La
prima volta che vidi l'Ara Pacis fu in occasione delle seconde
Tancrediadi, quando eravamo alla ricerca delle opere lasciate da
Caravaggio a Roma. Fui un po' distratto dall'imponenza del mausoleo
di Augusto che sta lì di fronte, ma mi son segnato che questo museo
dovevo vederlo.
Appena
entrati nel museo ci troviamo di fronte un plastico di come doveva
essere il campo marzio ai tempi dell'Ara Pacis.
Il
campo era delimitato dal Tevere e andava a finire quasi fino al
centro della città. Nel plastico sono presenti quei monumenti che
hanno a che fare con il primo vero imperatore, Ottaviano Augusto.
Costui decide di andare a colmare gli spazi del campo marzio,
facendosi aiutare dal suo braccio destro, Agrippa, che vi costruirà
il primo Pantheon. Anche se in una versione molto più piccola, aveva
già la sua forma circolare. Quello che vediamo oggi è un suo
rifacimento realizzato dall'imperatore Adriano nel terzo secolo,
quindi moltissimi anni dopo l'epoca di Augusto.
Sempre
nel campo marzio, a fianco del Pantheon, c'era anche un grande
portico in cui si facevano celebrazioni e assemblee. Fino all'epoca
di Augusto, essendoci ancora la repubblica, in questo portico il
senato dialogava direttamente con il popolo che liberamente poteva
partecipare a queste assemblee e discutere le decisioni da prendere.
Alle
spalle del Pantheon invece c'erano le terme di Agrippa che si
sviluppavano fino a dove oggi c'è Largo di torre Argentina. Ecco
svelate le dimensioni del campo marzio, da Piazza del popolo a Largo
di torre Argentina.
Durante
la fase repubblicana, quindi prima di Agrippa questa zona era stata
destinata solo esclusivamente alle esercitazioni militari.
Sempre
Agrippa fece stendere una lunga strada che dal Pantheon tagliava il
campo marzio ed arrivava al Mausoleo di Augusto.
Fu
l'imperatore a far costruire il suo monumento funebre dopo averne
visto uno in Grecia. Pensò che fosse la giusta opera commemorativa
in cui, oltre a lui, si sarebbero potuti seppellire anche tutti i
membri della sua famiglia. Non solo, successivamente ad Augusto anche
gli altri imperatori lo utilizzarono come luogo di sepoltura, almeno
fino all'imperatore Nerva. Traiano infatti si fece seppellire nella
sua colonna e Adriano costruì un mausoleo simile al di là del
Tevere, quello che oggi è conosciuto come castel Sant'Angelo.
Il
mausoleo di Augusto è una struttura a piramide circolare con un
ingresso nel livello inferiore. Una volta entrati, seguendo i
corridoi circolari si arrivava nel cuore del monumento, dove c'era la
cella delle sepolture. In questo caso i defunti venivano bruciati e
le ceneri raccolte in piccole urne, così da avere la possibilità di
seppellire molte più persone.
Salendo
verso la sommità, sopra la tomba c'erano moltissimi cipressi, scelti
per le loro radici che scendono in verticale e che quindi
alleggeriscono il loro carico sulla muratura. In cima invece spiccava
la statua dell'imperatore.
Quasi
a metà strada tra il mausoleo ed il Pantheon, più o meno dove oggi
c'è Montecitorio, sorgeva una piccola struttura utilizzata per le
cremazioni. Da qui partiva un'altra via che portava a due monumenti:
un obelisco, che doveva funzionare come meridiana, e l'Ara Pacis.
Dove oggi c'è san Lorenzo in Lucina, nei sotterranei sono state
ritrovate parti delle lastre di marmo e bronzo su cui l'obelisco
stendeva la sua ombra segnando quindi l'ora solare. Purtroppo pare
che questa meridiana non abbia mai funzionato molto bene a causa di
errori di calcolo: in pratica l'ombra non puntava mai correttamente
l'ora esatta. Questo perché l'idea di fondo del costruttore era
quella di far puntare l'ombra non sull'orario, ma sui segni
zodiacali. L'ho sempre detto io che l'astrologia non è una scienza
ma solo roba da ciarlatani.
L'Ara
Pacis invece era l'altare della pace, costruito sempre da Augusto, ma
dietro suggerimento del senato per celebrare il periodo di pace che
l'impero aveva raggiunto proprio grazie all'imperatore.
L'altare
venne costruito dopo due grandi vittorie: quella contro i Galli del
nord Europa e quella contro le popolazioni ispaniche, annettendo
così, assieme all'Egitto, un territorio vastissimo in cui Roma era
il centro dell'impero. In questo modo Augusto poté dedicarsi alla
sua crescita, completando il processo, iniziato da Giulio Cesare, di
accentramento del potere in un unica persona.
Augusto
però non viene mai chiamato imperatore, ma principe ovvero primo tra
i pari. In parole povere significa che aveva accentrato su di sé
tutte le più alte cariche: gran sacerdote, gran magistrato, capo
dell'esercito, ecc... Nonostante ciò l'ultima parola spettava alla
discussione all'interno del senato, anche perché sarebbe stato
pericoloso per lui escludere il senato. I suoi successori che ci
provarono infatti fecero sempre una brutta fine.
Chi
ci rimise davvero fu il popolo, a cui venne sottratto il potere che
esercitava nel partecipare alle assemblee con il senato.
Oggi
l'altare della pace sta qui, davanti a noi, a pochi passi dalla
sponda del Tevere. Come ci è arrivato qui?
Già dal 1500, nella zona
della piazza di san Lorenzo in Lucina, iniziarono ad emergere molti
frammenti dell'Ara Pacis. Non essendo stati riconosciuti, ma ritenuti
reperti importanti, sono finiti in giro per il mondo in collezioni
private o musei. Solo alla fine dell'ottocento uno studioso tedesco,
Friedrich
von Duhn, identificò questi resti come appartenenti all'Ara Pacis.
Recuperando altre parti dell'altare che iniziò a studiare, si mise
alla ricerca di quelle finite in giro per il mondo. Quando il lavoro
di identificazione fu completo Mussolini decise di riassemblare ciò
che era stato ritrovato, ricostruendo anche le parti mancanti. Del
monumento originale oggi possiamo vedere circa il quaranta percento.
E' sempre il Duce che decide di collocarlo dove è oggi, ovvero di
fronte al mausoleo di Augusto.
Il
monumento è ricchissimo di dettagli. Tutto l'altare è bianco
candido, così come tutti i resti dell'antica Roma. In realtà anche
l'Ara Pacis era coloratissima: blu, rosso, verde, giallo, colori
vivissimi che, essendo di origine organica, col tempo sono andati
perduti ma che con microanalisi si è comunque riusciti ad
identificare.
Prima
salire sull'altare possiamo vedere alcune parti ricostruite con il
colore che doveva avere, giusto per provare ad immaginare l'effetto
che faceva.
Avvicinandoci
all'altare, si capisce subito che in realtà non è piccolo come
sembrava.
L'archeologa
ci spiega che quando si costruiva un altare, lo si faceva in aperta
campagna: si metteva al centro l'altare, la tavola su cui si facevano
le offerte, e lo si circondava con un recinto di legno.
Augusto
ed il senato in questo caso decidono di fare le cose in grande e lo
costruiscono tutto in marmo completamente decorato in modo da dare un
preciso significato.
Tutto
il fregio inferiore ha un tema vegetale, con piante e fiori che si
intrecciano e simboleggiano la ricchezza proliferante e quindi il
buon governo.
Nella
facciata principale c'è l'ingresso con la scalinata che conduce
all'interno, dove potevano entrare solo i sacerdoti che gestivano
l'altare e praticavano le offerte che venivano fatte una volta
l'anno. Il 30 gennaio, con la processione comandata dai sacerdoti e
seguita dai grandi personaggi della Roma imperiale, si concludeva con
le offerte del popolo.
A
lato delle scale ci sono due pannelli: nel primo, quello meno
conservato, si intuisce la scena della lupa con i due gemelli Romolo
e Remo. Assieme a loro c'è anche il dio Marte, che secondo la
leggenda ne sarebbe il padre.
Nell'altro
pannello invece vediamo Enea che sta praticando un sacrificio.
Questi, secondo il mito, sfuggito al massacro di Troia, era il padre
di Ascanio detto anche Iulo, fondatore della città natale di Romolo
e Remo Albalonga.
Sotto
gli occhi vigili delle inservienti, facciamo finta di nulla e
assumiamo l'austera aria da sacerdote, salendo le scale per entrare
all'interno del monumento. Al centro di esso c'è il grande altare,
rialzato da altri gradini, ad indicare che era il punto più sacro.
Tutto attorno sulle pareti erano rappresentate delle assi di legno,
in modo da ricordare il recinto degli altari più poveri.
Sull'altare
dove venivano poste le offerte potevano essere sacrificati degli
animali, in questo caso il sangue degli animali avrebbe sporcato
l'altare. Per pulirlo vi veniva gettata sopra dell'acqua che defluiva
a terra fino a dei punti precisi sul pavimento che la convogliavano
in canali, facendola uscire all'esterno.
Anche
l'altare aveva un apparato decorativo di cui purtroppo non è rimasto
molto. Si vede solo una processione di figure femminili, le vestali,
le sacerdotesse che anch'esse praticavano i rituali. Queste erano
l'ordine sacerdotale più importante dell'antica Roma: avevano il
compito, sin dal secondo re di Roma Numa Pompillio, di tenere sempre
acceso il fuoco del dio Vesta all'interno dei Fori imperiali. Se si
spegneva facevano un bruttissima fine, anche perché la leggenda
diceva che in quel caso Roma sarebbe caduta.
Nel
retro dell'altare si scendono le scale e ai lati troviamo ancora due
pannelli. Sul primo sembra che sia rappresentata la dea Tellus una
delle dee madre, precedente al culto romano.
Dall'altra
parte rimane solo un frammento ma si capisce che si tratti della dea
Roma.
Andiamo
ora ad ammirare la lunga processione rappresentata sul lato destro,
che è quello con più parti originali. Si nota subito Augusto a capo
della processione che, solitamente rappresentato come capo
dell'esercito, qui invece è togato, quindi in questo caso è il capo
di stato. Dietro di lui ci sono una schiera di personaggi fra cui
compaiono sia donne che bambini. In questo modo lo si vuole rendere
umano, non distaccato dalla vita comune.
I
personaggi sono tanti, e ad elencarli sembra quasi che sfilino come
una squadra di atleti che scendono nello stadio.
Subito
dietro Augusto vediamo personaggi con un cappello a punta ed
un'accetta. Questi erano i sacerdoti addetti alle offerte e sacrifici
sull'altare. Viene poi il migliore amico, nonché fidato generale,
Agrippa il quale sposò la figlia dell'imperatore. Subito sotto
Agrippa c'è il figlio Cesare, poi una signora che potrebbe essere
Livia, la moglie di Augusto, o Giulia la figlia. Segue Tiberio ancora
ragazzo, che sarà il successore dell'imperatore, quindi una signora
girata di spalle che tiene per mano un bimbo ed un uomo vestito da
militare. Lei dovrebbe essere Antonina minore, nipote di Augusto, con
il figlio Giulio Cesare e Druso, altro importante generale.
C'è
poi un'altra famiglia che è quella dell'altra nipote Antonina
maggiore con due bambini, uno dei quali si chiama Gneo, padre del
futuro imperatore Nerone.
Ci
spostiamo sull'altro lato per vedere la squadra sfidante.
Da
questa parte mancano molte parti importanti, anche se non sembra. In
realtà molte delle teste sono state aggiunte, quindi non sono
originali.
Lo
schema riproposto sostanzialmente è lo stesso: Ottaviano seguito dai
togati con le loro corone d'alloro e un altro personaggio velato come
di là era Agrippa, ma qui mancano i sacerdoti. Chiudono poi la
processione altri membri famigliari con i bambini, la cui presenza è
quella che di fatto desta più stupore perché raffigura scene di
vita normale, non come quelle successive della Roma imperiale in cui
scompare l'idea di famiglia e Augusto si trasforma in un condottiero
che guida l'impero portandolo alla vittoria.
Anche
se sembra difficile crederlo, l'Ara Pacis diventa quasi subito,
nonostante l'origine, un monumento dimenticato. Viene utilizzato solo
nel primo e secondo secolo dell'impero, nel terzo inizia ad essere
poco frequentato, dopo di ché sopraggiunge l'oblio. Finisce perfino
con l'essere completamente interrato e sepolto scomparendo fino al
1500.
Come
si diceva non è completo, ma le parti mancanti sono ancora sotto i
palazzi di San Lorenzo in Lucina. Sarò strano, sarò mediolanenses,
ma il mio suggerimento di buttare giù quei palazzi, anche se
abitati, per recuperare le parti originali e rimetterle al loro posto
non piace a nessuno. Mah, sarò strano io.
Nessun commento:
Posta un commento