Sai che c’è? Non ho mai visto questa famosa Calcata di cui mi parlano tutti. Andiamo a vederla, tanto non ci sarà nessuno.
E così una domenica mattina ci siamo messi in auto e abbiamo preso la
direzione del borgo degli artisti e degli hippy.
Già a qualche chilometro di distanza, quando le strade si facevano
sempre più strette, le auto in circolazione sembravano troppe per essere
contenute in un piccolo borgo. Preso da un presentimento accosto al primo
slargo dove sono parcheggiati già un paio di veicoli.
Quasi quasi ce la facciamo a piedi ed evitiamo la questua del parcheggio
introvabile.
Lasciamo così l’auto all’imbocco di uno sterrato che segue il corso del
fiume Treja. Guardando sulla mappa vediamo che poco oltre si arriva ai resti di
un tempio etrusco. Pochi minuti e siamo già lì.
Il sentiero proseguirebbe verso le cascate di Monte Gelato per circa
cinque chilometri, ma oggi volevamo andare a Calcata, e se seguiamo il sentiero
nella direzione opposta ci arriviamo... la scelta è facile.
Il percorso è molto verde e pittoresco, nonché bagnato. Il sentiero
infatti costeggia il torrente e a volte è attraversato da qualche affluente che
trasforma il terreno in palude. Incrociamo diverse persone, parte delle quali
senza mascherina... Come se camminare all’aperto senza essere visti da troppa
gente tenesse al riparo dal virus...
Giunti ai piedi del paese iniziamo la ripida, ma breve, salita.
Spuntiamo in una piazza di fronte all’ingresso del borgo dove ci saranno
la bellezza di una decina di parcheggi, tutti occupati ovviamente. Abbiamo
fatto benissimo a lasciare la macchina sulla strada.
Entriamo attraverso le porte assieme a diverse persone e ne troviamo
molte altre nella piazza principale. Inizio a pensare che non sia stata una
grande idea venirci ma, nonostante gli spazi ristrettissimi, Cassandra mi dice
che non ha mai visto così poca gente a Calcata.
Un piccolo angolo medievaleggiante, pittoresco e variopinto. Ci sono cose strane come un piccolo museo degli oggetti di tutti giorni del luogo degli ultimi cento anni, botteghe e qualche locale. Mi hanno raccontato che fino agli anni settanta era un normale borgo, poi hanno cominciato a venirci a vivere gli hippy e così si è svuotato della gente “normale” ed è diventato il borgo degli artisti.
Io e Cassandra ci guardiamo in faccia e già sappiamo quale sarà la
nostra prossima meta, ma non prima di aver mangiato il pranzo al sacco che ci
siamo portati. Anche questa è stata una scelta azzeccatissima, non tanto per la
questione Covid, quanto per le imprecazioni della gente che alle 14:00 sta
cercando inutilmente un posto comodo per sedersi e farsi servire qualcosa di
cucinato.
Sarò crudele, ma sei a Calcata, cosa pretendevi? Con o senza Covid, Calcata è sempre Calcata: se non prenoti con 7 giorni di anticipo sei out! Sbagliando si impara, prima o poi, ma è incredibile quanta gente "sprovveduta" si incontri da quando è scoppiata la pandemia. Sazi di cibo e di risate sotto i baffi ridiscendiamo verso il fondo valle, attraversiamo il torrente e, invece di tornare verso l'auto, andiamo nella direzione opposta, verso quel che resta della chiesa di Santa Maria.
Una salita breve ma divertente ci porta ad una terrazza panoramica da
cui si può ammirare Calcata che troneggia in questo verde fiabesco.
Troviamo i resti della chiesa, poi verso la torre che ancora si erge
alle sue spalle, chiusa e non visitabile. Ai suoi piedi un sentiero che
discende leggermente verso Calcata. Proviamo a seguirlo pensando che ci sia
un'altra via da seguire, ma invece troviamo delle case scavate nella roccia.
Chissà da quanto tempo esistono.
Con calma torniamo sui nostri passi e, giunti infine alla macchina,
vediamo che la gente è notevolmente aumentata. Anche se ci era venuta una certa
idea di continuare per esplorare Narce o la valle del Treja, decidiamo di
tenercele per un'altra occasione, magari quando ci saranno meno persone in
circolazione.
Nessun commento:
Posta un commento