamo le montagne in un comodo e tranquillo viaggio.
Dopo aver girato un pochino a vuoto (anche qui è praticamente tutto chiuso), ci fermiamo in una pizzeria all'aperto. Sfortunatamente è una trappola per turisti e forse facevamo bene a tornarcene in camera a consumare le nostre scorte. Ci serva di lezione!
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