Gira e rigira i tasselli di questo eterno puzzle iniziano ad
incastrarsi l'uno con l'altro, anche se non credo riuscirò mai a vederne la
fine. Oggi siamo in uno dei luoghi più significativi e carichi di storia,
leggende, emozioni, stupori, di tutta la città, nonché dell'intero impero. I
Fori imperiali oggi sono ridotti alle due piccole porzioni di città antica che
affiorano nel centro città. Sembrano due siti a se, ma la via che li
taglia, li copre e ci nasconde che in realtà erano tutti collegati tra loro.
L'unico visitabile è il Foro romano, il primo ad essere costruito nelle fasi più antiche e che conteneva tutta una serie di edifici sacri come i templi.
Questo si trova infatti tra il palatino, la casa dell'imperatore, e il campidoglio, dove c'erano il tempio di Giove ed altri templi.
Il Foro romano inizia a formarsi nella repubblica con l'edificio del senato, dove si discutevano l'organizzazione ed i problemi della città. Quando passano gli anni e arriva Giulio Cesare, inizia a cambiare il potere amministrativo, il quale viene assunto da una persona come dittatore, mentre dal successore di Cesare in poi, Augusto, come imperatore.
In questi anni cambia anche la struttura del foro romano: ogni imperatore va infatti ad inserire nella zona almeno un edificio di culto o altro. Nerone arriverà addirittura ad occupare tutta l'area del Colosseo fino al palatino, ma non sarà l'unico. Straordinarie furono le aggiunte dei Flavi, che dopo aver demolito parte della Domus aurea fanno costruire il Colosseo. Ci sono poi l'arco di Tito, il tempio di Antonino e Faustina, e molto altro.
Tornando al periodo di Cesare, si sa che l'impero era in una fase cruciale di cambiamento: sono numerosissime le nuove province da amministrare, quindi tutte le basiliche e gli uffici per la gestione e l'amministrazione di esse diventano insufficienti. Cesare è il primo che inizia a costruire un nuovo Foro spostandosi sul lato verso il Campidoglio.
Foro in latino significa piazza, difatti i fori non erano altro che delle piazze porticate con solitamente un tempio al centro. Questo era un edificio molto semplice in stile greco. Dopo Cesare anche Augusto costruirà il suo foro, ma lo farà andando a posizionarsi accanto alla suburra, quartiere popolare e tra i più abitati della città, separandolo da esso con un altissimo muro che lo proteggeva dai numerosi incendi.
Il Foro di Cesare però, che sta ancora in gran parte sotto via dei fori imperiali, comunicava con il Foro di Augusto. Dopo Augusto, anche Vespasiano crea il suo foro della pace: un giardino con al centro una grande aula dedicata alla pace. Su una parete del foro della pace venne installata una grandissima lastra di marmo bianco su cui era scolpita la dettagliatissima cartina della città di Roma, la famosa "Forma urbis". È stata recuperata quasi completamente, ma date le imponenti dimensioni non è stata rimessa assieme, anche se si può vederne parte alla crypta Balbi. È stato un ritrovamento eccezionale perché vi è rappresentato ogni piccolo edificio dell'epoca, quindi diventa fondamentale per ricostruire come fosse veramente la città.
Successivamente Domiziano, e poi Nerva, riempirono il piccolo spazio tra il foro di Augusto e quello della pace, creando un'unica serie di strutture comunicanti tra loro attraverso i portici aperti.
L'ultimo, il più grande di tutti, è il foro di Traiano che, per riuscire a costruirlo, dovette sbancare i fianchi di ben due colli: il quirinale e il campidoglio.
Paradossalmente con la caduta dell'impero romano questo luogo viene completamente abbandonato e diventa perfino una cava per materiali pregiati.
L'unica grande famiglia che nel rinascimento si interessa di questa zona sono i Farnese, che comprano il Palatino e vi creano gli orti farnesiani.
Solo nel medioevo nascono qui due strutture importanti che sono la torre dei conti e, dietro i mercati traianei, la torre delle milizie. Fortezze a scopo difensivo.
A metà del 1500 il cardinale Michele Bonelli , nipote del papa re pio VI, decide di fondare un quartiere ex novo al di sopra dei fori imperiali, realizzando la via alessandrina come arteria principale su cui si affacciavano tanti piccoli palazzi. Nacque così un nuovo quartiere residenziale, abbastanza popolare, per persone non facoltose. Le strade del quartiere erano molto piccole, quasi dei vicoletti. E' il quartiere Alessandrino, che prende il nome dal fatto che il cardinale ed il Papa erano originari della provincia di Alessandria.
Questo quartiere però è scomparso durante il fascismo, quando negli anni venti Mussolini aprì una grande strada rettilinea che dal Colosseo consentisse alle grandi parate di percorrere tutta la zona dei fori, arrivando a piazza Venezia, dove lui aveva il suo palazzo. In questo modo distrugge tutto il quartiere Alessandrino, chiese, monasteri ed ospedali compresi, e chi vi abitava andò a finire nei nuovi quartieri della città: Prenestina, san Basiglio, Alessandrino, ecc...
Con questi lavori si è perso un quartiere, ma si recupera quello che c'era di antico: i fori imperiali tornano alla luce, per lo meno quello che ne è rimasto.
L'unico visitabile è il Foro romano, il primo ad essere costruito nelle fasi più antiche e che conteneva tutta una serie di edifici sacri come i templi.
Questo si trova infatti tra il palatino, la casa dell'imperatore, e il campidoglio, dove c'erano il tempio di Giove ed altri templi.
Il Foro romano inizia a formarsi nella repubblica con l'edificio del senato, dove si discutevano l'organizzazione ed i problemi della città. Quando passano gli anni e arriva Giulio Cesare, inizia a cambiare il potere amministrativo, il quale viene assunto da una persona come dittatore, mentre dal successore di Cesare in poi, Augusto, come imperatore.
In questi anni cambia anche la struttura del foro romano: ogni imperatore va infatti ad inserire nella zona almeno un edificio di culto o altro. Nerone arriverà addirittura ad occupare tutta l'area del Colosseo fino al palatino, ma non sarà l'unico. Straordinarie furono le aggiunte dei Flavi, che dopo aver demolito parte della Domus aurea fanno costruire il Colosseo. Ci sono poi l'arco di Tito, il tempio di Antonino e Faustina, e molto altro.
Tornando al periodo di Cesare, si sa che l'impero era in una fase cruciale di cambiamento: sono numerosissime le nuove province da amministrare, quindi tutte le basiliche e gli uffici per la gestione e l'amministrazione di esse diventano insufficienti. Cesare è il primo che inizia a costruire un nuovo Foro spostandosi sul lato verso il Campidoglio.
Foro in latino significa piazza, difatti i fori non erano altro che delle piazze porticate con solitamente un tempio al centro. Questo era un edificio molto semplice in stile greco. Dopo Cesare anche Augusto costruirà il suo foro, ma lo farà andando a posizionarsi accanto alla suburra, quartiere popolare e tra i più abitati della città, separandolo da esso con un altissimo muro che lo proteggeva dai numerosi incendi.
Il Foro di Cesare però, che sta ancora in gran parte sotto via dei fori imperiali, comunicava con il Foro di Augusto. Dopo Augusto, anche Vespasiano crea il suo foro della pace: un giardino con al centro una grande aula dedicata alla pace. Su una parete del foro della pace venne installata una grandissima lastra di marmo bianco su cui era scolpita la dettagliatissima cartina della città di Roma, la famosa "Forma urbis". È stata recuperata quasi completamente, ma date le imponenti dimensioni non è stata rimessa assieme, anche se si può vederne parte alla crypta Balbi. È stato un ritrovamento eccezionale perché vi è rappresentato ogni piccolo edificio dell'epoca, quindi diventa fondamentale per ricostruire come fosse veramente la città.
Successivamente Domiziano, e poi Nerva, riempirono il piccolo spazio tra il foro di Augusto e quello della pace, creando un'unica serie di strutture comunicanti tra loro attraverso i portici aperti.
L'ultimo, il più grande di tutti, è il foro di Traiano che, per riuscire a costruirlo, dovette sbancare i fianchi di ben due colli: il quirinale e il campidoglio.
Paradossalmente con la caduta dell'impero romano questo luogo viene completamente abbandonato e diventa perfino una cava per materiali pregiati.
L'unica grande famiglia che nel rinascimento si interessa di questa zona sono i Farnese, che comprano il Palatino e vi creano gli orti farnesiani.
Solo nel medioevo nascono qui due strutture importanti che sono la torre dei conti e, dietro i mercati traianei, la torre delle milizie. Fortezze a scopo difensivo.
A metà del 1500 il cardinale Michele Bonelli , nipote del papa re pio VI, decide di fondare un quartiere ex novo al di sopra dei fori imperiali, realizzando la via alessandrina come arteria principale su cui si affacciavano tanti piccoli palazzi. Nacque così un nuovo quartiere residenziale, abbastanza popolare, per persone non facoltose. Le strade del quartiere erano molto piccole, quasi dei vicoletti. E' il quartiere Alessandrino, che prende il nome dal fatto che il cardinale ed il Papa erano originari della provincia di Alessandria.
Questo quartiere però è scomparso durante il fascismo, quando negli anni venti Mussolini aprì una grande strada rettilinea che dal Colosseo consentisse alle grandi parate di percorrere tutta la zona dei fori, arrivando a piazza Venezia, dove lui aveva il suo palazzo. In questo modo distrugge tutto il quartiere Alessandrino, chiese, monasteri ed ospedali compresi, e chi vi abitava andò a finire nei nuovi quartieri della città: Prenestina, san Basiglio, Alessandrino, ecc...
Con questi lavori si è perso un quartiere, ma si recupera quello che c'era di antico: i fori imperiali tornano alla luce, per lo meno quello che ne è rimasto.
Dopo questa premessa ci
spostiamo all'inizio di via Alessandrina, dove si vede benissimo il muraglione
che faceva da confine tagliafuoco tra i fori e la Suburra. Il primo foro che
vediamo è il più piccolo, quello iniziato da Domiziano e terminato poi da
Nerva. Osservandolo oggi, si vede che in fondo, a ridosso del grande muro, ci
sono le tracce del tempio che lo completava. Restano due delle moltissime
colonne che percorrevano entrambi i lati del foro. Sopra di esse avevano dei
capitelli su cui vi era stata scolpita come decorazione tutta la storia romana
fino a Nerva. Ancora più in alto, fra una colonna e l'altra, vi erano delle
figure. L'unica superstite è quella dedicata alla dea Minerva, ma dovevano
essercene moltissime dato che questo foro faceva da raccordo, oltre che tra
quello della pace e Augusto, anche con quello di Cesare e il primo dei fori.
Era il più piccolo ma si faceva rispettare in lunghezza.
Questa parte del foro di Nerva, le colonne appunto, è sopravvissuta, forse perché nel medioevo ci fecero all'interno una locanda, l'osteria delle colonnacce.
Pensando di attraversare i portici sulla sinistra arriviamo al foro di Augusto. Le dimensioni qui sono maggiori, anche se il disegno del rettangolo porticato è rimasto così come quello del tempio al centro.
Si vedono molto bene le scale che portano sul basamento e un paio di colonne ancora in piedi. Manca la copertura ovviamente, e così si riesce a vedere il muraglione che stava alle spalle e divideva il foro dalla suburra.
Questo muro fu realizzato non in mattoni, ma in blocchi di tufo. Inoltre è tenuto insieme solo da grappe di legno di quercia. Niente malta, niente calce. Da duemila anni resiste a tutto, inondazioni e violentissimi terremoti compresi.
La particolarità del foro di Augusto sono le due strutture a semicerchio ai lati del grande tempio. Questi avevano una funzione amministrativa ben precisa: funzionavano come dei moderni tribunali per le cause civili, quindi per risolvere le diatribe più semplici e veloci. Le cause più importanti invece venivano gestite nelle grandi basiliche del foro romano. Queste erano edifici grandissimi, come la basilica di Massenzio.
Le piccole basiliche del foro di Augusto erano comunque in grado di gestire un gran numero di persone ed avevano ricchissime decorazioni di marmi colorati che rivestivano tutte le superfici, compresa la pavimentazione. Questa è l'unica parte sopravvissuta che possiamo ammirare per tentare di farci un idea di quelli che dovevano essere i colori ed i disegni usati per comporli.
Questa parte del foro di Nerva, le colonne appunto, è sopravvissuta, forse perché nel medioevo ci fecero all'interno una locanda, l'osteria delle colonnacce.
Pensando di attraversare i portici sulla sinistra arriviamo al foro di Augusto. Le dimensioni qui sono maggiori, anche se il disegno del rettangolo porticato è rimasto così come quello del tempio al centro.
Si vedono molto bene le scale che portano sul basamento e un paio di colonne ancora in piedi. Manca la copertura ovviamente, e così si riesce a vedere il muraglione che stava alle spalle e divideva il foro dalla suburra.
Questo muro fu realizzato non in mattoni, ma in blocchi di tufo. Inoltre è tenuto insieme solo da grappe di legno di quercia. Niente malta, niente calce. Da duemila anni resiste a tutto, inondazioni e violentissimi terremoti compresi.
La particolarità del foro di Augusto sono le due strutture a semicerchio ai lati del grande tempio. Questi avevano una funzione amministrativa ben precisa: funzionavano come dei moderni tribunali per le cause civili, quindi per risolvere le diatribe più semplici e veloci. Le cause più importanti invece venivano gestite nelle grandi basiliche del foro romano. Queste erano edifici grandissimi, come la basilica di Massenzio.
Le piccole basiliche del foro di Augusto erano comunque in grado di gestire un gran numero di persone ed avevano ricchissime decorazioni di marmi colorati che rivestivano tutte le superfici, compresa la pavimentazione. Questa è l'unica parte sopravvissuta che possiamo ammirare per tentare di farci un idea di quelli che dovevano essere i colori ed i disegni usati per comporli.
Sulle pareti circolari poi si
notano molto bene delle nicchie, segno inequivocabile della presenza di statue.
Tra l'esedra e le colonne del tempio si intravede anche una strada e dietro, sul grande muro c'è una porta. Per non isolare completamente gli abitanti della suburra dal foro, Augusto aprì una porta, creando così un accesso e una via di passaggio. L'arco, che rimane aperto anche in epoche successive, a partire dal medioevo viene chiamato arco dei pantani. Essendo la zona dei fori una zona più bassa, quando il Tevere esondava entrava l'acqua e vi ristagnava. Il fiume del resto non era poi così lontano e in questa valle attorniata da colli un po' ovunque quando vi entrava l'acqua questa ristagnava.
Tra l'esedra e le colonne del tempio si intravede anche una strada e dietro, sul grande muro c'è una porta. Per non isolare completamente gli abitanti della suburra dal foro, Augusto aprì una porta, creando così un accesso e una via di passaggio. L'arco, che rimane aperto anche in epoche successive, a partire dal medioevo viene chiamato arco dei pantani. Essendo la zona dei fori una zona più bassa, quando il Tevere esondava entrava l'acqua e vi ristagnava. Il fiume del resto non era poi così lontano e in questa valle attorniata da colli un po' ovunque quando vi entrava l'acqua questa ristagnava.
Tutto ciò però ai tempi
dell'impero non succedeva perché il Tevere veniva dragato preventivamente
proprio per evitarlo.
Il grande tempio del foro di Augusto aveva il classico frontone triangolare decorato con statue di divinità come Marte e le vittorie alate.
Il tempio è dedicato proprio a Marte. Il motivo nasce dalla storia della ascesa di Augusto al potere: esso era infatti il nipote di Giulio Cesare. Dopo la morte dello zio inizia la sua ascesa politica con l'idea di vendicarsi di Bruto e Cassio. Assieme a Marcantonio parte e il giorno prima della battaglia, Augusto fa un voto a Marte Ultore, ovvero Marte vendicatore. In cambio della vittoria lui gli avrebbe eretto un sontuoso tempio.
Augusto vince e la prima cosa che fa è quella di posizionare il tempio di Marte nel suo foro.
Del tempio si è conservato qualcosa, mentre manca completamente una piccola stanza a sinistra del tempio, proprio sotto quel moncherino di scale che sporgono sulla parete sinistra. Era un aula quadrata, chiamata del Colosso. All'interno vi era una statua dell'imperatore alta forse 15 metri. Non si sa che fine abbia fatto anche perché era anche in parte di bronzo oltre che marmo. A parte piccolissimi frammenti ne è rimasta solo la traccia del piede nel pavimento da cui si è capita la dimensione.
I fori, che durante l'impero venivano continuamente restaurati, con la caduta di Roma ne arriva l'abbandono. Succede poi che a partire dal 1200, dentro il tempio del foro di Augusto, si va ad insediare una chiesetta detta di san Basiglio. A lato di essa, fino all'esedra nasce un monastero. Dopo circa cento anni al posto della comunità di san Basiglio si stabiliscono, soprattutto sopra l'esedra di sinistra, i cavalieri di Rodi, coloro che assieme ai templari costituivano l'esercito del Papa durante le crociate.
Tornando ad osservare il muraglione, in alto si nota il disegno di un tetto, che prima d'ora avevo sempre attribuito al tempio scomparso. Invece è il segno del tetto della chiesa smantellata.
Altra curiosità del tempio di Marte è la mancanza degli scalini ai due lati esterni: questo perché vi erano due fontane messe li per aumentare la decorazione, già sontuosa di tutto il foro.
L'idea di costruire i templi in alto, era per dare un senso di separazione tra la vita mortale e quella ultraterrena, rimarcata dal fatto che nessuno, ad eccezione dei sacerdoti, poteva entrare nei templi.
Le offerte della gente comune infatti venivano messe sulle scale e poi i sacerdoti le avrebbero portate al cospetto della statua del Dio.
Sull'esedra di sinistra si notano meglio le nicchie delle statue che in questo foro erano tutte incentrate sulla storia di Roma: Enea, Iulo, i sette Re, fino agli imperatori. Mentre Nerva nel suo foro raccontava la storia militare delle conquiste, Augusto ci parla della nascita di Roma attraverso le figure che lo hanno permesso.
Era un chiaro messaggio politico: per Augusto era fondamentale perché essendo nipote di Giulio Cesare, doveva dimostrare di avere tutte le carte in regola per governare. Sia Cesare che Augusto infatti si vanno a legare al mito, direttamente alle origini di Roma.
Cesare afferma di discendere da Venere: la quale si unisce ad Anchise, il padre di Enea, che scappa da Troia e arriva nel Lazio. Questo si sposa la regina Lavinia e genera Ascanio, conosciuto anche come Iulo, ovvero della gens Iulia di cui fanno parte Cesare e Augusto. Iulo è pure colui che fonda Albalonga, la città di origine di Romolo e Remo. Parlando di carte direi che era servito.
L'ultimo dei Fori imperiali costruito è quello di Traiano. Era grandissimo, oggi non se ne riesce a capire le dimensioni, si vede solo la colonna Traiana, che è rimasta sempre li, circondata da una serie di colonnine. Queste facevano parte dell'edificio che la circondava e chiudeva il foro. In realtà è la parte finale di una grandissima piazza porticata ed andava a collegarsi con il foro di Cesare nella parte superiore destra e con quello di Augusto con la parte finale superiore. Sulla sinistra invece era collegato con i mercati traianei.
Al centro della piazza c'era una grande statua dell'imperatore a cavallo.
A destra e sinistra della colonna c'erano due biblioteche, stavano più o meno dove oggi sorgono le due chiese, mentre al posto del palazzo della provincia, quello tra le due chiese, dovrebbe esserci stato il tempio di Traiano. Questo perché gli imperatori dopo la loro morte venivano divinizzati.
Attorno alla colonna poi c'era la Basilica Ulpia, il grande tribunale dove venivano svolte le dispute giuridiche.
Tutti questi edifici diventano importanti perché, salendovi ai piani superiori, davano la possibilità di percorrere un cammino tutto attorno alla colonna di Traiano, seguendo il racconto per immagini che c'è sulla colonna, salendo fino al termine di essa. Oggi avremmo bisogno di un binocolo.
I mercati di Traiano non sono realmente una struttura commerciale, ma erano una zona di uffici amministrativi per la gente che lavorava nel foro di Traiano, principalmente per coloro che avevano a che fare con la basilica Ulpia.
Il grande tempio del foro di Augusto aveva il classico frontone triangolare decorato con statue di divinità come Marte e le vittorie alate.
Il tempio è dedicato proprio a Marte. Il motivo nasce dalla storia della ascesa di Augusto al potere: esso era infatti il nipote di Giulio Cesare. Dopo la morte dello zio inizia la sua ascesa politica con l'idea di vendicarsi di Bruto e Cassio. Assieme a Marcantonio parte e il giorno prima della battaglia, Augusto fa un voto a Marte Ultore, ovvero Marte vendicatore. In cambio della vittoria lui gli avrebbe eretto un sontuoso tempio.
Augusto vince e la prima cosa che fa è quella di posizionare il tempio di Marte nel suo foro.
Del tempio si è conservato qualcosa, mentre manca completamente una piccola stanza a sinistra del tempio, proprio sotto quel moncherino di scale che sporgono sulla parete sinistra. Era un aula quadrata, chiamata del Colosso. All'interno vi era una statua dell'imperatore alta forse 15 metri. Non si sa che fine abbia fatto anche perché era anche in parte di bronzo oltre che marmo. A parte piccolissimi frammenti ne è rimasta solo la traccia del piede nel pavimento da cui si è capita la dimensione.
I fori, che durante l'impero venivano continuamente restaurati, con la caduta di Roma ne arriva l'abbandono. Succede poi che a partire dal 1200, dentro il tempio del foro di Augusto, si va ad insediare una chiesetta detta di san Basiglio. A lato di essa, fino all'esedra nasce un monastero. Dopo circa cento anni al posto della comunità di san Basiglio si stabiliscono, soprattutto sopra l'esedra di sinistra, i cavalieri di Rodi, coloro che assieme ai templari costituivano l'esercito del Papa durante le crociate.
Tornando ad osservare il muraglione, in alto si nota il disegno di un tetto, che prima d'ora avevo sempre attribuito al tempio scomparso. Invece è il segno del tetto della chiesa smantellata.
Altra curiosità del tempio di Marte è la mancanza degli scalini ai due lati esterni: questo perché vi erano due fontane messe li per aumentare la decorazione, già sontuosa di tutto il foro.
L'idea di costruire i templi in alto, era per dare un senso di separazione tra la vita mortale e quella ultraterrena, rimarcata dal fatto che nessuno, ad eccezione dei sacerdoti, poteva entrare nei templi.
Le offerte della gente comune infatti venivano messe sulle scale e poi i sacerdoti le avrebbero portate al cospetto della statua del Dio.
Sull'esedra di sinistra si notano meglio le nicchie delle statue che in questo foro erano tutte incentrate sulla storia di Roma: Enea, Iulo, i sette Re, fino agli imperatori. Mentre Nerva nel suo foro raccontava la storia militare delle conquiste, Augusto ci parla della nascita di Roma attraverso le figure che lo hanno permesso.
Era un chiaro messaggio politico: per Augusto era fondamentale perché essendo nipote di Giulio Cesare, doveva dimostrare di avere tutte le carte in regola per governare. Sia Cesare che Augusto infatti si vanno a legare al mito, direttamente alle origini di Roma.
Cesare afferma di discendere da Venere: la quale si unisce ad Anchise, il padre di Enea, che scappa da Troia e arriva nel Lazio. Questo si sposa la regina Lavinia e genera Ascanio, conosciuto anche come Iulo, ovvero della gens Iulia di cui fanno parte Cesare e Augusto. Iulo è pure colui che fonda Albalonga, la città di origine di Romolo e Remo. Parlando di carte direi che era servito.
L'ultimo dei Fori imperiali costruito è quello di Traiano. Era grandissimo, oggi non se ne riesce a capire le dimensioni, si vede solo la colonna Traiana, che è rimasta sempre li, circondata da una serie di colonnine. Queste facevano parte dell'edificio che la circondava e chiudeva il foro. In realtà è la parte finale di una grandissima piazza porticata ed andava a collegarsi con il foro di Cesare nella parte superiore destra e con quello di Augusto con la parte finale superiore. Sulla sinistra invece era collegato con i mercati traianei.
Al centro della piazza c'era una grande statua dell'imperatore a cavallo.
A destra e sinistra della colonna c'erano due biblioteche, stavano più o meno dove oggi sorgono le due chiese, mentre al posto del palazzo della provincia, quello tra le due chiese, dovrebbe esserci stato il tempio di Traiano. Questo perché gli imperatori dopo la loro morte venivano divinizzati.
Attorno alla colonna poi c'era la Basilica Ulpia, il grande tribunale dove venivano svolte le dispute giuridiche.
Tutti questi edifici diventano importanti perché, salendovi ai piani superiori, davano la possibilità di percorrere un cammino tutto attorno alla colonna di Traiano, seguendo il racconto per immagini che c'è sulla colonna, salendo fino al termine di essa. Oggi avremmo bisogno di un binocolo.
I mercati di Traiano non sono realmente una struttura commerciale, ma erano una zona di uffici amministrativi per la gente che lavorava nel foro di Traiano, principalmente per coloro che avevano a che fare con la basilica Ulpia.
Anche l'edificio semicircolare che si affacciava sul mercato era
un emiciclo del foro, l'unico visibile dei quattro, due per lato del foro,
costruiti.
Ci muoviamo dall'affaccio sui mercati per posizionarci sulle passerelle che attraversano il foro di Traiano.
In questo punto, da cui sembra di essere in mezzo ad una grande area, non siamo nemmeno in mezzo al foro. E' difficile da immaginare quanto potesse essere grande. Venne costruito dopo che l'impero raggiunge la sua massima estensione geografica come conseguenza dell'incremento della popolazione imperiale, suddivisa in province. Fu un incremento talmente colossale che anche il carico burocratico per poter gestire tutto necessitava di una macchina imponente. Questo foro quindi aggiunse una nuova basilica, grande aula rettangolare suddivisa all'interna da colonne e navate, e due biblioteche, oltre che altre quattro piccole esedre.
Dalla passerella si gode un'ottima vista della colonna. Sulla sua superficie è stata scolpita la storia della conquista della Dacia, l'attuale Romania. Srotolando il racconto ne verrebbe fuori una striscia di circa duecento metri di lunghezza, su cui sono rappresentati più di duemila e cinquecento personaggi. Con la vittoria sulla Dacia, viene riportato a Roma un bottino impressionante, che servì proprio a costruire questo grande foro.
La cosa interessante è sapere che il disegno della colonna in origine era colorato. Praticamente il primo film a colori della storia.
Alla base si vede bene una porticina, infatti entrando nella colonna ci si poteva salire in cima grazie ad una scala interna. Alla base però fu seppellito l'imperatore stesso, assieme alla moglie. La preziosa urna, di bronzo, argento e pietre pregiate, che conteneva le ceneri di Traiano, fu l'unica sepoltura all'interno delle mura di Roma. Sin dai tempi del secondo re di Roma Numa Pompilio, che con una legge aveva vietato di farsi seppellire all'interno della città, nessun altro dopo Traiano osò emularlo.
Essendo passati molti anni dal tempo di Augusto, la storia di Roma venne rappresentata nel foro di Traiano da una serie di nuove statue che la raccontavano proseguendo da dove era arrivato il primo imperatore.
Attraversiamo la via dei fori imperiali per andare a vedere dall'alto l'ultimo foro che ci manca, quello di Cesare.
Ci muoviamo dall'affaccio sui mercati per posizionarci sulle passerelle che attraversano il foro di Traiano.
In questo punto, da cui sembra di essere in mezzo ad una grande area, non siamo nemmeno in mezzo al foro. E' difficile da immaginare quanto potesse essere grande. Venne costruito dopo che l'impero raggiunge la sua massima estensione geografica come conseguenza dell'incremento della popolazione imperiale, suddivisa in province. Fu un incremento talmente colossale che anche il carico burocratico per poter gestire tutto necessitava di una macchina imponente. Questo foro quindi aggiunse una nuova basilica, grande aula rettangolare suddivisa all'interna da colonne e navate, e due biblioteche, oltre che altre quattro piccole esedre.
Dalla passerella si gode un'ottima vista della colonna. Sulla sua superficie è stata scolpita la storia della conquista della Dacia, l'attuale Romania. Srotolando il racconto ne verrebbe fuori una striscia di circa duecento metri di lunghezza, su cui sono rappresentati più di duemila e cinquecento personaggi. Con la vittoria sulla Dacia, viene riportato a Roma un bottino impressionante, che servì proprio a costruire questo grande foro.
La cosa interessante è sapere che il disegno della colonna in origine era colorato. Praticamente il primo film a colori della storia.
Alla base si vede bene una porticina, infatti entrando nella colonna ci si poteva salire in cima grazie ad una scala interna. Alla base però fu seppellito l'imperatore stesso, assieme alla moglie. La preziosa urna, di bronzo, argento e pietre pregiate, che conteneva le ceneri di Traiano, fu l'unica sepoltura all'interno delle mura di Roma. Sin dai tempi del secondo re di Roma Numa Pompilio, che con una legge aveva vietato di farsi seppellire all'interno della città, nessun altro dopo Traiano osò emularlo.
Essendo passati molti anni dal tempo di Augusto, la storia di Roma venne rappresentata nel foro di Traiano da una serie di nuove statue che la raccontavano proseguendo da dove era arrivato il primo imperatore.
Attraversiamo la via dei fori imperiali per andare a vedere dall'alto l'ultimo foro che ci manca, quello di Cesare.
Cesare, che non divenne mai imperatore, fu il primo che realizzò
nuove piazze e divenne il prototipo da emulare. Oggi si vedono in piedi solo
tre colonne, anche perché gran parte è ancora sotto la strada che abbiamo
appena attraversato, ma qui c'era un tempio dedicato a Venere, con a lato i
portici che si sviluppavano attorno a tutta la piazza.
Il tempio era dedicato a Venere genitrice perché Cesare, appartenente alla gens Julia, si vantava di discendere proprio dalla dea Venere.
Quelli che sono i portici, ancora in parte visibili, servivano sia come passaggio e collegamento da un foro all'altro, sia come accesso agli uffici pubblici, botteghe e scuole che si affacciavano alla piazza.
Questo foro nasce con l'idea di essere finanziato sia dal pubblico che dal privato: per ottenere i finanziamenti necessari alla costruzione dalle casse dello stato sono stati volutamente inseriti degli esercizi commerciali. Al contrario degli altri fori, la storia che viene raccontata qui è incentrata solo sulla persona di Cesare.
Il tempio era dedicato a Venere genitrice perché Cesare, appartenente alla gens Julia, si vantava di discendere proprio dalla dea Venere.
Quelli che sono i portici, ancora in parte visibili, servivano sia come passaggio e collegamento da un foro all'altro, sia come accesso agli uffici pubblici, botteghe e scuole che si affacciavano alla piazza.
Questo foro nasce con l'idea di essere finanziato sia dal pubblico che dal privato: per ottenere i finanziamenti necessari alla costruzione dalle casse dello stato sono stati volutamente inseriti degli esercizi commerciali. Al contrario degli altri fori, la storia che viene raccontata qui è incentrata solo sulla persona di Cesare.
Dato che contrariamente a quanto si possa pensare non c'era lo
spazio necessario per costruire questo foro, Cesare dovette pagare di tasca
propria l'esproprio delle case alle persone che vi vivevano, infatti questa
zona era tutta una fittissima rete di insulee.
La visita finisce qui, ma visto che non mi è bastato, ho prenotato la visita serale guidata che ci permetterà di scendere all'interno di questo foro, non vedo l'ora di sentire cos'ha da raccontarci Piero Angela.
La visita finisce qui, ma visto che non mi è bastato, ho prenotato la visita serale guidata che ci permetterà di scendere all'interno di questo foro, non vedo l'ora di sentire cos'ha da raccontarci Piero Angela.