Tanti
anni fa a Milano ho conosciuto Lucio, personaggio inequivocabilmente
capitolino. Lui dice di essere di Trastevere ma pare abbia una
discendenza diretta con un console della Roma repubblicana: Lucio
Cornelio Scipione Scapula Barbato, detto anche Scipione l'africano.
Per verificare questa sua fantasiosa teoria oggi io e Cassandra siamo
venuti a visitare il sepolcro degli Scipioni, sull'Appia antica.
Il
sepolcro, visitabile solo tramite le associazioni archeologiche come
quella di cui siamo diventati fedeli frequentatori, si trova nel
tratto interno dell'Appia, che va da piazza Numa Pompillio a porta
San Sebastiano.
Oggi
il sepolcro è praticamente in centro, ma quando fu costruito si
trovava all'esterno della città, fuori dalle sue prime mura, quelle
dette serviane. Gli antichi infatti per legge non potevano seppellire
i morti dentro la città. Solo successivamente, trascorso qualche
secolo, la città passando dall'epoca repubblicana a quella imperiale
era talmente cresciuta che vennero costruite altre mura, quelle
aureliane, proprio nei pressi di porta san Sebastiano. Da allora i
morti furono seppelliti al di là di quel limite.
Tanto
per capire cosa significa epoca repubblicana diciamo che ci furono i
primi sette re di Roma fino al 509 a c, quando venne istituita la
repubblica. In quel periodo la città era governata da due console
che si alternavano ciclicamente in modo che nessuno potesse
accumulare troppo potere.
Il
sepolcro degli Scipioni è del periodo repubblicano e risale al terzo
secolo a c. Quando Roma si è espansa, questa zona è diventata una
parte della città come le altre, ma col passare dei secoli qui sopra
vi nacque addirittura una vigna. Questo cambiamento avvenne
soprattutto nel medioevo perché dove prima c'era la città era
diventato tutto un prato con poche case isolate.
Una
di queste case nasce intorno al 1600. La costruzione era di proprietà
dei fratelli Tarsi, i quali decisero di allargare le cantine della
loro vigna e scavando scoprirono casualmente il sepolcro degli
Scipioni.
La
cosa incredibile è che l'evento fu solo una riscoperta: infatti il
sepolcro venne ritrovato per la prima volta intorno al secondo, terzo
secolo d c, quando già da tempo ci si era dimenticati degli
Scipioni.
Nel
1780 invece il sito fu riscoperto per la terza volta: su ordine del
Papa vennero fatti degli scavi al fine di recuperare reperti da
aggiungere alla sua collezione.
Purtroppo
i primi scavi archeologici ci furono solo in età moderna, agli inizi
del 1900, quando si è scoperto che dopo i primi due secoli dalla sua
costruzione, era diventato insufficiente a causa della grande
esplosione demografica. Per questo motivo venne aggiunto al sepolcro
un grande colombario in cui venivano messe moltissimi urne cinerarie.
La
vita del sepolcro come abbiamo potuto capire non è mai stata
semplice, anzi perfino prima degli Scipioni c'era già qualcosa: nel
secondo secolo d c, durante gli scavi del primo ritrovamento gli
antichi si imbatterono perfino in delle catacombe. Queste però non
erano cristiane, anche perché in realtà le catacombe venivano usate
già molto tempo prima della comparsa di tale religione.
Si
fa un po' fatica a mettere assieme tutte queste epoche in un unico
luogo, soprattutto se si pensa queste che non si sono quasi sfiorate
tra loro, se non per caso.
Guardando
verso l'alto, si scorgono nella casa torretta dei Tarsi tracce di una
casa romana risalente al terzo secolo d c, altra indicazione che già
a quei tempi già si era perso l'idea che qui ci fosse una necropoli.
Ci
avviciniamo all'ingresso del sepolcro costruito da Lucio Cornelio
Scipione Barbato, dentro il quale sono state trovate circa trenta
tombe.
Il
sepolcro è una specie di rettangolo scavato nel tufo e costituito da
diverse gallerie, lungo le quali furono collocati i sarcofagi.
L'interno
della tomba era tutto intonacato, mentre sulla facciata, che non era
sull'Appia ma vi si accedeva da una piccola vietta laterale, era
affrescata sin dal terzo secolo a c, poi successivamente restaurata.
Quello che vediamo oggi si pensa possa risalire al primo affresco di
Scipione Barbato e dovrebbe riguardare una scena militare. Il
capostipite della famiglia infatti era conosciuto per essere colui
che aveva sconfitto gli etruschi.
Poco
più in là si vedono tracce di disegni molto più semplici risalenti
all'intervento del primo secolo a c.
Sopra
gli affreschi si intravede un podio, da cui probabilmente vigilavano
tre statue: Scipione Barbato, Scipione l'africano e il poeta Ennio,
sempre degli Scipioni.
Entriamo
nel sepolcro attraverso un arco e camminando fino in fondo al
corridoio, ci troviamo di fronte alla riproduzione della tomba di
Lucio Cornelio Scipione Barbato. Lucio era il nome, Cornelio era il
nome della famiglia, Scipione era il cognomen, ovvero una
particolarità, anche fisica, usata per contraddistinguersi tra i
tanti Cornelii. Un po' come nei film sui gangster: Jonny il bello,
Nick tre dita, Joe bagnarola.
Nel
caso del mio amico Lucio potrei chiamarlo in tanti modi: Lucio il
venezia, Lucio il romano, Lucio il lento, Lucio il vecchio, Lucio il
granlavoratore, Lucio passala, Lucio tira, Lucio Takeaway, Lucio
nuntelapassamai, Lucio hocarcolatomaleitempidaalavatrice.
Sto
un po' divagando, del resto era un po' che non scrivevo male del mio
amico.
Scipio
in realtà era il bastone, per cui è probabile che uno dei primi
Scipioni fosse cieco e andasse in giro con un bastone, o con un
parente come guida. Scipione barbato forse veniva chiamato così
perché aveva la barba, mentre Scipione l'africano si guadagnò il
nome sconfiggendo i cartaginesi nelle seconde guerre puniche.
Scipione
l'emiliano invece, non essendo nato come uno Scipione, venne adottato
dagli Scipioni diventando Publio Cornelio Scipione l'emiliano.
Per
le donne invece non si conosceva che la famiglia, in quanto
conoscerne il nome significava conoscerla intimamente e per una
matrona romana non era proprio il caso, a meno che ne fosse il
marito.
Il
sarcofago di Scipione Cornelio è molto grande, contrariamente a
quanto accade di solito: i romani erano piccoli di statura e di
conseguenza anche i loro sarcofagi. In rari casi, quando vi era
sepolto qualcuno di veramente importante, erano grandi.
Le
decorazioni sono particolari in quanto riconducibili all'arte greca.
Ci sono delle doriche, volute in stile ionico e petali di fiori di
acanto tipici dello stile corinzio. Non a caso la tomba sorge
sull'Appia: Scipione Barbato aveva un'idea politica ben precisa che
voleva Roma espandersi verso la magna Grecia. L'Appia era infatti era
la strada che portava a sud, ovvero verso la Grecia e l'espansione in
oriente.
Ai
suoi tempi non tutti erano favorevoli all'annessione della Grecia, si
diceva che i greci fossero effeminati e potessero compromettere
l'integrità morale dei romani.
Sul
sarcofago è stata trovata una scritta: una parte dell'elogio funebre
fatto per il defunto. In questo caso vengono raccontate le virtù
morali e fisiche di Scipione barbato, elencate per poterlo ricordare,
dandogli così la vita eterna.
Poco
più in là ci sono altri sarcofagi, più piccoli perché a lastre.
Col tempo ogni stanza o corridoio ne vennero riempiti.
In
un'altra galleria, vicino alle tombe del figlio di Scipione
l'asiatico, c'è una calcarea: una grossa buca che in periodo
medievale, quando a Roma vivevano solo ventimila persone, venivano
buttati dentro pezzi marmo dell'antica Roma per essere bruciati allo
scopo di creare la calce.
Ecco
dove è finita parte dell'antica Roma, oltre che essere stata
riutilizzata per la costruzione di palazzi e chiese, veniva
polverizzata.
Lì
vicino troviamo una nicchia con un'urna. Questa è di epoca molto
tarda, quando gli Scipioni si erano estinti e rimaneva solo un ramo
secondario, gli Scipioni leturi. Questi si fecero seppellire qui
proprio per testimoniare la loro discendenza con gli Scipioni. In fin
dei conti era un po' per vantarsi.
In
un'altra galleria si trova la tomba dell'unica donna sepolta qui, una
Cornelia ovviamente.
Essendo
Scipione colui che ha sconfitto gli etruschi, da allora la cultura
romana subi molto l'influenza della cultura etrusca, cosa che accadde
anche con la cultura greca ed egizia. Dagli etruschi probabilmente i
romani impararono, tra le altre cose, a seppellire i loro morti
all'interno di blocchi di tufo.
Passiamo
nell'ultima ala del sepolcro che dovrebbe essere stata ampliata da
Scipione l'emiliano. Purtroppo, nonostante la loro grande importanza,
ne Scipione l'africano ne il fratello Scipione l'asiatico vi furono
seppelliti, essi infatti morirono in Campania dopo essere stati
esiliati.
Si
pensa che vi fu sepolto Scipione l'emiliano, ma non è stata trovata
nessuna prova che lo possa dimostrare.
Scipione
l'africano, ricordato per aver sconfitto Annibale e i cartaginesi
nella seconda guerra punica, e l'asiatico sono i pronipoti del
capostipite Scipione.
Scipione
l'africano fu il formidabile generale che ebbe l'idea di sconfiggere
Annibale spaventando i suoi elefanti facendo tutto il rumore
possibile: trombe tamburi e chissà che altro. Gli elefanti, in preda
al terrore, scapparono disperdendo l'esercito cartaginese.
Inoltre,
nonostante i cartaginesi fossero molto superiori numericamente,
Scipione l'africano riusci a chiudere i nemici in una conca e quindi
a circondarli dall'alto, riuscendo in fine a sconfiggerli
definitivamente.
Anche
Scipione l'asiatico fu un grande condottiero che riportò le sue
vittorie in Asia.
Entrambi
i fratelli quando tornarono a Roma ebbero una carriera politica molto
sfortunata: furono definiti troppo buoni con i loro nemici e vennero
accusati di corruzione. Finirono per ritirarsi in esilio nelle loro
tenute campane dove rimasero fino alla morte.
Scipione
l'africano ebbe un figlio che poi adottò colui che divenne Scipione
l'emiliano. Ebbe anche una figlia di nome Cornelia, l'unica donna che
riuscì ad avere una statua che la raffigurasse nel foro romano.
Definita la matrona per eccellenza, era la madre dei famosi fratelli
Gracchi, Tiberio e Caio Gracco: questi erano due tribuni della plebe
che volevano dare i nuovi terreni dell'Italia appena conquistati,
invece che agli aristocratici, al popolo.
Probabilmente
furono tra i primi comunisti della storia.
Gli
aristocratici, che non erano comunisti, fecero fuori i Gracchi
fisicamente, facendo naufragare la loro democratica riforma agraria.
Tra gli aristocratici c'era pure Scipione l'emiliano che aveva
sposato la sorella Sempronia. Sembra che Sempronia non fu proprio
contenta che il marito le avesse ucciso i fratelli, si sospetta
infatti che fu lei far fuori Scipione l'emiliano.
L'emiliano
in vita invece fu colui che distrusse definitivamente Cartagine. Gli
Scipioni ce l'avevano a morte con Cartagine, nessuno sa perché, ma
si sospetta che i cartaginesi parcheggiassero sempre nel posto auto
condominiale degli Scipioni.
Nella
terza guerra punica Cartagine fu rasa al suolo per la terza volta,
definitivamente in questo caso. Fu proprio l'emiliano a pronunciare
la storica frase "Cartago delenda est".
Quando
però diede fuoco a Cartagine l'emiliano pianse. La leggenda dice che
tra le fiamme vide Roma, in una sorta di profezia che sarebbe poi
avvenuta, anche se molti secoli dopo.
Probabilmente
l'emiliano è sepolto qui, ma non se ne ha la certezza.
Con
l'emiliano finisce l'epoca d'oro degli Scipioni e finisce anche la
storia di questo sepolcro. Solo successivamente sarà sepolto
l'ispano e Cornelio. Anche se uomini di una certa importanza, furono
comunque personaggi comunque di minor spessore rispetto ai loro
antenati.
Ci
sarebbe un'altra stanza da visitare, il colombario, ma purtroppo in
una delle poche settimane di pioggia romana, si è allagato
completamente rendendolo inaccessibile. Il colombario era una grande
stanza quadrata in cui ogni parete era stata scavata con delle
nicchie in cui venivano riposte le urne cinerarie.
Usciamo
quindi dal sepolcro degli Scipioni, coloro che furono definiti padri
della patria, che vinsero le battaglie decisive per la creazione
dell'impero romano. Non a caso l'elmo di Scipio viene citato ancora
oggi.