Per
completare questa magnifica giornata, ci basta attraversare il
Tevere, passando per l'isola tiberina, ritrovandoci così a
Trastevere, un quartiere scampato alle trasformazioni che hanno
subito nel tempo la maggior parte delle zone di Roma.
Prima
di Roma, su queste sponde del fiume c'erano gli etruschi. Vi si erano
instaurati qui perché era un punto strategico:
L'isola
tiberina era un perfetto guado naturale. Fu grazie al fiume che
fiorirono i commerci. Qui arrivava la via salara, poi ribattezzata
salaria. Va da sé che con questi commerci arrivò la ricchezza e i
vicini villaggi della zona, intuendone il potenziale si unirono,
cacciarono gli etruschi e crearono Roma.
Romolo
e Remo, probabilmente facevano parte di uno di questi villaggi.
Trastevere
fu il primo porto della città, proprio sull'isola.
Col
tempo la città crebbe, il porto rimase, ma fu lasciata fuori dalle
mura della città.
Era
una zona molto frequentata, soprattutto da stranieri che venivano a
commerciare con la città, che crebbe a tal punto da contare sotto
Traiano circa un milione di abitanti. Purtroppo nel medio evo si
spopolò al punto da scendere fino a soli 50000 abitanti.
Anche
Trastevere si svuotò.
La
nostra visita inizia a Piazza in piscinula, chiamata così perché
pare che Augusto ci costruì delle vasche, probabilmente proprio
delle piscine. Oggi c'è solo un parcheggio, attorniato però da
palazzi medievali da cui spuntano qua e là come addobbi, parti della
Roma imperiale. Ci sono colonne, fregi e altro, tutto materiale di
spoglio che emergeva in questa zona.
La
maggior parte del marmo dell'antica Roma però venne riutilizzato sia
come calce che come base per nuovi palazzi. Fu così che la grande
Roma imperiale scomparve, dopo l'abbandono della città, gli argini
del fiume vennero rialzati notevolmente, forse a causa delle piene, e
molti edifici interrati. Ciò che rimaneva in superficie veniva
riutilizzato o demolito.
Il
ripopolamento del quartiere di Trastevere avvenne solo tra l'800 e il
1000, e questo solo grazie alle sue chiese che sono tra le più
antiche di Roma.
Le
case rimasero comunque basse, nessun grande palazzo venne costruito
qui. Trastevere era diventato un luogo di passaggio per andare a san
Pietro. Solo alcune famiglie vi costruirono casa e una di queste
furono i Mattei, che avevano la concessione della manutenzione dei
ponti di tutta Roma.
La
casa dei Mattei, qui in piazza piscinula, divenne col passare dei
secoli una famosa locanda:
La
locanda della sciaquetta.
Sciaquetta
a Roma è una di facili costumi...
Ci
addentriamo nel quartiere e l'aria che respiriamo è decisamente
diversa dal caos delle grandi strade a cui mi siamo abituati. C'è
molta gente che passeggia e mi sembra di essere a Milano, mi ricorda
un pochino i navigli e Brera. Rispetto a Roma è proprio diverso.
Ci
addentriamo ancora di più fino a passare sotto l'Arco dei Tolomei,
dove si vede ancora la forma di una torre, poi tagliata, che serviva
sia come abitazione che come guardia. Nel medio evo, quando Roma era
caduta e non c'erano i Papi a difenderla con il loro esercito,
c'erano più di trecento torri di guardia. Solo al ritorno del papa
le torri non servirono più e vennero tagliate per essere trasformate
in palazzi.
Percorriamo
“Via dei salumi”, esempio di strada in cui erano situati esercizi
commerciali di un certo genere, fino ad infilarci nel Vicolo delle
palme, dove c'è la più antica sinagoga di Roma. Oggi l'edificio non
ha più quella funzione, fra le sue mura c'è un famoso ristorante,
ma dai caratteri ebraici scolpiti su una delle sue colonne esterne,
si evince ancora chiaramente che il piccolo edificio doveva essere
adibito a luogo di culto.
La
guida ci racconta che in precedenza questa stradina era chiamata
vicolo dell'atleta. Qui infatti vi era una magnifica statua di atleta
intento a depilarsi con lo strigile. La statua pare provenisse dalle
Terme di Agrippa, che stavano accanto al Pantheon. Essendo così
bella e realistica, l'imperatore Tiberio se ne innamorò e decise di
portarsela a casa. Filtrate le sue intenzioni bastò il semplice
accenno di una rivolta popolare ad impedirglielo.
Come,
secoli più tardi, sia finita in questo vicolo a Trastevere, nessuno
lo sa. Ora la statua, non essendo scampata alla voracità dei Papi, è
ai musei vaticani.
Usciamo
dal vicolo per ritrovarci poco più in là su Piazza di santa
Cecilia. Su un vecchio palazzo medievale vediamo raffigurata la testa
di un leone. La guida ci racconta che il simbolo di trastevere è
proprio un leone. La storia infatti dice che un tempo sul campidoglio
vivesse un leone incatenato. Un giorno un ragazzo di trastevere vi si
avvicinò troppo e venne sbranato. Il Papa fece sopprimere l'animale
seppellendone la pelle a Trastevere, assieme alla sua vittima.
Entrando
in santa Cecilia possiamo ammirare uno dei mosaici più antichi della
città.
Proseguiamo
su via dei genovesi, dove sorge la chiesa di san Giovanni dei
genovesi. Accanto ad essa c'era un ospedale, in realtà un ostello,
per i pellegrini genovesi che arrivano in visita a Roma.
Continuando
a camminare andiamo quasi a sbattere contro una casupola su cui vi è
un iscrizione.
Qui
sorgeva una delle stazioni dei vigili del fuoco della città. La
principale era in campo marzio, mentre questa era la settima stazione
risalente del secondo secolo d c.
La
guida ci racconto che all'interno ci sono ancora delle scritte dei
vigili del fuoco ed una recita una richiesta ancora molto attuale:
“Non
ce la faccio, più datemi il cambio”
Arriviamo
al luogo dove si trova la cosiddetta “Maria dei noartri”. E' una
statua della vergine che venne trovata sulle rive del Tevere e
riconosciuta come madonna del carmine.
La
sua storia le attribuisce diversi miracoli e per questo motivo il 26
luglio le viene fatto fare il giro del quartiere. Per una settimana
torna dalla chiesa di sant'Agata, la chiesa dove fu custodita
originariamente.
Il
nostro viaggio in questo caratteristico e romanamente atipico
quartiere, ma forse è tra i più romaneschi che ci siano, termina in
santa Maria in Trastevere. La chiesa, forse del duecento, è la più
antica chiesa romana dedicata a Maria.
Vista
da fuori è molto bella e adornata, oltre che da un grande mosaico,
anche da quattro grandi colonne che provengono dalle terme di
Caracalla.
Provati,
storditi e comunque contenti, ci addentriamo nei vicoli dove un tempo
i bulli di Trastevere spadroneggiavano, e torniamo verso il nostro
quartiere, attraversando una Roma completamente differente,
sgranocchiando qualche altro pezzo di pizza ebraica.