venerdì 31 marzo 2017

Maratona di Roma 2017 - prima della gara



Ci siamo quasi. Fra poco ritornerò in pista sulle strade di Roma, quelle che ormai sono diventate le strade di casa, quelle a cui tutte le altre strade conducono. Per me che provengo dalle risaie milanesi, dove il paesaggio è sempre piatto, già correre al parco degli acquedotti durante la settimana o verso il centro la domenica, è una sensazione bellissima. La maratona però è un'altra cosa, un'emozione indescrivibile. 
Sarà la mia quinta prova, la mia quinta sfida a me stesso, alla mia testa, alle mie povere gambe, costrette a fare quello che gli dice la testa anche quando non ce la fanno più. Arrivati ad un certo punto loro ci provano a urlarmi segnali sempre più forti tramite dolori lancinanti, ma io le ignorerò, o per lo meno ci proverò. 
Per la prima volta ho cercato di prepararmi seguendo una tabella vera e propria, la tabella del capitano che il G6 mi ha generosamente passato e che ringrazio.
Nonostante per Firenze avessi incrementato di molto i miei allenamenti, così ho aumentato ancora di più l'impegno. Aggregandomi al gruppo delle sei, ma solo alla domenica, ho sperimentato certi tipi di lavori che non avevo mai fatto prima: per me le ripetute erano le cazziate della mia ragazza che mi diceva più volte "te l'avevo detto" quando sbagliavo a fare qualcosa.
Per non parlare dei lunghissimi. Invece di farne uno ogni tre settimane, col G6 ne ho fatto uno quasi ogni settimana fino alle due precedenti alla maratona. Sono sopravvissuto, anzi. I consigli che ho raccolto sono stati tanti e preziosi, ora sta a me metterli in pratica.
Questa settimana, pur correndo poco ho continuato a sentire qualche acciacco che proprio non se ne vuole andare, ma ormai ci siamo, inutile starci a pensare, arrivati a questo punto i dubbi germogliano come le erbacce a primavera. Speriamo bene.
Speriamo di non deludere le mie aspettative. Speriamo non mi facciano troppo male le gambe. Speriamo di non patire troppo. Speriamo di non venire colti dalla solita maledizione prima della gara. Speriamo non ci sia il sole. Speriamo di dormire la sera prima.
Speriamo di godercela, non vedo l'ora che arrivi domenica.


martedì 14 marzo 2017

Roma Ostia 2017


Non ero molto convinto della mia scelta, anzi, fino a pochi minuti prima della gara pensavo che me la sarei risparmiata molto volentieri questa corsa. Forse perché cadeva tre settimane prima della maratona, quando sono solito correre un lunghissimo di 34 chilometri, e poi perché l'avevo immaginata come una corsa mal organizzata che mi sarebbe costata non poche energie mentali oltre che fisiche. Invece ho dovuto ricredermi. Sarà che ormai sono abituato alle peripezie giornaliere che questa città riserva ai suoi poveri pendolari e automobilisti.

Appuntamento ai camion delle borse entro le 8:30 e poi attesa fino alla partenza. Tutto liscio, arrivo in tempo, anzi in anticipo, riuscendo pure a dormire più del solito rispetto alle alzate per l'allenamento domenicale.

Cassandra mi accompagna, stoica, cercando di cogliere il meglio dell'aspetto goliardico di questa manifestazione. 

Prima di partire continuo a rimanere poco convinto della manifestazione. La vedo come un blando allenamento pre maratona, per lo meno rispetto a quelli che i road runner mi fanno fare ogni domenica.

Sono stato avvertito più volte di tenere duro fino alla fantomatica salita del camping, per cui parto speranzoso di non soccombere alla temuta pendenza.

Ecco la mia onda sta per partire io faccio appena in tempo ad entrare nella gabbia. Mi volto per salutare Cassandra e travolgo un energumeno che si era piantato in mezzo alla pista.

Cassandra mi saluta sorridendo per la mia goffaggine e parto.

I primi chilometri dovrebbero essere facili, tutti all'interno dell'Eur. Un po' troppo facili. C'è tanta gente e il ritmo è bassino. Come una lepre da inseguire, una ragazza mi sorpassa e se ne va. Come fa a passare attraverso quel muro di gente? È piccolissima! Perfino più bassa di mia mamma. 

Ferito nell'orgoglio cerco di non farmi seminare. A volte mi infilo negli spazi creati dal suo piccolo passaggio, a volte scappo sui marciapiedi.

Arrivo a Euroma2 e finalmente la matassa di gente inizia a dipanarsi. Il ritmo effettivamente ha iniziato ad aumentare e vedo perfino il primo runner che si ferma a vomitare. Un po' presto, forse, ma dalla stazza che trasporta attorno alla vita, forse no.

La piccola lepre è ancora davanti a me, almeno finché non arriviamo al primo cavalcavia. Qui si aprono gli spazi e le gambe iniziano ad andare. O meglio vanno come prima, sono gli altri che rallentano leggermente.

La lepre viene ben presto superata e seminata, ma io non mi fermo, so che fra poco inizierà una bella salita.

Eccola che si profila all'orizzonte. Sembra lunga, ma siamo ancora all'inizio, non mollo. 

Continuo a superare molta gente, ma il mio ritmo è sempre regolare. Poi arriva una discesa e io accelero, un po'.

Aggancio i palloncini dell'ora e 50. È il tempo a cui miravo per cui vediamo se riesco a superarli e stargli davanti fino alla fine.

Finisce la discesa ed eccola finalmente la temuta salita del camping. Qui forse un pochino ho rallentato, ma nel complesso ho tenuto, quindi passato il peggio mi sono lasciato trasportare dalla discesa aumentando parecchio. La discesa è anche lunga per cui devo aver guadagnato qualcosa.

Quando mi rendo conto che sono sui tempi da un ora e 45 cerco di scrutare l'orizzonte per trovare i palloncini, ma non li vedo. Mi sa che i pacemaker si sono fatti trascinare un po' troppo dall'atmosfera. 

In previsione dell'ultima salitona al 19 esimo chilometro riporto il passo sui miei standard, rallentando. Anche se più breve, ha un dislivello maggiore.

Nell'attesa, dopo tutta la corsa da solo incontro una faccia conosciuta: Flavio del gruppo delle sei. Sta facendo la gara come lunghissimo e quindi va più piano. Lo saluto e poco a poco mi allontano, contento di aver superato qualcuno che conosco.

Ormai ci sono, se mantengo l'andatura e non crollo potrei perfino arrivare a eguagliare il mio miglior tempo di un ora e quarantacinque in una mezza maratona. Risale ormai al 2013.

Quest'anno al massimo sono riuscito a fare un ora e 52, che comunque va benissimo eh.

Ancora preda delle mie fantasie vengo colto alla sprovvista quando il salitone inizia a dettare la legge della sua pendenza.

Sarà che manca poco, saranno gli allenamenti che sto facendo ultimamente, ma riesco a tenere ancora.

Arrivo in cima alla salita con un pochino di fiato corto ma ora vedo il mare e il traguardo. So che è un illusione per cui non mi lascio andare. C'è ancora un tratto da percorrere e non so quanto è lungo. Dall'altra parte delle transenne vedo i runner che arrivano al traguardo ma io sto solo cercando il grande cappello bordeaux con occhialoni da novelle vague di Cassandra. Non la vedo, così mi concentro per individuare la svolta che porta al traguardo. Eccola che gira! La prendo bene e accelero. Ho un po' di affanno ma le gambe stanno benissimo così accelero di più finché vedo in lontananza il traguardo. Sento un road runner incitarmi e lo saluto. Gasato riesco ad aumentare ancora superando quanti più runner riesco fino a tagliare il traguardo contento quasi come alla fine di una maratona. 

Bella gara, davvero, mi è piaciuta.

Non so quanto ho fatto ma scopro presto di aver realizzato il mio personale di un ora e quarantaquattro.

Meglio di così non poteva andare, anzi, probabilmente la farò anche l'anno prossimo!

Speriamo di fare altrettanto bene alla maratona.