giovedì 3 novembre 2016

HORTI SALLUSTIANI




La visita di oggi riguarda uno dei luoghi dove gli antichi inventarono e praticarono l'ozium, gli horti.
Nel periodo repubblicano tutte le zone coltivate fuori Roma, iniziarono ad essere chiamate horti. Solo dal primo secolo A C assunse il significato di complesso residenziale immerso completamente nel verde con l'aggiunta di qualche padiglione abitato.
In quel periodo ne nascono moltissimi, tutti voluti da grandi personaggi, che li creano attorno a Roma: Cesare sul Gianicolo, Mecenate tra via Merulana e piazza Vittorio. Gli horti infatti erano una residenza esterna, libera dal caos metropolitano, ma che doveva essere vicina alla città, in modo che questi importanti personaggi, in caso di bisogno, potessero rientrare tempestivamente.
Durante il periodo imperiale non vengono più costruiti nuovi horti, ma quelli esistenti continuano ad essere mantenuti attivi. Questo perché cambia il sistema politico e i personaggi importanti diminuiscono con l'accentramento del potere nell'imperatore, così viene meno la necessità di questi ricchi personaggi di essere sempre presenti a Roma.
Inoltre gli imperatori preferiscono rifugiarsi nelle loro ville, molto più lontane dalla città, come villa Adriana che nasce perfino a Tivoli.
L'idea degli horti quindi svanisce con l'impero.
Quelli che stiamo visitando sono gli horti di Sallustio, che in precedenza erano proprietà di Giulio Cesare.
Sallustio è un politico molto importante che nasce come tribuno della plebe e riesce poi a farsi eleggere come senatore sfruttando la sua vicinanza a Cesare, con cui si era schierato politicamente. Durante questo periodo Sallustio diventa talmente importante e ricco che riesce a diventare governatore di una nuova provincia, la Libia.
Come tutte le nuove province vi nascono moltissimi cantieri per romanizzare le nuove città. Sallustio, da buon governatore, applica tangenti a molte di queste costruzioni, diventando ricchissimo.
Quando a Roma si scopre viene richiamato per essere giudicato dalla giustizia e pagare i suoi debiti. Si salva solo grazie all'amicizia con Cesare che paga in parte i suoi debiti, ma ad una condizione: deve lasciare la sua carriera politica.
Nel 42 Sallustio si ritira a vita privata, nel 44 Cesare verrà assassinato. Sallustio allora compra gli horti di Cesare e sposa addirittura la vedova di Cesare. Ritirandosi Sallustio si dedicò completamente all'ozium romano, diventando uno dei più importanti storici dell'antichità.
Di sua produzione sono testi di fondamentale importanza per la ricostruzione dell'epoca: la congiura di Catilina e il gruppo delle littorie che però lascia incompiuto. Nel 34 A C infatti Sallustio muore a 52 anni. Negli anni di ozium si era dato molto da fare: rispetto al suo predecessore aveva notevolmente aumentato gli horti, inserendo nuovi edifici e  rendendoli molto più ricchi. Gli horti rimasero di proprietà della sua famiglia per altri vent'anni, poi vennero acquistati dallo stato divenendo parte dei possedimenti imperiali.

Iniziamo a scendere le scale che ci portano ben quindici metri sotto il livello stradale. Gli horti erano un complesso enorme che si sviluppavano più o meno dalla base del Quirinale e arrivavano fino alla zona del Pincio.
Erano di una ricchezza talmente sontuosa e disseminata di opere d'arte, che durante l'impero furono diversi gli imperatori che scelsero di stabilire qui la loro residenza al posto del Palatino.
Due sono stati gli imperatori che si sono dedicati alla ristrutturazione di questo luogo: Adriano e Aureliano.
Di fatto questi horti vennero utilizzati fino alla caduta dell'impero, solo con l'invasione dei goti furono abbandonati. L'area rimase poi disabitata fino alla metà del 1500, quando i Barberini vi fecero costruire la scomparsa villa Barberini.
Fu proprio grazie a questa costruzione che Papa Sisto V aveva riportato l'acqua in questa zona, rendendola così nuovamente abitabile. Di conseguenza anche i Borghese, sul Pincio, Costruiscono la loro villa, seguiti poi dai Ludovisi, la cui villa come quella dei Barberini scomparve in seguito.
Con l'unità d'Italia questa zona infatti viene radicalmente modificata. Si aprono nuove strade per fondare uno nuovo quartiere e tutto quello che c'era in mezzo viene sepolto, rimanendo sotto ai nuovi palazzi. Ecco spiegato come mai si deve scavare tanto per ritrovare le antiche strutture.
E' in questa nuova fase che le ville Barberini e Boncompagni Ludovisi vengono distrutte.
Gli horti di Sallustio erano immensi, noi oggi ci troviamo nel cuore degli horti, e se ne vedono solo tre piccole parti, ma aveva una forma simile ad un circo, che in realtà era un giardino con fontane, giochi d'acqua e laghetti.
La parte che visiteremo è il padiglione residenziale il cui ingresso aveva una porta altissima, con a lato colonne e statue. Oggi vediamo una porta in vetro che chiude il padiglione, è moderna, ma in realtà non dovrebbe essere molto diversa dall'originale. La sala infatti è quasi priva di finestre ed era necessario far entrare la luce da questa grande apertura.
Il complesso visitabile emerso dagli scavi è suddiviso in tre parti: in mezzo la zona residenziale, a sinistra c'era un altro avancorpo diviso in più piani con diverse stanze affrescate, dove probabilmente venivano collocati gli ospiti. Sulla destra invece sale verso l'alto un edificio più povero, una insulae che era abitata dagli addetti ai lavori dell'horto: giardinieri, scultori, muratori, idraulici.
Scendiamo le scale fino all'ingresso della grande sala passando attraverso la gigantesca porta, varcata in passato da gentucola di poco conto come degli imperatori. Tra questi Adriano è quello che qui ha apportato le più significative modifiche alla parte residenziale. Questi infatti poteva vantare la consulenza di un personaggio del calibro di Apollodoro di Damasco, almeno fino a quando non lo fa togliere di mezzo.
Siamo ora nella grande aula circolare che fungeva da sala di rappresentanza,  separata dagli altri padiglioni, sempre indipendenti, che servivano per gli ospiti. Questo era l'ambiente più grande, con le stanze più ampie e lussuose. Ai lati dell'ingresso c'erano due grandi nicchie con alla base delle mensole. Presumibilmente dovevano reggere delle colonnine di marmo bianco, così come ne erano rivestite tutte le pareti, in modo da riflettere la luce che entrava dall'unico grande ingresso. Stessa sontuosità doveva esserci nei pavimenti, con disegni geometrici composti da marmi colorati.
Le nicchie, anch'esse rivestite di marmi, dovevano contenere delle statue.
Guardando verso l'alto vediamo la grande volta, che invece di essere ricoperta da pesanti marmi, aveva stucchi coloratissimi che la rivestivano.
C'era poi in fondo alla sala una cascata con un piccolo ninfeo, tutto rivestito di marmi. Essendo realizzato per accogliere al meglio gli ospiti, probabilmente qui venivano approntati anche sontuosi  banchetti di benvenuto.
Visitiamo anche la sala a lato, da dove si poteva uscire in giardino e poi andiamo a vedere la zona dove dovevano esserci delle stanze per gli ospiti. Se ne vede solo la scala che porta ai piani superiori, non essendo ancora ultimati i restauri non si possono visitare. Ciò che possiamo vedere sono parti dei mosaici sul pavimento e tracce di intonaci affrescati sulle pareti.
Tutta la struttura è sormontata dal grande muro del 900 che ha dato la possibilità di scavare fino a ritrovare queste strutture.

Ci spostiamo poi dall'altra parte del grande padiglione per andare a vedere l'ultima struttura emersa dagli scavi.
Risalente al primo secolo D C c'è un insulae molto ben conservata, di almeno quattro piani. Queste insulae sembrano essere appartenute a persone con una certa possibilità economica perché sbirciando dai vetri si intravedono dei bei mosaici e anche affreschi. Essendo l'insulae inserita all'interno degli horti doveva essere abitata dagli addetti ai lavori della gestione e dell'horto: giardinieri, scultori, pittori, idraulici, muratori, insomma lavoratori specializzati.
Guardando verso l'alto si vede sporgere quello che resta dei ballatoi, in legno ovviamente, che dovevano avere l'aspetto un po' come le nostre case di ringhiera. Chissà che vista avevano dai piani più alti. Oggi vediamo solo la base dei palazzoni, purtroppo possiamo solo immaginare ciò che giace per centinaia di metri, la sotto.
Mi consola il fatto di sapere che c'è ancora così tanto da ritrovare. Nonostante sia certo che noi non vedremo mai quello che vi si nasconde, è parecchio stimolante.

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