martedì 29 dicembre 2015

L'insulae dell'Ara Coeli


Dopo le case del Celio, e soprattutto Ostia antica, pensavo ormai di saperne abbastanza sulle insulae, invece... Visitando i resti dell'Insulae che sta proprio sotto l'Ara Coeli, abbiamo scoperto molte altre cose interessanti.
Insulae significa isola. Il loro nome in principio descriveva dei grandi edifici isolati, un pò esterni rispetto al centro città. Poi però la sovrappopolazione ha cambiato tutto e le insulae non furono più isolate, ma molto ravvicinate l'una con l'altra e soprattutto affollate, sia all'interno che all'esterno. Se prima erano edifici isolati, l'esplosione demografica di Roma consumò ogni minimo spazio tra un edificio e l'altro.
Altra informazione sulle insulae è che erano case in affitto, diversamente dalle domus che erano di proprietà.
Tipiche costruzioni a partire dal primo secolo dopo cristo, arrivarono ad essercene in tutta Roma quasi quarantasettemila. Erano edifici che potevano avere fino a sei piani, forse più. Questo finché il problema dei crolli decretò il loro limite in altezza, prima a 21 metri e poi, non bastando, a 16 metri.
Costruite in laterizio, ai piani bassi vi erano gli spazi più grandi dove stavano le botteghe, i negozi. Tra l'altro negozio deriva da "negare l'ozio".
Sotto i portici, davanti ai negozi, venivano messi i banchi dei commercianti. Secondo la guida i banchieri nascono così: dalle persone che mettevano i loro banchi per commerciare.
Salendo al primo piano c'erano i magazzini dove vivevano i proprietari dei negozi, a volte perfino i proprietari delle Insulae.
Al secondo piano vi erano poi le abitazioni comuni, che più si saliva e più diventavano piccole.
Le case già al secondo piano erano ridotte a delle stanzette, probabilmente pure soppalcate, con una piccola finestra per la luce e l'aria. All'interno non c'erano bagni, ma solo lo spazio per un giaciglio su cui dormire, ed un braciere portatile per cucinare.
Nonostante gli spazi angusti l'affitto era carissimo, soprattutto come in questa Insulae che stava in centro.
Più si saliva e più si arrivava a vivere in dei cubicola, a volte sotto il tetto, molto pericoloso perché quasi esposti alle intemperie e soprattutto per gli incendi frequentissimi.
Insomma gli spazi erano ridottissimi, ma questo era possibile soprattutto perché i romani vivevano praticamente tutto il giorno in strada. Si tornava a casa solo alla sera per cenare e dormire.


Tra l'altro i rifiuti e i bisogni venivano gettati in strada, così sul basolato si poteva calpestare di tutto...
Col tempo le Insulae potevano essere trasformate in domus, in cui ci viveva una sola famiglia ricca, ma capitava di rado e ce ne erano poche, circa una domus ogni sette Insulae.
Se calcoliamo che in questi palazzi ci potevano vivere anche cinquecento persone, si capisce quanto era sproporzionato il rapporto.
Questa è una delle pochissime rimaste nella Roma di oggi. È del secondo secolo dopo cristo e sorge davanti al campidoglio, dove c'era il tempio di Giunone moneta. Moneta in questo caso non per il conio, in realtà significa ammonire, ovvero Giunone ammonisce.
In questo edificio sembra ci vivessero circa 380 persone.
Questa è l'insulae dell'Ara coeli, l'altare del cielo, ma come si faceva a riconoscere un'insulae in mezzo alle altre 47000? Non c'erano i civici, ma si attribuiva l'indirizzo al proprietario, o proprietaria, delle insulae stessa. A volte i palazzi davano il nome perfino alla strada in cui stavano.
Come ho scritto più volte le insulae erano spesso trappole mortali a causa degli incendi. Fu Augusto a istituire il primo corpo di vigili del fuoco, che avevano caserme sparse nelle varie zone della città. Gli incendi avvenivano per distrazioni, come quello ai tempi di Nerone, che distrusse mezza Roma. Pare sia partito da un Insulae del rione Monti.
Dall'esterno dell'insulae si nota una cosa, che già avevo adocchiato durante la maratona: dai ruderi spunta il pezzo di un campanile.
La guida ci racconta che si tratta della chiesa di San Biagio del mercato, risalente all'anno 1000. Il campanile invece è del 1200.


Questa Chiesa, praticamente appoggiata all'insulae, fu Rifatta nel 1600 e dedicata a Santa Rita da cascia.
Oltre al campanile si vede benissimo un arcosolio con affreschi funebri paleo cristiani. Probabilmente qui era sepolto uno della famiglia Boccadella, committenti della costruzione di questa edificio sacro.
Era una Chiesa barocca, ma tra il 1930 e 1940 Mussolini sventrò il quartiere medievale dell'Ara Coeli per riportare alla luce il foro romano.
La chiesa fu smontata e rimontata vicino al teatro di Marcello. Fu così che venne alla luce l'insulae che abbiamo visitato oggi.

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