giovedì 1 dicembre 2011

Le stagioni... dell'Irlanda


A Settembre vado in Irlanda! Non vedo l’ora! Ma prima di parlare dell’Irlanda voglio esporre una mia
considerazione schizzo-filosofica sulle Stagioni e sulla vita.
Lo so, potrebbe sembrare fuori dal contesto e pesante ma me l’ha ispirata l’Irlanda…
Io sono nato in autunno, come mio padre. Mia madre invece è nata in primavera e mia sorella in estate.
Non so se per loro valga la stessa cosa ma la stagione che preferisco più di tutte è proprio l’autunno.
Quando il caldo estivo che ti toglie il fiato non si infila più in casa tua con l’intenzione di non farti dormire e renderti un individuo svogliato, pigro e molto irritabile, allora mi sento sempre rinascere.
L’autunno per me segna l’inizio dell’anno vero e proprio, non ci sono trentuno dicembri che tengano contro la fine dell’estate e le sue giornate rosse e leggere.
Se penso che anche quest’anno andrò in vacanza a settembre mi sento ancora più vicino all’autunno, soprattutto perché finalmente io e Tiziana andremo in vacanza assieme nella bellissima e molto autunnale Irlanda.
A Settembre inizia tutto. I negozi riaprono e il ritmo di vita accelera pian piano fino a riacquistare la sua normale velocità.
Una volta per me ricominciava la scuola con la speranza di rivedere la ragazzina di cui ero innamorato segretamente. Ora ricomincia il lavoro con la consapevolezza che sarà sicuramente più facile lavorare dopo essermi finalmente riposato.
Riparte anche il mio campionato di calcio, quello in cui nonostante i quasi trentacinque anni, vesto ancora i panni del giocatore. Anche se gli anni continuano a passare ed il mio fisico fatica sempre più a stare al passo con i più giovani, non mi passa proprio per la testa di smettere. Come minimo devo superare mio nonno Gino che ha giocato fino a trent’otto anni.
Forse tutto ruota attorno a qualcosa.
Forse per me è il calcio. Il lavoro, i libri, i fumetti, i film e altro ancora. Tutto gira formando strani abbinamenti che mi servono per capire  se le cose stanno andando come dovrebbero oppure no.
Qualche anno fa quando non giocavo ma suonavo la chitarra in un gruppo rock e andavo ancora a scuola tutto ruotava attorno a quello. Quando la scuola andava bene allora tutto il resto poteva anche andare male che non avrei mai avuto le stesse preoccupazioni.
Da allora gli anni sono passati in fretta  e nonostante i miei ostinati tentativi di non lasciare la scuola con ben due bocciature, dovetti iniziare a lavorare. In seguito, dopo un periodo di "astensione mentale dalla relatà" in cui a causa di grossi problemi amorosi che mi facevano vedere tutto nero, ricominciai a giocare a pallone al Sabato pomeriggio in un campionato amatori. Fu così che ritrovai la luce.
Per tre anni la mia vita si aggrappò alle emozioni che provavo quando correvo dietro al pallone. Che vincessi o che perdessi non aveva importanza, l’adrenalina che mi metteva in corpo il gioco mi faceva sentire così vivo che il sabato non mangiavo nemmeno per poter giocare meglio…
Fu allora che cominciai a prendere coscienza di un personale sistema di interpretazione naturale delle
stagioni e delle loro potenzialità.
E’ una regola semplice divisa in tre parti:

    -se tutto va male allora stai tranquillo, migliorerà
    -se tutto va bene allora goditela perché peggiorerà
    -se va così così allora è la normalità e non te ne accorgerai facilmente

Pian piano si rivelò il modo per capire se il mondo stava veramente girando nel verso giusto per me.
Ma andiamo per gradi. Diciamo solo che come le quattro stagioni, non la pizza, sono tra loro differenti e bilanciandosi rappresentano un po’ l’evolversi della vita, anche le varie situazioni importanti per noi sono sempre differenti e quasi mai tutte perfette. Mi sono spiegato? Non credo.
Facciamo un esempio, il lavoro. Una volta che si esce dal mondo della scuola e ci si assume delle responsabilità il lavoro acquista un’importanza assoluta. Il problema è che non sempre funziona a meraviglia, insomma nel migliore dei casi è un po’ come l’estate: c’è il sole, le giornate sono magnifiche ma essendo impegnati con il lavoro non possiamo godercele. Oppure fa troppo caldo e conseguentemente tutto diventa un pochino una sofferenza.     
C’è stato un periodo invece in cui il lavoro lo potevo vedere come un gelido inverno perché la mia azienda rischiò di chiudere.
Fu il primo segnale di un cambiamento. Gli eventi precipitarono uno dopo l’altro. Uno dopo l’altro persi tutti
gli amici che frequentavo. Forse a causa del grande cambiamento "stagionale" che stava accadendo, non riuscivo più a capire chi fosse veramente mio amico. Per questo motivo non mi facevo più in quattro per vedere certe persone ma aspettavo che fossero loro a cercarmi. Forse è stato un errore. Ma ripensandoci credo sia stato meglio così. Sarò presuntuoso ma se proprio ci tenevano a me potevano sforzarsi un pochino
di più…
Altro importante cambiamento stagionale avvenne in famiglia: mia sorella andò a convivere. Nonostante fosse quattro anni più giovane di me era partita per farsi una sua vita mettendomi davanti all’evidenza dei fatti: tra me e l’indipendenza c’erano anche diversi anni, tanto ci sarebbe voluto prima che la casa che avevo deciso di comprare fosse ultimata. L’ultimo macigno a cadermi in testa fu la brutta fine della decennale storia con la morosa di allora. 
Tutto precipitò lentamente fino a quando ricominciai a giocare a pallone.
Fortunatamente dopo l’inverno arriva la primavera.
Proprio nel bel mezzo del buio glaciale dell’inverno antartico iniziai a conoscere tante belle persone e mi feci dei nuovi grandi amici. Anche il lavoro riacquistò un po’ di sicurezza, poi svoltai definitivamente andando a vivere da solo e qualche mese dopo mi innamorai.
Perfino l’Inter ricominciò a vincere dopo quasi vent’anni. Era il segnale più lampante che era in atto un forte moto ondoso di miglioramento.
Sarà forse una coincidenza ma in tutto questo il gioco del calcio ha sempre contraddistinto una costante di positività a cui mi sono sempre aggrappato per sfogarmi. Quando vivevo "l’inverno" il calcio mi dava la possibilità di pensare ad altro in meglio. Quando invece vivevo la "primavera" ha sempre bilanciato il tutto con gli scarsi risultati ottenuti sul campo.
Purtroppo so che non giocherò per sempre a pallone, ma le stagioni continueranno ad arrivare ogni anno ed io a settembre sarò sempre pronto a ricominciare.
Questo settembre in Irlanda non credo che potrò giocare a pallone ma avrò la possibilità di vivere la fine dell’estate assieme a chi amo in un luogo da sogno. Dopo un’estate di lavoro e caldo… ci vuole proprio l’Irlanda per bilanciare il tutto.

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