Come un cacciatore di tesori,
quasi un nostrano Indiana Jones mediolanense, ho trovato ancora delle visite guidate
davvero belle.
Le prime due sono state alla
Villa dei Sette Bassi e all'Antiquarium di Lucrezia romana.
Come spesso mi è successo da
quando sono qui a Roma, il primo incontro che ho avuto con la villa dei sette
Bassi, è stato mentre andavo in ufficio in auto. Del resto in questa città, in
qualunque zona siate, basta volgere lo sguardo a destra o sinistra per vedere
qualcosa di antico.
Questa villa si trova
abbastanza decentrata rispetto alla Roma classica, a metà strada tra la via
Tuscolana e via di Capannelle, in direzione Roma sud. Sorge su una collinetta
in mezzo ad un parco, separato dal parco degli acquedotti, dove mi alleno quasi
tutti i giorni per la maratona.
A dividerli c'è solo una
strada e inizialmente, nei primi tempi di esplorazione podistica avevo sperato
che ci fosse un passaggio che mi consentisse di correre dentro quest'altro
meraviglioso parco, ma purtroppo era chiuso e pensavo fosse proprietà privata.
In realtà non lo è più da poco e per la prima volta l'area della villa è stata
aperta al pubblico.
In antichità questa era una
zona ricchissima di ville suburbane, tanto che nel medio evo si pensava che
questa fosse addirittura una città diversa da Roma, costruita da una civiltà
anche più antica. Veniva infatti chiamata la Roma vecchia.
Oggi sappiamo che non è così e
che erano tutte ville di grandi signori, così come la villa dei Quintili e
quella dei sette Bassi.
Fino a pochi anni prima era
appartenuta alla famiglia Torlonia, a cui piaceva possedere ruderi e depredarli
di qualunque cosa di prezioso contenesse vendendolo al miglior offerente, senza
neanche preoccuparsi di catalogare o preservare alcunché.
Espropriata dallo stato, la
villa oggi giace semisepolta nel terreno e pare che non vi sia mai stato fatto
alcuno scavo archeologico. Si spera in futuro di trovare un finanziamento che
porti alla luce i suoi segreti.
Giunti all'ingresso della
villa veniamo accompagnati da un archeologa all'interno del parco, lungo un
percorso che gira attorno ai principali edifici, visibili solo dall'esterno.
Vediamo la villa rustica, il tempietto, che probabilmente era un ninfeo, la
depandance e la villa vera e propria.
Non si sa con certezza la data
di costruzione, probabilmente risale intorno al 130 d.C., nel periodo di
Settimio Severo.
Della villa si vedono pochi
muri, qualche cosa che dovrebbe essere un criptoportico e poco altro.
Nonostante la lontananza e le mura scarnificate e martoriate, non possiamo non
notare la grandezza della struttura. L'archeologa che ci accompagna spiega,
mostrandoci i bordi del giardino esterno, che doveva essere grandissima. Il
giardino, su cui si affacciava la villa, sembra che misurasse quattrocento
metri circa. Il complesso quasi sicuramente era almeno il doppio di Villa dei
Quintili.
Passeggiando vediamo anche i
resti di un acquedotto che probabilmente riforniva d'acqua la zona prendendola
dai vicini acquedotti Claudio e Anios Vetus.
Pur avendo visto solo da
lontano la villa, ci avviamo verso l'uscita contenti della visita e speranzosi
che prima o poi venga dato inizio ad uno scavo che riveli ciò che si nasconde
indisturbato da duemila anni la sotto.
Per completare la giornata, ci
rechiamo all'Antiquarium di Lucrezia romana, a poche centinaia di metri proprio
dalla villa.
In questo piccolo, ma
incredibilmente ricco museo, ci sono due edifici.
Nel primo, detto dei marmi, ci
sono statue, affreschi, mosaici, marmi, urne e una vasca fantastica, tutti
reperti provenienti da scavi effettuati nella zona circostante.
Nel secondo edificio, forse
ancora più ricco, ci sono soprattutto i corredi funebri delle tombe rinvenute
sempre in questa zona: ampolle, anelli, aghi, collane, gioielli, ma anche parti
di tombe in terracotta, statue, vasi di vetro, monete, tante monete, perfino un
tesoretto. Tutto raccolto in un piccolo ambiente, ma davvero bello.
Estasiati usciamo per vedere
l'antica strada Castriminiense, affiorata a nemmeno cento metri dal museo e
percorribile per un mezzo chilometro.
E' stata una delle nostre
tipiche giornate di fine settimana romane, vissute lontano dal centro e dal
caos, ma vicino alla natura e alle meraviglie che gli antichi hanno nascosto
ovunque, a testimoniare la loro grandezza, la loro immortalità.