giovedì 11 aprile 2013

Milano City Marathon 2013 - Siamo vincitori!

Questa è la frase di Filippide, che duemila e cinquecento anni fa, dopo aver corso quarantadue chilometri, disse per riportare ai suoi concittadini ateniesi l'esito della battaglia di Maratona. Dopo di che morì.
Sono molte le citazioni che potrei usare per iniziare questo capitolo, ma non voglio elencarle tutte perché non è di questo che voglio parlare.
Ciò che conta ora è che ce l'ho fatta!
Ora posso finalmente dire di essere anche io un maratoneta.
La mia personale battaglia è vinta.
Fino al giorno prima non avevo molte speranze di arrivare in fondo. La settimana di gastroenterite mi era costata due kg del mio già esigue peso. Per non parlare di chissà quante energie andate perdute.
Pessimisticamente già pensavo che se non ce l'avessi fatta mi sarei potuto fermare al ventesimo o al trentesimo chilometro in prossimità dei cambi degli staffettisti.
Per cercare di tranquillizzarmi, la sveglia era prevista per le cinque e trenta, la sera prima ho cercato di andare a letto presto.
Per sicurezza mi sono bevuto una camomilla e non contento ho pure preso mezza pastiglia di Tavor oro. Inutile dire che non ha funzionato. All'una e mezza ero ancora sveglio che cercavo di distrarmi passando dalla lettura di un fumetto, ad un libro e poi ancora un fumetto.
Ho perso il conto di tutte le volte che sono andato in bagno, spinto da un'insistente stimolo di urinare, sperando ogni volta che sarebbe stata l'ultima. Non so a che ora sono riuscito ad addormentarmi. So solo che quando la sveglia è suonata ero pronto.
Prima della partenza sono riuscito a ritrovarmi con Sandro, l'amico che per primo mi ha spronato a fare questa esperienza. Senza il suo esempio ed entusiasmo non mi sarebbe mai venuta la voglia di imbarcarmi in un'impresa simile.
Assieme a tutto il gruppo dell'Avis ci siamo accodati alla fiumana di gente che scalpitava per partire.
Mi sentivo bene.
Mentre aspettavamo l'ora della partenza mi sentivo proprio bene. Ho pensato che forse ce la potevo fare.
Mi ero preparato la gara con quattro piccole borracce di integratore da usare ogni dieci chilometri. Per sicurezza avevo portato anche un paio di maltodestrine, ma non avendo alcuna esperienza mi sono fatto prendere la mano e me ne sono bevuto una appena prima di partire...
Oltre a me sarà la prima esperienza anche di Stefano, Giovanni, Ivana e Tony.
Boom!!!
Il cannone ha sparato! Non c'è più tempo. La gara è iniziata.
I compagni dell'Avis, maratoneti esperti come il presidente dell'Avis Mauro, Renato, Dario, Antonio e Michele, correranno con noi cercando di sostenerci.
Il ritmo si attesta subito sui sei minuti al chilometro. E' quello che si era prestabilito di mantenere per arrivare fino in fondo.
I primi dieci chilometri passano e non sento problemi. Ai ristori non ci fermiamo nemmeno. Ogni volta afferro al volo un pezzo di banana, un'arancia, un bottiglia d'acqua e continuo.
Le uniche soste dovute sono per la toilette. A tal proposito utilizzo un albero del parco di trenno e, cosa un po' più inusuale, un muro dalle parti di corso Como...
Quando scappa, scappa.
Proprio dopo il secondo pit stop capisco di poter arrivare fino in fondo. Riesco a recuperare gli altri che mi avevano seminato e senza problemi riprendo il mio posto nei ranghi.
Purtroppo devo salutare Sandro che sta rallentando un pochino.
Arriviamo ai 24 km e dalle parti di piazza della Repubblica e troviamo i primi tifosi: le famiglie di Gio e Stefano, Alessandro e Donato ci aspettavano.
Incontriamo anche l'amica Loriana che è venuta a vederci e tutta sola riesce ad imbastire un tifo per venti persone.
Lentamente il peso dei chilometri inizia a farsi sentire nelle gambe ma va ancora tutto bene.
Dalle parti di porta Venezia incontriamo anche il fratello di Ivana con la sua famiglia.
Sono incontri magici perché il tifo ed i sorrisi che ci accolgono cancellano dolori e stanchezza.
Quando passiamo dal Duomo c'è anche Lucetta ad aspettarmi. Appena la vedo corro da lei emozionato. Lei mi chiama quasi in lacrime.
Io mi fermo un attimo, le lascio il bacio più appassionato che posso in quel frangente e riparto.
Per circa dieci minuti non sentirò più nessun dolore.
Al trentesimo chilometro incrociamo Emilio dei QDR che ci incita alla grande e poi ancora le famiglie Pezzali e Codevilla, Alessandro, Donato e Loriana.
Un'altra accoglienza fantastica.
Era quello che ci voleva per iniziare la salita verso il tratto finale, il più temuto, il più duro, il più difficile, il più insidioso.
Le gambe si stanno facendo sempre più dure e protestano dolorosamente il loro disappunto sullo sfruttamento e l'abuso a cui le stiamo sottoponendo.
Scattano anche degli scioperi. Tony viene colpito dai crampi per ben due volte.
Quando accade sento che c'è stato un problema nel gruppo, ma non riesco a fermarmi. Se lo facessi non credo riuscirei a ripartire. E' ancora troppo presto e non sono arrivato fino a qui per fermarmi a pochi chilometri dal traguardo.
Con lo sguardo basso sul selciato stringo i denti e mi accodo agli altri contando i chilometri. Perdo un po' il contatto con la realtà.
34
Sono ancora li, ma chi gioca in prima base?
35
Il dolore è un costante compagno, ma chi ha sbagliato? Pagliuca?.
36
Non vedo quasi più niente... Giro, giro tondo...
37
Sento i palloncini sventolare... Luke, usa la forza...
38
Li sento ma non so più dove sono... Lei mi ha deluso per l'ultima volta...
39
La in fondo c'è un ristoro?
40
Sono rimasto da solo?
Gli altri sono tutti dietro di me. Il dolore alle gambe è quasi insopportabile. Approfitto del ristoro per fermarmi a bere. E' la prima volta che lo faccio.
Pochi secondi e riparto assieme agli altri. Solito ritmo, anzi no. A volte si va un pochino più veloci.
Qualcuno del gruppo è andato avanti. Le gambe mi si muovono da sole mentre rimango al fianco di Mauro e Ivana.
Mentre giriamo attorno all'arena delle urla di incitamento ci distraggono, sono una manna dal cielo. E' Loriana che è arrivata anche qui con il suo entusiasmo benefico.
Mancano poche centinaia di metri. All'ultima curva il tifo ai bordi del percorso si fa sempre più caldo.
Ivana ha un piccolo cedimento. Inizia a lasciarsi andare troppo presto alle emozioni. Mauro la riprende e incitandola la spinge ad aumentare il passo.
Mi lasciano indietro, ma sono contento perché mi godo in tranquillità lo spettacolo degli ultimi duecento metri.
Il tifo, l'atmosfera, l'euforia, il tripudio.
Non sento più dolore.
Sto letteralmente volando.
Sono così felice che non riesco a trattenermi e la commozione mi assale.
Mi guardo indietro e vedo che sono stato perfino sotto le quattro ore e trenta minuti. Un miracolo!
Gioia pura.
Non credevo sarei stato capace di provare una sensazione così forte. Sono estasiato nonostante il dolore che è ritornato a farsi sentire.
Ce l'ho fatta davvero!!!

Nessun commento:

Posta un commento