Poco
più avanti sull'Appia si trova il complesso del mausoleo di Cecilia
Metella. Questo, oltre a mausoleo, nel tempo è stato anche un
importante castrum, una fortezza medievale.
Intorno
al 1300 infatti venne eretto un fortino nel mausoleo dalla famiglia
dei Caetani, che già un secolo prima ebbero un papa in famiglia e
che poi saliranno al potere nuovamente con Papa Bonificio VIII.
Prima
di allora, e dopo la fine dell'impero, l'Appia era diventata meta di
pellegrinaggio, soprattutto alle catacombe di san Sebastiano.
L'archeologa ci racconta che il nome catacombe in realtà deriva
dalla cava a fianco di san Sebastiano che ne prese la definizione.
Catacumbas infatti significa "sotto la roccia". Di riflesso
tutte le altre sepolture sotterranee a cunicoli furono chiamate
catacombe.
Altra
nota interessante è che non furono inventate per i cristiani, ma già
in epoca pagana, a causa del sovraffollamento, si scavavano cunicoli
per seppellire i morti. Ancora oggi esistono anche delle catacombe
ebraiche.
I
pellegrinaggi nacquero perché nelle catacombe c'erano i resti dei
martiri, presso cui la gente veniva a pregare.
Questo
fino al 700/800 dc, quando i papi iniziarono a portare i resti dei
martiri nelle chiese di Roma, di conseguenza l'Appia perse gran parte
della sua importanza. Da allora veniva usata solo per coltivare i
terreni che attraversava con delle vigne, oppure solo per recuperare
il materiale pregiato usato nella costruzione delle tombe. A volte
bruciavano perfino il marmo per farne della calce.
E poi erano gli
altri i barbari.
Solo
intorno al 1000 alcuni personaggi importanti iniziano ad acquistare
parti dell'Appia a scopi difensivi. Sfruttando le strutture di epoca
romana, vennero costruite delle fortezze, i cosiddetti castrum.
Prima
dei Caetani, il mausoleo era già stato trasformato nel castrum dei
conti di Tuscolo. Scomparsi questi i Caetani ne fanno un vero e
proprio castello. Oggi manca tutta la copertura e i due piani
intermedi, ma se ne vedono ancora bene le tracce.
Oltre
ad essere una fortezza, la costruzione fungeva anche da palazzo ed
era fornito di tutti i confort dell'epoca.
Il
castrum fu costruito in tufo, in parte perché più facile da
reperire e poi perché le grandi fornaci che producevano i laterizi
erano sempre di meno e quindi il mattone diventava troppo costoso.
Alcune parti della fortezza erano in marmo, ma solo gli arricchimenti
che si andavano a unire all'intonaco che ricopriva tutte le pareti.
La
grande struttura circolare del mausoleo invece venne riutilizzata
come torre di avvistamento. Questa fu quasi la sua fortuna, perché
riutilizzando la tomba non venne cannibalizzata ed è giunta fino a
noi.
Nei
secoli successivi la proprietà Caetani venne rivenduta e frazionata
in diversi proprietari. Infatti oltre al castrum c'erano altre
strutture come case e una chiesa, utilizzate da chi lavorava per la
famiglia Caetani. Tutto era circondato da una cerchia di mura
difensive con due archi per entrare e uscire sull'Appia. Una vera e
propria roccaforte con un villaggio al suo interno.
Per
entrare e per uscire si doveva pagare una gabella molto salata, e il
castrum Caetani non era l'unica fortezza lungo la strada. Fu così
che nacque l'Appia nuova, un passaggio alternativo verso sud in cui
non si doveva pagare. L'Appia nuova però venne riconosciuta e
lastricata solo intorno al 1560, inaugurata poi nel 1564 da Papa
Gregorio Bonconpagni.
Gli
anni passano e solo all'inizio del 1800 ci si inizia a preoccupare di
rendere il mausoleo di Cecilia Metella un museo a cielo aperto, come
del resto anche tutta l'Appia. Per farlo iniziano i primi espropri
che salvaguardano la zona. Dagli scavi che ne conseguono emergono
moltissimi reperti come lapidi, statue, sarcofagi e molto altro, che
verranno utilizzati per valorizzare il mausoleo attaccandoveli
all'esterno.
All'interno
invece ci sono diversi reperti come sepolcri, statue, maschere, urne
e lapidi. Molti sono i messaggi scritti proprio dai defunti sepolti
lungo la via ai passanti che viaggiavano sulla strada: “ehi tu
viandante, fermati, ascolta cosa ho da dire. Senti chi ero e che cos'ho
fatto quando ero in vita.”
Tutto
questo perché per i romani era fondamentale il ricordo dei posteri.
Loro pensavano che se qualcuno ti ricordava dopo la morte, ti
regalava l'immortalità. Ecco il motivo delle tombe sulle strade, più
grande era, più facile era notare e ricordare il defunto.
Entriamo
finalmente nel mausoleo di Cecilia Metella, di cui purtroppo non si
sa nulla. L'unica informazione che ci è pervenuta è che era figlia
di Quinto Cratico, un personaggio importante del primo secolo a c, il
quale sconfisse i pirati annettendo così alle province romane
l'isola di Creta. Cratico infatti era il soprannome onorario divenuto
parte del nome.
Quinto
era della famiglia dei Metelli, ricchissimi, potentissimi, ma non
patrizi, avevano infatti origini plebee. Cecilia Metella
probabilmente fu moglie del primo genito di Crasso, colui che sedo'
nel sangue la rivolta di Spartaco, e che costituì insieme a Cesare e
Pompeo il primo triumvirato.
All'interno
della tomba non c'è più nulla della sepoltura, non si sa nemmeno
come poteva essere. Sicuramente le pareti erano rivestite di marmi
anche all'interno. Si ipotizza che sia stata sepolta in un urna
cineraria e singola, ovvero il mausoleo era solo per lei, molto
inusuale per l'epoca che un monumento così ricco fosse dedicato ad una
donna.
La
struttura conica, oggi completamente senza copertura, salendo verso
l'alto tende a restringersi e si pensa che in origine dovesse avere
una copertura a volta, sormontata da cipressi, come la tomba di
Adriano o di Augusto.
Guardando
in alto al mausoleo, si riesce ancora a vedere la decorazione sul
marmo che spiega perché questa zona si chiama capo di bove: si
vedono molto bene delle ghirlande di fiori e di frutti, tenute da dei bucrani, lo
scheletro della testa di un bue.
Dall'esterno
si vede la dedica che indica di chi è la tomba, e poi sulle mura del
castello sono stati inseriti alcuni resti trovati lì attorno nel
1800.
Proprio
di fronte al Castrum c'era la chiesa dedicata a san Nicola di Bari.
Risalente al 1302, è l'unico esempio a Roma di chiesa gotica
cistercense. Inaugurata da bonificio VIII, venne dedicata a
quest'uomo imprigionato e poi liberato da Costantino, che divenne
grande vescovo e studioso. E' però ricordato per essere il
protettore dei bambini. Infatti nasce qui la leggenda di babbo
Natale, Santa Claus: delle fanciulle stavano per essere portate a
prostituirsi perché il padre non aveva i soldi per le loro doti e
quindi farle sposare. San Nicola gettò nella loro finestra tre
sacchetti con del denaro, che divenne la loro dote e le salvò.
Altro
miracolo attribuito a san Nicola è quello di aver riportato in vita
dei bambini uccisi malamente da un cattivo macellaio.
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