giovedì 30 settembre 2021

Sorrento - Capri - Villa Lysis - Villa Jovis - Arco Naturale - Villa Curzio Malaparte - I Faraglioni - Giardini di Augusto

 
Di buon mattino ci incamminiamo per il porto di Sorrento. Quasi arrivati, Cassandra si accorge di aver dimenticato una borsa in camera... Mi tocca tornare indietro... Va be’ dai, in queste vacanze non mi ero ancora allenato.
Recuperato tutto e ricongiuntomi con la mia metà, scendiamo con l'ascensore che porta alle spiagge. Il centro storico di Sorrento infatti sorge molto in alto rispetto al mare. Solo pochi sbocchi scendono con la strada fino al mare. Seguendo le passerelle andiamo a cercare un mezzo per raggiungere l'isola di Capri. Alla biglietteria, deserta, ci sono diverse possibilità. Optiamo per l’aliscafo, più costoso ma più veloce.
 
Mentre siamo in attesa veniamo avvicinati da Angelo, altra “guida” dichiarata (o presunta tale?).
In realtà si rivela essere il venditore dei biglietti per il giro di Capri in barca. Non abbiamo molto da fare, così ascoltiamo, anche perché l’assalitore non ci dà altra possibilità (praticamente ci blocca).
Secondo lui, il suo biglietto è l'unico modo che abbiamo per fare il giro dell'isola in barca alla modica cifra di 18 euro cadauno (ma a Capri non si può acquistare il biglietto? Mi sembra strano visto il turismo che ha). Quando finalmente arrivano altre persone, lasciamo che Angelo si avventi su di loro e ci defiliamo.
 
In aliscafo mi ricordo che devo ancora prenotare una sistemazione per i prossimi due giorni, ce la farò? Siamo a maggio, non c'è problema. Bastano dieci minuti e concludiamo la prenotazione dal telefono. Subito dopo la proprietaria del b&b mi chiama per sapere dove siamo: ancora in mare!
Sbarcati, sembra di essere in un’isola molto affollata e indaffaratissima, però Cassandra mi dice che per essere Capri non c'è nessuno. Mi fido.
 

Prendiamo subito i biglietti per la teleferica e in un paio di minuti siamo affacciati sulla terrazza della Piazzetta. Si vede quasi tutta la parte dell'isola, da Villa Jovis al Monte Solaro. Non fa caldo e non c'è così tanta gente. Passiamo in mezzo alla Piazzetta e ci dirigiamo verso il b&b, che raggiungiamo in meno di cinque minuti. La camera è bella, ma il bagno ha le pareti in vetro. È quindi completamente trasparente. La doccia si trova praticamente accanto al letto. Anche se ha delle persiane al suo interno, non è il massimo dell'eleganza vedere qualcuno mentre fa i propri bisogni... Terremo sempre le persiane della doccia abbassate per sicurezza.
 

Usciamo subito e ci dirigiamo in centro, dove c'è il piccolo Museo Ignazio Cerio sulla storia di Capri, dalla preistoria ad oggi. Sono solo quattro sale ma è carino.
Visto che ci siamo, chiediamo informazioni alla ragazza del museo. Ci informa che sia Villa Lysis che Villa Jovis sono chiuse. Però, se vogliamo, c'è un sentiero nel bosco che unisce le due ville e in un tratto si potrebbe scavalcare la recinzione ed entrare. Dice che lo fanno tutti. Andiamo quindi verso Villa Jovis.
 
Le strade a Capri, ad eccezione di quella che porta ad Anacapri, Marina Piccola e Marina Grande, sono tutte piccolissime, impraticabili per qualsiasi automobile. Praticamente pedonali. Non vedo biciclette e, per fortuna, nemmeno monopattini o aggeggi simili. Gli unici mezzi sono delle mini macchine elettriche tipo golfcar e portano di tutto, a qualunque ora del giorno e della notte. La padrona del b&b ci ha raccontato che fino a tre anni fa non si sarebbero potute usare perché non c'era corrente sull'isola: veniva usato un grande generatore a gasolio che stava sopra Marina Grande. Praticamente una centrale elettrica a combustione che inquinava come una fabbrica dell'800.
Inoltre, per spostare qualunque cosa sulle stradine dell'isola, l'unico mezzo utilizzabile era l'Apecar, altro super inquinante.
Quindi ora è diventata un'isola ecologica, o meglio, non quel tipo di isola ecologica.
 
Mentre camminiamo verso l'alto, di tanto in tanto dobbiamo accostare per far passare le minicar elettriche. Ci godiamo il panorama e la tranquillità. Giunti ad un bivio troviamo i cartelli che da una parte indicano Villa Lysis, dall'altra Villa Jovis. Optiamo per Villa Lysis, una struttura in stile neoclassico abitata dal barone Fersen fino alla sua morte per overdose nel 1923. Arrivati, ovviamente troviamo tutto sbarrato e non c'è nemmeno modo di scavalcare, per cui proseguiamo su un sentiero che ne costeggia la recinzione fino ad arrivare quasi in cima alla collina. In questo punto sembra esserci un passaggio tra i cespugli per entrare in Villa Jovis e, difatti, dopo pochi metri di salita c'è solo un piccolo muretto che scavalchiamo facilmente.
Finalmente siamo dentro il sito. Ci troviamo su una terrazza fantastica che si affaccia sulla penisola sorrentina, quindi andiamo a esplorare la villa, o quel pochissimo che ne resta.
Sulla sommità è stata costruita una chiesetta. Proprio quando siamo nel punto più alto e guardiamo verso il resto della villa in basso, sentiamo delle voci. Sono altri turisti che hanno faticato per arrivare fin qui, ma si sono trovati i cancelli ufficiali sbarrati. Proseguiamo la nostra esplorazione senza però alzare troppo la testa per non correre il rischio di essere visti.
Terminata la visita ritorniamo indietro dal passaggio segreto. Mentre scendiamo tra i cespugli incontriamo uno strano tizio con un grande zaino che si stava godendo il panorama da sdraiato.
- Com'è la villa?
- Spoglia, ma chiusa al pubblico.
- Ah sì? Allora stanotte ci dormo dentro.
- Beh, così puoi dire di aver dormito in una villa imperiale!
Lo salutiamo e proseguiamo per il sentiero che ci porta all'ingresso ufficiale della villa. Sembra esserci un altro passaggio nella rete, ma c'è anche il custode.
Facciamo finta di niente e chiediamo se la villa è aperta. Lui ci guarda e si impietosisce.
- La villa è chiusa, ma se volete potete entrare due minuti nella parte qui sotto, giusto per fare qualche foto.
Accettiamo con gratitudine e salutiamo il gentil custode quando se ne va. Rimasti da soli ci mettiamo all'ombra e mangiamo. Quindi, mentre Cassandra resta di guardia, scavalco ancora e vado a vedere il Salto di Tiberio, da dove l'imperatore si dice facesse gettare i suoi nemici. Un gran bel salto.

Riscendiamo la collina incontrando anche un gruppo di caprette, simbolo dell'isola, quindi arriviamo ad un bivio dove un cartello ci indica la strada per l'Arco Naturale e la passeggiata panoramica del Pizzolungo.
All'imbocco delle scale della passeggiata incrociamo una coppia di ragazzi di Napoli che sta risalendo. Sono stremati per la moltitudine di gradini che si sono dovuti fare in salita. Scambiamo volentieri due chiacchiere con loro, probabilmente hanno bisogno di riprendere fiato. Le chiacchiere diventano quattro, poi otto, poi sedici... Abbiamo fatto un paio di volte le tabelline e infine ci siamo accorti che siamo fermi da circa mezzora. Cassandra già scalpita come i tori quando devono puntare un bersaglio da abbattere e così salutiamo e andiamo all'Arco Naturale.
 

Molto bello e pittoresco. Sembra una cornice gigantesca in cui viene proiettato il mare, un po’ come in quel film di Paolo Villaggio naufrago su un'isola deserta, ma legato alle comodità della vita moderna, si costruisce un cinema sulla spiaggia dove danno però solo uno spettacolo: il mare.
I due ragazzi napoletani ci hanno seguito ma Cassandra è già partita per non rimanere invischiata in un'altra tabellina. Così iniziamo la lunga discesa verso il mare sul Pizzolungo.
A metà scalinata ci imbattiamo in una grande grotta con all'interno dei resti archeologici, quindi riprendiamo gli scalini.
In realtà anche la Passeggiata del Pizzolungo sarebbe chiusa per ristrutturazione, ma siamo a maggio e non c'è in giro nessuno, inoltre i due chiacchieroni che l'hanno appena fatta, assicurano non ci sono problemi di sicurezza nel percorrerla.

Finiti gli scalini infatti il sentiero rimane più o meno alla stessa altezza e costeggia l'isola, passando sopra la Villa di Curzio Malaparte, dove Cassandra mi racconta hanno girato il film Il disprezzo, in cui Brigitte Bardot scende la scalinata fino al mare per poi farsi un bagno nuda nelle acque blu.

Proseguiamo e finalmente arriviamo ai famosissimi Faraglioni che ammiriamo dall'alto da diverse angolazioni fino ad arrivare alla fine del sentiero, dove ci ritroviamo su una delle piccole strade pedonali dell'isola. Essendo vicini alla Certosa di San Giacomo vorremmo vederla. La troviamo chiusa: apre la mattina per cui teniamo da conto per domani o dopodomani.
 
Per non perdere altre ore di luce allora andiamo ai Giardini di Augusto, poco più avanti. I giardini in sé sono carini, niente di eccezionale, se non che da lì parte la famosissima Via Krupp che collega il centro storico con Marina Piccola.

Ovviamente la strada è chiusa. Stavolta non solo per noi che siamo in anticipo sul periodo delle ferie, è chiusa da tempo e chissà per quando lo sarà ancora. Si tratta di una strada panoramica fatta costruire dal magnate tedesco Friedrich Alfred Krupp che abitava nella suite del Grand Hotel Quisisana. Non potendo raggiungere la spiaggia agilmente, il teutone si comprò l'intera area tra la Certosa di San Giacomo e Il Castiglione. Quindi vi fece costruire la strada che scendeva alla spiaggia. I lavori furono ultimati nel 1902 ma già dagli anni sessanta iniziarono i problemi di crolli che ne compromisero la sicurezza facendola chiudere e riaprire più volte, sempre per breve tempo. L'ultimo tentativo è stato fatto nel 2008, poi dal 2016 è stata richiusa a tempo indeterminato.
In pratica Via Krupp la si può vedere solo dalle terrazze dei Giardini di Augusto, mentre scende con tutti i suoi tornanti verso il mare.
 
Stiamo per tornare a casa con i piedi fumanti dai chilometri percorsi, quando incrociamo dei cartelli per un'altra terrazza. Svoltiamo e ci arrampichiamo fino ad arrivare a quest’altro panorama che domina la vista da sopra i Giardini di Augusto.
Ormai per oggi abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare e, anche se Cassandra cerca di perdersi nelle stradine per vedere se scopriamo qualcosa di nuovo, alla fine l'isola è piccola e ci ritroviamo alla Piazzetta.

mercoledì 29 settembre 2021

Furore - Marina di Praia - Praiano - Positano – Sorrento

 
Oggi fa abbastanza caldo. Se tutto va bene riusciremo a fare il bagno. Prima di lasciare Amalfi proviamo a visitare il famoso museo dell'Antico Arsenale. Guarda caso è chiuso.
Mah, sembra tutto così surreale... Del resto in un anno pandemico ci si dovrebbe aspettare di tutto...
E così quando ci mettiamo in auto e per giungere alla famosa Grotta dello Smeraldo, non ci meravigliamo di trovare chiusa anche questa...
 
Prima tappa quindi diventa Furore, dove la Magnani e Rossellini avevano una “villa” usata per le loro fughe d'amore. La “villa” però non è in paese, bensì nel piccolissimo fiordo sul mare.
Furore infatti è un borgo ben più in alto. Soprannominato “il paese che non c'è” a causa della sua conformazione geologica, ma soprattutto perché non esiste un centro vero e proprio e le case sono disseminate qua e là per tutto il suo territorio.
A conferma di ciò, quando andiamo a cercarlo non lo troviamo! Probabilmente ci siamo passati avanti e indietro un paio di volte, senza vederlo proprio.
 
In realtà eravamo distratti perché cercavamo altro, ovvero una via d'accesso al famoso Fiordo di Furore. Difatti dalla strada non ci si può arrivare con l'auto. O meglio, ci si passa, ma non esiste minimo spazio per parcheggiare perché bloccherebbe la strada e soprattutto i pullman di linea che qui sfrecciano a tutta velocità.

Quindi per arrivarci le soluzioni sono due: lasciare l'auto in qualche località come Amalfi prima o Praiano dopo, prendere un autobus fino alla fermata proprio sul ponte accanto alle scale che scendono al fiordo. L'altra è quella di percorrere uno dei tanti sentieri che costeggiano la montagna, tra cui il più famoso Sentiero degli Dei. Noi però troviamo il Sentiero della Volpe Pescatrice e ci va bene uguale. Parcheggiamo vicino a quello che sembra un depuratore di acqua e sotto un sole cocente iniziamo a scendere gli scalini che ci portano al fiordo in circa mezz'ora.
Giunti poco sopra al fiordo troviamo un bivio: da una parte si va verso il ponte con la strada dove passano gli autobus, dall'altra invece si scende verso il fondo del fiordo.
Propendo per questa seconda via e arriviamo a passare proprio vicino alla celebre Villa della Storta (ovviamente chiusa) appartenuta alla Magnani, che altro non è che un piccolo appartamentino, battezzato “villa” da lei.

Sbuchiamo proprio nel fiordo, o meglio un pochino più in alto, sopra una piattaforma che sovrasta una serie di barchette di legno. Queste barchette sono però circondate, assieme ad un certo numero di ombrelloni e lettini ripiegati, da nastri bianchi e rossi, a delimitarne l'accesso. Sarà qualche esercizio commerciale, ovviamente chiuso perché fuori stagione.
Noi però non dobbiamo prendere né barca e né ombrellone, così cerco di scavalcare. Appena ci provo un gruppo di persone discuteva accanto alle barche mi grida contro intimandomi di non scendere. Dicono che non si può passare di lì perché le barche sono sotto sequestro.
Provo a spiegare che voglio solo scendere, le barche non le sfioro neanche, ma questi sono irremovibili. Tra loro inizio a intravedere anche qualche distintivo appeso al collo e alcuni indossano dei gilet blu.
Per fortuna c'è un'altra strada e così dobbiamo risalire solo per un breve tratto.
 

Il fiordo è davvero piccolo come larghezza, difatti è in ombra per la maggior parte della giornata e solo a mezzogiorno viene illuminato completamente. Sulla piccola spiaggia di sassi ci sono forse dieci persone, noi compresi.
Mi avvicino speranzoso all'acqua illuminata dal sole. Forse è arrivato finalmente il momento di fare il bagno? Mi sa di no perché c'è un problema. L'acqua è sporchissima. La superficie è piena di una poltiglia marrone che galleggiando entra nel fiordo dall'esterno. Non so se si tratta di alghe, o altro... Non mi sento di rischiare come i due tedeschi che entrano in acqua senza timore.

Sconsolati non ci resta che goderci il silenzio del luogo, interrotto solo dal frusciare dell'acqua e qualche sporadica auto che passa sopra il ponte. Queste si fermano velocemente per fare qualche foto e ripartono subito. Noi salutiamo dal basso sorridenti. Anche oggi le mani vengono colpite dai crampi e rimane alzato solo il medio.
La sindrome del medio.
Passato qualche minuto di tranquillità, decidiamo di rivolgere la nostra sete di esplorazione verso altri lidi. Riprendiamo il cammino e risalendo il Sentiero della Volpe Pescatrice, sempre sotto il sole cocente.
 
La prossima tappa dovrebbe essere Praiano. Lungo la strada vediamo diverse spiagge, così optiamo per quella di Marina di Praia. Parcheggiamo e andiamo a cercare un posto dove fare il bagno.
Anche qui troviamo un piccolo fiordo, non bello come quello di Furore e molto più frequentato, anche a causa di bar e ristorantini. Purtroppo l'acqua è sempre sporchetta, così a malincuore imbocchiamo il sentiero pedonale che costeggia il mare, troviamo un angolino all'ombra e ci mettiamo a mangiare. Continuiamo a esplorare il sentiero fino a quando svoltiamo il promontorio e scopriamo che questo termina in una struttura che sembra una discoteca all'aperto, chiusa da chissà quanto tempo.
 
Stavolta ci dirigiamo veramente a Praiano, che non si trova sul mare, bensì in alto. Rinomata per la bellezza dei suoi tramonti che includono sullo sfondo la silhouette di Capri e dei Faraglioni, è comunque un centro carino e neanche tanto piccolo. Giriamo a piedi. Sarà l'orario, sarà maggio, non c'è praticamente in giro nessuno, così possiamo esplorarlo tutto con calma e senza l'ansia di incappare in assembramenti molesti.
Stavolta scendiamo per la destinazione finale della costiera: Positano, la perla della Costiera.
 
Benché sia maggio, troviamo molta più vita qui che in tutto il resto della costiera. Invece di essere al mare sembra di essere arrivati a Cortina d'Ampezzo.

L'atmosfera infatti ha qualcosa di particolare che mi fa drizzare le orecchie. Non so come spiegarlo... Ho percepito subito un disallineamento con l'ambiente. Tutte queste casette colorate che riempiono la montagna sopra la piccola spiaggia sono davvero un bel colpo d'occhio, caratteristico e pittoresco, con qualcosa che non quadra.
Lasciamo la macchina in uno dei tanti parcheggi che si trovano lungo l'anello che fa il giro a senso unico di Positano. Inutile dire che il posteggio si paga a peso d'oro, anche più di Amalfi.
 
Mentre camminiamo verso il basso, man mano che scendiamo, sentiamo quest'atmosfera strana crescere sempre di più. La stranezza ovviamente è solo per noi, tutto il resto della gente che incrociamo sembra trovarcisi a meraviglia.
Sono i soldi.
Per sentirsi a proprio agio qui, bisogna avere un sacco di soldi.
La cosa mi stupisce perché pensavo che questa sensazione di essere fuori posto l'avrei assaporata a Capri, invece qui la percepisco fortissimamente.
 

Arriviamo alla via principale dello struscio e mi imbatto nella “Zagara”, una pasticceria che il mio amico Stefano mi aveva consigliato per la specialità locale: la delizia al limone.
Buona, anche se non è il mio dolce preferito, forse perché leggero e finisce subito...
Scendiamo la strada sotto la bouganville, tra boutique e botteghe di ceramica a cui Cassandra non osa nemmeno avvicinarsi per curiosare... La pressione dell'atmosfera lussuosa deve essere molto forte anche su di lei per non farle venire voglia di shopping.
Comunque abbiamo ancora una cosa o due da fare qui: arriviamo alla chiesa di Santa Maria Assunta, chiusa, così come il museo con la Villa Romana.
Ecco, le due cose che ci rimanevano: restare un'altra volta a bocca asciutta.
 
Va bene dai, andiamo a vedere la spiaggia almeno. Trovata. Piccola e affollata. Anche qui il lusso regna e noi, fieramente addobbati con gli ultimi modelli primavera estate di Decathlon e H&M, facciamo la nostra passerella. Mentre camminiamo sentiamo una famiglia di normali impiegati/operai come noi che commenta il conto di un ristorante della spiaggia, dove hanno incautamente deciso di prendere due bottiglie di acqua minerale alla modica cifra di 20 euro.
Ristorante "Elamadona", specialità il conto.
 
Ritorniamo verso il parcheggio, scorgiamo una passeggiata del genere Sentiero dei Limoni. Sarebbe l'unica cosa che potremmo fare qui, ma onde non far scattare un'altra ora e dover firmare un'altra cambiale, decidiamo che abbiamo visto abbastanza di Positano. La notte la passeremo a Sorrento.
 
Salutiamo quindi la Costiera Amalfitana.
A dir la verità pensavo che proseguisse lungo la costa. Cassandra mi dice che la strada prosegue, ma le località turistiche sono solo quelle che abbiamo visto noi.
Da Positano a Sorrento quindi non si fa più la stretta, affollata e pericolosa strada costiera. Attraversiamo le montagne in un comodo e tranquillo viaggio.
 
Parcheggiato e preso possesso della camera, usciamo a vedere il centro storico di Sorrento, giusto per imparare la strada per il porto dove domani mattina dovremo imbarcarci.
Dopo aver girato un pochino a vuoto (anche qui è praticamente tutto chiuso), ci fermiamo in una pizzeria all'aperto. Sfortunatamente è una trappola per turisti e forse facevamo bene a tornarcene in camera a consumare le nostre scorte. Ci s
erva di lezione!

martedì 28 settembre 2021

Ravello, Atrani e Amalfi


Oggi salutiamo Maiori e riprendiamo la macchina. Prima però ritorniamo a Ravello per visitare Villa Rufolo, ieri chiusa e oggi aperta, almeno questa...
Troviamo posto al parcheggio dell'Auditorium, struttura grande e abbastanza capiente. Ravello infatti è famosa per il festival musicale che ogni anno si tiene in onore di Wagner.

Villa Rufolo
è molto bella. Risalente al XIII secolo, ma la configurazione odierna è frutto dei rimaneggiamenti fatti nel corso del 1800. Più piccolo del giardino di Villa Cimbrone, anche lo spazio verde di questa villa è comunque molto bello, soprattutto il panorama della terrazza che si affaccia su Minori e Maiori, uno degli scorci più famosi della costiera.
 

La prossima tappa sarebbe Amalfi, dove abbiamo appena prenotato una camera con vista duomo. Prima ci fermiamo ad Atrani, piccolo borgo incastrato tra le curve della strada costiera. Per arrivarci si può scendere proprio al porticciolo/spiaggia ed entrare nell'unica strada che sale nel borgo. Qui si trovano parcheggi dove lasciare l'auto e pagare il ticket alla cassa automatica di fronte alla posta.
Probabilmente abbiamo potuto farlo solo perché siamo a maggio, altrimenti temo che non sarebbero stati liberi tutti questi parcheggi. Del resto Atrani è davvero piccola, tutta raccolta tra due promontori uniti dal ponte della strada costiera, sotto il quale c'è la spiaggia con un paio di ristorantini.

Noi andiamo a mangiare sotto gli archi del ponte, di fronte alla spiaggia. Menù del giorno? Sempre pane, pomodori e bufale. Quando torno a casa mi toccherà fare gli straordinari negli allenamenti...
Bene. Mangiare abbiamo mangiato, caffè bevuto. Possiamo ripartire, anche perché l'unica chiesa da vedere è chiusa... Riprendiamo l'auto e andiamo fino ad Amalfi, che si trova all'uscita della galleria di Atrani.
 

Amalfi è conosciuta, oltre che per essere la capitale dell'omonima repubblica marinara, anche per la mancanza di parcheggi. Appena usciti dalla galleria infatti c'è un parcheggio sotterraneo scavato dentro la montagna. L’hotel ci aveva già detto di parcheggiare lì, per cui entriamo, lasciamo l'auto e, camminando nei corridoi sotto la montagna, sbuchiamo proprio in Piazza Duomo, di fronte all'hotel.
Preso possesso della camera lasciamo i bagagli e partiamo all'esplorazione di Amalfi e dei suoi dintorni. In particolare camminiamo lungo la strada principale piena di negozietti e fruttivendoli, risalendo verso la montagna dove ci sono i limoni e la Valle dei Mulini.
Di quest'ultimi purtroppo non vi è rimasto quasi nulla, se non il piccolo Museo della Carta (chiuso, ovvio no?). I mulini infatti servivano per creare carta di ottima qualità per cui la repubblica di Amalfi era famosa. Proseguiamo ancora, direzione Valle delle Ferriere.

Poco dopo il museo c'è un sentiero, chiamato Via Paradiso, che sale tra i limoni e si dirige verso il cuore delle montagne. Incuriositi ci facciamo trascinare dalla strada che dall'alto ci mostra i resti di vecchi mulini e cartiere lasciati sul letto del torrente che ancora si sente scorrere tra la fitta vegetazione.

In poco tempo il sentiero gira a destra in un'altra valle, proprio nei pressi dell'azienda Agricola Fore Porta. Sembra quasi un rifugio, con i tavoli pronti per i turisti che si addentrano fra le montagne. Appena sotto il sentiero ci sono i resti di un edificio, probabilmente una ferriera.

Non c'è nessuno ma noi non siamo venuti qui per fermarci al primo ristoro, così proseguiamo e in poco tempo scopriamo altri ruderi di ferriere abbandonate lungo il torrente. Se i mulini sfruttavano la forza dell'acqua per la carta, le ferriere di Amalfi, a partire già dal medioevo producevano ferro per le botteghe artigiane di tutta la costiera.
Ne incrociamo diverse e anche qualche cascata, fino all'ultima grande ferriera in cui riusciamo ad entrare (anche se non sarebbe permesso), per vedere la piccola cascatella che la attraversa ancora.

Da lì si potrebbe tornare salendo verso Pontone, un piccolo borgo poco sopra Amalfi, oppure proseguire per vedere un sito di interesse naturale perché vi sopravvive un tipo di felce risalente all'era glaciale.
Guardiamo l'orologio. Ci rendiamo conto che potremmo fare tardi in entrambe le direzioni, se vogliamo fare ‘sto benedetto bagno in costiera.
Così torniamo indietro, con calma però, gustandoci il sentiero e l'atmosfera di montagna, così lontana e aliena da quello che pensavo di trovare sulla costiera amalfitana.

Arrivati finalmente in spiaggia l'ennesima amara sorpresa: il sole è tornato a nascondersi dietro le montagne, lasciando al suo posto un venticello che ha asciugato ancora una volta ogni nostra velleità.

lunedì 27 settembre 2021

Maiori - Sentiero dei Limoni fino a Minori - Ravello in autobus - ritorno a piedi e bus fino a Cetara - Battello fino a Maiori

 
Trovato un B&B con posto auto coperto e gratuito, cosa più unica che rara in costiera, ci fermiamo qui due notti. Oggi la macchina non la tocchiamo, ci muoveremo a piedi, come ci piace vedere le cose.
Prima tappa sarà Minori, il prossimo centro abitato lungo la costa.
 

Per arrivarci passiamo prima dal centro di Maiori, dove c'è la chiesa usata per le riprese del film a episodi di Rossellini con la Magnani: L'amore. Nell'episodio "Il miracolo" si vede proprio la chiesa e la scalinata che porta ad essa. Anche noi saliamo la scalinata, solo che oggi ci sono più di trenta gradi.

Proprio accanto all'altro ingresso della chiesa c'è un'altra scalinata, che è poi l'inizio del Sentiero dei Limoni. Questa stretta stradina è l'antica via di comunicazione che passa tra le montagne fra Maiori e Minori. Camminiamo praticamente tra le coltivazioni di limoni di cui la costiera è ricolma, affacciati però sul mare azzurro della costiera, una magnifica tavolozza di verde, azzurro e puntini gialli ovunque.
Il primo tratto ci fa sudare non poco, poi la strada diventa panoramica e a Minori si scende fino al mare. Rispetto a Maiori, che ha la spiaggia più grande della costiera, Minori è molto più piccola, così visitiamo la Basilica di Santa Trofimena e proseguiamo per vedere la Villa Romana e l'Antiquarium.
Chiusi! 

Tanto per cambiare...Senza alcun cartello di avviso esposto fuori. Questo tipo di gestione sarà purtroppo una costante durante questo viaggio.
Nonostante all'interno dei cancelli vediamo due dipendenti del museo, ci dicono che non possono far ancora entrare nessuno: direttiva del Ministero dei Beni Culturali...
Scocciati non poco andiamo a prendere l'autobus per salire fino a Ravello. Ci si potrebbe anche andare a piedi, ma dopo la sudata di prima, anche no.
 

Arriviamo così ad uno dei centri turistici maggiormente frequentati della costiera. Anche se qui il mare non c'è perché siamo piuttosto in alto, capisco subito dalla cura del luogo, il motivo per cui sia così apprezzata. Passati sotto una galleria pedonale spuntiamo nella piazza principale dove, oltre il duomo rigorosamente chiuso, c'è anche l'antica Villa Rufolo, che però oggi è chiusa... e alè!

Girovaghiamo un po’ per le vie del centro in cerca di qualche angolo, scorcio, chiese (assolutamente chiuse) da fotografare. In giro non c'è praticamente nessuno per cui abbiamo tutta la libertà che vogliamo. Torniamo in piazza a mangiare il nostro pane, pomodoro e bufala.
Dopo un buon caffè ci dirigiamo nella parte ovest di Ravello, dove c'è un'altra villa da visitare, questa dovrebbe essere aperta.
Per arrivarci attraversiamo i vicoletti stretti su cui si affacciano negozietti di ceramiche e giardini, anche qui i limoni la fanno da padrone.
 

Villa Cimbrone
, la nostra destinazione, è stata trasformata in un hotel di lusso, ma i suoi giardini sono visitabili e meritano davvero di essere visti. Il punto su cui nasce la villa è molto panoramico, difatti faceva parte di un vasto podere utilizzato per la coltivazione e risalente all’XI secolo .

Solo all'inizio del secolo scorso è stata acquistata da un nobile inglese che ha trasformato i giardini in quello che vediamo oggi: impreziosendola con il Viale dell'Immenso, la Cripta, il Chiostro e soprattutto la Terrazza dell’Infinito, da cui ci si può sporgere a strapiombo sul blu intenso del mare.

Da questa posizione l'acqua pare ci voglia circondare e abbracciare per farci diventare dello stesso colore.
In tutto il giardino sono disseminate piante, fiori e statue antiche, rendendo la visita molto bella e coinvolgente.

Dopo aver scattato una marea di fotografie, usciamo e torniamo verso la piazza. Prima di arrivarci troviamo un vicolo con le indicazioni per Minori e alcune chiese.

Visto che è ancora presto, decidiamo di scendere a piedi ed effettivamente il percorso si rivelerà molto bello, anche se le ginocchia protestano per tutta quella discesa.

Numerose sono le chiese incontrate lungo il percorso, quasi tutte chiuse.
Quando siamo a metà mi giro indietro e guardo in alto.

Di strada ne abbiamo fatta tanta e comincio a capire il perché di tutte queste chiese: se si prende questa strada partendo dal basso, ci vogliono diverse “benedizioni” per arrivare fino a Ravello ancora in grado di intendere e volere....
Manca ancora un chilometro a Minori. Ci viene un'altra idea, tanto per aggiungere qualcosa ad una giornata così piena: prendiamo l'autobus e andiamo a Cetara, facciamo il bagno e poi torniamo in battello a Maiori.
Difatti così faremo, però a Cetara il sole se ne è già andato, così visitiamo velocemente il piccolo comune, la cui spiaggia è davvero piccola anche se carina, quindi ci imbarchiamo per tornare a casa.
 
Sbarcati a Maiori faremo il bagno?
No! Il sole si è andato a nascondere dietro dei nuvoloni grigi e dei trenta e passa gradi sfoggiati questa mattina non v'è più traccia... Solo Cassandra va a saggiare con i piedi la temperatura dell'acqua, ma subito torna indietro: non è cosa.

Settimana amalfitana - Salerno – Vietri

Ritorniamo sui nostri passi, che avevamo lasciato un paio di settimane fa quando siamo passati sopra Salerno per andare a Paestum.

Oggi infatti ci siamo fermati a Salerno, da dove inizieremo la nostra esplorazione primaverile (essendo ancora maggio), della Costiera Amalfitana.

Sostiamo nel capoluogo per dare uno sguardo a questa cittadina di cui non conoscevo nulla prima di oggi, e Cassandra mi dice essere carina.

 


Prima di scendere in città saliamo al Castello di Arechi, che ne domina la baia.

Il rudere è visitabile, sebbene non ci sia molto da vedere. I biglietti sono acquistabili al bar, rigorosamente in cash. L’interno ospita un piccolo museo con reperti ritrovati negli scavi.

Quando arriviamo però scopriamo che c'è un evento con pranzo all'ingresso. Agghindati come due esploratori del Borneo, entriamo passando in mezzo ai tavoli dove c’è gente vestita da matrimonio.

Ci sentiamo un pochino fuori posto. Non come degli imbucati, più come quelli che arrivano ad una festa pensando che fosse in maschera.


Per fortuna salendo in alto c'è un bel panorama ad aspettarci. Infatti si vede un bel mostro di cemento e il porto pieno di container colorati. Dietro la montagna di mattoncini Duplo (da qui lo sembrano proprio), si intravede l'inizio della Costiera Amalfitana, la nostra vera meta.

Scendiamo la scalinata in mezzo ai tavoli apparecchiati come ospiti sciatti d'onore e facciamo il giro da fuori del castello per andare sulla collina di fronte, dove c'è un altro rudere detto La Bastiglia.


Non si tratta ovviamente di una prigione, ma di una torre difensiva e distaccata dal castello, il primo baluardo che si incontrava se si voleva conquistare il maniero.

Ci giriamo attorno e scendiamo a cercare un posticino all'ombra per mangiare.

 


Ora è finalmente la volta di Salerno, dove parcheggiamo e iniziamo a esplorare a piedi. Ci sono diversi musei che ci aspettano!

La città è ancora in festa per la recente promozione in serie A, è domenica e non c'è molta gente in giro, anzi, il centro è praticamente vuoto. Purtroppo di musei aperti non ve ne è traccia, riusciamo ad entrare nella cattedrale solo alle 16 quando riapre e andiamo verso il complesso monumentale di San Pietro a Corte: ovviamente chiuso. Peccato perché risalente all'800 d.c. sembrava davvero notevole.


Proviamo anche a chiamare il numero che c'è su un cartello appeso fuori ma non risponde nessuno. Nel frattempo ci avvicina una tizia che informa il complesso è sempre chiuso e ci invita a entrare nel palazzo di fronte dove c'è una mostra di arte. Attirati più dal palazzo di origini normanne e dalla possibilità di usare il bagno, accettiamo. La mostra è d'arte contemporanea, e in un paio di sale ci sono anche gli ideatori e alcuni degli artisti che vi espongono le loro opere. Ad ogni piano e per ogni sala veniamo accompagnati dalle ragazze del museo, che spiegano e raccontano l'idea della mostra.

Non mi esprimo per non dire cavolate, essendo totalmente ignorante in materia di arte contemporanea...

La faccia di Cassandra era anch’essa un’opera celata dalla mascherina. Però almeno c'era il bagno.

Una volta tirata l'acqua, usciamo per vedere il lungo mare, dove troviamo i salernitani. Ecco dove erano finiti!

Visto che a Salerno è praticamente tutto chiuso senza uno straccio di cartello che informi delle chiusure, non resta molto da vedere. Si prosegue finalmente verso la Costiera Amalfitana.

 

Prima tappa Vietri sul Mare. Famosa per la produzione di ceramiche, la troviamo incredibilmente affollata e trafficata. Sembra di stare ad una fiera di paese, quando tutta la provincia si riversa in un minuscolo borgo per chissà quale sagra culinaria. Invece è in queste condizioni solo perché è domenica.  Siamo solo a maggio, chissà luglio e agosto che delirio... Nonostante il caldo mi son venuti i brividi.

Il paesino è piccolo, così usciamo e parcheggiamo dopo un ponte, in una via che si infila tra le montagne. Ovviamente in chiaro divieto di sosta, ma siamo in buona e numerosa compagnia. Camminiamo lungo il ponte e saliamo a vedere Vietri, affollatissimo. Ci perdiamo nei vicoli in cerca di una strada che ci faccia sbucare sul mare nella speranza di rimediare un bagno in mare.

Non conoscendo la zona ci perdiamo facilmente. Trovare una strada pedonale che porta al mare diventa un'impresa. L'unica possibilità sembra quella di seguire il serpentone di macchine che risale dal porto in una lunghissima via che pare quasi voler tornare a Salerno prima di svoltare verso il porto.

Mentre scendiamo tra le auto incolonnate penso a chi me l'ha fatto fare...Non tanto per quanto sia lunga la strada, quanto per lo smog respirato tra andata e ritorno.

Arriviamo finalmente sulla spiaggia. Un’aria poco incoraggiante ci fa desistere dall'inaugurare la stagione balneare. Vietri è tutta qui, raccolta in una minuscola spiaggia che sembra un fazzoletto di sassi incapace di contenere tutta la gente che si ostina a cercare di scendere fin qui in auto.

Fortunatamente per tornare troviamo un'altra strada, non meno trafficata, ma più breve che ci fa arrivare alla macchina.

Stasera si dorme a Maiori!