Prima
vera gara del 2018, primo vero test prima della maratona, ma non sono arrivato
primo, come ogni volta mi chiede la gente vedendo la medaglia che indosso oggi in ufficio, e forse anche domani.
È
stata una bellissima gara che grazie alla scuola serale del G6, da cui ho
ancora molto da imparare, mi ha permesso di abbassare il mio personale di ben
quattro minuti 1:38:18!
Per
me è un risultato che ha quasi dell’incredibile.
Arrivo
al Palasport un po’ titubante. Sono venuto senza il gruppo alla partenza, ho
bisogno di concentrarmi e accompagnato dalla sola Cassandra mi sento
tranquillo, sereno e soprattutto nel posto giusto. Sono molto più calmo
rispetto agli ultimi pre-gara che ho fatto, quando l'orologio trillava ogni
venti secondi per i battiti troppo alti.
Provo
a scaldarmi un pochino e subito capisco che non so come vestirmi. Difatti
sbaglierò. Incontro Romolo che corricchia, ma lui sta nella griglia più avanti
e così lo saluto.
Partono
i Top runner! Anche il G6 sta là, appena dietro. Con calma mi dirigo alla
griglia, saluto Cassandra e vado.
Avevo
deciso di impostare la gara sul ritmo della mia prossima maratona, 4'50", ma la
discesa e l'eccitazione dell'inizio mi fanno andare un pochino più veloce. Alla
grande chiesa dell'Eur intravedo Flavio che poco a poco raggiungo. Mentre lo
saluto già muoio di caldo, così accelero per poi rallentare e
iniziare lo spogliarello.
Ora
sì che respiro.
Sul
grande rettilineo che porta alla Colombo raggiungo e saluto anche Michele.
Ma
quanto sto andando forte?
Tutta
immaginazione, ci pensa Marco a farmi tornare coi piedi per terra,
raggiungendomi e seminandomi.
Continuo
in solitaria salendo sulla Colombo e il mio ritmo non accenna ancora a
scendere, sto tra i 4'30" e i 4'40". Sarà un'impressione ma mi sembra tutta in
discesa. Sarà per questo che vado così forte?
Inizia
a scendere qualche goccia, ma poca roba in confronto a quello che ho passato a
Firenze. Il problema sarà quando arriveremo a pochi chilometri da Ostia: è
prevista una bella tramontana.
Continuo
spedito e incappo in un runner vegano che zampetta a piedi nudi! Va bene la
dieta, ma le scarpe? Certo che si risparmia un sacco eh, ma che centra?
Mi
affianco e cerco di intavolare un dibattito, ma la velocità e la famosa salita
del camping consentono solo uno scambio parziale.
-Vegan?
-Scelta.
-Io
vegetariano.
-Bravo.
-Scarpe?
-Sgr cof
-hehe!
Argh eff
-blugg
der!
Dopo
gli ultimi grugniti incomprensibili intravedo la fine della salita e inizio a
scogliere le briglie dei cavalli salutandolo.
Sono
di Milano, è la mia seconda Roma Ostia, e mi sono fatto fregare dalla falsa
prospettiva. La salita non è finita.
Continuo
a superare gente senza problemi mantenendo alto lo sforzo, non quello di Balle
spaziali, forse anche di più. Quando guardo l'orologio però mi accorgo che sto
andando solo a 5'.
Va
be', finirà 'sta cavolo di salita.
Me
ne accorgo solo pochi minuti più tardi, quando la velocità inizia a salire
rapidamente e mi lascio alle spalle i palloncini dell'ora e 40.
Ma
che davero davero?
Ok,
niente panico, siamo solo a metà.
La
discesa, che bella invenzione.
Viaggio
a 4'10", infischiandomene della coscienza che cerca di frenarmi evocando
immagini in sequenza di una rovinosa caduta, di uno stiramento e di un collasso
cardiovascolare.
L'orizzonte
mi chiama, laggiù in fondo c'è quel sogno chiamato traguardo, quella linea
immaginaria da tagliare prima del mio fantasma del passato, che fino a ieri era
più veloce. Fino a ieri.
Un
runner invita il pecoraro che, appoggiato al suo bastone, si gode la gara sul
bordo della strada.
-Daje!
Vieni a core!
-Eh,
come faccio? - lui ride e indica il gregge -C'ho le pecore!
A
tre o quattro chilometri dall'arrivo incontro anche Andrea che si è fermato un
attimo a camminare.
Aspetto
fino a che gli sono a tiro e poi gli sparo un grande "Daje!!!"
Lui
si gira con la faccia dolorante per i crampi.
E
mo che glie dico?
Imbarazzato
lo lascio indietro e continuo.
Manca
poco ma la mia velocità è calata molto. Dietro di me sento già la truppa dei
palloncini.
Inizia
la salita finale ed io cerco tra il pubblico Cassandra.
Trovo
invece Mauro che, sorpreso, quando mi vede fa un casino tale da coprire il
megafono dello speaker!
Ora
sto andando veloce, manca poco, ma sento che il fiato è al limite.
Dall'altra
parte del rettilineo finale vedo Marco che mi precede, quando arrivo alla curva
sono quasi stremato.
Senza
più energie stringo i denti e chiudo gli occhi per un attimo.
Quando
li riapro vedo in lontananza il tabellone con i tre tempi.
Il
mio è sull'1:38!!!
Quasi
non ci credo, ma gli ultimi cento metri sono tosti da mantenere a quel ritmo.
Quando
taglio il traguardo poi vedo Cassandra dietro le transenne e corro subito da
lei commosso per la mia piccola impresa.
E
adesso?
Come
diceva Muttley: Medaglia! Medaglia! Medaglia!