venerdì 15 dicembre 2017

Profeti nel pallone




Ce l'ho fatta. 
Finito e pubblicato!
Dopo cinque libri scritti negli anni scorsi, finalmente sono riuscito a concentrarmi sulla mia ultima fatica e darla alle stampe.
Ci tenevo parecchio a farlo uscire al più presto perché parla di un bel pezzo della mia vita: il gioco del pallone. Non sto parlando di grandi talenti inespressi o di calcio professionistico eh, quello non mi riguarda. Per me il pallone è quello vissuto sui campetti di periferie, sotto la pioggia o al gelo, tra le zanzare o la nebbia, contro avversari impossibili o ridicoli, ma sempre circondato da amici fantastici capaci di trasformare le ripetute e clamorose sconfitte in un irrinunciabile divertimento.
Fino a quarant'anni ho cercato di giocare sempre a pallone. Sarà che da bambino facevo il portiere, ovviamente riserva, e quindi non giocavo praticamente mai. Probabilmente è per questo che mi è rimasta dentro una voglia incredibile di giocare, di entrare in campo a mettermi davvero in gioco senza risparmiami mai.
Fatto sta che una volta uscito dai pali non mi sono più fermato fino ad oggi. Purtroppo raggiunta una certa età è diventato sempre più difficile e faticoso, ma non meno divertente. 
Per alleviare fatiche e sofferenze, ricordo che negli ultimi anni, a partire dalla sera stessa della partita, mi mettevo a scrivere pagelle e commenti, così, per ridere, per scherzare, per divertirci e farci venire voglia di giocarne subito un'altra. 
Ufficialmente ho smesso di giocare solo perché sono partito per iniziare una nuova vita in una nuova città. Magari riprenderò il pallone tra i piedi e la penna tra le mani quando di tanto in tanto tornerò a casa, non si sa mai...
 
In questa mia nuova avventura letteraria ho cercato di metterci, oltre che i miei ricordi calcistici, anche qualcos'altro. Il distacco dalla mia vecchia vita è ancora così fresco che ha finito per entrare quasi da solo in queste pagine.
Come spesso mi capita ho finito per farmi prendere la mano e mi sono fatto trasportare in una tipica storia da "Baraonda" che nemmeno Martino contastorie poteva inventarsi.
Ora per un po' starò tranquillo, non ho più fretta, anche se mi mancano ancora da pubblicare i due capitoli finali dei Baraonda. Con calma li farò uscire nel 2018.
Intanto sono contento di questo 2017 e ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato e sostenuto.
Qui di seguito i link di amazon, dove si possono trovare i libri sia in cartaceo che ebook:
 
https://www.amazon.it/Profeti-nel-pallone-Luca-Fondrini-ebook/dp/B0788RX12Y/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1601707074&sr=1-3
 
https://www.amazon.it/Profeti-nel-pallone-Luca-Fondrini/dp/197353990X/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1601707074&sr=1-3
 
"C'è stato un tempo in cui l'Oca di Trevi non fu famosa solo per la Nebbia. In un periodo non molto lontano, in paese venivano combattute battaglie epiche su un campo non proprio convenzionale: il bar Cassandra. Personaggi mitologici, guidati da veri e propri Profeti, davano vita a memorabili serate, trascorse ad ascoltare dalla voce dei veggenti le mirabolanti gesta di incredibili giocatori prima ancora che questi si scontrassero sul prato. Sono passati molti anni dall'ultimo Torneo e, pur avendo raggiunto i 40, Fidel non ha mai smesso di sognare di prendervi parte. In cuor suo ci spera sin da bambino, quando un Profeta di nome Ludvig glielo ha predetto. Lo stesso Profeta che ora è tornato per sorseggiare un bicchiere di vino rosso al bar Cassandra."

giovedì 30 novembre 2017

La caduta dell'Ordine

Sta diventando un appuntamento quasi mensile quello degli annunci di pubblicazione, va da sé che anche oggi posso finalmente dire di averne pubblicato un altro: il mio quinto libro "La caduta dell'Ordine".
Non è che voglio battere il record di libri pubblicati in poco tempo eh, il fatto è che ho aspettato così tanto che ora, appena posso, do la libertà ad un'altra opera, prima che diventi postuma.
Questo libro è il seguito del "Castigo temporale", o meglio, è successivo a ciò che avviene nel primo libro, ma volendo lo si potrebbe quasi leggere da solo.

Sono passati molti anni dalle vicende del processo Filler, in seguito al quale l'Ordine temporale è cambiato. Un nuovo organo esecutivo è nato e sta diventando sempre più forte: il Movimento politico. Sorto per bilanciare lo strapotere gestito dall'Ordine, in realtà vorrebbe sostituirsi ad esso. L'Ordine Temporale riuscirà a mantenere il proprio posto al comando della società, oppure è destinato a cadere?

Colgo l'occasione per abbracciare tutti coloro che hanno acquistato e letto uno dei miei libri, e strizzare l'occhio a chi non ha ancora avuto il coraggio di farlo, come autore autoprodotto posso solo dirvi una grandissimo grazie.

Qui sotto il link di Amazon:

lunedì 27 novembre 2017

Maratona di Firenze 2017 - la gara


Questa è stata la maratona più dura che abbia mai fatto. La prima con pioggia, vento e freddo, dall'inizio fin quasi alla fine.
Giunto al momento di massimo peggioramento delle condizioni climatiche ho pensato di tutto... Ho avuto visioni e miraggi, ho cercato di immaginare l'arrivo, e una doccia calda, ma più ci provavo e più il freddo aumentava.
Per distrarmi e cercare di uscire da questo loop mentale, ho provato ad immaginare la corsa sotto un altro aspetto, più nerd.
Per rendere comprensibile il racconto della mia sesta maratona, ho aggiunto dei numerini qua e là con una legenda in fondo:

Diario di bordo, data astrale 95505 
La missione di oggi è impegnativa: percorre 42 parsec (1) in uno spazio alieno, giungendo al pianeta Florentia sani e salvi.
L’equipaggio è preparato, anche se la nave ormai ha la sua età e qualche problema. L’ingegnere capo, il signor Scott, sembra aver sistemato il grosso, vediamo se la nave regge.
I primi parsec passano lisci anche se subito dopo la partenza incappiamo in una tempesta magnetica, niente di preoccupante, gli scudi tengono, ma la velocità è ben al di sotto delle aspettative.
Al decimo paresc incappiamo in uno sparviero Klingon(2), ma uno dei quattro siluri fotonici(3) di cui disponiamo basta a persuaderli di lasciarci in pace.
Il viaggio continua tranquillo ad una velocità di curvatura che varia tra i 5.05 ed i 4.50(4), tutto dipende dalla tempesta magnetica che si intensifica un pochino e da alcuni campi di asteroidi(5) che ci fanno rallentare.
Al tunnel spaziale detto Ponte vecchio c’è il primo randevouz con l’ammiraglio Cassandra che risolleva moltissimo il morale dell’equipaggio.
Al ventesimo parsec i Klingon tornano più agguerriti di prima, sono andati a chiamare i cugini. Un altro siluro fotonico li mette nuovamente in fuga.
Al ventunesimo parsec riecco l’ammiraglio Cassandra, che per i prossimi parsec cercherà di mettersi in contatto con noi tramite il comunicatore.
Le interferenze che impediscono più volte la comunicazione sono solo l’avvisaglia di quello che ci aspetta: la tempesta magnetica si trasforma in qualcosa di ben peggiore. Gli scudi scendono al trenta per cento e subiamo qualche danno. Nonostante siamo in sofferenza, rimanere nella tempesta troppo a lungo potrebbe essere pericoloso per l’integrità strutturale della nave, per questo decido di infischiarmene delle proteste di Scott ed acceleriamo. Spingiamo i motori al massimo per cercare di uscire dalla tempesta, la nave è in balia delle forze spaziali che poco a poco stanno facendo coriandoli degli scudi. 
Come se non bastasse subiamo una grossa perdita di carburante e i tubi di lancio dei siluri fotonici vengono danneggiati (6). 
Il motore inizia ad avere delle noie, Scott dice che sforzarli di più potrebbe essere pericoloso, così abbassiamo un po’ la curvatura.
Finalmente usciamo dall'occhio del ciclone della tempesta, ma siamo in condizioni critiche. Quando i Klingon tornano alla carica possiamo solo difenderci con i faser e qualche manovra evasiva.
Per fortuna ci vengono in soccorso i vulcaniani (7) e fornendoci carburante ed un nuovo tipo di siluri (8), distruggiamo i Klingon. Riprendiamo il percorso ed arriviamo al temutissimo cavalcavia spaziale, detto il muro. Fortunatamente siamo ancora in buone condizioni, anzi sembra che Scott abbia riparato i motori, i quali ricominciano a girare sempre meglio fino ad accelerare ad una curvatura media di 5.05.
Mancano pochi parsec quando rivedo l’ammiraglio Cassandra e stavolta le urlo chiaro e forte che forse non avrei dovuto accettare la missione (ma chi cazzo me l'ha fatto fare???).
Al quarantesimo parsec finiamo in un sistema con un bel sole caldo che ci consente di viaggiare risparmiando carburante, l’enterprise è un'ibrida dilitio/solare.
Manca pochissimo ma negli ultimi parsec non è facile mantenere alta la velocità.
Ecco l’imbocco dell’ultimo sistema solare, secondo pianeta a destra e atterriamo.
Quando metto piede sulla superficie smetto i panni del nerd e mi sfogo con tutto quello che ancora ho in corpo, fermo per un attimo le lacrime e caccio un urlo fortissimo, finalmente è finita sta cazzo dì maratona di Firenze.
3:32:21!!! Personale! 

1 - Parsec - Chilometri
2 - Sparviero Klingon - ogni dieci chilometri avevo programmato di mangiare per evitare che la crisi, ovvero i Klingon, sopraggiungesse troppo presto
3 - Siluri fotonici - barrette di fruttosio
4 - Velocità di curvatura - minuti al chilometro
5 - Strada stretta e molto affollata
6 - Con le mani ghiacciate e arrotolate nella termica non riuscivo a prendere le barrette di fruttosio
7 - Ristoro
8 - Gel energetici

martedì 21 novembre 2017

Maratona di Firenze 2017 (pre gara)







Firenze, ancora. Lo so, è la terza volta che faccio la maratona di Firenze, ma non credo nemmeno che sarà l'ultima.

Anche questa volta mi sono impegnato davvero tanto. Probabilmente più delle altre volte. Come per l'ultima maratona di Roma, ho cercato di seguire la tabella al meglio delle mie ancora scarse capacità, ma ce l'ho messa tutta. Durante la settimana, al parco degli Acquedotti raccattavo qua e là qualche ora, mezzora, quarto d'ora o anche solo manciate di minuti di corsa in compagnia degli amici che ho conosciuto e continuo a conoscere nel parco più bello del mondo. Mi bastava poco per spezzare la noia o la monotonia dell'allenamento solitario e farmi tornare a casa con un sorriso soddisfatto e allegro.

La domenica poi c'è sempre il gruppo delle 6 che mi ha aiuta. Pur non facendo la preparazione per la maratona, questi fantastici amici mi hanno dato la possibilità di correre con loro quasi due ore per le strade della città più bella del mondo.

Non contento della tabella, dietro anche suggerimento del mio fidatissimo e preziosissimo massaggiatore Stefano, mi sono perfino iscritto in palestra per fare del potenziamento, cercando di sopperire dove sono più sprovvisto dal punto di vista podistico: questione di culo.

Non nel senso che sono sfortunato eh, anzi, mi ritengo una persona molto fortunata: ho conosciuto Cassandra ad Istanbul. E ho detto tutto.

Dicevo questione di sedere perché io sono sprovvisto, o per lo meno scarsissimamente fornito, di quella parte del corpo.

Così uno o due volte la settimana ho allenato e potenziato i miei glutei, ma anche le gambe, la schiena e gli addominali. A quaranta tre anni, pur di minute dimensioni, volevo un fisico da statua, o quasi.

Fino a tre settimane fa credevo che stesse andando tutto bene. Poi come sempre, ecco la maledizione pre maratona colpirmi puntualmente come la nuvola di Fantozzi.

Prima è comparso un problema che sembrava serio e mi ha fatto preoccupare, poi quello si è risolto ma ne è arrivato un altro che sembrava uno scherzo, ma che invece è diventato serissimo.

Mancano pochi giorni alla gara e quell'ultimo problema fisico non è ancora stato completamente debellato. Anche se sembra essere ormai sotto controllo, io non mi fido. C’è ancora troppo tempo: cinque giorni con gli ultimi tre allenamenti. Non so cosa aspettarmi, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo.

Firenze mi è sempre piaciuta. Prima che conoscessi Cassandra era la città che avevo visitato più volte. Ora è passata in seconda posizione dopo Roma, però conserva ancora un posto speciale nel mio cuore. Sarà che sin da quando ci andai in gita alle superiori ho sempre respirato un'aria di accoglienza mista a quell'aura di divertimento che si prova quando si visitano luoghi meravigliosi e ricchi di storia.

Questa è la terza volta che ci corro. La prima ero milanese, anche se avevo già conosciuto Cassandra. La seconda mi ero trasferito da poco, non mi ero ancora integrato benissimo.

Ora sto a Roma da più di due anni e mi sono fatto tanti nuovi amici. Mi sono integrato un po' meglio: prima Zerocalcare non lo capivo, ora rido come un matto. Purtroppo appena apro bocca si accorgono tutti che sono del Nord, che va bene eh, ci tengo a mantenere le mie origini, ma ormai sto mettendo radici anche qui e la cosa non mi dispiace affatto.

Tornando alla maratona, quei problemini fisici hanno scombussolato un po' i miei piani per la gara. Temo di non riuscire ad attuare quelli che erano i miei piani d'attacco, ma ci proverò. Corro per quello, per provarci. Poi l'importante è arrivare, tagliare il traguardo e riprovare quell'incredibile sensazione che per qualcuno è meglio della droga.

Per me è così, soprattutto perché oltre a quello, alla fine c'è sempre Cassandra ad aspettarmi.

giovedì 2 novembre 2017

Gli apprendisti - Volume due dei Baraonda



Oggi ho il piacere di annunciare la pubblicazione del mio quarto libro: Gli apprendisti, seguito di Baraonda nella Nebbia. Si tratta quindi del secondo libro della saga dei Baraonda:

anche se Gino torna pensava di aver sconfitto il Macellaio ed essere sfuggito allo Spirito della Nebbia, ben presto comprenderà di non aver fatto i conti con il "cambiamento del tempo". Sollevando il candido manto che la ricopriva, ha inconsapevolmente iniziato a svelare i millenari segreti custoditi nella Val Tendone, la valle della Nebbia.

Il prossimo libro a cui potrò regalare la libertà di andare a vivere sulle librerie di qualcun altro sarà il secondo capitolo dell'Ordine Temporale: La caduta dell'Ordine

Se poi tutto va bene nel 2018 potrò pubblicare il terzo capitolo dei Baraonda, Il libro degli spiriti, quindi il gran finale: La valle dell’Indo.

Ho altre tre o quattro cosette, una quasi pronta, ma per il momento non mi sbilancio su di loro.

Ecco il link di Amazon, come sempre in versione cartacea o ebook:

giovedì 5 ottobre 2017

VILLA DEI SETTE BASSI E ANTIQUARIUM DI LUCREZIA ROMANA



Come un cacciatore di tesori, quasi un nostrano Indiana Jones mediolanense, ho trovato ancora delle visite guidate davvero belle.
Le prime due sono state alla Villa dei Sette Bassi e all'Antiquarium di Lucrezia romana.
Come spesso mi è successo da quando sono qui a Roma, il primo incontro che ho avuto con la villa dei sette Bassi, è stato mentre andavo in ufficio in auto. Del resto in questa città, in qualunque zona siate, basta volgere lo sguardo a destra o sinistra per vedere qualcosa di antico.
Questa villa si trova abbastanza decentrata rispetto alla Roma classica, a metà strada tra la via Tuscolana e via di Capannelle, in direzione Roma sud. Sorge su una collinetta in mezzo ad un parco, separato dal parco degli acquedotti, dove mi alleno quasi tutti i giorni per la maratona.

A dividerli c'è solo una strada e inizialmente, nei primi tempi di esplorazione podistica avevo sperato che ci fosse un passaggio che mi consentisse di correre dentro quest'altro meraviglioso parco, ma purtroppo era chiuso e pensavo fosse proprietà privata. In realtà non lo è più da poco e per la prima volta l'area della villa è stata aperta al pubblico.
In antichità questa era una zona ricchissima di ville suburbane, tanto che nel medio evo si pensava che questa fosse addirittura una città diversa da Roma, costruita da una civiltà anche più antica. Veniva infatti chiamata la Roma vecchia.
Oggi sappiamo che non è così e che erano tutte ville di grandi signori, così come la villa dei Quintili e quella dei sette Bassi.
Fino a pochi anni prima era appartenuta alla famiglia Torlonia, a cui piaceva possedere ruderi e depredarli di qualunque cosa di prezioso contenesse vendendolo al miglior offerente, senza neanche preoccuparsi di catalogare o preservare alcunché.

Espropriata dallo stato, la villa oggi giace semisepolta nel terreno e pare che non vi sia mai stato fatto alcuno scavo archeologico. Si spera in futuro di trovare un finanziamento che porti alla luce i suoi segreti.
Giunti all'ingresso della villa veniamo accompagnati da un archeologa all'interno del parco, lungo un percorso che gira attorno ai principali edifici, visibili solo dall'esterno. Vediamo la villa rustica, il tempietto, che probabilmente era un ninfeo, la depandance e la villa vera e propria.
Non si sa con certezza la data di costruzione, probabilmente risale intorno al 130 d.C., nel periodo di Settimio Severo.
Della villa si vedono pochi muri, qualche cosa che dovrebbe essere un criptoportico e poco altro. Nonostante la lontananza e le mura scarnificate e martoriate, non possiamo non notare la grandezza della struttura. L'archeologa che ci accompagna spiega, mostrandoci i bordi del giardino esterno, che doveva essere grandissima. Il giardino, su cui si affacciava la villa, sembra che misurasse quattrocento metri circa. Il complesso quasi sicuramente era almeno il doppio di Villa dei Quintili.


Passeggiando vediamo anche i resti di un acquedotto che probabilmente riforniva d'acqua la zona prendendola dai vicini acquedotti Claudio e Anios Vetus. 
Pur avendo visto solo da lontano la villa, ci avviamo verso l'uscita contenti della visita e speranzosi che prima o poi venga dato inizio ad uno scavo che riveli ciò che si nasconde indisturbato da duemila anni la sotto.

Per completare la giornata, ci rechiamo all'Antiquarium di Lucrezia romana, a poche centinaia di metri proprio dalla villa.
In questo piccolo, ma incredibilmente ricco museo, ci sono due edifici. 

Nel primo, detto dei marmi, ci sono statue, affreschi, mosaici, marmi, urne e una vasca fantastica, tutti reperti provenienti da scavi effettuati nella zona circostante. 
Nel secondo edificio, forse ancora più ricco, ci sono soprattutto i corredi funebri delle tombe rinvenute sempre in questa zona: ampolle, anelli, aghi, collane, gioielli, ma anche parti di tombe in terracotta, statue, vasi di vetro, monete, tante monete, perfino un tesoretto. Tutto raccolto in un piccolo ambiente, ma davvero bello.

Estasiati usciamo per vedere l'antica strada Castriminiense, affiorata a nemmeno cento metri dal museo e percorribile per un mezzo chilometro.

E' stata una delle nostre tipiche giornate di fine settimana romane, vissute lontano dal centro e dal caos, ma vicino alla natura e alle meraviglie che gli antichi hanno nascosto ovunque, a testimoniare la loro grandezza, la loro immortalità.

giovedì 21 settembre 2017

Due anni



Ebbene si, due anni passano in fretta. Ricordo che prima di partire per la capitale mi domandavo come sarebbe stato vivere a Roma, ma non solo, proiettandomi nel futuro mi chiedevo se avrei resistito e ci sarei rimasto, ma soprattutto, in che condizioni.
Ora posso rispondere che sono ancora qui.
Le condizioni? Fisiche direi buone, nonostante viva in città ho molte più possibilità di allenarmi, in più non gioco a pallone e le mie gambe ringraziano ogni giorno che passa.
Sono un po' più stanchino, è vero. Qui c'è sempre tantissimo da fare e da vedere, anche se non posto costantemente sul blog le visite che facciamo, le scrivo e sono ancora tantissime quelle da pubblicare, oltre alle moltissime ancora da fare.
Non sto qui parlare dei problemi della città, già troppa gente lo fa, in modo più o meno disinteressato.
Io ci vivo e i problemi li vedo, li sento sulla mia pelle. Posso solo dire che siamo in balia degli eventi. E ho detto tutto...
In ogni caso in questi due anni ne sono successe di cose: ho portato a termine tre maratone, ho pubblicato tre libri, RatMan è finito, ho conosciuto tantissima gente, ho visto tantissima arte e storia, insomma sono sempre più contento di aver fatto questa scelta.
Poco a poco sto imparando il romanesco, anche se quando mi trovo con gli amici romani la mia parlata spicca come una pecora nera in un gregge bianco.
Forse sarà perché con Cassandra cerco sempre di parlare il mio dialetto nordico insegnandole qualche parola, giusto per farla ridere.
La cosa però mi mantiene a mente le mie origini, il mio retaggio. So che sarà impossibile dimenticare, cosa che non ho la minima intenzione di fare, ma non si sa mai.
In ogni caso cerco di risalire alle origini quando posso. Al rientro da Milano prendo sempre la metropolitana, e come tre anni fa quando venni a trovare per la prima volta Cassandra, ancora mi diverto a leggere e immaginare le origini dei nomi delle stazioni.
Porta furba, mi dà l'idea in una zona simpatica, dove tutti siano di buon umore. In realtà Porta Furba è l'arco che si forma nell'incrocio tra l'acquedotto Felice e la via Tuscolana nei pressi del quartiere Quadraro a Roma. Praticamente ci passo tutte le domeniche mattina quando mi alleno.
L'opera fu realizzata da Papa Sisto V quando nel 1585, volle intraprendere la costruzione di un nuovo acquedotto (acquedotto Felice) per ovviare ai problemi di approvvigionamento d'acqua che affliggevano Roma in quel periodo. La costruzione di Porta Furba volle comunque ricollegarsi stilisticamente alla scuola degli antichi architetti romani, che usavano creare arcate monumentali laddove gli acquedotti intersecavano il passaggio delle grandi vie consolari. L'origine del nome di Porta Furba rimane incerto. Una teoria deriva dalla presenza di ladri e malavitosi che all'epoca si aggiravano nella zona ("furbi", dal latino fur = ladro); altri pensano che il nome provenga invece da un'alterazione della parola "forma", che nel medioevo era usata per dare il nome agli acquedotti.
Arco di Travertino invece mi ha sempre fatto pensare ad una struttura come quello di Costantino ai Fori che, o è stato inglobato da qualche palazzo e ancora si trova nella cantina di un fortunato condominio, oppure non esiste più ma ancora viene ricordato. Ora non sono ancora riuscito a capire se oggi esiste ancora, ma pare si tratta veramente di un arco dell'acquedotto di Claudio e costruito con pietra di travertino che tra l'altro dà il nome a tutta la zona.
Lucio Sestio doveva essere il sesto figlio di nome Lucio, la cui madre, talmente innamorata del marito, anch'egli Lucio, volle dare quel nome a tutti i suoi figli. Pare abbiano sfornato un'intera squadra di palla corda.
Lucio Sestio Laterano invece era uno dei primi tribuni della plebe che aprì ai plebei la via del consolato. Visse nel quarto secolo a. C.
Numidio quadrato era un antico romano di quelli seri, inamovibili, incorruttibili. Capace di grandi imprese e allo stesse tempo impermeabile alla fama e alla gloria.
Sorpresa: Quadrato era figlio della sorella di Marco Aurelio, Annia Faustina Cornificia e di un senatore romano che fu console nel 146: Caio Numidio (o Ummidio) Quadrato Anniano Vero. Quadrato discendeva da una delle famiglie più importanti di Roma. È nato e cresciuto a Roma. Attraverso sua madre è stato membro e parente della dinastia antoniniana, regnante sull'Impero Romano.
Furio Camillo invece mi fa venire in mente Verdone quando interpreta il mitico Furio, e la moglie che non ce la fa più a sopportarlo. Manco a dirlo il vero Marco Furio Camillo era un politico, militare e statista, oltre che censore, due volte dittatore, insignito del titolo addirittura di Pater Patriae e Secondo fondatore di Roma. Te credo che la moglie non ce la faceva più, tutta sta roba 'ndo la metti in casa?
Giulio Agricola inventore dell'aratro e del mezzadro. No eh? Gneo Giulio Agricola era anch'esso un politico e militare, grazie al quale la campagna di conquista della Britannia fu un successo.
Subaugusta mi ha sempre suscitato qualcosa di meno antico, ma non di tanto, tipo un ramo minore di parenti di Augusto, sempre pronti a sfornare eredi in caso il ramo principale si fosse estinto. Ovviamente non centra nulla. Il nome Subaugusta  fa riferimento all’antica Subaugusta Diocesis, ad Augusta Elena madre di Costantino.
Subaugusta era un'antica sede episcopale documentata dal 465 al 502.
Tutta questa storia solo in una manciata di fermate della metropolitana? Fantastico.
E poi qualcuno ancora mi chiede: Ma perché sei venuto a Roma?
Che domande... Perché ci sta Cassandra!