domenica 25 aprile 2021

Le gole del Biedano, da Barbarano Romano a Blera (e ritorno).

Con questo maledetto virus che non vuole andarsene io e Cassandra siamo ancora diffidenti a frequentare luoghi affollati. Ormai è un anno che non andiamo in centro e anche se ci dispiace molto aver interrotto i nostri giri alla scoperta della città eterna, ancora non ce la sentiamo.

Per questo motivo abbiamo rivolto il nostro sguardo all’esterno e, come l'estate scorsa, abbiamo trovato tantissime cose incredibili da vedere. Alcune sono talmente belle che non posso fare a meno di parlarne qui. Eh sì, anche stavolta mi scappa proprio da scrivere!

Quello di oggi è un giro bellissimo, più impegnativo di quello che sembra. Non tanto per la fatica, quanto per il tempo che richiede.

Partendo da Barbarano Romano si scende nella gola sottostante che qui chiamano forra. Sul fondo scorre il torrente Biedano che nel corso del tempo l’ha scavata pazientemente.

Appena vi entriamo si vede un bivio che da una parte porta alla bellissima necropoli di San Giuliano, dall’altra invece va a Blera, nostra meta di oggi.

Sembra di camminare in un bosco fatato, ricco di felci, una delle piante più antiche esistenti, e alberi ricoperti di muschio verde scintillante.

Il sottofondo del torrente ci accompagna mentre chiacchieriamo. Le tracce di cinghiali a terra sono lampanti, ma evidentemente si tengono alla larga da noi come se fossimo dei rivenditori di enciclopedie.

Lungo la forra incontriamo pochissime persone per cui, quando sentiamo delle voci, rimettiamo le mascherine incrociando dita e bastoncini.

Nella gola ci sono i resti, distanziati tra loro, di tre antiche mole.

Volendo ci si può anche camminare sopra per arrivare dall’altra parte del torrente, ma bisogna fare molta attenzione perché sono un po’ scivolose.

Scendendo più avanti a livello del torrente, si vedono delle cascatelle che passano attraverso le loro mura e formano un piccolo lago prima di scendere a valle. Siamo soli, sarebbe il posto ideale per consumare il pranzo, ma dopo aver scattato qualche foto il richiamo della foresta ci spinge a continuare la nostra esplorazione.

Proseguiamo su e giù per il sentiero indicato dai segnali bianchi e rossi, è quasi impossibile perdersi, quasi. In un paio di occasioni infatti seguiamo la pista sbagliata, soprattutto quando iniziamo ad arrivare nei pressi dello sperone su cui sorge Blera. Attorno ad essa infatti ci sono moltissimi sentieri e noi ne sentiamo il richiamo.

Ecco perché dicevo che è impegnativa: ci si ferma spesso per fare delle foto bellissime e poi ritornare sui propri passi quando si sbaglia direzione.

Comunque prendendocela comoda e partendo verso mezzogiorno, arriviamo al Ponte del Diavolo, sotto Blera, intorno alle 15:30.

Anestetizzati dal percorso bellissimo non ci siamo resi conto del trascorrere del tempo e della fame, così divoriamo solo ora il panino.

Iniziamo il percorso di rientro, che però non sarà lo stesso: prenderemo il treno.

A Blera infatti c’è una vecchia ferrovia la cui linea passa proprio per Barbarano Romano, dove abbiamo parcheggiato.

Ci sarebbe da vedere ancora molto altro solo nei pressi di Blera, ma l'oscurità incombe e decidiamo di tenerlo in serbo per la prossima volta.

Risaliamo dalla gola. Attraversiamo l'alto ponte sotto cui si intravede quello del Diavolo a fondovalle e ci incamminiamo verso la stazione.

Niente, per oggi non passano treni. Ci tocca andare a piedi.

La linea in realtà è stata abbandonata nel 1994, quindi percorreremo il tracciato dei binari fino all'altra stazione abbandonata.

Si tratta di una strada praticamente in piano e quasi in linea retta. Il primo tratto è all'interno di massicciate che contenevano il binario e il treno. Siamo praticamente in un canale che scompare gradualmente per lasciare spazio ai campi che separano le due località.

Rispetto all'andata ci sembra di correre, ma non è così. Camminiamo di buona lena perché dopo tutto siamo in inverno e il sole tramonta quando siamo ancora per strada, lasciandoci però quel poco di luce sufficiente a farci arrivare alla macchina.

Soddisfattissimi del giro, ma incuriositi da ciò che non abbiamo ancora visto, torniamo a casa un po’ come quelli a cui è stato stuzzicato l'appetito con un assaggino, risvegliando così la vera fame...

 

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