Finalmente.
Era
dalla prima volta che venivo a trovare Cassandra a Roma che ci volevo
venire. Ricordo di essere passato a fianco dell'ingresso di questo
museo e affacciandomici ho sentito come un brivido, una scintilla di
interesse che si è accesa mettendo in moto un motore che avevo
appena iniziato a scaldare.
Oggi
riusciremo a vedere questo spettacolo a cielo aperto, un luogo dove
poter sognare e perdersi tra scale, portici, camminamenti, basolati e
molto di più.
Appena
messo piede nel museo ci ritroviamo nella grande sala di ingresso che
ha ben tre piani. Le pareti sono tutte in mattoni a vista, molto
rimaneggiati dalle ricostruzioni dei secoli scorsi, e le porte in
travertino, così come le finestrelle. Ambienti come questi fanno
sempre un certo effetto, anche se gli antichi i muri li intonacavano
tutti di bianco e poi affrescavano per richiamare la grandiosità, in
questo caso dell'imperatore.
La
spoliazione di tali ambienti è dovuta all'epoca medievale, quando le
superfici di marmo vennero tolte e riutilizzate in diversi modi,
mentre sopra ciò che rimaneva costruirono case, conventi, chiese,
monasteri. Le moltissime statue che arricchivano a adornavano le
stanze e gli spazi, una volta recuperate finivano nelle collezioni
private di ricchi personaggi.
A
mio modo di vedere questo fu l'ennesimo sacco di Roma, stavolta ad
opere dei romani stessi.
Quello
che vediamo oggi è stato in gran parte ricostruito, difatti quando
sono state riportate alla luce all'inizio del 900, queste stanze non
erano così integre, però se ne poteva facilmente intuire la
struttura, tanto che gli archeologi dei tempi interpretarono la
funzionalità del complesso come quella di un mercato. Da qui il nome
di Mercati di Traiano, anche perché vicinissimi al foro di Traiano.
Studi
recenti però hanno rivelato che probabilmente, oltre alla parte
commerciale, la funzione principale di questa struttura era di centro
polifunzionale, ovvero uffici di tipo amministrativo. I Mercati
vengono inaugurati tra il 112 - 113 d c, quando Traiano è imperatore
e Roma tocca l'apice della sua espansione. E' un momento particolare
che necessità il bisogno di raggruppare l'amministrazione in un
unico luogo.
All'interno
di questi uffici oggi possiamo ammirare dei reperti recuperati
durante gli scavi dello smantellamento del quartiere Alessandrino,
che all'inizio del secolo scorso sorgeva sopra quelli che oggi sono i
fori imperiali. Mussolini infatti sradicò un intero quartiere per
riportare alla luce i cinque Fori e, soprattutto, per costruire una
via che mettesse in comunicazione piazza Venezia con il Colosseo.
La
storia dei fori nasce con il primo Foro romano, la prima piazza
costruita da Romolo come centro politico, sociale e commerciale della
città che nasce, cresce e muore con essa. Già da Giulio Cesare il
Foro era diventato troppo piccolo e strapieno di monumenti, non c'era
più spazio per gestire l'impero crescente. Cesare decide così di
creare un nuovo Foro: una piazza rettangolare con dei portici ai
lati. Fu il modello su cui nacquero anche i successivi Fori che, in
realtà erano tutti collegati tra loro.
L'imponente
struttura dei Mercati, nasce dallo sbancamento di un'intera collina,
iniziato da Nerva e terminato da Traiano, che realizzò ben sei
livelli di terrazze degradanti verso i Fori.
Solitamente
dell'autore di grandi opere come questa non se ne conosce mai il
nome, vengono sempre attribuiti al committente che ha ordinato i
lavori. In questo caso però sappiamo che l'architetto che realizzò
i Mercati fu uno dei più grandi dell'antichità: Apollodoro di
Damasco. Siriano di origine, era grande amico di Traiano e lavorerà
tantissimo per ammodernare la città di Roma.
Nonostante
la sua grandezza il povero Apollodoro fece una brutta fine: quando
Adriano divenne imperatore, Apollodoro continuò ad essere il
personaggio che era, ma Adriano si dilettava anch'egli a progettare
grandi opere. Accadde un giorno che l'imperatore progettò un tempio
con una grande statua al suo interno, seduta su di un trono. Adriano,
chiese ad Apollodoro di valutare il suo progetto, il quale lo trovò
corretto, se nonché volle azzardare una battuta: essendo il soffitto
forse troppo basso disse “Ma se la statua si dovesse alzare
sbatterebbe la testa!”.
Adriano
non la prese troppo bene.
Per
costruire i Mercati Apollodoro impiegò solo una decina di anni,
utilizzando soprattutto maestranze specializzate. Gli schiavi c'erano
e venivano usati, ma in minima parte e solo per lavori di bassissima
manovalanza.
Ci
muoviamo per ammirare alcune statue posizionate nell'atrio e
l'archeologa ci dice che esse facevano parte del foro di Traiano.
Sono statue di barbari e lo si capisce dal loro abbigliamento e la
loro testa, adornata da barba lunga e capelli lunghi. In questo caso
sono dei Daci, gli antichi rumeni. Questi erano un popolo
indoeuropeo proveniente forse dalla Russia, che diedero molto
fastidio ai romani per diverso tempo. Erano descritti dai romani come
valorosi guerrieri: le persone comuni portavano barba e capelli
lunghi, mentre personaggi di alto rango avevano capelli corti ed un
cappello di peltro, oltre che la barba. Altra loro caratteristica era
che addestravano cavalli che correvano come il vento e in
combattimento erano molto valorosi.
Dal
primo secolo d c ebbero un capo che riunì queste popolazioni nomadi
divenendo una minaccia per i romani. Tra il 101 e il 106 d c, dopo
varie incursioni, vengono bloccati proprio da Traiano in una
battaglia che sconfisse questo popolo valoroso.
Descrivendo
così gli sconfitti Traiano non fece altro che dell'auto propaganda,
del resto sarebbe stato troppo facile sconfiggere gente debole.
Descrivendoli forti invece implicava autodefinirsi migliori di loro
perché furono in grado di vincerli.
I
romani erano molto bravi nel fare propaganda.
Conquistata
la Dacia, vi vengono costruite ovunque città a modello romano,
trasformando così il territorio in una provincia modello, tant'è
vero che ancora oggi si chiama Romania e la loro lingua attuale è
una lingua latina.
Entriamo
in uno dei vani del Mercato che contiene una testa di statua
attribuita a Costantino, probabilmente proveniente dal foro di
Traiano.
Passiamo
in un'altra sala dove l'archeologa ci mostra come i Mercati fossero
collegati al Foro di Traiano: discendendo dalle terrazze si poteva
arrivare fino alla grande piazza porticata del Foro.
Col
passare dei secoli, dopo l'arrivo dei barbari, questa zona venne
abbandonata fino al medioevo, quando sopra di essa vi sorsero
addirittura delle vigne e qualche casa, una chiesa ed un convento.
Solo intorno al 1500 nacque un vero e proprio quartiere.
L'Alessandrino prese il nome da colui che volle la sistemazione di
quest'area, il cardinale Michele Bonelli, proveniente da Alessandria.
Entriamo
in un altro "ufficio" dove è esposta una grande statua in
Loricato, la tipica armatura romana da parata, anche questa bianca,
ma che doveva essere in origine coloratissima, così come lo erano i
templi.
Passiamo
in un'altra stanza dove c'è un piede in bronzo rivestito in
doratura. Ritrovato nel foro di Augusto, era il piede di una delle
due nike, le dee alate della vittoria, che adornavano il grande
tempio di Marte Ultore, che Augusto aveva fatto costruire al centro
del suo Foro. Le nike stavano in alto, sui due lati del frontone del
tempio.
Proseguiamo
la visita in un'altra stanza dove sono esposti alcuni reperti del
Foro più piccolo, quello di Nerva. Sono decorazioni che adornavano
la parte superiore del piccolo Foro, fatto tutto come la piccola, ma
splendida parte che ne rimane, con le due colonne e la statua di
minerva.
Saliamo
al piano superiore dove ci sono pannelli che illustrano la storia
della trasformazione dei mercati, che nei secoli poco a poco sono
stati ricoperti dalle case dei comuni cittadini.
Ci
sono poi altri reperti delle decorazioni del Foro di Augusto ed un
modellino in scala di come doveva essere.
Finalmente
usciamo all'esterno per affacciarci ad una delle terrazze che
degradano verso i Fori e ce ne regalano una vista unica. Da qui si
può vedere meglio la via Alessandrina che separa ciò che resta del
Foro di Traiano dai mercati.
In
mezzo a quella che doveva essere la grande piazza del Foro sporgono
ancora i resti delle fondamenta medievali delle abitazioni del
quartiere Alessandrino smantellato da Mussolini.
Oltre
allo scavo c'è via dei Fori imperiali, che ricopre e divide ciò che
un tempo era unito, tutti e cinque i Fori.
Girando
lo sguardo fino quasi alle spalle dei mercati, notiamo una torre,
famosa per essere parte di casa del Grillo, dove visse il famoso
marchese del Grillo. In realtà la storia rappresentata da Alberto
Sordi è parte della tradizione popolare romana e fondeva in un unico
personaggio due marchesi del Grillo, realmente esistiti e a cui
piaceva fare scherzi.
Rientriamo
nelle sale espositive dove ci sono alcuni reperti del Foro di Cesare
e decorazioni del tempio di Venere: ci sono degli Eroti, praticamente
dei piccoli Eros, che per i romani erano Dei legati alla morte, una
specie di angeli custodi. Indicavano anche la rinascita, la
primavera, il ciclo della vita che si rinnova.
Proseguiamo
nelle altre sale parlando di Traiano, il cui vero nome era Marco
Ulpio Nerva Traiano. Adottato da Nerva, sale al potere a
quarant'anni, abbastanza inusuale anche perché spesso i romani non
ci arrivavano nemmeno ai quaranta.
Traiano
era ispanico e viveva in andalucia. Era un grandissimo generale,
molto intelligente ed energico. Fisicamente era molto alto, aspetto
raro per quei tempi, con capelli scuri che però si imbiancarono
presto.
Mori
d'infarto vent'anni dopo essere diventato imperatore, mentre era
impegnato a sedare una rivolta. Uno dei pochi imperatori ad essere
scomparso per cause naturali.
Si
sanno molte cose su di lui, perfino che fosse una persona molto
simpatica a cui piaceva molto bere e che trattava tutti bene. Di lui
si diceva che trattasse gli altri come avesse voluto che l'imperatore
trattasse lui.
Aveva
una moglie, Plotina, con cui rimase per tutta la vita.
Quando
divenne imperatore ereditò un impero sul collasso e la prima cosa
che fece, fu quella di bruciare i libri dei debitori così da
permettere ai piccoli imprenditori ed i contadini di respirare,
rilanciando l'economia.
Inoltre
piazzò in ogni provincia persone fidate per controllare gli
amministratori locali. Se questi sbagliavano andavano a casa, o
peggio.
Istituì
perfino un collegio per i bambini poveri e orfani di Roma, anche
perché molti erano gli uomini morti in guerra e la vita media delle
donne era 29 anni. Va da sé che furono molti i bambini che
rimanevano orfani e senza più possibilità. Traiano, che vedeva
anche in loro il futuro di Roma, riuscì a garantire a questi orfani
un rifugio ed un istruzione.
Entriamo
nella stanza dove sono conservati i resti della colossale statua che
stava nel Foro di Augusto. Purtroppo sono stati ritrovati solo dei
frammenti, un pezzo di dito, un pezzo di un polso, un parte del dorso
della mano e la pupilla dell'occhio. Grazie questi frammenti, e
all'impronta di una piede enorme, si è riusciti a capire che la
statua era un colosso alto più di undici metri. Questa statua, che
stava in una stanza decorata di marmi coloratissimi, era in marmo con
un anima in legno e ferro. Rappresentava il genio di Augusto, ovvero
lo raffigurava come il protettore di Roma.
Attraversiamo
delle altre stanze dove ci sono altri resti del Foro di Augusto. Il
foro era riccamente decorato con statue degli illustri uomini
dell'antica Roma e gruppi scultorei di divinità o di personaggi
leggendari, in modo che potessero avvalorare la tesi che Ottaviano
era il Pringeps, ovvero il primo tra i pari. Uno di questi è il
gruppo di Anchise e Ascanio che fa riferimento alla fuga dalla città
di Troia ed alla loro fondazione della città di Albalonga, da cui
provennero Romolo e Remo, i fondatori di Roma appunto.
Torniamo
all'esterno e, girando attorno ai mercati, ci veniamo a trovare al
cospetto della famosa torre delle milizie, una delle torri medievali
meglio conservate della città. Come le altre trecento torri di epoca
medievale di Roma, serviva a scopo difensivo: durante il periodo di
assenze del Papa le grandi famiglie si fecero la guerra per cercare
di raggiungere il potere su tutta la città. Questa viene chiamata
torre delle milizie perché qui vi era un campo di militari. La torre
venne utilizzata fino al 1300, quando un grande terremoto ne fece
crollare la sommità e la inclinò come la torre di Pisa, ancora oggi
infatti non è visitabile.
Torniamo
ad affacciarci sulle terrazze dove sotto di noi, a livello della
strada romana, si vedono delle colonne del Foro di Traiano che altro
non sono che i resti della basilica Ulpia. Questo edificio era stato
eretto attorno alla grande colonna che, oltre a raccontare la storia
delle sue imprese nella guerra contro i Daci, è anche il suo
monumento funebre. Traiano fu l'unico uomo ad essere seppellito
all'interno di Roma, all'interno della colonna appunto. L'unica donna
invece fu sua moglie che come il marito venne bruciata. Le loro
ceneri vennero deposte in vasi di oro e alabastro, ma ovviamente non
si sa che fine abbiano fatto, probabilmente i barbari stavolta hanno
fatto qualcosa che i Barberini non hanno potuto.
La
colonna, sempre rimasta in piedi, è alta circa cento piedi, più una
decina di metri del basamento, rappresenta anche l'altezza della
collina sventrata per fare il mercati di Traiano da cui oggi
ammiriamo il cuore della città antica. Il disegno, raffigurante 2500
personaggi, se si potesse srotolare misurerebbe circa duecento metri.
Anche la colonna è stata realizzata sotto la direzione di Apollodoro
da Damasco. L'imperatore sulla colonna compare sempre, ma non come
imperatore, semplicemente come il capo dell'esercito.
Per
scendere ci incamminiamo sulla via biberatica che con i suoi grandi
blocchi di basolato la definiscono come strada esterna. Probabilmente
qui si affacciavano botteghe, taberne e altri uffici.
Continuiamo
a passeggiare in discesa passando in una via di negozi e taberne,
dove l'atmosfera sembra proprio trasportarci indietro nel tempo, fino
a scendere tutte le scale possibili e ritrovarci la sotto, sulla
strada antica, al livello originale dei fori.
Dopo
questo bagno di antichità risaliamo lentamente tutte le varie
terrazze, girandoci qualche volta per cercare di carpire qualche
altro scorcio di Roma antica.
Proprio
prima di uscire però ci imbattiamo in una sala che all'inizio del
giro ci era sfuggita.
Una
grande cisterna romana, dominata da un pozzo per l'acqua, è
diventata uno spazio espositivo per tutta una serie di anfore
ritrovate e per raccontare la storia del loro ritrovamento.
Sono
anfore che contenevano di tutto: dal vino, al grano, all'olio. Su
ognuna, la maggior parte molto ben conservate, si leggono dei simboli
che indicano il proprietario e l'anno in cui furono immagazzinate.
Chissà
se c'era qualche buona annata.
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