Non ero molto convinto della mia scelta, anzi, fino a
pochi minuti prima della gara pensavo che me la sarei risparmiata molto
volentieri questa corsa. Forse perché cadeva tre settimane prima della
maratona, quando sono solito correre un lunghissimo di 34 chilometri, e poi
perché l'avevo immaginata come una corsa mal organizzata che mi sarebbe costata
non poche energie mentali oltre che fisiche. Invece ho dovuto ricredermi.
Sarà che ormai sono abituato alle peripezie giornaliere che questa città riserva
ai suoi poveri pendolari e automobilisti.
Appuntamento ai camion delle borse entro le 8:30 e poi
attesa fino alla partenza. Tutto liscio, arrivo in tempo, anzi in anticipo,
riuscendo pure a dormire più del solito rispetto alle alzate per l'allenamento
domenicale.
Cassandra mi accompagna, stoica, cercando di cogliere
il meglio dell'aspetto goliardico di questa manifestazione.
Prima di partire continuo a rimanere poco convinto
della manifestazione. La vedo come un blando allenamento pre maratona, per lo
meno rispetto a quelli che i road runner mi fanno fare ogni domenica.
Sono stato avvertito più volte di tenere duro fino
alla fantomatica salita del camping, per cui parto speranzoso di non soccombere
alla temuta pendenza.
Ecco la mia onda sta per partire io faccio appena in
tempo ad entrare nella gabbia. Mi volto per salutare Cassandra e travolgo un
energumeno che si era piantato in mezzo alla pista.
Cassandra mi saluta sorridendo per la mia goffaggine e
parto.
I primi chilometri dovrebbero essere facili, tutti
all'interno dell'Eur. Un po' troppo facili. C'è tanta gente e il ritmo è
bassino. Come una lepre da inseguire, una ragazza mi sorpassa e se ne va. Come
fa a passare attraverso quel muro di gente? È piccolissima! Perfino più bassa
di mia mamma.
Ferito nell'orgoglio cerco di non farmi seminare. A
volte mi infilo negli spazi creati dal suo piccolo passaggio, a volte scappo
sui marciapiedi.
Arrivo a Euroma2 e finalmente la matassa di gente
inizia a dipanarsi. Il ritmo effettivamente ha iniziato ad aumentare e vedo
perfino il primo runner che si ferma a vomitare. Un po' presto, forse, ma dalla
stazza che trasporta attorno alla vita, forse no.
La piccola lepre è ancora davanti a me, almeno finché
non arriviamo al primo cavalcavia. Qui si aprono gli spazi e le gambe iniziano
ad andare. O meglio vanno come prima, sono gli altri che rallentano leggermente.
La lepre viene ben presto superata e seminata, ma io
non mi fermo, so che fra poco inizierà una bella salita.
Eccola che si profila all'orizzonte. Sembra lunga, ma
siamo ancora all'inizio, non mollo.
Continuo a superare molta gente, ma il mio ritmo è sempre
regolare. Poi arriva una discesa e io accelero, un po'.
Aggancio i palloncini dell'ora e 50. È il tempo a cui
miravo per cui vediamo se riesco a superarli e stargli davanti fino alla fine.
Finisce la discesa ed eccola finalmente la temuta
salita del camping. Qui forse un pochino ho rallentato, ma nel complesso ho
tenuto, quindi passato il peggio mi sono lasciato trasportare dalla discesa
aumentando parecchio. La discesa è anche lunga per cui devo aver guadagnato qualcosa.
Quando mi rendo conto che sono sui tempi da un ora e
45 cerco di scrutare l'orizzonte per trovare i palloncini, ma non li vedo. Mi
sa che i pacemaker si sono fatti trascinare un po' troppo dall'atmosfera.
In previsione dell'ultima salitona al 19 esimo
chilometro riporto il passo sui miei standard, rallentando. Anche se più breve,
ha un dislivello maggiore.
Nell'attesa, dopo tutta la corsa da solo incontro una
faccia conosciuta: Flavio del gruppo delle sei. Sta facendo la gara come
lunghissimo e quindi va più piano. Lo saluto e poco a poco mi allontano,
contento di aver superato qualcuno che conosco.
Ormai ci sono, se mantengo l'andatura e non crollo
potrei perfino arrivare a eguagliare il mio miglior tempo di un ora e
quarantacinque in una mezza maratona. Risale ormai al 2013.
Quest'anno al massimo sono riuscito a fare un ora e
52, che comunque va benissimo eh.
Ancora preda delle mie fantasie vengo colto alla
sprovvista quando il salitone inizia a dettare la legge della sua pendenza.
Sarà che manca poco, saranno gli allenamenti che sto
facendo ultimamente, ma riesco a tenere ancora.
Arrivo in cima alla salita con un pochino di fiato
corto ma ora vedo il mare e il traguardo. So che è un illusione per cui non mi
lascio andare. C'è ancora un tratto da percorrere e non so quanto è lungo. Dall'altra
parte delle transenne vedo i runner che arrivano al traguardo ma io sto solo
cercando il grande cappello bordeaux con occhialoni da novelle vague di
Cassandra. Non la vedo, così mi concentro per individuare la svolta che porta
al traguardo. Eccola che gira! La prendo bene e accelero. Ho un po' di affanno
ma le gambe stanno benissimo così accelero di più finché vedo in lontananza il
traguardo. Sento un road runner incitarmi e lo saluto. Gasato riesco ad
aumentare ancora superando quanti più runner riesco fino a tagliare il
traguardo contento quasi come alla fine di una maratona.
Bella gara, davvero, mi è piaciuta.
Non so quanto ho fatto ma scopro presto di aver
realizzato il mio personale di un ora e quarantaquattro.
Meglio di così non poteva andare, anzi, probabilmente
la farò anche l'anno prossimo!
Speriamo di fare altrettanto bene alla maratona.