Abbiamo
prenotato i biglietti con largo anticipo dall'Italia perché dicono che è una
delle attrazioni più affollate di turisti.
A dire il
vero non c'era tutta questa folla, probabilmente
perché era mattina presto ed era un giorno infrasettimanale. Meglio così,
possiamo visitarla con calma.
Il
viaggio in battello non dura molto e non è male. Passa proprio di fronte alla
famosa statua che risplende al sole con il suo verde smeraldo.
Appena
sbarcati andiamo a ritirare l'audio guida e qui avviene un piccolo malinteso:
avendo prenotato anche la visita alla corona della statua, non ci danno l'audio
guida e ci dicono di andare subito alla corona.
Nemmeno
lì ce la danno ed entriamo senza. Mentre saliamo mi accorgo che altri turisti
l’audio guida ce l'hanno. Non sono un fenomeno in inglese e sono anche un po'
sordo, secondo me hanno fatto un errore.
Comunque
saliamo fino in cima, gradino dopo gradino, e arriviamo fin dentro la corona,
da dove si gode una bella vista. C'è pochissimo spazio, più o meno come in un
piccolo aereo da 5 posti. Possiamo rimanere giusto il tempo di fare qualche
foto dalle varie finestrelle della corona, poi dobbiamo scendere.
Alla base della statua un museo spiega come l'hanno costruita, trasportata e rimontata. La statua è di bronzo e il colore originale ci ha messo diversi anni a cambiare nella tonalità verde che ha ora.
Nel museo viene raccontato di come gli americani abbiano dovuto
raccogliere i soldi per costruire la base della statua. E sì, perché se per la
statua hanno pagato i francesi, alla base almeno, dovevano pensarci loro… le
basi proprio!
Usciti
dal piedistallo torniamo a prendere l’audio guida, finalmente. Facciamo una bella passeggiata
al sole, senza neanche troppa gente, mentre ascoltiamo la storia dell’isola. Era abitata dai nativi pellerossa che qui
vivevano mangiando ostriche. Eh sì, mica pizza e fichi, ostriche!
Personalmente
non le ho mai assaggiate e mai lo farò, considerando quanto costano oggi… a New
York poi…
Come
è facile immaginare, con l’arrivo degli europei i nativi
presero malattie, persero le terre e sparirono lasciandola disabitata. Venne
poi ripopolata in vari modi dagli europei fino a quando divenne un forte
militare. Ancora oggi lo si può intuire osservando dall’alto la forma a stella
della base del piedistallo della statua.
Ci godiamo la
giornata non troppo affollata, probabilmente nel weekend c’è molta più gente,
così come durante i periodi di vacanza. Del resto siamo rimasti dopo la
maratona proprio per sfruttare il momento di calma prima di Natale.
Dopo aver
dato un’occhiata all’altro museo, andiamo a prendere il battello che ci porta ad Ellys Island, l’isola museo dell’immigrazione.
Qui venivano fatti sbarcare tutti gli immigrati i quali venivano visitati e
selezionati. Molti potevano andare subito a New York, altri invece respinti per
questioni sanitarie e rimandati indietro.
Diversi invece erano coloro che dovevano rimanere sull’isola in attesa di guarire da qualche male dell’epoca o di un qualche permesso che poteva anche non arrivare mai.
La grande
sala al piano di sopra la riconosco subito: ci hanno
girato la scena del Padrino II, dove il piccolo Vito Corleone viene
visitato.
Dopo aver
perlustrato ogni stanza della struttura accessibile, piuttosto grande,
riprendiamo il battello che ci porterà indietro a
Manhattan, all’imbarcadero di Battery Park. È pomeriggio, pian piano ci
avviciniamo alla prossima meta attraversando il quartiere finanziario. Mentre
camminiamo vicino al palazzo di Wall Street, noto dall’altra parte della strada
la statua di un toro, dietro la quale attende paziente una fila di persone per
poter farsi un selfie e toccarne i maroni… porta fortuna. Questa statua ormai è
diventata uno dei simboli di questa zona, ma non è sempre stata qui: lo
scultore Arturo Di Modica ce la mise una notte nel 1987, senza chiedere il
permesso a nessuno. Da allora nessuno ha mai chiesto o avuto il coraggio di
farla rimuovere. Tutt’ora la statua risulta di proprietà dell’artista
italiano.
Da parte mia
mi sento già molto fortunato ad essere qui, per cui non ci vado a perdere
tempo, abbiamo un altro grattacielo da scalare, il più alto della città. Per
arrivarci passiamo accanto a due grandi buchi quadrati, due fontane che sono
sorte dove un tempo c’erano le torri gemelle.
Il One World
è proprio lì di fronte. In poco tempo siamo in cima.
Rispetto agli altri grattacieli visti finora non si può uscire all’aperto, inoltre siamo posizionati proprio di fronte al tramonto, con la piccolissima Statua della Libertà là sotto che spunta dall’isolotto su cui siamo stati stamattina.
Memore del
tramonto sul Top of the rock, vado a cercare una finestra e la occupo in attesa
del momento giusto. Sfortunatamente è una serata nuvolosa e il sole ci saluta
prima di toccare l’orizzonte, niente spettacolo stavolta.
Un po' delusi ci mettiamo allora ad ammirare il panorama per qualche foto. Stiamo per scendere ormai scoraggiati quando noto un paio di persone che hanno praticamente messo la tenda davanti alle finestre che danno su Uptown. Effettivamente qui c’è la più alta concentrazione di grattacieli. Stanno lì, ad aspettare cosa? Poi vedo il telefono abbandonato sul vetro della finestra e capisco che stanno facendo dei lunghissimi time-lapse.
Ci metterò un po' a conquistare un paio di spiragli. Devo
ammettere se il One World non è stato il massimo per ammirare il tramonto, lo è
invece per fare i time-lapse.
Sulla via del
ritorno andiamo a prendere la metropolitana per tornare a casa e finiamo in una
strana stazione: ha un aspetto del tutto singolare perché, oltre ad essere
nuova, è molto ampia e tutta bianca. Vuoi vedere che siamo finiti nell’Oculus?
Man mano che
avanziamo le arcate bianche sopra di noi si alzano sempre più fino a che
arriviamo ad una grandissima sala. The Oculus è stata
creata da Calatrava, lo stesso delle vele di Tor Vergata… Va be’, lasciamo
stare quello sfortunato incidente che nessuno vedrà mai… Questo invece è un
importante snodo del trasporto cittadino, visitato da chissà quante persone
ogni giorno.
Comunque,
in una città così cara per i turisti, questa è una delle cose che si possono
vedere gratuitamente, oltre alla già citata High Line. Ovviamente ce ne sono
tante altre, le vedremo più avanti…
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