Uno
dei luoghi cardine della storia di Roma, si erge davanti al circo
massimo. E' anche stato il luogo in cui si è deciso il famoso ratto
delle sabine, voluto da Romolo per popolare la città, fino ad allora
costituita di soli uomini.
Siamo
inoltre vicini al Tevere, dove arrivò la famosa cesta coi due
gemelli abbandonati, Romolo e Remo, che vengono salvati da una lupa e
poi cresciuti dal pastore Fasolo. Una volta adulti i due ragazzi
decidono di fondare una nuova città. Si trovano d'accordo finché
non si deve decidere il luogo in cui fondare la città. Remo sceglie
il Celio, mentre Romolo il Palatino. Non si mettono d'accordo e
allora decidono di fare una gara: chi avesse avvistato il maggior
numero di uccelli che partivano in volo dall'Aventino, avrebbe deciso
dove fondare la città. Da qui il nome del colle, difatti in latino
Aves significa uccello.
Non
riescono comunque a decidere nemmeno così, litigano e alla fine
Romolo traccia una linea per terra per dividere il suo territorio da
quello del fratello, intimandogli di non oltrepassarla. Remo non lo
ascolta e scatta la lite in cui Romolo uccide Remo. Così nasce la
città di Roma.
Questa
la leggenda, la realtà è che l'Aventino è vicino all'isola
Tiberina, il porto della città, fonte di ricchezza. Ben presto il
colle diventa luogo residenziale dei ricchi mercanti che commerciano
con tutto il resto del mondo occidentale, Grecia, Etruria ecc.... Le
popolazioni straniere invece, Egitto per esempio, scelgono di
risiedere sulla sponda opposta del Tevere.
Con
il passare del tempo Roma si ingrandisce e i suoi commerci rendono
insufficiente la capacità del porto tiberino, così viene costruito
l'Emporium, che è comunque vicino all'Aventino, e quindi la zona
continua ad essere densamente popolata. Questo colle è un punto
strategico e non omogeneo, come piaceva tanto ai romani: vicino al
fiume, ma al riparo dalle possibili inondazioni.
Sull'Aventino
col tempo sorgono anche molti templi che poi verranno soppiantati da
chiese. Già dal V secolo d c nasce la basilica di santa Sabina. Un
tempio che però ha lasciato una traccia ancora oggi visibile è
quello della dea Floria, la dea dei fiori, difatti essa aveva il suo
tempio proprio dove oggi c'è il roseto comunale.
In
questo luogo, dopo la caduta dell'impero il tempio viene abbandonato,
cade tutto nell'oblio come i fiori che dovevano esserci per tutto
l'anno. Questo fino a metà 1600, quando la comunità ebraica decide
di utilizzare la zona come cimitero, almeno fino all'epoca moderna,
quando Mussolini lo farà smantellare per farlo trasferire al Verano.
Negli
anni trenta però una contessa americana viene a vivere a Roma. Essa
decide di dotare la città di un roseto aperto al pubblico che possa
ospitare tutte le specie di rose esistenti nel mondo. Come luogo
viene scelto il colle Oppio. Nasce così il premio Roma, una gara che
ogni anno vince la rosa più bella.
Nella
seconda guerra mondiale però viene distrutto e finito il conflitto
il comune decide di ricrearlo, ma stavolta qui sull'Aventino,
restituendolo così alla dea dei fiori. Per ricordare la presenza del
cimitero, nella parte superiore del cimitero, attraverso l'intreccio
dei sentieri, è stato disegnato l'amenorha, il candelabro a sette
bracci ebraico.
Nella
parte superiore del roseto ci sono più di mille e cento specie di
rose. Nella parte inferiore invece ci sono le rose in gara ogni anno,
più tutte le rose vincitrici delle passate edizioni.
Saliamo
ora il colle fino a raggiungere la rocca dei Savelli, oggi conosciuta
come il giardino degli aranci.
Della
rocca in realtà oggi rimane solo il muraglione, del palazzo al suo
interno non rimane più nulla, se non il parco divenuto il giardino
degli aranci.
Uno
dei più famosi punti panoramici della città nasce negli anni trenta
per mano di un architetto di nome Munoz. Dalla terrazza all'interno
delle mura si capisce perché la rocca fu costruita qui: era un
formidabile punto strategico. Dall'alto si poteva vedere tutto molto
bene. Inoltre il Gianicolo era proprio qui di fronte e divenne
fondamentale punto di osservazione contro i francesi che vi erano
annidati.
Qui
sotto poi si stende il protagonista della città: il fiume Tevere.
Sull'altra sponda infatti c'era la zona dell'emporio, il nuovo porto
in cui arrivavano tutte le merci provenienti da Ostia, dove le grandi
navi scaricavano le mercanzie per caricare le piccole barche in grado
di navigare sul fiume con quintali di merci in arrivo ogni ora.
Nell'epoca
rinascimentale invece non è mai stato scelto dalle grandi famiglie
per le loro residenze. La cosa si spiega facilmente perché in
quell'epoca l'Aventino era divenuto un limite esterno della città,
troppo lontano dal nuovo centro politico, ovvero San Pietro.
Entriamo
nella basilica di Santa Sabina, una delle più antiche a Roma,
risalente al V secolo d c. Il nome deriva da una matrona romana
martirizzata in questo luogo. La basilica diventa importante come
meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli di ogni parte d'Europa,
tanto che viene restaurata durante il rinascimento, e poi anche nel
Barocco. Si sa infatti che il Borromini si è prodigato nel suo
rifacimento interno.
Oggi
la rivediamo con il suo aspetto paleocristiano, perché lo stesso
architetto che ha costruito il giardino degli aranci, Munoz, ha avuto
anche la richiesta da parte del comune degli anni trenta di andare a
togliere i rifacimenti rinascimentali e barocchi, perdendo così il
tocco del Borromini. Così facendo si è riscoperto come erano le
basiliche paleocristiane, molto vicine all'idea di Costantino, così
come doveva essere era la prima Basilica di San Pietro e come vediamo
oggi la Basilica di San Paolo.
A
partire dal 1200 viene gestita dai domenicani, che vi costruiscono a
lato il convento, dove il primo San Domenico, che arriva dalla
Spagna, dimorerà.
Da
una piccola apertura sulla parete si riesce ancora a vedere
all'interno del giardino del convento con al centro un pozzo ed il
primo albero di arance amare portato da san Domenico. Si dice che
l'albero sia ancora lo stesso e non sia mai morto. Ovviamente durante
i secoli ne sono stati ripiantati svariati per non far morire la
tradizione. Fu da qui che prese spunto Munoz quando piantò tutti gli
aranci nel rifacimento di rocca Savelli, ribattezzandolo come
giardino degli Aranci.
All'interno
della basilica c'è una curiosità da scoprire: relegata in un angolo
troviamo una strana pietra di basalto nera. Posizionata sopra una
colonnina, viene detta pietra del diavolo: pare infatti che il
diavolo in persona vedendo le continue preghiere che venivano rivolte
sulle tombe dei martiri si adirò scagliando la pietra contro san
Domenico.
In
realtà questa pietra è semplicemente un peso che, posizionato sul
bilanciere, veniva utilizzato nei commerci dell'antichità. Del resto
siamo vicini alla zona dove c'erano moltissime attività commerciali.
Ci
spostiamo nell'ultima tappa della visita, la sommità del colle
Aventino, dove solitamente ci si può accostare ad una serratura per
sbirciare attraverso i giardini della casa dei cavalieri di Malta. Da
questo pertugio si riesce ad identificare il cupolone di San Pietro,
gesto che da solo permette di attraversare in una sola volta ben tre
stati: Italia, Malta e Vaticano.
Oggi
però è una delle giornate del FAI e la massa di gente che affolla
la piazza non ci permette nemmeno di avvicinarci.
Dal
1200 in cima all'Aventino si stabiliscono i cavalieri Malta, un
ordine militare nato in difesa della cristianità e del Papa, un pò
come i templari. La differenza tra i cavalieri di Malta ed i templari
è che questi ultimi nascono solo come esercito, mentre i cavalieri
di Malta, detti anche di Rodi, sono un ordine cavalleresco.
Essi
nascono intorno all'anno mille da un gruppo di mercanti napoletani
che si imbarcano per la terra santa. Raggiunta Gerusalemme fondano un
piccolo ospedale. Sono devoti a san Giovanni battista e si occupano
di dare assistenza ai malati. Solo successivamente, quando scoppiano
le crociate, diventano anche loro cavalieri e forza armata del Papa,
in particolare ne saranno la flotta marina. Anche se non sono
scomparsi come i templari, durante la storia vengono spesso cacciati:
nel 1300 vengono mandati via da Gerusalemme ed andranno a Rodi. Solo
due secoli più tardi vengono cacciati, quindi nel 1500 arrivano a
Malta, quando ormai le crociate sono finite e gli ultimi templari
sono scomparsi. A Roma sono sempre in questa villa sull'Aventino,
mentre a Malta danno l'avvio alla formazione della nazione dalla
capitale La valletta, che prende il nome del gran maestro dei
cavalieri che fonda la città. Vi rimarranno fino alla conquista di
Napoleone quando, avendo fatto voto di non muovere più guerra contro
altri cristiani, lasciano l'isola per tornare a vivere a Roma. Nella
capitale hanno continuato, la loro missione di cura dei malati, tanto
è vero che ancora oggi esiste l'ospedale dei cavalieri di Malta.
Sono
un ordine iniziatico, in passato per entrare nell'ordine si doveva
essere parenti di un cavaliere.
La
loro villa sull'Aventino è la sede centrale dei cavalieri, mentre
quella che si affaccia con la sua loggia medievale sui mercati di
Traiano, una vista ineguagliabile, è la sede dei cavalieri di lingua
italiana.
E'
un ordine piramidale, a capo del quale c'è il gran maestro, un
cardinale che partecipa anche al conclave.
A
metà del 1700 il Piranesi venne chiamato a decorare la piazza su cui
si affaccia la villa dei cavalieri. Il Piranesi si pensa che potesse
essere un membro dei cavalieri, o comunque una persona molto vicina
ad essi, difatti è sepolto nella basilica all'interno della Villa.
Nella
piazza si possono vedere molti simboli riferiti all'ordine, l'idea
che accomuna tutto è che l'Aventino in realtà sia una nave pronta a
salpare per raggiungere la terra santa. Guardando dal Tevere in
questo punto sembra avere la forma della chiglia di una nave, dove la
villa potrebbe essere la sommità, con i giardini che sono gli alberi
della nave con le sue vele.
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