lunedì 4 giugno 2012

Cetona – Cortona – L'Oca di Trevi






E' arrivato il giorno del rientro, purtroppo...
Prima di tornare all'Oca di Trevi però salutiamo il magnifico B&B e ci dirigiamo alla volta di Cortona.
In poco più di mezz'ora da Chiusi siamo a Cortona, un borgo molto carino che si trova sulla cima di una collina da cui si può vedere praticamente tutta la val di chiana e una parte del lago trasimeno.
La piccola località è anch'essa circondata dalla ben conservata cinta muraria medievale, ed è formata da piccole e ripide viuzze lastricate che portano in cima fino al cuore del borgo, le due piazze principali, una accanto all'altra, in cui è in corso un mercatino dell'antiquariato e dell'usato.
Giriamo il paesello incuriositi dal gran numero di turisti che sembrano muoversi in tutte le direzioni lungo le stradine del centro e quando arriva l'ora di pranzo capiamo perché c'era tanto movimento: i ristoranti alla domenica sono tutti prenotati e non si trova quasi posto per mangiare...
Cerchiamo finché non troviamo un bar nel centro e dopo aver consumato un'insalata e una piadina riprendiamo la strada di casa.
La nostalgia che ci accompagna nel viaggio di ritorno non è solo per la magnifica e colorata Toscana, ma anche per non poter portare con noi la Betty a conoscere le comode e tranquille strade della campagna attorno all'Oca di Trevi.



venerdì 1 giugno 2012

3, 2, 1... Partenza!!!





Ci svegliamo con calma e facciamo un'abbondante ed ottima colazione, dopo di che partiamo per Cetona, dove recupereremo il bolide rosso che ci trasporterà per tutta la giornata.
Cetona è molto vicino e così in nemmeno dieci minuti giungiamo a destinazione dove veniamo accolti dal Signor Paolo e le sue due splendide 500. Infatti oltre alla rossa Betty c'era l'opportunità di prendere in consegna un'altra vecchia Fiat 500 L, l'azzurro Charly, più giovane e più scattante, ma anche il Signor Paolo quando ci vede entrare con la mia nuova 500 rossa capisce subito quale auto prenderemo.
Il signor Paolo è molto simpatico e gentile, con la sua tipica parlata toscana ci spiega alcune cose sull'auto e mi fa firmare i documenti necessari, dopo di ché ci racconta del giro che potremmo fare, che poi è proprio quello che avevamo in mente anche noi, il tour panoramico.
Terminato il briefing il signor Paolo ci mostra come funziona la Betty, in pratica l'accensione che è un pò diversa dalle auto di questi tempi: si infila la piccola chiave nel cruscotto, si gira, si preme la frizione, si alza la leva dell'accensione e si sente subito il tipico rumore ondeggiante del motorino di avviamento che chiede di innescare l'acceleratore.
Sul cruscotto ci sono anche tre piccole leve, modello Big shooter (vedi i vecchi cartoni di Jeeg Robot), una per le luci, una per gli abbaglianti e una per i tergicristalli.
Il contachilometri è tondo e molto simile a come è stato rifatto per il modello del 2007. In prossimità dei 25 all'ora c'è un cerchio rosso con una "I" bianca, vicino ai 40 all'ora c'è "II" e poi anche i 65 all'ora sono contrassegnati con "III". (Posso solo presumere che una volta fossero le velocità a cui si poteva tirare queste tre marce perché, come scoprirò durante la giornata, quando si toccano i 40 all'ora con la Betty si è già in terza...)
Il momento è arrivato, saliamo sulla vecchia auto, chiudiamo le porte, infiliamo i vecchi occhiali da sole degli anni 70 con le lenti verdi, apriamo il tettuccio e con un sgommata, non proprio voluta, partiamo.
L'emozione è tanta, ma si capisce subito che è un'auto di un'altra epoca. I pedali sono piccoli piccoli e durissimi. Il volante ha un giogo non troppo simmetrico ed infatti per andare diritti bisogna tenerlo inclinato un pochino verso sinistra. L'auto è stata adattata per le cinture di sicurezza e perfino con l'accendi sigari, per cui volendo potremmo anche collegare il navigatore e farci guidare verso le colline da esplorare... potremmo... in realtà Lucetta ha già in mano la cartina stradale della zona e per oggi ci affideremo solo a quella, proprio come una volta.
Secondo il signor Paolo non c'è bisogno della doppietta, però se non si da un doppio colpo di pedale la marcia entra lo stesso ma la 500 ha un forte sussulto di accelerazione. Imparo subito il trucco e assecondo la Betty nei suoi capricci.
Il motore scoppiettante è rumoroso quanto vive sono le vibrazioni trasmesse dal volante, i sedili e tutto l'abitacolo, ma per i primi venti minuti di viaggio io e Lucetta non ce ne accorgiamo nemmeno, tanto ci divertiamo a viaggiare sul bolide scattando fotografie ad ogni curva, svolta o tornante. Complice il vento sembra di volare e ad ogni discesa si ha la sensazione che il motore tenti di decollare veramente, in realtà viaggiamo ad una velocità media di 40 km orari, a volte con punte di 50...
E il tempo?
Alla faccia delle previsioni che davano temporali nei casi più pessimistici, al cielo coperto nei più ottimistici! Il sole splende sulle nostre teste dritto dentro al tettuccio.
Ridendo e scherzando attraversiamo Sarteano e poi Chianciano Terme che con la sua lunga passeggiata alberata che costeggia la strada sembra quasi di attraversare il lungo mare di una famosa località turistica, ma è tutta suggestione creata dall'incantesimo della 500.
Senza accorgercene arriviamo a Montepulciano e attraversando un lungo e antico viale di cipressi parcheggiamo ai piedi del paese, proprio davanti alla magnifica ed imponente chiesa di San Biagio. La costruzione ha una particolare proprietà: se ci si posiziona al centro, sul piccolo cerchio bianco che è esattamente perpendicolare con il centro della grande cupola soprastante e si battono le mani allora se ne sentirà l'eco, ma solo chi ha battuto le mani lo sentirà.
Da San Biagio ci incamminiamo lungo la ripida salita che porta in cima al colle dove è arroccato il borgo. Ce la prendiamo con calma e dopo una mezz'oretta usciamo dai piccoli vicoli e spuntiamo nella grande e bella piazza di Montepulciano su cui si affaccia la cattedrale in cui Lucetta ci si perderà per circa quarantacinque minuti. I quattro lati della piazza sono impreziositi da diversi palazzi: il trecentesco Palazzo Comunale, che ricorda nella torre e nel coronamento merlato il Palazzo della Signoria di Firenze; il Palazzo Contucci, e quello Nobili-Tarugi, rivestito in travertino. Accanto a quest'ultimo palazzo c'è il Palazzo del Capitano del Popolo e di fronte il pozzo dè Grifi e dei Leoni dalle eleganti forme rinascimentali.
Un gruppo di musicisti regalano un'atmosfera rinascimentale con la loro chitarra classica, il flauto e la fisarmonica. Sempre sulla piazza ed ai quattro angoli ci sono cantine con degustazione di vini dove spiccava ovviamente il famoso vino nobile di Montepulciano, ne conto almeno una decina...
Il borgo è molto bello e ben conservato, nell'attesa che Lucetta esca dalla cattedrale lo esploro un pochino. Si nota subito che oltre alla cura delle case antiche e dei monumenti c'è una grande attenzione per la pulizia.
Finalmente Lucetta ricompare sulle scale della chiesa e, guarda caso, è ora di pranzo... Ci sediamo allora in una piccola osteria che da sulla piazza a mangiare due ottime insalate.
Dopo essere ridiscesi fino al parcheggio della Betty ripartiamo alla volta di Pienza, un altro antico e piccolo borgo che sorge su una collina qualche chilometro più in la.
Pienza pare sia stata costruita secondo le indicazioni di Papa Pio II Piccolomini diede mandato ad un architetto di il piccolo borgo medievale di Corsignano nella Città Ideale del Rinascimento. In tre anni nacque questo borgo di straordinaria bellezza ed armonia, simbolo della volontà di Papa Pio II di creare un borgo che fosse diverso e più bello di Siena, da cui la sua famiglia era stata mandata via.
Anche qui il sole splende forte ed io inizio a rendermi conto che aver viaggiato con il tettuccio abbassato non mi ha giovato poi molto dato che mi sono scottato la testa pelata...
Dopo un gelato ristoratore ripartiamo alla volta di San Quirico d'Orcia, anche qui a pochi chilometri di distanza, il paesaggio che si scorge arrivandovi è veramente bello, specie la chiesetta Val d'Orcia che si vede in lontananza dalla strada.
Da San Quirico passa l'antica via Francigena che nel medioevo era molto utilizzata dai pellegrini per andare a Roma, in pellegrinaggio appunto. L'architettura delle case ha un'atmosfera ed un gusto famigliare, sarà l'idea che ancora oggi qualcuno vi passi in pellegrinaggio per Roma, ma mi fa venire in mente i ricordi del mio Cammino di Santiago e mi sembra proprio ti tornare ai giorni di quell'estate. Sento ancora male ai piedi...
Il borgo è circondato ancora da una cerchia di mura ben conservate con all'interno gli Hortii Leonini, un bel parco/giardino e un paesino carino, pulito e forse un pò troppo disabitato, in giro non c'è quasi nessuno ed è un peccato perché meriterebbe di essere maggiormente popolato.
Ripartiamo quasi subito alla volta di Bagno Vignoni che è un borgo minuscolo ma molto carino: ha una piazza completamente diversa da tutte le altre perché é fatta d'acqua. Praticamente è una grande piscina di acqua termale che sgorga dal centro a 52 C°.
Attorno alla grande vasca centrale il paese è nato e si è sviluppato. Per fortuna non è cresciuto molto, tanto che bastano pochi minuti per girarlo tutto e dedicarsi all'attività preferita dai turisti che visitano Bagno Vignoni: immergere piedi e mani nei ruscelletti di acqua calda che dalla piazza partono attraversando tutto il paese, fino a precipitare dalla collina. Un tempo questi canaletti alimentavano i mulini di Bagno Vignoni, anche se non si capisce ancora come fossero fatti, ma oggi sono il modo migliore per rilassarsi dopo una giornata passata in giro per borghi e colline senesi. Per chi ha bisogno di un relax più prolungato, in fondo al paese c'è una vasca di acqua termale in cui fare il bagno. Ne uscirete come nuovi: non a caso qui amavano ritirarsi Lorenzo il Magnifico e Santa Caterina da Siena, a cui è dedicato il loggiato che dà sulla Piazza.
Stiamo per risalire in macchina quando al parcheggio ci fermano chiedendoci aiuto, ad una grande station wagon si è scaricata la batteria. Mi domando quanto siano disperati per chiedere di attaccare i cavi ad una 500 degli anni 60/70... Presagendo una defaiance della Betty la indico e allargo le mani dicendo: "non credo possa essere molto di aiuto la sua batteria..."
Anche i "disperati" convengono che sarebbe stato un tentativo inutile.
A rafforzare la mia tesi ci si mette anche la Betty che quando tento di rimetterla in moto fa un pò i capricci... solo al sesto tentativo il motore riprende vita e così riprendiamo il tragitto che ci porterà in una zona panoramica e poi a destinazione.
La strada pianeggiante che incontriamo è molto bella, e la Betty sembra essersi ripresa al punto che su un lungo rettilineo rischiamo di toccare i 70 km all'ora.
Viaggiamo talmente bene che ad un certo punto ci rendiamo conto di esserci persi...
Vaghiamo per qualche km cercando di trovare segnali o punti di riferimento che siano riportati sulla mappa, fino a quel momento guida impeccabile. Per evitare di girare in tondo ci fermiamo ad un bivio in modo da esaminare meglio la mappa ma non troviamo nessun riferimento che ci indichi come arrivare alla prossima tappa, la riserva naturale Lucciolabella.
Ci viene in soccorso un ciclista che vedendoci perplessi si ferma e sfodera una mappa più dettagliata.
Grazie al suo aiuto dopo qualche minuto troviamo la strada giusta. Risaliamo a bordo e la Betty ricomincia a fare i capricci. Il ciclista serafico prima di andarsene dice "tranquilli, la 500 é sempre partita" e se ne va, giusto per evitare che oltre alle indicazioni gli si chieda anche di darci una spinta.
Fortunatamente la Betty riparte quasi subito. Saranno state le rassicurazioni del ciclista? Riprendiamo la strada e iniziamo a risalire le colline che ci portano a Chianciano terme. A metà strada scopriamo un'area panoramica e ci fermiamo per fare qualche foto.
Troppo tardi mi rendo conto che forse non avrei dovuto spegnere il motore...
La Betty non ne vuol più sapere di ripartire, non si smuove nemmeno con complimenti, lusinghe e carezze sul volante o sul cruscotto...
Nell'abitacolo si sente un forte odore di benzina, a forza di tentativi devo averla ingolfata. La tensione sale e percepisco nell'aria l'elettricità di un bel litigio che sta per scoppiare tra me e Lucetta così devidiamo di spingere la Betty verso la discesa. Appena l'auto prende velocità salto su come un olimpionico sul bob a quattro e mentre sento Lucetta recitare il rosario ingrano la terza, lascio la frizione e incoraggio la Betty dicendo: "Dai bella! Dai che ce la fai!"
Riparte subito. Era solo una vecchia Signora bisognosa di attenzioni...
In men che non si dica la Betty ci riporta a destinazione. Quando ne scendiamo dispiaciuti per la separazione ci rendiamo conto che nonostante gli oltre 120 km fatti assieme e tutte le sue vibrazioni le nostre schiene sono perfette, solo ora mi rendo conto di quanto sia stato comodo il viaggio.
Salutiamo il signor Paolo e la Betty, con la speranza un giorno di poterla rivedere. Ripresa la guida della mia 500 nuova sento subito una enorme differenza: il silenzio. Anche i pedali sono molto più leggeri, per non parlare del volante...
Eppure il fascino e l'emozione provata nel guidare la Betty è qualcosa che mi è entrato dentro e non ne è più uscito...
In serata, con ancora negli occhi le immagini della giornata, ci dirigiamo a Celle sul Rigo, dove il signor Paolo ci ha raccomandato la sagra dei Pici, una tipica pasta toscana. Anche Celle è un bel borgo ma di notte non lo vediamo, non tanto per il buio quanto per la fame accecante che ci fa quasi correre. Giunti in cima alla collina facciamo la fila per lo scontrino e poi un'altra fila, ancora più numerosa, per ricevere i Pici al ragù di cinghiale.
L'attesa è lunga ma ne vale la pena: i Pici sono una delle cose più buone che io abbia mai mangiato!
In piazza la musica da discoteca è assordante e io e Lucetta ormai ci sentiamo un pochino fuori posto, già soddisfatti dai Pici ce ne torniamo verso casa.