Ci
svegliamo con calma e facciamo un'abbondante ed ottima colazione,
dopo di che partiamo per Cetona, dove recupereremo il bolide rosso
che ci trasporterà per tutta la giornata.
Cetona
è molto vicino e così in nemmeno dieci minuti giungiamo a
destinazione dove veniamo accolti dal Signor Paolo e le sue due
splendide 500. Infatti oltre alla rossa Betty c'era l'opportunità di
prendere in consegna un'altra vecchia Fiat 500 L, l'azzurro Charly,
più giovane e più scattante, ma anche il Signor Paolo quando ci
vede entrare con la mia nuova 500 rossa capisce subito quale auto
prenderemo.
Il
signor Paolo è molto simpatico e gentile, con la sua tipica parlata
toscana ci spiega alcune cose sull'auto e mi fa firmare i documenti
necessari, dopo di ché ci racconta del giro che potremmo fare, che
poi è proprio quello che avevamo in mente anche noi, il tour
panoramico.
Terminato
il briefing il signor Paolo ci mostra come funziona la Betty, in
pratica l'accensione che è un pò diversa dalle auto di questi
tempi: si infila la piccola chiave nel cruscotto, si gira, si preme
la frizione, si alza la leva dell'accensione e si sente subito il
tipico rumore ondeggiante del motorino di avviamento che chiede di
innescare l'acceleratore.
Sul
cruscotto ci sono anche tre piccole leve, modello Big shooter (vedi i
vecchi cartoni di Jeeg Robot), una per le luci, una per gli
abbaglianti e una per i tergicristalli.
Il
contachilometri è tondo e molto simile a come è stato rifatto per
il modello del 2007. In prossimità dei 25 all'ora c'è un cerchio
rosso con una "I" bianca, vicino ai 40 all'ora c'è "II"
e poi anche i 65 all'ora sono contrassegnati con "III".
(Posso solo presumere che una volta fossero le velocità a cui si
poteva tirare queste tre marce perché, come scoprirò durante la
giornata, quando si toccano i 40 all'ora con la Betty si è già in
terza...)
Il
momento è arrivato, saliamo sulla vecchia auto, chiudiamo le porte,
infiliamo i vecchi occhiali da sole degli anni 70 con le lenti verdi,
apriamo il tettuccio e con un sgommata, non proprio voluta, partiamo.
L'emozione
è tanta, ma si capisce subito che è un'auto di un'altra epoca. I
pedali sono piccoli piccoli e durissimi. Il volante ha un giogo non
troppo simmetrico ed infatti per andare diritti bisogna tenerlo
inclinato un pochino verso sinistra. L'auto è stata adattata per le
cinture di sicurezza e perfino con l'accendi sigari, per cui volendo
potremmo anche collegare il navigatore e farci guidare verso le
colline da esplorare... potremmo... in realtà Lucetta ha già in
mano la cartina stradale della zona e per oggi ci affideremo solo a
quella, proprio come una volta.
Secondo
il signor Paolo non c'è bisogno della doppietta, però se non si da
un doppio colpo di pedale la marcia entra lo stesso ma la 500 ha un
forte sussulto di accelerazione. Imparo subito il trucco e assecondo
la Betty nei suoi capricci.
Il
motore scoppiettante è rumoroso quanto vive sono le vibrazioni
trasmesse dal volante, i sedili e tutto l'abitacolo, ma per i primi
venti minuti di viaggio io e Lucetta non ce ne accorgiamo nemmeno,
tanto ci divertiamo a viaggiare sul bolide scattando fotografie ad
ogni curva, svolta o tornante. Complice il vento sembra di volare e
ad ogni discesa si ha la sensazione che il motore tenti di decollare
veramente, in realtà viaggiamo ad una velocità media di 40 km
orari, a volte con punte di 50...
E
il tempo?
Alla
faccia delle previsioni che davano temporali nei casi più
pessimistici, al cielo coperto nei più ottimistici! Il sole splende
sulle nostre teste dritto dentro al tettuccio.
Ridendo
e scherzando attraversiamo Sarteano e poi Chianciano Terme che con la
sua lunga passeggiata alberata che costeggia la strada sembra quasi
di attraversare il lungo mare di una famosa località turistica, ma è
tutta suggestione creata dall'incantesimo della 500.
Senza
accorgercene arriviamo a Montepulciano e attraversando un lungo e
antico viale di cipressi parcheggiamo ai piedi del paese, proprio
davanti alla magnifica ed imponente chiesa di San Biagio. La
costruzione ha una particolare proprietà: se ci si posiziona al
centro, sul piccolo cerchio bianco che è esattamente perpendicolare
con il centro della grande cupola soprastante e si battono le mani
allora se ne sentirà l'eco, ma solo chi ha battuto le mani lo
sentirà.
Da
San Biagio ci incamminiamo lungo la ripida salita che porta in cima
al colle dove è arroccato il borgo. Ce la prendiamo con calma e dopo
una mezz'oretta usciamo dai piccoli vicoli e spuntiamo nella grande e
bella piazza di Montepulciano su cui si affaccia la cattedrale in cui
Lucetta ci si perderà per circa quarantacinque minuti. I quattro
lati della piazza sono impreziositi da diversi palazzi: il
trecentesco Palazzo Comunale, che ricorda nella torre e nel
coronamento merlato il Palazzo della Signoria di Firenze; il Palazzo
Contucci, e quello Nobili-Tarugi, rivestito in travertino. Accanto a
quest'ultimo palazzo c'è il Palazzo del Capitano del Popolo e di
fronte il pozzo dè Grifi e dei Leoni dalle eleganti forme
rinascimentali.
Un
gruppo di musicisti regalano un'atmosfera rinascimentale con la loro
chitarra classica, il flauto e la fisarmonica. Sempre sulla piazza ed
ai quattro angoli ci sono cantine con degustazione di vini dove
spiccava ovviamente il famoso vino nobile di Montepulciano, ne conto
almeno una decina...
Il
borgo è molto bello e ben conservato, nell'attesa che Lucetta esca
dalla cattedrale lo esploro un pochino. Si nota subito che oltre alla
cura delle case antiche e dei monumenti c'è una grande attenzione
per la pulizia.
Finalmente
Lucetta ricompare sulle scale della chiesa e, guarda caso, è ora di
pranzo... Ci sediamo allora in una piccola osteria che da sulla
piazza a mangiare due ottime insalate.
Dopo essere ridiscesi fino al parcheggio della Betty ripartiamo alla volta di Pienza, un altro antico e piccolo borgo che sorge su una collina qualche chilometro più in la.
Pienza pare sia stata costruita secondo le indicazioni di Papa Pio II Piccolomini diede mandato ad un architetto di il piccolo borgo medievale di Corsignano nella Città Ideale del Rinascimento. In tre anni nacque questo borgo di straordinaria bellezza ed armonia, simbolo della volontà di Papa Pio II di creare un borgo che fosse diverso e più bello di Siena, da cui la sua famiglia era stata mandata via.
Anche
qui il sole splende forte ed io inizio a rendermi conto che aver
viaggiato con il tettuccio abbassato non mi ha giovato poi molto dato
che mi sono scottato la testa pelata...
Dopo
un gelato ristoratore ripartiamo alla volta di San Quirico d'Orcia,
anche qui a pochi chilometri di distanza, il paesaggio che si scorge
arrivandovi è veramente bello, specie la chiesetta Val d'Orcia che
si vede in lontananza dalla strada.
Da
San Quirico passa l'antica via Francigena che nel medioevo era molto
utilizzata dai pellegrini per andare a Roma, in pellegrinaggio
appunto. L'architettura delle case ha un'atmosfera ed un gusto
famigliare, sarà l'idea che ancora oggi qualcuno vi passi in
pellegrinaggio per Roma, ma mi fa venire in mente i ricordi del mio
Cammino di Santiago e mi sembra proprio ti tornare ai giorni di
quell'estate. Sento ancora male ai piedi...
Il
borgo è circondato ancora da una cerchia di mura ben conservate con
all'interno gli Hortii Leonini, un bel parco/giardino e un paesino
carino, pulito e forse un pò troppo disabitato, in giro non c'è
quasi nessuno ed è un peccato perché meriterebbe di essere
maggiormente popolato.
Ripartiamo quasi subito alla volta di Bagno Vignoni che è un borgo minuscolo ma molto carino: ha una piazza completamente diversa da tutte le altre perché é fatta d'acqua. Praticamente è una grande piscina di acqua termale che sgorga dal centro a 52 C°.
Attorno alla grande vasca centrale il paese è nato e si è sviluppato. Per fortuna non è cresciuto molto, tanto che bastano pochi minuti per girarlo tutto e dedicarsi all'attività preferita dai turisti che visitano Bagno Vignoni: immergere piedi e mani nei ruscelletti di acqua calda che dalla piazza partono attraversando tutto il paese, fino a precipitare dalla collina. Un tempo questi canaletti alimentavano i mulini di Bagno Vignoni, anche se non si capisce ancora come fossero fatti, ma oggi sono il modo migliore per rilassarsi dopo una giornata passata in giro per borghi e colline senesi. Per chi ha bisogno di un relax più prolungato, in fondo al paese c'è una vasca di acqua termale in cui fare il bagno. Ne uscirete come nuovi: non a caso qui amavano ritirarsi Lorenzo il Magnifico e Santa Caterina da Siena, a cui è dedicato il loggiato che dà sulla Piazza.
Stiamo
per risalire in macchina quando al parcheggio ci fermano chiedendoci
aiuto, ad una grande station wagon si è scaricata la batteria. Mi
domando quanto siano disperati per chiedere di attaccare i cavi ad
una 500 degli anni 60/70... Presagendo una defaiance della Betty la
indico e allargo le mani dicendo: "non credo possa essere molto
di aiuto la sua batteria..."
Anche
i "disperati" convengono che sarebbe stato un tentativo
inutile.
A
rafforzare la mia tesi ci si mette anche la Betty che quando tento di
rimetterla in moto fa un pò i capricci... solo al sesto tentativo il
motore riprende vita e così riprendiamo il tragitto che ci porterà
in una zona panoramica e poi a destinazione.
La
strada pianeggiante che incontriamo è molto bella, e la Betty sembra
essersi ripresa al punto che su un lungo rettilineo rischiamo di
toccare i 70 km all'ora.
Viaggiamo
talmente bene che ad un certo punto ci rendiamo conto di esserci
persi...
Vaghiamo
per qualche km cercando di trovare segnali o punti di riferimento che
siano riportati sulla mappa, fino a quel momento guida impeccabile.
Per evitare di girare in tondo ci fermiamo ad un bivio in modo da
esaminare meglio la mappa ma non troviamo nessun riferimento che ci
indichi come arrivare alla prossima tappa, la riserva naturale
Lucciolabella.
Ci
viene in soccorso un ciclista che vedendoci perplessi si ferma e
sfodera una mappa più dettagliata.
Grazie
al suo aiuto dopo qualche minuto troviamo la strada giusta. Risaliamo
a bordo e la Betty ricomincia a fare i capricci. Il ciclista serafico
prima di andarsene dice "tranquilli, la 500 é sempre partita"
e se ne va, giusto per evitare che oltre alle indicazioni gli si
chieda anche di darci una spinta.
Fortunatamente
la Betty riparte quasi subito. Saranno state le rassicurazioni del
ciclista? Riprendiamo la strada e iniziamo a risalire le colline che
ci portano a Chianciano terme. A metà strada scopriamo un'area
panoramica e ci fermiamo per fare qualche foto.
Troppo
tardi mi rendo conto che forse non avrei dovuto spegnere il motore...
La
Betty non ne vuol più sapere di ripartire, non si smuove nemmeno con
complimenti, lusinghe e carezze sul volante o sul cruscotto...
Nell'abitacolo
si sente un forte odore di benzina, a forza di tentativi devo averla
ingolfata. La tensione sale e percepisco nell'aria l'elettricità di
un bel litigio che sta per scoppiare tra me e Lucetta così devidiamo
di spingere la Betty verso la discesa. Appena l'auto prende velocità
salto su come un olimpionico sul bob a quattro e mentre sento Lucetta
recitare il rosario ingrano la terza, lascio la frizione e incoraggio
la Betty dicendo: "Dai bella! Dai che ce la fai!"
Riparte
subito. Era solo una vecchia Signora bisognosa di attenzioni...
In
men che non si dica la Betty ci riporta a destinazione. Quando ne
scendiamo dispiaciuti per la separazione ci rendiamo conto che
nonostante gli oltre 120 km fatti assieme e tutte le sue vibrazioni
le nostre schiene sono perfette, solo ora mi rendo conto di quanto
sia stato comodo il viaggio.
Salutiamo
il signor Paolo e la Betty, con la speranza un giorno di poterla
rivedere. Ripresa la guida della mia 500 nuova sento subito una
enorme differenza: il silenzio. Anche i pedali sono molto più
leggeri, per non parlare del volante...
Eppure
il fascino e l'emozione provata nel guidare la Betty è qualcosa che
mi è entrato dentro e non ne è più uscito...
In
serata, con ancora negli occhi le immagini della giornata, ci
dirigiamo a Celle sul Rigo, dove il signor Paolo ci ha raccomandato
la sagra dei Pici, una tipica pasta toscana. Anche Celle è un bel
borgo ma di notte non lo vediamo, non tanto per il buio quanto per la
fame accecante che ci fa quasi correre. Giunti in cima alla collina
facciamo la fila per lo scontrino e poi un'altra fila, ancora più
numerosa, per ricevere i Pici al ragù di cinghiale.
L'attesa
è lunga ma ne vale la pena: i Pici sono una delle cose più buone
che io abbia mai mangiato!
In
piazza la musica da discoteca è assordante e io e Lucetta ormai ci
sentiamo un pochino fuori posto, già soddisfatti dai Pici ce ne
torniamo verso casa.