Stavolta però è un venerdì. Causa imposizione ferie forzate, eccoci
nuovamente sulle tracce degli etruschi con la speranza di trovare meno gente,
cosa che effettivamente è avvenuta. Purtroppo abbiamo incontrato anche
moltissime tracce del loro passaggio. Appena scesi nella forra in direzione del
ponte del Diavolo, la sporcizia, probabilmente lasciata dai turisti della
domenica, era piuttosto evidente. Peccato. Un posto così bello non merita di
essere usato come pattumiera.
Poche centinaia di metri nell'abitato, imbocchiamo sulla destra la strada che ci riporterà nelle forre passando attraverso altre vie cave. Sono piuttosto scivolose, per cui procediamo con calma.
Il fango le ha praticamente riempite lasciando una piccola fessura. Ora
probabilmente sono diventate tane per qualche animale selvatico.
Arriviamo a Pian del Vescovo che è ora di pranzo, ci fermiamo prima di
vedere tombe che si affacciano sulla piana.
In più ci sono anche delle scalette tra una e l'altra per salire verso
il livello superiore, così ci divertiamo a salirci sopra.
Difatti seguendo il sentiero che prosegue in direzione del torrente, se
ne vedono alcune adiacenti a quelle scavate e poi via via ne compaiono altre.
Osservando l'applicazione sul telefono con il gps, notiamo che sopra il costone
dovrebbe esserci un'altra necropoli, ma non ci sono vie d'accesso perché
recintata con filo spinato. Seguendo la mappa però vediamo una strada che
aggira la collina e vi arriva da dietro. Incoraggiati da questa possibilità,
imbocchiamo la strada che sale sul fianco della collina accanto alla necropoli
di Pian del Vescovo. La strada è recente, difatti sia sopra che sotto compaiono
di tanto in tanto delle tombe e, purtroppo, alcune sono state tagliate proprio
dalla carreggiata che ci è passata attraverso. Giunti quasi in cima notiamo dei
cartelli che ci avvisano che siamo entrati nel territorio di un'azienda
venatoria, quindi in zona di caccia. I cacciatori, che io sappia, agiscono la
mattina presto. Ora siamo a pomeriggio inoltrato, per cui proseguiamo e
arriviamo in cima alla collina, dove ci sono dei grandi prati aperti per il
pascolo e altri per la coltivazione. Al primo svincolo giriamo a sinistra e
costeggiamo una serie di ulivi ai piedi dei quali ci sono dei piccoli tumuli.
Opera di talpe o cinghiali? Non siamo così esperti da riconoscerne le tracce.
Poche decine di metri intravediamo alla fine della strada una struttura
da cui arriva l'abbaiare di alcuni cani. Secondo la mappa la necropoli dovrebbe
stare proprio dietro della casa e si suppone quindi che sia su un terreno
privato.
Azzardiamo qualche altro passo e sentiamo sparare. I cani aumentano il
loro latrare e noi ci guardiamo in faccia. Forse è meglio se ci torniamo
un'altra volta, magari in un gruppo più numeroso, così se qualcuno deve essere
preso di mira dai cani abbiamo più possibilità di dividere il rischio...
Scherzi a parte, non conoscendo la zona e non sapendo come reagirebbero
i proprietari del terreno, cambiamo idea e scendiamo dalla collina.
Rientrati alla necropoli di Pian del Vescovo, stavolta saliamo un'altra
collina, lungo l'antica via Clodia arriviamo al Petrolo, dove sorgeva l'antica
città etrusca.
Oggi ci sono pochissimi resti e una terrazza panoramica da cui si vede
una bella vista.
A testimonianza di quanto questo posto sia ormai diventato selvaggio, a
terra troviamo delle tracce di un istrice, ovvero dei grossi aghi bianco neri
di cui è portatore sano. Prima di uscire dalla zona dell'antica città
intravediamo anche i resti della cattedrale che sorgeva qui fino a pochi secoli
fa. Non è visitabile ma qualcosa si riesce ancora a vedere.
Da qui a Blera il percorso è tranquillo e in piano, sebbene ci metteremo
ancora una mezz'oretta per arrivarci.
L'anello è completo, ma noi non siamo ancora soddisfatti perché
sull'altro versante della città ci sono ancora molte cose da vedere. Scendiamo
un'altra volta dal paese e ci dirigiamo verso altre due necropoli.
La prima è abbastanza vicina. Dopo aver intrapreso una breve salita la troviamo
subito con tombe sparse un po’ ovunque sul lato della collina ed in cima ad
essa. Questa è la famosa necropoli del Terrone.
Quindi il nome Terrone è semplicemente la storpiatura del Torrione.
Il sole inizia a scendere, siamo ancora in pieno inverno. Scendiamo
velocemente verso il fondo valle dove, seguendo il torrente, troviamo un'altra
serie di tombe. Alcune sono anche attrezzate per essere visitate con scalette
di metallo.
Con la luce del sole al tramonto, queste tombe acquistano un fascino
ancora più grande. I colori che assorbono da questa luce, complice anche la
particolare forma che hanno, mi fanno pensare in qualche modo alle tombe di
Petra.
Con questa ultima perla concludiamo questo intenso giro dove, in pochi
chilometri, abbiamo visto veramente tantissime cose fantastiche.
Chissà che Blera non riservi ancora altre sorprese che non siamo
riusciti a scoprire...