lunedì 3 ottobre 2016

L'AVENTINO



Uno dei luoghi cardine della storia di Roma, si erge davanti al circo massimo. E' anche stato il luogo in cui si è deciso il famoso ratto delle sabine, voluto da Romolo per popolare la città, fino ad allora costituita di soli uomini.
Siamo inoltre vicini al Tevere, dove arrivò la famosa cesta coi due gemelli abbandonati, Romolo e Remo, che vengono salvati da una lupa e poi cresciuti dal pastore Fasolo. Una volta adulti i due ragazzi decidono di fondare una nuova città. Si trovano d'accordo finché non si deve decidere il luogo in cui fondare la città. Remo sceglie il Celio, mentre Romolo il Palatino. Non si mettono d'accordo e allora decidono di fare una gara: chi avesse avvistato il maggior numero di uccelli che partivano in volo dall'Aventino, avrebbe deciso dove fondare la città. Da qui il nome del colle, difatti in latino Aves significa uccello.
Non riescono comunque a decidere nemmeno così, litigano e alla fine Romolo traccia una linea per terra per dividere il suo territorio da quello del fratello, intimandogli di non oltrepassarla. Remo non lo ascolta e scatta la lite in cui Romolo uccide Remo. Così nasce la città di Roma.
Questa la leggenda, la realtà è che l'Aventino è vicino all'isola Tiberina, il porto della città, fonte di ricchezza. Ben presto il colle diventa luogo residenziale dei ricchi mercanti che commerciano con tutto il resto del mondo occidentale, Grecia, Etruria ecc.... Le popolazioni straniere invece, Egitto per esempio, scelgono di risiedere sulla sponda opposta del Tevere.
Con il passare del tempo Roma si ingrandisce e i suoi commerci rendono insufficiente la capacità del porto tiberino, così viene costruito l'Emporium, che è comunque vicino all'Aventino, e quindi la zona continua ad essere densamente popolata. Questo colle è un punto strategico e non omogeneo, come piaceva tanto ai romani: vicino al fiume, ma al riparo dalle possibili inondazioni.
Sull'Aventino col tempo sorgono anche molti templi che poi verranno soppiantati da chiese. Già dal V secolo d c nasce la basilica di santa Sabina. Un tempio che però ha lasciato una traccia ancora oggi visibile è quello della dea Floria, la dea dei fiori, difatti essa aveva il suo tempio proprio dove oggi c'è il roseto comunale.
In questo luogo, dopo la caduta dell'impero il tempio viene abbandonato, cade tutto nell'oblio come i fiori che dovevano esserci per tutto l'anno. Questo fino a metà 1600, quando la comunità ebraica decide di utilizzare la zona come cimitero, almeno fino all'epoca moderna, quando Mussolini lo farà smantellare per farlo trasferire al Verano.
Negli anni trenta però una contessa americana viene a vivere a Roma. Essa decide di dotare la città di un roseto aperto al pubblico che possa ospitare tutte le specie di rose esistenti nel mondo. Come luogo viene scelto il colle Oppio. Nasce così il premio Roma, una gara che ogni anno vince la rosa più bella.
Nella seconda guerra mondiale però viene distrutto e finito il conflitto il comune decide di ricrearlo, ma stavolta qui sull'Aventino, restituendolo così alla dea dei fiori. Per ricordare la presenza del cimitero, nella parte superiore del cimitero, attraverso l'intreccio dei sentieri, è stato disegnato l'amenorha, il candelabro a sette bracci ebraico.
Nella parte superiore del roseto ci sono più di mille e cento specie di rose. Nella parte inferiore invece ci sono le rose in gara ogni anno, più tutte le rose vincitrici delle passate edizioni.
Saliamo ora il colle fino a raggiungere la rocca dei Savelli, oggi conosciuta come il giardino degli aranci.
Della rocca in realtà oggi rimane solo il muraglione, del palazzo al suo interno non rimane più nulla, se non il parco divenuto il giardino degli aranci.
Uno dei più famosi punti panoramici della città nasce negli anni trenta per mano di un architetto di nome Munoz. Dalla terrazza all'interno delle mura si capisce perché la rocca fu costruita qui: era un formidabile punto strategico. Dall'alto si poteva vedere tutto molto bene. Inoltre il Gianicolo era proprio qui di fronte e divenne fondamentale punto di osservazione contro i francesi che vi erano annidati.
Qui sotto poi si stende il protagonista della città: il fiume Tevere. Sull'altra sponda infatti c'era la zona dell'emporio, il nuovo porto in cui arrivavano tutte le merci provenienti da Ostia, dove le grandi navi scaricavano le mercanzie per caricare le piccole barche in grado di navigare sul fiume con quintali di merci in arrivo ogni ora.
Nell'epoca rinascimentale invece non è mai stato scelto dalle grandi famiglie per le loro residenze. La cosa si spiega facilmente perché in quell'epoca l'Aventino era divenuto un limite esterno della città, troppo lontano dal nuovo centro politico, ovvero San Pietro.
Entriamo nella basilica di Santa Sabina, una delle più antiche a Roma, risalente al V secolo d c. Il nome deriva da una matrona romana martirizzata in questo luogo. La basilica diventa importante come meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli di ogni parte d'Europa, tanto che viene restaurata durante il rinascimento, e poi anche nel Barocco. Si sa infatti che il Borromini si è prodigato nel suo rifacimento interno.


Oggi la rivediamo con il suo aspetto paleocristiano, perché lo stesso architetto che ha costruito il giardino degli aranci, Munoz, ha avuto anche la richiesta da parte del comune degli anni trenta di andare a togliere i rifacimenti rinascimentali e barocchi, perdendo così il tocco del Borromini. Così facendo si è riscoperto come erano le basiliche paleocristiane, molto vicine all'idea di Costantino, così come doveva essere era la prima Basilica di San Pietro e come vediamo oggi la Basilica di San Paolo.
A partire dal 1200 viene gestita dai domenicani, che vi costruiscono a lato il convento, dove il primo San Domenico, che arriva dalla Spagna, dimorerà.
Da una piccola apertura sulla parete si riesce ancora a vedere all'interno del giardino del convento con al centro un pozzo ed il primo albero di arance amare portato da san Domenico. Si dice che l'albero sia ancora lo stesso e non sia mai morto. Ovviamente durante i secoli ne sono stati ripiantati svariati per non far morire la tradizione. Fu da qui che prese spunto Munoz quando piantò tutti gli aranci nel rifacimento di rocca Savelli, ribattezzandolo come giardino degli Aranci.


All'interno della basilica c'è una curiosità da scoprire: relegata in un angolo troviamo una strana pietra di basalto nera. Posizionata sopra una colonnina, viene detta pietra del diavolo: pare infatti che il diavolo in persona vedendo le continue preghiere che venivano rivolte sulle tombe dei martiri si adirò scagliando la pietra contro san Domenico.
In realtà questa pietra è semplicemente un peso che, posizionato sul bilanciere, veniva utilizzato nei commerci dell'antichità. Del resto siamo vicini alla zona dove c'erano moltissime attività commerciali.
Ci spostiamo nell'ultima tappa della visita, la sommità del colle Aventino, dove solitamente ci si può accostare ad una serratura per sbirciare attraverso i giardini della casa dei cavalieri di Malta. Da questo pertugio si riesce ad identificare il cupolone di San Pietro, gesto che da solo permette di attraversare in una sola volta ben tre stati: Italia, Malta e Vaticano.
Oggi però è una delle giornate del FAI e la massa di gente che affolla la piazza non ci permette nemmeno di avvicinarci.
Dal 1200 in cima all'Aventino si stabiliscono i cavalieri Malta, un ordine militare nato in difesa della cristianità e del Papa, un pò come i templari. La differenza tra i cavalieri di Malta ed i templari è che questi ultimi nascono solo come esercito, mentre i cavalieri di Malta, detti anche di Rodi, sono un ordine cavalleresco.
Essi nascono intorno all'anno mille da un gruppo di mercanti napoletani che si imbarcano per la terra santa. Raggiunta Gerusalemme fondano un piccolo ospedale. Sono devoti a san Giovanni battista e si occupano di dare assistenza ai malati. Solo successivamente, quando scoppiano le crociate, diventano anche loro cavalieri e forza armata del Papa, in particolare ne saranno la flotta marina. Anche se non sono scomparsi come i templari, durante la storia vengono spesso cacciati: nel 1300 vengono mandati via da Gerusalemme ed andranno a Rodi. Solo due secoli più tardi vengono cacciati, quindi nel 1500 arrivano a Malta, quando ormai le crociate sono finite e gli ultimi templari sono scomparsi. A Roma sono sempre in questa villa sull'Aventino, mentre a Malta danno l'avvio alla formazione della nazione dalla capitale La valletta, che prende il nome del gran maestro dei cavalieri che fonda la città. Vi rimarranno fino alla conquista di Napoleone quando, avendo fatto voto di non muovere più guerra contro altri cristiani, lasciano l'isola per tornare a vivere a Roma. Nella capitale hanno continuato, la loro missione di cura dei malati, tanto è vero che ancora oggi esiste l'ospedale dei cavalieri di Malta.
Sono un ordine iniziatico, in passato per entrare nell'ordine si doveva essere parenti di un cavaliere.
La loro villa sull'Aventino è la sede centrale dei cavalieri, mentre quella che si affaccia con la sua loggia medievale sui mercati di Traiano, una vista ineguagliabile, è la sede dei cavalieri di lingua italiana.
E' un ordine piramidale, a capo del quale c'è il gran maestro, un cardinale che partecipa anche al conclave.
A metà del 1700 il Piranesi venne chiamato a decorare la piazza su cui si affaccia la villa dei cavalieri. Il Piranesi si pensa che potesse essere un membro dei cavalieri, o comunque una persona molto vicina ad essi, difatti è sepolto nella basilica all'interno della Villa.
Nella piazza si possono vedere molti simboli riferiti all'ordine, l'idea che accomuna tutto è che l'Aventino in realtà sia una nave pronta a salpare per raggiungere la terra santa. Guardando dal Tevere in questo punto sembra avere la forma della chiglia di una nave, dove la villa potrebbe essere la sommità, con i giardini che sono gli alberi della nave con le sue vele.

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