Dopo
le case del Celio, e soprattutto Ostia antica, pensavo ormai di
saperne abbastanza sulle insulae, invece... Visitando i resti
dell'Insulae che sta proprio sotto l'Ara Coeli, abbiamo scoperto
molte altre cose interessanti.
Insulae
significa isola. Il loro nome in principio descriveva dei grandi
edifici isolati, un pò esterni rispetto al centro città. Poi però
la sovrappopolazione ha cambiato tutto e le insulae non furono più
isolate, ma molto ravvicinate l'una con l'altra e soprattutto
affollate, sia all'interno che all'esterno. Se prima erano edifici
isolati, l'esplosione demografica di Roma consumò ogni minimo spazio
tra un edificio e l'altro.
Altra
informazione sulle insulae è che erano case in affitto, diversamente
dalle domus che erano di proprietà.
Tipiche
costruzioni a partire dal primo secolo dopo cristo, arrivarono ad
essercene in tutta Roma quasi quarantasettemila. Erano edifici che
potevano avere fino a sei piani, forse più. Questo finché il
problema dei crolli decretò il loro limite in altezza, prima a 21
metri e poi, non bastando, a 16 metri.
Costruite
in laterizio, ai piani bassi vi erano gli spazi più grandi dove
stavano le botteghe, i negozi. Tra l'altro negozio deriva da "negare
l'ozio".
Sotto
i portici, davanti ai negozi, venivano messi i banchi dei
commercianti. Secondo la guida i banchieri nascono così: dalle
persone che mettevano i loro banchi per commerciare.
Salendo
al primo piano c'erano i magazzini dove vivevano i proprietari dei
negozi, a volte perfino i proprietari delle Insulae.
Al
secondo piano vi erano poi le abitazioni comuni, che più si saliva e
più diventavano piccole.
Le
case già al secondo piano erano ridotte a delle stanzette,
probabilmente pure soppalcate, con una piccola finestra per la luce e
l'aria. All'interno non c'erano bagni, ma solo lo spazio per un
giaciglio su cui dormire, ed un braciere portatile per cucinare.
Nonostante
gli spazi angusti l'affitto era carissimo, soprattutto come in questa
Insulae che stava in centro.
Più
si saliva e più si arrivava a vivere in dei cubicola, a volte sotto
il tetto, molto pericoloso perché quasi esposti alle intemperie e
soprattutto per gli incendi frequentissimi.
Insomma
gli spazi erano ridottissimi, ma questo era possibile soprattutto
perché i romani vivevano praticamente tutto il giorno in strada. Si
tornava a casa solo alla sera per cenare e dormire.
Tra
l'altro i rifiuti e i bisogni venivano gettati in strada, così sul
basolato si poteva calpestare di tutto...
Col
tempo le Insulae potevano essere trasformate in domus, in cui ci
viveva una sola famiglia ricca, ma capitava di rado e ce ne erano
poche, circa una domus ogni sette Insulae.
Se
calcoliamo che in questi palazzi ci potevano vivere anche cinquecento
persone, si capisce quanto era sproporzionato il rapporto.
Questa
è una delle pochissime rimaste nella Roma di oggi. È del secondo
secolo dopo cristo e sorge davanti al campidoglio, dove c'era il
tempio di Giunone moneta. Moneta in questo caso non per il conio, in
realtà significa ammonire, ovvero Giunone ammonisce.
In
questo edificio sembra ci vivessero circa 380 persone.
Questa
è l'insulae dell'Ara coeli, l'altare del cielo, ma come si faceva a
riconoscere un'insulae in mezzo alle altre 47000? Non c'erano i
civici, ma si attribuiva l'indirizzo al proprietario, o proprietaria,
delle insulae stessa. A volte i palazzi davano il nome perfino alla
strada in cui stavano.
Come
ho scritto più volte le insulae erano spesso trappole mortali a
causa degli incendi. Fu Augusto a istituire il primo corpo di vigili
del fuoco, che avevano caserme sparse nelle varie zone della città.
Gli incendi avvenivano per distrazioni, come quello ai tempi di
Nerone, che distrusse mezza Roma. Pare sia partito da un Insulae del
rione Monti.
Dall'esterno
dell'insulae si nota una cosa, che già avevo adocchiato durante la
maratona: dai ruderi spunta il pezzo di un campanile.
La
guida ci racconta che si tratta della chiesa di San Biagio del
mercato, risalente all'anno 1000. Il campanile invece è del 1200.
Questa
Chiesa, praticamente appoggiata all'insulae, fu Rifatta nel 1600 e
dedicata a Santa Rita da cascia.
Oltre
al campanile si vede benissimo un arcosolio con affreschi funebri
paleo cristiani. Probabilmente qui era sepolto uno della famiglia
Boccadella, committenti della costruzione di questa edificio sacro.
Era
una Chiesa barocca, ma tra il 1930 e 1940 Mussolini sventrò il
quartiere medievale dell'Ara Coeli per riportare alla luce il foro
romano.
La
chiesa fu smontata e rimontata vicino al teatro di Marcello. Fu così
che venne alla luce l'insulae che abbiamo visitato oggi.
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