Dalle parti di Bomarzo ci sono dei luoghi fantastici.
Anche se piuttosto lontano, tramite l'autostrada da Roma ci vuole circa
un'ora per arrivarci. Parcheggiamo davanti ad un campo sportivo abbandonato
dove ci sono poche macchine. Avremmo potuto andare direttamente alla Torre di
Chia, ma lì c'era molta più gente e non ce la siamo sentita.
Comunque non cambia molto, il percorso a piedi era lo stesso.
Dal campo sportivo infatti, siamo a metà strada tra la Torre di Chia, le
sue cascate e la Piramide etrusca. Questa Piramide è da molto che volevo vederla,
ma non pensavo che oltre a questa ci fosse così tanto da vedere nella stessa
zona.
Lungo la strada troviamo ruderi di vecchie case abbandonate, forse erano
delle mole. Ormai ricoperte di muschio, conservano ancora un fascino fuori dal
tempo. Inutile dire che mi perdo a fotografarle come un giapponese.
Infatti alle cascate ci sono diversi gruppi assembrati a fare picnic.
Noi ci teniamo alla pelle, e ci teniamo in disparte.
Le cascate sono molto belle, sebbene l'acqua non sia pulitissima, nel
corso del tempo ha modellato la roccia con forme morbide e arrotondate.
Ha una forma particolare che non credo di aver mai visto prima: sembra
esagonale, ma solo da un lato, in realtà quando ci giriamo attorno scopriamo
che è semi esagonale.
Ovviamente c'è un cancello elettrico altissimo e non si vede altro che
mura esterne, così torniamo indietro, però rimaniamo imbottigliati nel
“traffico”: un gruppo di pensionati che di domenica non ha cantieri da
osservare ci sbarra la via.
Ci troviamo ad un ennesimo bivio. Dobbiamo scegliere tra la Piramide e
la necropoli di Santa Cecilia. Dalla mappa sembra più lontana la Piramide, così
propendiamo per quest'ultima.
Il sentiero è molto tranquillo, una strada di campagna larga anche per
un trattore, almeno fino ad un certo punto. Le indicazioni infatti ci deviano a
destra e qui la strada inizia a scendere in modo piuttosto ripido verso il
fondo valle.
Circondati da molti alberi, fino all'ultimo non vediamo la Piramide nonostante le sue dimensioni.
In realtà non è una piramide, richiama solo vagamente quella forma. Però
c'è una scalinata che porta sulla terrazza in cima. Sicuramente è qualcosa
fatto dall'uomo, probabilmente un altare di qualche genere.
Andrebbe apprezzato con più calma e solitudine, ma oggi sembra di essere
a San Lorenzo (uno dei quartieri della movida/spaccio della capitale), per cui
prima di perdere troppo la pazienza faccio qualche foto e riprendiamo il
cammino. Abbiamo un'altra tappa da vedere e non vorrei ritrovarmi gli abusivi
anche lì.
Ritornati al bivio prendiamo il sentiero che scende in un'altra via e in
un altro bosco.
Se non fosse per i bonghi.
All'improvviso
senza preavviso
si sente un pim pum pam.
No, non ho acceso la musica, e non c’è Elio che canta la sua canzone
"Parco Sempione", ma più scendiamo, più ci avviciniamo a qualcuno che
probabilmente è un fricchettone, forse drogato, che suona e non smette più.
Se all'inizio le percussioni sembravano qualcosa di rituale, ora abbiamo
quasi la certezza che di rituale non ci sia proprio nulla.
Siamo immersi nelle strutture etrusche e la penombra sembra più pesante,
anche se sono solo le quattro del pomeriggio pare che stia per arrivare la sera
da un momento all'altro.
Per fortuna troviamo un bivio e capiamo che ci siamo lasciati alle
spalle i bonghi finalmente:
Ma va a ciapà i rat!
Come per magia, quando arriviamo alla necropoli le percussioni non si
sentono più.
Anche la luce è sempre più bassa... Tamburi nell'oscurità... Mi viene in
mente Moria e il “Signore degli Anelli”.
Stanno arrivando?
Farei eccezione solo per il Balrog.
Come agili elfi silvani risaliamo la strada etrusca per spuntare dal
bosco e scoprire che c'è ancora luce. La macchina non è lontana, anche questa
volta siamo sani e salvi.