Dopo il viaggione in Africa, riprendo timidamente l'esplorazione dell'infinita riserva storico, artistica che è la città di Roma, nonostante tutto bellissima e tutta da scoprire.
Oggi
visitiamo una galleria d'arte, quindi scriverò principalmente di
quadri, argomento di cui sono assolutamente ignorante e profano. Dato
che ho questa bassissima cultura artistica spero di non sparare
troppi strafalcioni.
Inizio
a dimostrare la mia ignoranza col dire che di questa importantissima
galleria non conoscevo praticamente nulla, nemmeno l'esistenza. Essa
si trova proprio in centro, nello stesso palazzo che ospita il museo
delle cere. È un palazzo grandissimo di proprietà della famiglia
Colonna e che arriva fino al quirinale. In realtà i loro
possedimenti una volta arrivavano fino al mausoleo di Augusto, oltre
ai molti altri al di fuori della città.
I
colonna ancora oggi abitano in questo palazzo ed in particolare il
principe Prospero gestisce la galleria ed il patrimonio di famiglia.
Il
primo Colonna di cui si abbiano notizie risale tra il 1000 e il 1100.
Sono passate più di trenta generazioni e ancora resistono.
Il
capostipite pare che fosse il proprietario delle terre di Zagarolo,
quindi non c'entra nulla la vicinanza del loro grande palazzo con la
colonna di Traiano, come qualcuno potrebbe pensare.
Già
nel 1200 i Colonna vengono a vivere a Roma, quando sarà eletto il
primo cardinale di famiglia. Nella storia ce ne saranno più di
venti, oltre a papa Martino V.
Tra
i tanti personaggi che la famiglia darà alla storia il più
importante è Marcantonio, il trionfatore della battaglia navale
contro i musulmani.
Dopo
la prima sala, in cui tra le altre opere ce ne sono almeno due di
Piero Della Francesca, passiamo alla sala della cappella, una grande
stanza su cui si affaccia una piccolissima cappella privata, un tempo
arricchita perfino da delle reliquie.
La
cappella è dedicata a Beata Margherita che era una seguace di san
Francesco.
Nella
grande sala i Colonna ricevevano i loro ospiti, facendoli attendere,
come era giusto che i principi si facessero attendere e, nel
frattempo, offrivano loro ogni sorta di prelibatezza disposte su un
buffet con diversi ripiani.
Al
centro del soffitto pende ancora un grande lampadario di vetro di
murano.
In
questo museo ci sono molti quadri di produzione fiamminga, ma il più
importante all'interno di questa sala è quello del Guercino, famoso
artista seicentesco, appunto guercio da un occhio. La leggenda vuole
che da piccolo stesse dormendo tranquillamente quando un fortissimo
baccano gli fece strabuzzare gli occhi provocandone così la stortura
di uno.
Probabilmente
la causa fu invece una malattia che lo colpì in tenera età.
Il
quadro in questione rappresenta Mose' con le tavole della legge.
L'uomo dipinto non è la solita immagine aulica, è un uomo
pensieroso di mezza età. L'artista aveva la caratteristica di
rendere i suoi quadri sempre classici, ma più freschi. Questo per
accontentare le richieste dei committenti, tra i quali c'era proprio
il cardinale Francesco I Colonna.
Il
pittore in seguito diventerà molto amico del cardinale, per cui
aveva una sorta di reverenza. Difatti verrà a lavorare spesso per
lui e molte sono le opere del Guercino qui a galleria Colonna. Altro
quadro infatti è l'annuncio dell'arcangelo Gabriele alla Madonna.
Passiamo
in un'altra sala affrescata da Pietro da Cortona. Costui, oltre ad
essere il pittore barocco per eccellenza, fu anche architetto e
scultore, come testimoniano la chiesta ai Fori imperiali dedicata ai
santi Luca e Martina, nonché la galleria Panphili.
Vediamo
ora un ritratto di donna che riguarda Maria Mancini, la nipote del
cardinale Mazzarino, molto amico dei Colonna. Il cardinale venne
inviato, portando con se tutta la sua famiglia, come ambasciatore
presso la corte di Luigi XIV. Essendo Maria Mancini molto bella
riuscì a far innamorare Luigi XIV e pare che divennero amanti.
Purtroppo però Luigi dovette sposarsi la regina di Spagna, detta
l'infanta perché ancora bambina. Così Maria Mancini viene fatta
allontanare dalla corte e finisce per sposare uno dei Colonna.
La
storia di Maria Mancini racconta che ad un certo punto la donna
inizia ad aver paura che il marito la voglia eliminare, così essa si
traveste da uomo e di notte scappa da palazzo per iniziare a vagare
per tutte le corti d'Europa, dove però non era vista molto bene.
Oltre
a questo quadro sembra che Maria Mancini sia stata immortalata anche
da un busto posto sulla facciata della chiesa dei santi Anastasio e
Vincenzo del Mazzarino, cosa che ai tempi creò molto scalpore.
Passiamo
ad un'altra sala dove è esposto il ritratto di Papa Martino V, anche
lui Colonna, passato alla storia per aver riportato la sua corte a
Roma, proprio in questo palazzo. Oltre a questo, Martino V sarà
ricordato anche per i suoi importanti interventi urbanistici che
iniziarono a trasformare quello che ormai era diventato un borgo, con
tanto di animali al pascolo un pò ovunque, nella grande capitale
rinascimentale di cui vediamo ancora oggi la gran parte.
Oltre
al ritratto del Papa c'è anche il trono papale, successivo a Martino
V, su cui era solito sedere il Papa quando veniva in visita a
palazzo.
Vediamo
anche un ritratto di Marcantonio Colonna II e della moglie Felice
Orsini. Fino al loro matrimonio, queste erano le due famiglie più
importanti: i Colonna controllavano la zona sud della città, mentre
gli Orsini la zona nord. Prima di questo matrimonio le due famiglie
erano sempre state in guerra tra loro, finché Papa Giulio della
rovere all'inizio del 1500 decise di mettere pace tra loro
stabilizzando l'intera città: impose la Pax romana attraverso il
matrimonio tra Marcantonio II e Felice Orsini.
In
questa sala sono conservati anche i quadri più antichi della
collezione, risalenti al 1300 e in stile che sembra bizantino.
Passiamo
finalmente alla sala del Mangia fagioli.
Siamo
nella sala dell'apoteosi di Martino V e infatti sul soffitto è
proprio rappresentato il Papa nel momento della sua entrata in
paradiso.
C'è
poi il capolavoro di Carracci, precursore del barocco e maestro del
Guercino che così come Guido Reni si rifà proprio al suo stile.
Annibale Carracci è un personaggio molto particolare, difatti
Caravaggio si ispirò a lui perché è lui che inventa la pittura
verista. Il soggetto del Mangia fagioli difatti è un uomo comune,
probabilmente un contadino che compie uno dei gesti quotidiani:
mangiare, tra l'altro piatti molto poveri. Vino, pane, erbe, fagioli.
Il pasto di un uomo povero che non si può permettere cibi costosi
come carne e pesce.
Ora
io sarò anche noioso e ripetitivo: ma questo qui è vegano! Quindi
la maggior parte delle persone, che erano povere, erano vegane? Certo
non per scelta loro, ma comunque era gente che viveva anche senza
carne o pesce.
Concludo
solo dicendo “Grande Annibale”.
Tornando
al quadro, se si guarda il soggetto sembra che sia sorpreso del fatto
che qualcuno lo stia osservando mentre mangia, vien quasi da
mettergli la nuvoletta "Beh? Non avete mai visto un poveretto
mangiare bene?"
E'
uno stile rivoluzionario, totalmente in contrapposizione con il
manierismo che aveva dominato fino a quel momento. Rivoluzione senza
la quale chissà se Caravaggio sarebbe diventato il Caravaggio che
conosciamo, colui che ha realmente e definitivamente rivoluzionato la
pittura.
La
curiosità di questo quadro è che sembra sia stato preso come
modello un famoso attore teatrale del tempo.
Sempre
nella stessa sala c'è anche il san Girolamo penitente del Perugino,
pittore rinascimentale che operò tra la fine del 1400 e l'inizio del
1500. Tra le altre cose fu il maestro di Raffaello Sanzio. Il
Perugino a sua volta si ispira a Piero della Francesca ed a Giotto.
Ci
sono poi altri ritratti fatti da Tintoretto.
Un
pò storditi e ammirati, usciamo da questa piccola grande sala
pensando che più di questo non potremo ammirare. Invece manca il
pezzo forte.
L'ultima
ala, quella seicentesca, ha un'ampia sala in cui ci sono due
grandissimi scrigni, preziosi e finemente lavorati quanto inutili.
La
Galleria barocca lunga circa 70 metri, è realizzata con idea
scenografica, teatrale e soprattutto prospettica. Per realizzare la
parte architettonica è stato chiamato Antonio Del Grande, coadiuvato
poi dal Bernini.
I
marmi che compongono la Galleria provengono dalla struttura romana
che c'era qui fin dall'antichità in questo luogo: il grandioso
tempio del Dio Serapide. Questa era la parte finale del percorso che
i visitatori della famiglia Colonna dovevano fare, attraversando le
sale e salette come abbiamo fatto noi, già colme di opere d'arte,
fino ad arrivare alla splendida Galleria, in fondo alla quale, sulle
scale c'era il principe Colonna seduto ad attenderli.
Anche
sul soffitto della Galleria vengono realizzati affreschi che
rappresentano una lenta processione dell'apoteosi dei Colonna. Raccontando la storia della famiglia attraverso la genealogia e le
imprese. Volgendo lo sguardo verso l'alto vediamo la storia del Papa
che incarica Marcantonio Colonna di andare in guerra per fermare
l'avanzata dei Turchi, quindi successivamente la gloria di
Marcantonio Colonna che viene incoronato vincitore della battaglia di
Lepanto contro i Turchi.
Come
decorazioni della Galleria ci sono una serie di quadri, quasi tutti
paesaggistici. Ci sono poi numerose statue, molte delle quali antiche
recuperate dai tombaroli e in parte ricostruite.
La
caratteristica principale di questo ambiente però sono gli specchi,
da cui la Galleria prende il nome come Sala degli specchi.
L'archeologa ci spiega che qualcuno, i francesi di solito, vengono
qui in visita pensando di ritrovare un'imitazione della loro sala
degli specchi di Versailles. In realtà la Galleria è precedente,
anzi, sembra che sia questa che abbia ispirato i francesi.
Tra
gli altri quadri che si possono ammirare in questa sala, un po' in
alto, se ne scorge anche uno di Guido Reni con san Francesco come
soggetto. Tanto per non farsi mancare nulla.
Di
fronte c'è un altro san Girolamo, stavolta però del Guercino.
Arriviamo
al centro della Galleria, al centro della storia e quindi della
battaglia di Lepanto, in Grecia. Sul soffitto si riconosce benissimo
Marcantonio sulla sua nave che fronteggia il capo dei Turchi con la
sua scimitarra. La battaglia che infuria li circonda, ma la gloria
incorona Marcantonio come vincitore che poi rientrerà a Roma come
trionfatore.
Stiamo
per salire i gradini che portano all'uscita della Galleria quando si
nota benissimo che da uno di essi sporge un palla di cannone. Nel
1848, quando Roma si trovava nell'epoca della repubblica romana, gli
insorti repubblicani, tra cui Mazzini, avevano cacciato il Papa Pio
IX. Questo allora aveva chiamato a difesa i francesi.
Questa
palla però venne sparata da un cannone francese che stava sul
quirinale e voleva colpire il Quirinale per cacciare i ribelli.
Lo
sparo ha mancato clamorosamente l'obiettivo ma la palla non è mai
stata disincagliata dal gradino per testimoniare la fedeltà dei
Colonna nei confronti del Papa.
Prima
di uscire vediamo la scena conclusiva della storia: Marcantonio che
viene presentato da Ercole alla vergine Maria e viene incoronato di
gloria.
L'ultima
cosa che ci rimane da vedere è la sala della colonna. Al centro di
questa sala c'è una colonna di tipo tortile, scolpita con scene di
battaglia che ricordano un po' quelle di Traiano e Marco Aurelio, ma
molto più in piccolo. Sopra il capitello era situata la statua della
dea Roma.
Sulle
pareti ci sono altre opere tra cui una del Bronzino e ritratti dei
Colonna e di Vittoria Colonna. Essa si sposò molto giovane, rimase
vedova sempre giovane e si ritirò per qualche tempo in convento.
Sembra che fu una delle più care amiche di Michelangelo Buonarroti.
Fra i due si creò uno stretto rapporto epistolare,
l'artista chiedeva molto spesso consiglio a Vittoria, poetessa e
donna di grandissima cultura, che influenzò così moltissimo la
carriera di Michelangelo.
Stavolta è stata dura, un tour de force che si fa sentire solo quando usciamo a prendere aria. Distratti e presi dalle opere d'arte non ci siamo resi conto che sono volate tre ore come fossero un sol respiro.
Riprendiamo fiato, c'è ancora tanto da vedere.